Il segreto dei Templari in Islanda

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
orckrist
00giovedì 8 marzo 2007 16:28
Il segreto dei Templari in Islanda

Giancarlo Gianazza intervistato da Massimo Bonasorte
(Hera Magazine Novembre 2006)



Da diversi anni Giancarlo Gianazza, grande appassionato di arte, filosofia e astronomia medievale è impegnato in una
singolare e alquanto straordinaria ricerca in terra islandese.

Partendo dallo studio dei dipinti del Botticelli e sostenendo che in essi fosse celato il mistero di alcuni passaggi della
Divina Commedia è arrivato alla dimostrazione di un emblematico viaggio intrapreso da Dante nel lontano 1319.

Se poi al Botticelli si affiancano le figure di Leonardo da Vinci e Raffaello il passaggio è a dir poco inquietante e capace di
riscrivere la lettura dell'opera Dantesca se non dell'intera cultura occidentale.

L'aspetto più singolare e incredibile è che secondo gli studi compiuti da Gianazza nel Purgatorio e nel Paradiso di Dante
verrebbero indicate con estrema precisione le date di questo viaggio e la posizione geografica di un punto esatto della
superfice d'Islanda corrispondente al giardino dell'Eden dantesco; una zona posta in prossimità del fiume Jökulfull (centrosud)
ed in particolare del suo sottosuolo.

In questa zona, in una cavità sotterranea segreta di 5 m x 5, secondo Dante (ed il Gianazza), un manipolo di
cavalieri avrebbe seppellito il "Segreto dei Templari".

Fantasia ? Realtà ? Mito ? Difficile dirlo e al momento dimostrarlo ma sta di fatto che le ultime ricerche sul campo e le
innumerevoli verifiche incrociate dell'opera Dantesca e dei dipinti rinascimentali incominciano a combaciare.

Non solo; secondo alcuni documenti islandesi risalenti all'epoca su indicata (la saga di Snorri, una delle poche giunta
interamente fino ai nostri giorni e tuttora conservata nella capitale islandese) si fa riferimento ad una misteriosa
spedizione di "cavalieri meridionali" nel 1217. Una presenza a dir poco anomala e che ha dell'eccezionale per la storia di
Islanda ma che allo stesso tempo nessun storico è mai riuscito a giustificare. Una spedizione dei Cavalieri Templari alla
ricerca di un luogo dove seppellire i propri segreti ?

Inoltre pare proprio che tale cavità esista effettivamente così come dimostrato da rilevazioni compiute con l'ausilio di
georadar e tomografia elettrica fatte appositamente e recentissimamente da esperti in questo tipo di prospezione del
sottosuolo provenienti dall'Italia e da altri paesi del mondo accorsi sul luogo.

Tutto questo è contenuto in un libro di recente pubblicazione
"I Custodi del messaggio" di Giancarlo Gianazza - Gian Franco Freguglia
edito da Sperling & Kupfer

Giancarlo Gianazza è laureato in ingegneria. Grande appassionato di arte, filosofia e astronomia medievale, si è
dedicato negli ultimi otto anni alla decifrazione dei dipinti di Leonardo, Botticelli e Raffaello e della Commedia di Dante,
affiancando alle speculazioni teoriche ricerche approfondite sul campo, nell'isola di Citera e in Islanda.


