Restaurato dal Fai il bosco di San Francesco Assisi, dopo 800 anni apre il 'convento a cielo aperto' 11 novembre Il Bosco di San Francesco riapre al pubblico
L'11 novembre 2011 terzo regalo del FAI agli italiani
Promessa mantenuta. Come dichiarato a inizio anno, il FAI dona il suo terzo regalo agli italiani, il Bosco di San Francesco ad Assisi, offrendo ai nuovi pellegrini del Terzo Millennio un cammino di scoperta nei paesaggi da cui Francesco lanciò il suo messaggio di armonia fra Uomo e Natura.
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La mia prima passeggiata nel Bosco di San Francesco, seguendo il sentiero che dalla Basilica del Sacro Convento scende verso il Ponte dei Galli, fu poco entusiasmante; se non fosse stato per quello strabiliante tappeto di ciclamini rosa intenso e per il fatto di trovarmi ad Assisi, forse sarei tornato indietro… Anche l'arrivo al piccolo convento benedettino non fu esaltante, preceduto com'era da pochi olivi striminziti, sopravvissuti all'abbraccio soffocante dei rovi… Un cancellino di rete arrugginita immetteva nel recinto dell'ex conventino femminile costruito nella prima metà del Duecento in riva al torrente Tescio; gli alti e vetusti muri di cinta racchiudevano una sterpaia
dalla quale facevano capolino giaggioli appena sfioriti; segno che un po' di vita ancora circolava! Tutt'intorno un senso di desolazione e di abbandono con due noci poco in forma, un gabbiotto di cemento dal tetto sfondato e rigurgitante ferrivecchi, un susino moribondo e, sullo sfondo, per fortuna, il bel muro di pietre rosate della chiesetta duecentesca di Santa Croce. Un altro ponte sul Tescio, elegante e robusto, mi condusse, al di là del conventino, verso un mulino incurvato dal peso degli anni e con ancora aperte e ben visibili le ferite dell'ultimo terremoto.
Stregati da una fragile bellezza in cerca d'aiuto
A raccontarla così come la vissi, voi che leggete vi domanderete perché mai il FAI decise, nel 2008, di accettare da Intesa Sanpaolo la donazione di questi 60 ettari di paesaggio umbro abbandonato che una fondazione locale - Sorella Natura - aveva tempo addietro salvato da sicura manomissione, ma che non reggeva più l'onere della necessaria manutenzione. Prima della decisione finale che ci portò ad accettare la donazione vi furono molti altri sopralluoghi che tra l'altro ci condussero, al di là del mulino, a “scoprire” una grande radura dominata da una svettante torre trecentesca, e altri oliveti solcati da muretti a secco ormai non più in piedi; ma con l'andar dei mesi quel bosco, quegli oliveti, quei sentieri carichi di storia, quei muri possenti, quei ponti arditi, quella minuscola chiesina ricolma di silenzio e di Fede, quel pezzo di paesaggio umbro abbandonato ma assolutamente intatto e dominato a ogni passo e a ogni sguardo dalla gigantesca candida mole del Sacro Convento di Assisi, ci stregarono con la loro richiesta di aiuto. E così la donazione fu firmata anche grazie alle incalzanti esortazioni a intraprendere questa nuova impresa che ci giungevano dal Padre Custode del Sacro Convento (al quale da sempre appartiene la prima parte del bosco, chiamata Selva di San Francesco) e dal lungimirante Sindaco di Assisi, Claudio Ricci che di buon occhio vedeva la possibilità del recupero di questo brano così significativo del suo territorio. È un momento molto particolare quello che segue la firma di una nuova acquisizione da parte del FAI perché ci si ritrova con in braccio una nuova creatura avida di cure, attenzioni, tempo, idee e, soprattutto, soldi; e quasi ci si stupisce della quantità inverosimile di cose da fare; nuovi sopralluoghi, con conseguenti congetture, proposte, discussioni, in una infinità di creativi incontri con Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici - gli architetti perugini incaricati del restauro - e con il professor Mauro Agnoletti che, insieme al suo gruppo di lavoro dell'Università degli studi di Firenze, cura il progetto di sistemazione paesaggistica e ambientale del Bosco. E poi altri incontri con le Guardie Forestali, con i Padri Francescani, con la Soprintendenza, ma soprattutto tra di noi nel sempre difficile percorso decisionale che porta alla scelta del progetto finale che, grazie agli amici Zegna, fu coronato dal risolutivo incontro con Michelangelo Pistoletto.
