Con la stagione in archivio e i freschi rimandi del draft e delle prime trade che hanno già spostato qualche pezzo da novanta, è tempo di bilanci per analizzare l’annata appena conclusa. In attesa di ripartire con i fuochi d’artificio garantiti dal mercato dei free agent, ecco il pagellone NBA: voti da 0 a 10, ma si parte prima dai più bravi, considerando non soltanto le squadre ma anche alcune superstar. Citati per quanto mostrato sui 28 metri, ma anche per quanto fatto al di fuori, perché il contorno conta eccome nel momento in cui eventuali errori o cattive condotte determinano squalifiche che penalizzano la squadra.

 

Voto 10 ai Denver Nuggets


Inevitabile partire con i Denver Nuggets campioni, perché hanno convinto per tutta la stagione, confermando ai playoff l’ottimo lavoro fatto dal management nel comporre il roster e quello di coach Michael Malone nel creare un amalgama perfetto tra prime punte e gregari. Il titolo della pazienza resterà nella storia nel nome di Nikola Jokic, dominatore assoluto del campionato, ma la crescita di Jamal Murray e la costanza di Michael Porter Jr. arrivati in Colorado via draft nel 2016 e nel 2018 dimostrano la bontà del progetto a lunga scadenza di Denver. Confermarsi sul trono NBA sarà più difficile di quanto sia stato vincere il primo anello nella storia della franchigia, ma con il quintetto base sotto contratto provarci è d’obbligo.



Voto 9 ai Miami Heat


La media tra una pessima regular season, chiusa in settima posizione, e playoff da favola a livello aritmetico darebbe una sufficienza piena, invece si sale alla grande perché la cultura di squadra ha permesso a Miami di alzare il livello quando più contava. Gli uomini di coach Erik Spoelstra hanno ribaltato tre volte il fattore campo e preso lo scalpo di Milwaukee Bucks, New York Knicks e Boston Celtics, inchinandosi solo all’ultimo atto. Arrivare laddove non era previsto è un gran pregio e, se ne facciamo una questione di talento (rispetto agli avversari affrontati), una vera impresa. Da vedere adesso cosa ha in mente Pat Riley per mettere un’altra superstar al fianco di Jimmy Butler, in modo da riproporsi come seria contender per l’Eastern Conference.



Voto 8 ai Sacramento Kings


Mike Brown coach dell’anno (all’unanimità), DeAaron Fox giocatore clutch della stagione, Monte McNair nominato executive dell’anno. Bastano queste riconoscimenti per sintetizzare l’annata dei Kings, tornati ai playoff dopo 17 anni di assenza centrando un terzo posto che deve essere un trampolino di lancio per una squadra giovane ma già molto consistente. Pur fuori al primo turno contro Golden State, trascinata a gara-7 (decisa dai 50 punti di Steph Curry), Sacramento ha giocato per ampi tratti il basket più spumeggiante della lega, finendo con il miglior attacco per offensive rating, scoprendo la leadership di Fox, la sicurezza Domantas Sabonis, la versatilità di Malink Monk e la presenza mentale del già pronto Keegan Murray, arrivato a via draft. La sicurezza è che anche l’anno prossimo in California ci sarà da divertirsi.