Quando nel 1307 l'Ordine dei cavalieri templari fu sradicato dal volere di Roma e di Filippo il Bello, gli equilibri
politici ed economici del mondo antico cambiarono. I templari furono sterminati, imprigionati, torturati, arsi al rogo senza
pietà. In breve tempo i monaci-guerrieri divennero soltanto i fantasmi di un mondo che fu. Molti credettero di aver
eliminato per sempre tutti gli appartenenti all'Ordine monastico più potente del Medioevo, ma sbagliavano,
perché un numero imprecisato di cavalieri confluirono più o meno segretamente in altri ordini o lasciarono i territori più
pericolosi per rifugiarsi altrove, spesso in Portogallo o in Scozia. Ma non tutti si resero conto che l'elite templare,
quella cerchia più segreta e depositaria della gnosi dell'Ordine, sopravvisse nei secoli, protetta dal suo totale
anonimato. Ma chi era questa cerchia, chi ne faceva parte, e di quali conoscenze segrete era depositaria? Forse
custodiva il Graal? E cosa trovarono i templari nel tempio di Gerusalemme? E, soprattutto, dove nascosero quel
"bottino"? Per risolvere l'enigma, dobbiamo prendere in considerazione l'ipotesi di un legame occulto tra le sperdute e impervie terre d'Islanda e i maggiori uomini di scienza ed esponenti del mondo
artistico e letterario dell'epoca: Dante, Botticelli, Raffaello, e soprattutto Leonardo da Vinci. Per quanto sembri
l'avvincente trama di una fiction a sfondo esoterico, questo non è altro che lo scenario che emerge dalle scoperte
dell'ingegner Giancarlo Gianazza, il quale nel libro scritto in collaborazione con Gianfranco Freguglia e intitolato "I
custodi del messaggio", edito da Sperling & Kupfler, spiega la sua incredibile teoria, secondo cui i maggiori uomini di scienza
del periodo medievale furono i custodi di un sapere segreto che tramandarono ai posteri, codificandolo all'interno
delle loro maggiori opere. Un segreto che rimanda alla Cerca del Graal che in base alle ipotesi di Gianazza fu nascosto
in una camera segreta di 5 m x 5 da un manipolo di cavalieri templari col favore dell'autorità locali nel bel mezzo
dell'Islanda. Ma cosa c'entra la Divina Commedia? Ebbene, secondo Gianazza Dante nella sua
monumentale opera racconta, in forma codificata, un viaggio effettivamente compiuto, forse nel 1319, che lo ha condotto
in Islanda. Nel finale della Divina Commedia Dante si ritrova al cospetto della cosidetta Candida Rosa dei Beati tra i quali
è assisa Beatrice. Ebbene, quest'immagine ha un riscontro nella realtà infatti ciò che Dante esprime in versi
corrisponde ad un anfiteatro naturale che si trova lungo il fiume Jökulfull. L'autore durante l'ultima delle sue
missioni di ricerca in Islanda sembra aver individuato proprio quell'anfiteatro naturale, e non solo. Grazie, infatti,
al team di geologi e geofisici che lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio esplorativo, sembra che nel sottosuolo,
proprio nel punto in cui Dante indica la camera segreta, gli esperti hanno riscontrato delle anomalie geologiche
compatibili con questa ipotesi. A dirlo sono le misurazioni condotte con i più moderni strumenti di prospezione del
sottosuolo: georadar e tomografia elettrica… Infine, celato nei profili dei personaggi del Cenacolo, Leonardo
nascose una mappa geografica, tale da riprodurre il corso del fiume islandese Jökufull. Una mappa che è possibile
scoprire soltanto leggendo con la giusta chiave di decodifica il cammino descritto dal poeta al seguito di Matelda nel
giardino dell’Eden sino all’incontro con Beatrice. Le sue tesi, esposte nell'intervista che segue, sono
davvero affascinanti e offrono un nuovo e rivoluzionario approccio allo studio del sapere esoterico nel mondo antico, e
non solo.

Come si è avvicinato a questo tipo di ricerca?


Tutto è iniziato guardando il quadro della Primavera di Botticelli. Mi sono accorto che esisteva un codice numerico nel
dipinto. Inizialmente volevo soltanto capire quale fosse il numero celato all’interno del dipinto. Dopo un lavoro
durato circa un mese realizzai che si trattava di una data: il 14 marzo 1319. La curiosità mi ha poi spinto a cercare di
capire quale significato avesse quella data.

Una cosa era sicura, Botticelli voleva comunicare qualcosa e, a distanza di cinque secoli, grazie alla decodifica numerica
era possibile entrare in contatto con il pensiero più segreto dell’artista. Volevo capire quale fosse il senso di
quella operazione, così ho decifrato altri quadri dell’artista, scoprendo un continuo e preciso riferimento alla Divina
Commedia dantesca. A quel punto il messaggio era chiaro, Botticelli sembrava dire “riporto in forma pittorica
quanto è codificato nella Commedia”. Non c’era alternativa: bisognava individuare anche le informazioni
celate in forma codificata all’interno dell’imponente opera letteraria. Ero soltanto all’inizio di questa
avventura.

Qual è dunque la struttura di questo codice?

