Jihad Football Club, la squadra dei martiri suicidi
Era la più famosa fra le squadre di calcio giovanili di Hebron, ma la "Jihad Football Club" ormai non esiste più e del gruppo è rimasto solo il magazziniere. La storia di questa squadra di calcio i cui giocatori si sono trasformati in suicidi e in autori di terribili attentati in Israele, è stata riportata dal settimanale americano Newsweek. Dallo scorso autunno, ben sei atleti della squadra (tra cui l'allenatore-giocatore) e un ex compagno sono morti nel corso di attentati suicidi o scontri a fuoco con i militari israeliani. Fondato nel 1998 dalla passione per il calcio di un sedicenne, Muhnsin Kawasmeh, il Jihad Football Club ha raccolto sul campo vicino alla omonima moschea, una quindicina di ragazzi, divenuti in breve tempo una vera e propria squadra, affiata e grintosa, vestita di bianco-blu.
Secondo il racconto di Newsweek, dal novembre 2000, quando uno dei giocatori della squadra, Hamzeh Abu Shkhedeh, perse la vita attaccando militari israeliani, nella mente dei giocatori l'intifada ha preso il posto dello sport. Quel primo suicidio ha innescato una spirale destinata a far parlare di se'. Il primo attentato suicida di un membro del team, risale al settembre 2001 mentre lo scorso sette marzo – dopo l'ennesima partita e l'ennesima vittoria - quattro giocatori sono morti nel tentativo di portare a termine attentati contro civili israeliani. Altri due compagni di squadra, invece, sono morti lo scorso 17 maggio nel corso di attentati suicidi costati la vita a 9 cittadini israeliani.
I sei giocatori divenuti terroristi (Fadi Al-Fahudi, Fuad Al-Qawasmeh, Hamza Al-Qawasmeh, Muhsan Al-Qawasmeh, Hazam Al-Qawasmeh e Bassam a-Takruri) non verranno ricordati per le loro imprese sportive, bensì per essere stati autori di una serie di sanguinosi attentati suicidi - nella zona di Hebron e all'interno d'Israele - in cui sono stati uccisi 29 israeliani e altre decine sono rimasti feriti.