Garante vs giornalisti ( Privacy on line )

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Etrusco
00mercoledì 29 luglio 2009 17:16
No all'uso indiscriminato dei social network.

Fonte: Federica Ricca per Punto Informatico - mercoledì 29 luglio 2009

I giornalisti nel mirino del Garante




Roma - In una lettera inviata alla Federazione italiana degli editori (FIEG) e all'Ordine dei giornalisti, il Garante per la privacy è intervenuto nuovamente per disciplinare l'uso dei social network, o meglio per mettere in guardia dai rischi ad essi collegati.

Già pochi mesi fa il Garante era intervenuto in materia, su segnalazione di due cittadini, la cui fotografia pubblicata su Facebook era stata associata da alcune testate ad altre persone omonime decedute, causando la diffusione di notizie errate e un trattamento illecito dei dati personali.

Il J'accuse del Garante contro i social network e contro i giornalisti che li utilizzano come fonti, senza però verificare le informazioni, ha avuto un ulteriore sviluppo.


Nella lettera appena inviata, si invita nuovamente la stampa ad utilizzare siti come Facebook o Twitter, ma non in modo indiscriminato.
Ogni giornalista è tenuto a controllare l'esattezza, la completezza e la pertinenza dei dati reperiti.

Il compito dei cronisti diventa ancor più importante se si considera che molte persone che creano un account su un social network ignorano la facilità con cui terzi possono reperire i dati pubblicati e dunque non sarebbero consapevoli dei rischi dell'esposizione.

Sarebbe necessaria, secondo il Garante, un'opera di sensibilizzazione, da compiere con l'aiuto dell'Ordine nazionale dei giornalisti e della FIEG.

Il principio dell'etica professionale deve essere, dunque, necessariamente allargato al giornalismo che utilizza la Rete come fonte, o reperisce informazioni su semplici cittadini attraverso i loro profili online.

Inoltre, nella lettera del Garante della privacy vengono richiamate anche le norme comunitarie e le iniziative delle altre Autorità europee in materia.

Solo un mese fa, il gruppo di lavoro "Articolo 29" aveva infatti pubblicato un documento in cui proponeva di sottoporre i social network e i loro utenti agli obblighi derivanti dalla direttiva comunitaria sulla protezione della privacy.

Fonte: Federica Ricca per Punto Informatico - mercoledì 29 luglio 2009

lady considine
00mercoledì 10 settembre 2014 15:05
Mettiamola così: se fossi ancora una lettrice SOLO di carta - anche nella versione online - ma di un solo giornale io leggerei di un mondo dei social sostanzialmente o inutile o dannoso (scusissima preventiva: sintetizzo e generalizzo). Perché in quello storytelling - in buona o cattiva fede - prevale la conoscenza di un frammento piccolissimo (e forse anche distorto visto che i social non sono visti da dentro, ma da fuori) di questo universo complesso, complicato, affascinante e terribile che è il DIGITALE.
La vista da qui (cit.) invece è tutt'altra rispetto a come viene dipinta su "carta" (tra virgolette perché mi riferisco a un atteggiamento culturale).

E qui arrivo alla fiducia. Una volta quando leggevo solo un giornale (pure tutto) e avevo il mio giornale e / o miei giornali preferiti li consideravo punti di riferimento, avevo fiducia. Erano la mia bussola. Se oggi fossi una lettrice SOLO di un (o anche più) giornale dal racconto che viene fuori del web (estremamente superficiale se non pregiudizievole) mi perderei un universo intero perché mi fiderei di quel racconto. Ma Internet, come dice Fulvio Abbate, è un cannolo pieno di roba dentro.

C'erano una volta i giornali per me. Oggi non solo non mi fido più ciecamente (cerco sempre conferme, verifico con altre fonti, sto attenta a riportare qualche quote soprattutto se si parla di politica) ma mi scopro giorno dopo giorno sempre meno interessata a come me lo raccontano il mondo.

Quella bussola non la sento più mia
, perché grazie al web, ai social, alla serendipity digitale (sì sì ci sta pure la filtre bubble, le bolle invisibili lo sappiamo :D) ho scoperto che quella bussola spesso mi porta nella direzione sbagliata, o nella direzione che non sento più utile al mio essere cittadina di questo mondo.

Quella fiducia si è spezzata. Anche qui, anche in questa fiducia spezzata e tradita sta la crisi di un certo modo di fare giornalismo. E forse non è un male.



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