Il primo codice che ho decifrato nella Primavera del Botticelli è “digitale”, un vero e proprio linguaggio delle
dita utilizzato per esprimere numeri. Il codice fa riferimento al linguaggio di gesti utilizzato dai monaci nei monasteri
medievali per non disturbare la meditazione e per non infrangere la regola benedettina del silenzio. I monaci che
avevano bisogno di comunicare per motivi operativi utilizzavano questo codice digitale. Non potendo consultare un
archivio dei codici digitali dell’epoca, per la decifrazione ho dovuto lavorare d’intuito e questo non è certo
un metodo scientifico. Per fortuna chi manda un messaggio codificato, non si limita a mandarlo in un unico modo, ma
utilizza più sistemi per essere sicuro che il decifratore riceva l’informazione in modo corretto. Pertanto, Botticelli
utilizzò anche un codice “astronomico”, decisamente più scientifico. L’artista, infatti, indica
l’alba di quello stesso giorno, il 14 marzo 1319, mediante la posizione angolare relativa esistente in quel preciso
momento tra i sette pianeti allora conosciuti.

Ma non è finita. Nei primi versi nel Paradiso della Divina Commedia viene indicato la stessa data. Tutti sono concordi sul
fatto che Dante in questi primi versi faccia riferimento a un equinozio di primavera. Nessuno, però, ha mai colto che il
pianeta che forgia gli animi umani (v. 41-42) e che sta sorgendo insieme al Sole durante questo equinozio di primavera,
è Saturno. Saturno si trova in congiunzione con il Sole all’equinozio di primavera solo ogni trent’anni, e
quindi questa combinazione astrale è possibile nel 1319, nel 1349 e nel 1289. La Commedia è stata scritta tra il 1300 e il
1321, anno della morte di Dante, quindi la data indicata nei primi versi del Paradiso non può che essere il 14 marzo del
1319.

Ecco il punto della Commedia raffigurato nella Primavera di Botticelli: siamo ancora nel giardino dell’Eden, Dante
dopo il rito di potazione nell’Eunoè è “puro e disposto a salire a le stelle”.

Esistono altre corrispondenze astronomiche nella Divina Commedia?

Certo. Un esempio è l’indicazione della propria data di nascita, celata da Dante in due terzine (v. 112-117) del
Canto XXII della terza cantica, dove esistono indicazioni precise al decimo di grado, che si riferiscono alla posizione dei
pianeti nel giorno 13 giugno 1265.

Ma il problema è un altro. Perché infatti Dante decide di inserire, nascosta nelle terzine della sua opera più importante,
l’indicazione della sua data di nascita? Nella Commedia Dante non rivela mai in modo esplicito il giorno della sua
nascita. Credo che sia quasi un invito a scoprirla. Ma questo perché? Ritengo che Dante abbia voluto fornire gli indizi
necessari a comprendere il suo codice. Una volta che si è riusciti a individuare la sua data di nascita si possiede la
chiave per comprendere la struttura del codice utilizzato per dare altre informazioni ben più significative. Ritengo sia
questa la giusta chiave di lettura.

Oltre che indicazioni temporali, sono presenti indicazioni codificate di luoghi?

L’indicazione del tempo mediante la posizione dei pianeti è un metodo molto intelligente perché in questo modo
si riesce a segnalare un momento preciso indipendentemente dalle variazioni nelle convenzioni calendariali.

Un criterio analogo è stato impiegato per comunicare le posizioni e le distanze geografiche, anch’esse sono
espresse con parametri universali, indipendenti dalle diverse unità di misura locali, ovvero mediante distanze espresse in
gradi di latitudine e di longitudine. Per le longitudini il meridiano di riferimento principale è quello passante per
Gerusalemme. Per le latitudini invece i parametri di riferimento corrispondono esattamente ai nostri, equatore e circolo
polare artico.

Come arriva a coinvolgere Leonardo?

Dopo circa un anno che lavoravo su Botticelli e la Divina Commedia mi sono accorto di aver commesso l’errore di
pensare che tutta la questione dei messaggi codificati riguardasse solo Dante e il suo grande estimatore Botticelli. Mi
sbagliavo. Per convalidare il mio lavoro servivano altri indizi, e altrettanti riferimenti pittorici, quindi ipotizzai che
Leonardo, avendo lavorato da ragazzo nella bottega del Verrocchio, la stessa frequentata da Botticelli, avesse ricevuto
la medesima educazione e che quindi possedesse le stesse conoscenze anche riguardo alla Commedia. Nei dipinti di
Leonardo sono presenti gli stessi metodi di codifica scoperti nelle opere di Botticelli.

