Inès de la Fressange

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Etrusco
00venerdì 16 dicembre 2011 13:15

SU «IO DONNA»

A 50 anni meglio un’ora di sesso che il botox

L'ex modella Inès de la Fressange: «Meglio le rughe che gli occhi da gatto. Bisogna accettare di diventare vecchi».


 

MILANO - Un nuovo amore a 50 anni, con due figlie adolescenti? Può essere impresa sconcertante e non facile anche se ci si chiama Inès de la Fressange, e si è forniti di un dna che, quanto a bellezza e quarti di nobiltà, non si è proprio risparmiato. «Cominciare una nuova storia può sembrare difficile all’inizio, specialmente quando ti devi spogliare e non hai più vent’anni…». Imbarazzi anche per lei, miracolosamente risparmiata dai segni del tempo, in spregio a una rivendicata resistenza al botox? «Qualche imbarazzo sì all’inizio, sai che il tuo corpo non è più quello di una volta, ma poi il miracolo dell’amore risolve tutto, gli scrupoli spariscono». Se Inès si è lanciata in una nuova esperienza amorosa appena virata la boa dei cinquanta, è dunque perché è stata aiutata parecchio anche dal tipo di uomo che ha incontrato, Denis Olivennes, supermanager allievo della prestigiosa Ena, la scuola che forma la classe dirigente francese.

POETA BOXEUR - «Un macho ma in senso buono» spiega Inès. «Lui si prende cura di noi, risolve i problemi, trova soluzioni, non ha paura delle situazioni imbrogliate, gli piace decidere, ha un sacco di autorità». È anche autoritario? «No, perché è un po’ artista, un lato che è molto coltivato nella sua famiglia. Diciamo che è un poeta cui piace la boxe. E poi è colto, aiuta le mie figlie a scuola, è un insegnante meraviglioso». Probabilmente, riflette Inès, a vent’anni non ci saremmo scelti, ma oggi è perfetto. «C’è un tempo per ogni cosa, a 22 anni vuoi l’uomo bello, divertente, grintoso; a 25 quello che ama i libri e parla di politica; a 30 scegli il padre dei tuoi figli. A 50 accetti di non essere sempre the winner, il vincitore, a questa età conosci i tuoi difetti e le tue debolezze; ti accetti e accetti anche l’altro: sei un po’ geisha, un po’ amazzone».

COPPIA INFLUENTE - E adesso con Denis formano una coppia solidale e prestigiosa della scena parigina, tanto che Gq France di dicembre li ha inseriti nella lista delle 25 coppie più influenti al mondo, insieme agli Obama, i Murdoch, i Pinault: lei ambasciatrice del marchio del lusso Roger Vivier, testimonial L’Oréal, autrice di una bibbia dello chic, La parigina, e di una biografia scritta con la giornalista Marianne Mairesse, Professione Mannequin; lui che, dopo essere stato nel tempo consigliere dell’ex primo ministro Pierre Bérégovoy e a capo di Air France e di Fnac, ora è presidente e direttore generale di Lagardère Active. Una nuova vita quotidiana basata su ritmi familiari precisi, con le figlie di lei e spesso i tre figli di lui che hanno formato una nuova grande tribù. «A volte siamo tutti insieme, altre no, niente è automatico. Denis dice sempre che una coppia deve avere anche dei momenti tutti per sé: così, ogni tanto, il sabato camminiamo per Parigi anche per cinque chilometri, andiamo a Montmartre e poi torniamo in taxi. E magari la domenica leggiamo libri, guardiamo dvd o stiamo anche senza far niente. Lui, nonostante abbia frequentato l’Ena, non è tipo convenzionale, non porta la cravatta».

