CONTRO PAPI SILVIO ANCHE PERA E LA MALFA:
“IL CAV. HA DELUSO”
– DA PISANU (FATTO FUORI PER VOLERE DI COSSIGA) A BIONDI, A MICCICHÈ. FINO A PAOLO GUZZANTI…
M.G. per "Libero"
L'ultimo è Marcello Pera.
Ieri l'ex presidente del Senato ha scritto una lettera al Corriere. Tema: il Cavaliere ha fallito.
Riprendendo una analoga missiva recapitata qualche giorno fa al quotidiano milanese
da Giorgio La Malfa, Pera condivide le lamentazioni del figlio del leader repubblicano circa «le promesse deluse in materia di diminuzione della pressione fiscale, liberalizzazioni, riduzione della spesa corrente, riforme della pubblica amministrazione e altro ancora».
Altro che nuovo miracolo italiano, qui è andato tutto a farsi benedire.
Ora, i soliti detrattori diranno che
le liberalizzazioni c'entrano fino ad un certo punto, e che in realtà l'aspetto dell'operato di Berlusconi che più addolora Pera sia l'esclusione del Pera medesimo dalla squadra di governo. Stesso si maligni circa La Malfa.
On. ALFREDO BIONDI (PdL) - Copyright Pizzi
I soliti detrattori, se masticano un po' di romanesco, diranno che i due rosicano (voce del verbo rosicare: provare un misto di invidia, rabbia e soprattutto impotenza riguardo qualcosa o qualcuno).
Volendo prendere per buona la tesi, ci si può quantomeno consolare considerando che Pera e La Malfa, nel partito dei rosicanti, sono in compagnia.
Perché di gente che da Silvio si è sentita sedotta e abbandonata ce n'è a bizzeffe.
Ieri in primo piano, oggi dietro le quinte.
Tutti furiosi per le liberalizzazioni mancate.
On. Giorgio La Malfa
A partire dalla tessera numero uno, dal pionere, quello che Forza Italia non era ancora nata e già aveva motivi per rosicare. Mariotto Segni. Flashback. È l'inizio del '94, il Paese uscito stremato da Tangentopoli è alla spasmodica ricerca di un messia. E chi meglio di Segni? L'uomo dei referendum, della lotta alla partitocrazia, quello che combatteva la casta prima ancora che si chiamasse casta.
È l'inizio del '94, e Mario Segni sarà il prossimo premier, garantito. Ha fatto persino l'accordo con la Lega. 24 gennaio: Segni e Maroni si danno la mano davanti alle telecamere di mezzo mondo, è fatta. Non fosse che l'indomani Bossi, al solito posato, se ne esce dicendo che mai si vedrà «la Lega coi lumaconi bavosi democristiani» e la cosa finisce lì. Il Carroccio fa l'accordo col Cavaliere e Mariotto si allontana di gran carriera da Palazzo Chigi. Di qui l'emergere di una certa, comprensibile ruggine col Cavaliere.
Capitolo a parte meritano i famosi "forzisti della prima ora", coloro i quali - sovente sorgenti dalle ceneri della Prima repubblica - furono al fianco del Cavaliere nella fondazione di Forza Italia e con lui condivisero le prime esperienze politiche, anche di governo.
On. Paolo Guzzanti
Uno su tutti, Alfredo Biondi: garantista di tungsteno,
nome storico del Pli, plurisenatore, nel '94 è ministro della Giustizia del primo governo Berlusconi (decreto salvaladri e altre storie).
Colonna del partito azzurro, alle Politiche dell'anno scorso si ritrova fuori dalle liste del PdL in nome del celebre rinnovamento.
E non la prende benissimo: adombrando la deriva manettara della nuova creatura berlusconiana, sbatte la porta e
se ne va con gli antiabortisti di Giuliano Ferrara.
(Identica sorte per altri due
nomi storici della galassia forzista: Lino Jannuzzi ed Egidio Sterpa).
Un caso di rosicamento extra strong è poi quello di
Paolo Guzzanti. Trascorsi i fasti della commissione Mitrokhin e del conte Marini, l'ex vicedirettore del Giornale è entrato in rotta di collisione col Cavaliere. Collisione violentissima, col suo non esaltante strascico di mignottocrazie e putinismi assortiti.
Meno virulenta la situazione di
Gianfranco Miccichè: da uomo del mitologico 61 a 0 del 2001 a figliol prodigo.
La faccenda del Partito del Sud pare avere scavato un solco difficilmente colmabile tra lui e il premier.
Iscritto ad honorem al partito del rosicamento anche
Angelo Sanza, già colonna azzurra trasmigrato nel 2008, a ricandidatura ormai sfumata, nelle fila dell'Udc, insieme a
Ferdinando Adornato (altro ex forzista folgorato dall'antiberlusconismo in curiosa concomitanza con l'esclusione dalle liste).
Sulla buona strada anche il governatore del Veneto
Giancarlo Galan:
il Cavaliere è tentato di sacrificarlo agli appetiti leghisti, lui compatta il partito sul territorio e si prepara al peggio.
On. BEPPE PISANU - copyright pizzi
Da ultimo, menzione per chi nel partito dei rosiconi non c'è, ma che viene insistentemente tirato per la giacchetta da chi avrebbe ogni convenienza a vedercelo.
Si va da
Beppe Pisanu (cui la mancata riconferma a ministro dei malumori li ha dati) ad
Antonio Martino, (idem).
On. Antonio Martino con la moglie Carol
Da
Giuliano Urbani (come se fare il consigliere di amministrazione Rai potesse dare adito a malanimi) a
Marcello Dell'Utri (i battibecchi tra Circoli con la Brambilla).
Ma qui siamo all'arruolamento coatto, e nemmeno al caso più clamoroso.
Per quello chiedere a Montecitorio, piani alti.
M.G. per "Libero" [28-09-2009]
Sen. Marcello Pera (PdL)