Vorrei approfondire l’esistenza di anomalie nel Cenacolo.

Il pane che Gesù sta indicando con la mano sinistra non corrisponde ai dettami della tradizione ebraica e rivela delle
incongruenze. Si tratta di una pagnotta, mentre sulla tavola di una cena in cui si doveva celebrare la pasqua ebraica
doveva comparire il pane azzimo, cibo utilizzato dagli ebrei durante gli otto giorni di celebrazione in ricordo del passaggio
dalla schiavitù alla libertà, l’Esodo dall’Egitto guidati da Mosè.

Cosa ci fa allora un simile “errore” nella più importante opera di Leonardo?
E’ plausibile pensare a uno sbaglio talmente grossolano? O forse c’è dell’altro?

La cura dei dettagli e la precisione di Leonardo penso sia indiscutibile, pertanto, non credo affatto all’errore
casuale, ritengo invece che l’artista abbia voluto “sbagliare” appositamente per fornire delle
indicazioni precise. Leonardo voleva attirare l’attenzione su quel pane ed avere la possibilità di evidenziare su di
esso ben tre diversi punti. Questi tre punti una volta decifrati secondo un codice basato sulla cartografia rivelano la
posizione geografica di tre località europee: l’isola di Citera (Grecia), il Mont Cardou (Francia), e una località del
centro Islanda. Il pane azzimo, non lievitato e dalla forma schiacciata, non lo avrebbe permesso.

La cosa interessante è che le distanze, espresse in gradi, tra Mont Cardou e Gerusalemme e tra Islanda e il sito
francese, stanno tra loro in un rapporto matematico tale per cui è possibile indicare le posizioni di queste località con due
quadrati adiacenti con lati che stanno tra loro in un rapporto di 2 a 3. Questi due quadrati adiacenti sono la sintesi di un
sapere segreto: la posizione precisa della località’ in Islanda rispetto a Gerusalemme. Ho rilevato questo schema
in molti dipinti di Leonardo.

E l’Islanda come entra nella decifrazione?

Alla luce delle informazioni ottenute dalla decifrazione della Divina Commedia, Dante stesso afferma di essere stato in
Islanda. La cosa può suonare strana, ma è pur vero che sin dal 1100 sono documentati pellegrinaggi di islandesi a Roma
e in Terra Santa. Non vedo quindi perché non si possa ipotizzare un percorso contrario. Dante è stato in Islanda, e forse
proprio nel 1319.

Il percorso del viaggio è descritto in forma codificata nel XXVII Canto del Purgatorio. Dante passa per Luni, Sarzana, la
Valle Stura, il Colle della Maddalena, entra nei territori del re francese a Macon, passa per Reims, Amiens, si imbarca poi
a Strouanne per passare la Manica, raggiunge Dover, Canterbury, arriva fino in Scozia al castello di Stirling e poi a
Inverness dove si imbarca, naviga in direzione nord verso le Shetland e poi verso l’Islanda.

Quando Dante si trova davanti all’anfiteatro della candida rosa dei beati, la osserva “come un pellegrino
che si ricrea guardando il Tempio che ha fatto voto di visitare”. Ebbene Dante si riferisce all’anfiteatro
naturale lungo il fiume Jökulfall. In questo anfiteatro naturale in corrispondenza del seggio di Beatrice nella candida rosa
dei beati è posta una pietra molto particolare a forma di vero e proprio trono. Dante in un’altra terzina permette di
dedurre che dietro la pietra a circa 20 m dovrebbe essere nascosta una camera segreta: il Tempio.

Se la sua ipotesi fosse confermata sarebbe una scoperta eccezionale, a che punto siamo con la ricerca pratica?

L’anno scorso ho individuato l’area indicata da Dante, un quadrato con lato pari ad un secondo di
longitudine (13 x 13 metri). Quest’anno le ricerche sono proseguite con i metodi di prospezione del sottosuolo
della geofisica. A luglio mi sono recato in Islanda con due geofisici, Gianfranco Morelli di Livorno, Douglas Labrecque del
Nevada, ed un geologo, Mario Ferguglia, di Torino. Con questi tre esperti abbiamo condotto indagini sia con il georadar
sia con la tomografia elettrica. I dati ottenuti sono stati studiati con il risultato di aver stabilito che proprio in
quell’area esiste un’anomalia compatibile con quanto affermo. Spero che le autorità islandesi mi
permettano di condurre scavi archeologici.