 

ERMELLINO - E anche lei ha un’anima per metà non convenzionale, anche se è nata nel privilegio, figlia di una coppia giovane, viziata e innamorata, nipote dei potenti banchieri Lazard, bambina ricca e sola che a quattro anni, come capitava in alcune famiglie più che borghesi di allora, portava una piccola pelliccia di ermellino fatta su misura. Ri-baciata dalla fortuna quando, con la sua altezza e la sua lontananza dai codici dell’indossatrice tradizionale, riuscì a imporre nella moda il suo personaggio sempre un po’ «anti»: molto naturalmente chic, con una camminata a zig zag poco da top model, libera e un po’ dispettosa, sempre pronta a dire a tutti come la pensava, compreso Kaiser Karl Lagerfeld, con cui alla fine ebbe un periodo di freddezza quando ancora lavorava per Chanel, causa la sua decisione di accettare di diventare la Marianna di Francia.

LEZIONI DALLE FIGLIE - Alti e bassi, amori e dolori si sono alternati nella sua vita. «La felicità è fatta di luci e ombre, è a macchia di leopardo» dice lei. E ricorda il periodo difficile, quando, nel 2006 per un attacco di cuore, perse il marito, Luigi D’Urso, il più giovane dei figli di Sandro, avvocato napoletano e grande anfitrione delle vacanze amalfitane delle sorelle Jackie Kennedy e Lee Radzwill nel piccolo villaggio di Conca dei Marini. «Sono rimasta sola con due bambine, ma ho avuto delle grandi lezioni dalle mie figlie, Nine e Violette, oggi 17 e 11 anni. Per esempio, all’inizio le ho lasciate libere di scegliere se tornare a scuola o no, e loro hanno deciso di andare. E poi, poco dopo la scomparsa di Luigi, un giorno all’aeroporto di New York hanno visto una mamma straniera che si agitava perché la separavano dal suo piccolo per i controlli: loro, le bambine, invece di giudicare, di pensare che in fondo quella mamma si agitava per poco, si sono messe in moto, sono corse a prendere una Coca Cola per sostenerla. Insomma, anche se il loro dolore era ancora fresco hanno saputo capire le difficoltà dell’altra persona, sono state capaci di uscire dai loro problemi, di non fermarsi».

ZINGARI - In quel periodo è stata molto importante per Inès la rete di amici, compreso il cognato, Mario D’Urso «che si è rivelato molto tenero, più di quanto sospettassi»; e Diego Della Valle: «Lavoravo già per lui e ha capito le esigenze di una madre-lavoratrice improvvisamente sola. Cercavo di avere la casa piena di amici e di compagni delle mie figlie, si mangiava, si cucinava, si andava al coffee-shop, erano come una seconda famiglia. A volte c’erano cinque o sei compagni delle ragazze a dormire, un’atmosfera molto zingaresca ma molto cosy (confortevole, ndr). È difficile essere forti in quei momenti: e quando tu non ce la fai più, interviene chi ti vuole bene. D’altra parte, non è neppure un buon esempio per i figli, dimostrarsi sempre forti. Come fai a spiegargli che amavi tanto qualcuno, poi lui sparisce e tu sei sempre tonica e allegra? Sarebbe stato poco educativo e falso. Mi vestivo di nero, non ce la facevo a vedermi in altri colori: non l’avrei mai immaginato prima ma in quel momento era così. La società non ti permette di essere triste, tutti ti dicono: “Dai, usciamo”. Poi un giorno mia figlia Nine mi ha chiesto perché non la smettevo con il nero».

STARE BENE - Ora, con la saggezza di chi, anche se ha avuto molte chance, ha attraversato anche momenti meno felici, Inès distribuisce perle di salvifico buonsenso neoglamour alle donne del suo tempo. «Meglio un’ora di sonno o passata a far l’amore che il botox. Meglio le rughe che gli occhi da gatto. Bisogna accettare di diventare vecchi, l’importante è essere capaci di desiderare, a ogni età puoi essere disposta a cambiare». Ma soprattutto di prenderla con filosofia: «Mi viene da ridere vedendo persone che corrono dietro a delle sciocchezze, che si dannano per un ritardo o per cose che viste a distanza di cinque anni sembrano nulla. E alle donne che pensano che sia importante una scarpa o un gioiello firmato dico: la maggior parte delle persone non fa caso a queste cose. Vestitevi non per le amiche ma per la vostra soddisfazione: mettetevi quello che vi fa sentir bene».

Maria Luisa Agnese15 dicembre 2011 (modifica il 16 dicembre 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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