Un Segno del Destino
Il grande artista è ospite una sera da Fabio Fazio su RAI 3 e parla del suo ultimo progetto: il Terzo Paradiso. Il tema è quello della sostenibilità - o meglio: dell'insostenibilità - di questo modello di sviluppo. Pistoletto riassume con un segno grafico che ricorda, integrandolo, quello dell'infinito, questa cruciale problematica dell'uomo contemporaneo e illustra in televisione la sua realizzazione alla Biennale di Venezia. Il pensiero corre a quella grande radura vuota del Bosco dominata dalla torre e che sembra lì ad aspettare un segno forte che la caratterizzi e che suggerisca al futuro visitatore un'autocritica responsabile. Anna Zegna ci mette in contatto col Maestro che, assieme a Maria sua moglie, scende ad Assisi e, attraversato il Tescio, decide di creare qui in quella radura il suo più magico e imponente Terzo Paradiso disegnato da ben 121 olivi. Grazie alla generosità degli amici Colizzi di Bologna il FAI può acquistare anche la torre che, intitolata ad Annamaria Colizzi, consentirà di leggere anche dall'alto questo segno forte e responsabile che darà il nome alla Radura del Terzo Paradiso.
L'aiuto di veri grandi amici
Elaborato il progetto inizia la “questua”, facilitata in questo caso, e benedetta, dal gran nome di Assisi; a Intesa Sanpaolo si aggiungono e aderiscono con generosità al progetto Arcus, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, ENEL, Ferrarelle, Fondazione Telecom Italia; e poi partono, indirizzate agli Iscritti FAI, migliaia di domande di contributi piccoli e grandi che portano nelle casse del FAI una cifra non certo sufficiente ad affrontare tutto il da farsi, ma per lo meno per garantire il primo gran lotto di lavori. Fondazione Zegna si aggiunge con un contributo per la realizzazione del Terzo Paradiso i cui 121 olivi vengono “adottati” da altrettanti generosi donatori. E a seguire il sostegno di altre aziende attraverso operazioni dedicate (Ikea Italia, Franco Cosimo Panini, Bridgestone Italia, Mondadori Electa, Aboca, The Body Shop) e direct marketing (Francesco e Giovanni Cataldi, Mezzatesta - Arrighi). E poi il sostegno della Comunità Montana dei Monti Martano, Serano e Subasio, di Mapei, Monini S.p.A., Poste Italiane, SC Johnson Italy, Kerself, di tante Delegazioni FAI, e la sponsorizzazione tecnica di Rehau. Iniziano finalmente i lavori e in pochi mesi la sola pulizia dai rovi – anche grazie alle motoseghe e ai macchinari donati da Andreas Stihl – svela un paesaggio completamente diverso ed entusiasmante. Dalla macchia confusa emergono nuovi olivi, ginestre, alberi di Giuda, cisti e cornioli, pioppi addirittura, e poi querciole che ricominciano a respirare e eriche e biancospini che ricominciano a fiorire. Vengono raccolti oltre 350 copertoni di pneumatici che, una volta inservibili, venivano fatti rotolare giù nella macchia; i muretti degli oliveti riprendono a disegnare il paesaggio, l'umidità abbandona la Chiesa di Santa Croce col suo bell'affresco secentesco, il mulino si raddrizza, sicuro sotto al nuovo tetto pur sempre sorretto però dalle antiche travi risanate, i muraglioni di cinta del conventino si innalzano al cielo più gagliardi, i tronchi delle querce, liberati dalle edere, si illuminano nel bosco, il sentiero che scende diviene più sicuro, i giaggioli fioriranno più rigogliosi la prossima primavera, mentre gli olivi del Terzo Paradiso ricorderanno all'uomo del XXI secolo la drammatica attualità del messaggio di San Francesco che forse, proprio camminando in questi boschi risanati dal FAI, spostò un lombrico per non calpestarlo insegnandoci che anche un piccolo verme indifeso merita di essere amato! Dal prossimo 11 novembre il Bosco di San Francesco sarà aperto per sempre e per tutti.
Marco Magnifico
Vice Presidente Esecutivo FAI
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