Un fatto curioso è che le autorità islandesi mi hanno messo in contato con Thorarinn Thorarinsson, il presidente
dell’ordine degli architetti islandesi, esperto di storia locale, il quale ha aggiunto anche un altro aspetto misterioso
alla mia scoperta. L’architetto mi ha riferito che nei documenti storici ufficiali islandesi si registra che
nell’anno 1217 durante la riunione della Althing, il Parlamento istituito nel 930, il poeta condottiero Snorri
Sturlusson, appare fiancheggiato da quelli che il testo definisce “80 cavalieri meridionali vestiti e armati tutti nello
stesso modo”, e viene eletto al comando per quell’anno. Non c’è in tutta la storia islandese una
notizia strana come quella. Si tratta di una assoluta anomalia. Gli storici non sanno spiegare chi siano, in realtà, quei
cavalieri “meridionali” e quale ruolo ebbero nell’elezione di Sturlusson. Quando ho contattato
l’architetto, riferendogli che nel tredicesimo secolo qualcosa era stato nascosto in una località del centro Islanda, il
collegamento con i templari è stato immediato. Ritengo più che plausibile l’ipotesi che nel 1217 un gruppo di
cavalieri templari sia andato in Islanda e abbia spalleggiato l’elezione di Sturlusson in cambio del suo appoggio
nella costruzione di una camera segreta che negli anni successivi è stata riempita con libri sacri e oggetti del culto venuti
dal Tempio di Gerusalemme.

Credo che il percorso cronologico corrisponda a quello fornito da Leonardo, dove il “tesoro” viene ritrovato
dai templari intorno al 1125 parte a Gerusalemme e parte a Citera, spostato in Francia e infine nascosto poco più di un
secolo dopo nella camera sotterranea in Islanda.

E Raffaello come entra nella vicenda?

Credo che Raffaello sia stato coinvolto da Bramante. Leonardo inserisce nel Cenacolo molte informazioni in forma
codificata, ma si accorge che tutto il suo lavoro può essere pregiudicato e la trasmissione del suo messaggio segreto
compromessa a causa della grave alluvione avvenuta nell’anno 1500 a Milano che minaccia la stessa esistenza
della sua opera. Ipotizzo che espresse queste preoccupazioni all’amico Bramante, il quale potrebbe aver
proposto a Leonardo di consegnargli i suoi codici affinché potesse passarli ad altri, in questo modo il messaggio e il
codice si sarebbe potuto salvare nei secoli. Raccoglie così tutte le informazioni e le passa a Raffaello, il quale le inserisce
con l’aiuto del Bramante negli affreschi della stanza della Segnatura. I 12 dipinti della stanza sono leggibili
secondo un unico tema di fondo: la Divina Commedia.

Qual è il legame tra Leonardo, l’Islanda e la cartografia?

In Purgatorio XXXIII si legge: «Dorme lo ‘ngegno tuo, se non estima/ per singular cagione essere eccelsa/ lei
tanto e sì travolta ne la cima». In questi versi sembra che Dante stia parlando della pianta presente nel Paradiso
dell’Eden. Una pianta che ha una strana forma. Viene descritta come una pianta che si apre verso l’alto,
ma anche che è tagliata nella cima. Ora se noi leggiamo le terzine non in chiave allegorica, ma dal punto di vista letterale
i versi assumono un significato totalmente diverso. A questo punto mi sono chiesto quale poteva essere questa
“pianta” che è «sì travolta ne la cima». Ipotizzando una lettura secondo un codice cartografico,
l’espressione «eccelsa lei tanto» rimanda ad una località posta ad una latitudine molto elevata. Ora, se
consideriamo, il numero del verso (66) e quello del Canto (33) scopriamo che corrispondono alla latitudine del circolo
polare artico (66° 33’). Allora qual è quella località “tanto eccelsa”, posta a una latitudine tanto elevata
e “così travolta” nella cima dal circolo polare artico? Può essere soltanto l’Islanda, che si apre a nord
con due penisole, ed in quella più orientale è lambita in maniera precisa proprio dal circolo polare artico.

Ma perché proprio l’Islanda?

