La Russia attacca l’Ucraina: è guerra
da Il Punto del Corriere della Sera
di Gianluca Mercuri
Buongiorno. La guerra in Ucraina è iniziata. Alle 4 del mattino italiane, Vladimir Putin ha lanciato quella che ha definito «un’operazione militare speciale», che col passare dei minuti si è rivelata un attacco totale. È stato lo stesso presidente russo a dare l’annuncio in un discorso televisivo, dopo che gli ultimi tentativi diplomatici per evitare il conflitto erano falliti, e mentre era in corso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Putin ha detto che il suo obiettivo è «demilitarizzare ma non occupare» l’Ucraina, aggiungendo che intende «denazificare» il Paese. Ha anche lanciato un monito al mondo: «Chiunque provi a interferire o a minacciarci, deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella storia».
Il leader del Cremlino non ha specificato la portata territoriale dell’operazione, ma già mentre parlava si avvertivano esplosioni vicino a Kiev e a Kharkiv, la seconda città del Paese, che si trova a Nord-Est. La capitale sarebbe stata raggiunta anche da missili Cruise. Altri attacchi hanno colpito i porti strategici di Mariupol e Odessa.
Alle 5,50, l’esercito russo ha fatto sapere di avere preso di mira «basi aeree e altri obiettivi militari ucraini, ma non aree popolate». Si tratta insomma di un attacco su vasta scala e non limitato alla regione del Donbass, dove si trovano le due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, riconosciute da Mosca nei giorni scorsi e che ieri sera avevano lanciato alla Russia una richiesta di «aiuto militare».
Questa la prima testimonianza di Francesco Battistini, il nostro inviato a Kiev:
«La prima esplosione alle 5. Tira giù dal letto, assieme alle telefonate di colleghi nelle stanze vicini che l’hanno sentita perforare il poco sonno di questa notte. La seconda, ancora lontana, arriva mezz’ora dopo. Da dove ci troviamo, qualche centinaio di metri dalla Maidan, la piazza cuore della città, vediamo Kiev svegliarsi.
Il primo allarme arriva, dall’albergo, alle 5.30 ore locali, con un interfono che, in ucraino, ci indicava di uscire dalle stanze e di raggiungere uno scantinato.
Già ieri l’albergo nella zona centrale di Kiev in Yaroslaviv ci aveva dato una cartina con le indicazioni da seguire in caso di un’operazione militare. Si vede del fumo in lontananza e oramai già da un’ora si sentono esplosioni, non lontano dall’ambasciata italiana, che è rimasta aperta in questi giorni».
Il presidente americano Joe Biden ha definito l’attacco «non provocato e ingiustificato», aggiungendo che Putin «ha scelto una guerra premeditata che porterà una perdita catastrofica di vite umane e sofferenza», di cui dovrà «rendere conto» al mondo. Biden parlerà tra poche ore alla nazione. Oggi stesso, riferisce il nostro corrispondente da Washington Giuseppe Sarcina, «dovrebbero scattare le sanzioni americane più pesanti: probabilmente sulle forniture di materiale tecnologico alla Russia. Potrebbero essere colpite anche le banche commerciali più grandi».
Il discorso di Zelensky Ieri sera, prima dell’attacco, il presidente ucraino aveva rivelato di avere proposto un colloquio telefonico a Putin — «ma non mi ha risposto» — e si era rivolto ai russi nella loro lingua, in un drammatico messaggio video diffuso sul suo canale Telegram:
«Mi appello a voi non da presidente, ma da cittadino dell’Ucraina. Oggi ci divide un confine di oltre duemila chilometri, lungo il quale sono dispiegati quasi 200 mila vostri soldati e migliaia di veicoli militari. Le vostre autorità hanno deciso di farli avanzare entrando nel territorio di un altro Paese. È un passo che può essere l’inizio di una grande guerra nel continente europeo e può avvenire con qualsiasi pretesto.
Vi diranno che è la liberazione del popolo ucraino, ma il popolo ucraino è libero, ricorda il suo passato e costruisce il suo futuro. Vi dicono che siamo nazisti, ma come può esserlo una nazionale che per sconfiggere il nazismo ha dato oltre 8 milioni di vite umane?
Siamo diversi ma questo non è motivo per essere nemici. Vi è stato detto che l’Ucraina può rappresentare una minaccia per la Russia. Non è successo in passato, non esiste ora e non accadrà in futuro. Il nostro obiettivo è la pace in Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. Per raggiungerle siamo pronti a parlarne con tutti, compresi voi. In diversi formati e su qualsiasi piattaforma.
Gli ucraini non vogliono la guerra, ma se saremo attaccati ci difenderemo».
L’ambasciatrice Usa all’Onu «È stato molto chiaro dal suo discorso di lunedì che Putin non intende fermarsi al Donbass. Ha messo in discussione l’indipendenza e l’esistenza stessa dell’Ucraina. Nel suo messaggio al mondo ha chiarito che le sue intenzioni sono molto più aggressive di quanto aveva dichiarato all’inizio», ha detto la rappresentante americana alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield, intervistata da Viviana Mazza.
La posizione dell’Italia «Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati», ha detto a Firenze il presidente del Consiglio Mario Draghi, il cui previsto viaggio a Mosca è stato congelato. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Riteniamo che non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata nelle ultime ore anche dai nostri alleati e partner europei». Una posizione definita dal ministero degli Esteri russo «una strana idea di diplomazia».