Credo per due ragioni: la prima è che l’Islanda era la terra più lontana tra quelle conosciute dell’epoca di Dante.
Rappresentava di certo il luogo ideale per nascondere qualcosa. La seconda è legata alla presenza, tra i nove
templari che effettuarono i ritrovamenti nel tempio di Gerusalemme, di un membro della famiglia Sinclair che era di
origine scozzese. Tra i domini scozzesi del casato figuravano le isole Orcadi da cui è possibile raggiungere
l’Islanda in pochi giorni di navigazione. Si può dunque immaginare che la famiglia Sinclair abbia scelto
l’Islanda per proteggere quanto ritrovato a Gerusalemme.

Ma qual è il reale legame tra Dante e i templari?

Dopo la caduta in disgrazia dei templari nel 1307, voluta da Roma e da Filippo il Bello, nessuno poteva più dichiararsi
appartenente all’Ordine. Però la gnosi e i segreti templari non muoiono di certo con la fine dell’Ordine. Molti
templari sopravvissero e confluirono in altri ordini monastici, molti si rifugiarono in Portogallo, altri in Scozia, oppure
continuarono in organizzazioni segrete. Credo inoltre che esistesse un’elite segreta sopra i templari che la
repressione non riuscì a colpire. A mio parere, Dante fa parte di questa cerchia ristretta. Un libro molto interessante
scritto da Robert John, Dante Templare, mette in luce i punti della Commedia in cui si possono cogliere “le
simpatie” di Dante per quell’ordine monastico.

Secondo Lei quindi esiste una sorta di passaggio di consegne tra Dante, Botticelli, Leonardo e Raffaello. Quando e
come si interrompe questa linea?


Sono riuscito a individuare e documentare i passaggi di questo sapere occulto fino a Raffaello. Non so dire se sia
avvenuto un ulteriore passaggio di consegne. Nel libro che ho scritto in collaborazione con Gianfranco Freguglia
abbiamo ipotizzato che con Raffaello si interrompa la linea di successione per il semplice fatto che muore un solo anno
dopo Leonardo, nel 1520. Forse Raffaello non ha avuto il tempo di trovare un suo successore.

Vorrei sottolineare a questo proposito che le informazioni decifrate risalgono quindi fino al 1520.

Non so cosa sia accaduto in Islanda da quel periodo a oggi, non so se la camera segreta dove furono custoditi i
“ritrovamenti” di Gerusalemme sia stata aperta e distrutta. A mio parere, ancora non è stata violata. Il
segreto è rimasto tale sino ai nostri giorni e la località islandese per parecchi mesi coperta dalla neve e difficile da
raggiungere anche ai nostri giorni offre una eccellente protezione naturale.


[SM=x44515]

[Modificato da orckrist 08/03/2007 16.40]

-Asmodeus-
00giovedì 8 marzo 2007 16:35
Devo leggermelo con calma e studiare i riferimenti, ma così a occhio mancano giusto gli alieni. [SM=x44467]
orckrist
00giovedì 8 marzo 2007 16:44
Re:

Scritto da: -Asmodeus- 08/03/2007 16.35
Devo leggermelo con calma e studiare i riferimenti, ma così a occhio mancano giusto gli alieni. [SM=x44467]



Ti dirò, alcune interpretazioni sono a mio avviso abbastanza tirate per i capelli, ma i riferimenti simbolici nella pittura e nella divina commedia sono inconfutabili, rimane da verificare cosa effettivamente significhino. [SM=x44464]

[Modificato da orckrist 08/03/2007 16.44]

-Asmodeus-
00giovedì 8 marzo 2007 17:07
Re: Re:

Scritto da: orckrist 08/03/2007 16.44


Ti dirò, alcune interpretazioni sono a mio avviso abbastanza tirate per i capelli, ma i riferimenti simbolici nella pittura e nella divina commedia sono inconfutabili, rimane da verificare cosa effettivamente significhino. [SM=x44464]




L'eterno problema dell'interpretare. [SM=x44458]
Bestionn
00giovedì 8 marzo 2007 20:36
Il segreto dei Templari in Islanda...

Scritto da: -Asmodeus- 08/03/2007 17.07


L'eterno problema dell'interpretare. [SM=x44458]



[SM=x44458]
Compito di storici e studiosi seri!


...bella recensione orckrist [SM=x44459]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:16.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com