La notte degli Oscar

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raggio di luna78
00domenica 28 febbraio 2016 23:26
88° Academy Awards


Tra poco ci siamo! [SM=g1741324]
Arcanna Jones
00domenica 28 febbraio 2016 23:29

Nomination Oscar 2016: intanto ecco le candidature agli 88esimi Academy Awards.
L'elenco completo delle nomination tra cui verranno assegnati gli Oscar

Miglior film
La grande scommessa
Il ponte delle spie
Brooklyn
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant
Room
Il caso Spotlight

Miglior regia
Adam McKay - La grande scommessa
George Miller - Mad Max: Fury Road
Alejandro Gonzales Inarritu - Revenant
Lenny Abrahamson - Room
Tom McCarthy - Il caso Spotlight

Miglior attore protagonista
Bryan Cranston - Trumbo
Matt Damon - Sopravvissuto -The Martian
Leonardo DiCaprio - Revenant
Michael Fassbender - Steve Jobs
Eddie Redmayne - The Danish Girl

Miglior attrice protagonista
Cate Blanchett - Carol
Brie Larson - Room
Jennifer Lawrence - Joy
Charlotte Rampling - 45 anni
Saorsie Ronan - Brooklyn

Miglior attore non protagonista
Christian Bale - La grande scommessa
Tom Hardy - Revenant
Mark Rylance - Il ponte delle spie
Mark Ruffalo - Spotlight
Sylvester Stallone - Creed

Miglior attrice non protagonista

Jennifer Jason Leigh - The Hateful Eight
Rooney Mara - Carol
Rachel McAdams - Spotlight
Alicia Vikander - The Danish Girl
Kate Winslet - Steve Jobs

Miglior sceneggiatura originale
Il ponte delle spie
Ex Machina
Inside Out
Spotlight
Straight Outta Compton

Miglior sceneggiatura non originale
La grande scommessa
Brooklyn
Carol
The Martian
Room

Miglior film straniero
El abrazo de la serpiente (Colombia)
Mustang (Francia)
Il figlio di Saul (Ungheria)
Theeb (Giordania)
A War (Danimarca)

Miglior film d'animazione

Anomalisa
Boy and the World
Inside Out
Shaun - vita da pecora
Quando c'era Marnie

Miglior montaggio

La grande scommessa
Mad Max Fury Road
Revenant
Spotlight
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior scenografia
Il ponte delle spie
The Danish Girl
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant

Miglior fotografia
Carol
The Hateful Eight
Mad Max Fury Road
Revenant
Sicario

Migliori costumi

Carol
Cenerentola
The Danish Girl
Mad Max Fury Road
Revenant

Miglior trucco e acconciature
Mad Max: Fury Road
Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Revenant

Migliori effetti speciali
Ex Machina
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior sonoro
Il ponte delle spie
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior montaggio sonoro
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior colonna sonora originale
Il ponte delle spie
Carol
The Hateful Eight
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior canzone
Earned It - 50 sfumature di grigio
Manta Ray - Racing Extinction
Simple Song #3 - Youth
Til It Happens To You - The Hunting Ground
Writing's On the Wall - Spectre

Miglior documentario
Amy
Cartel Land
The Look of Silence
What Happened, Miss Simone?
Winter of Fire: Ukraine's Fight for Freedom

Miglior corto documentario
Body Team 12
Chan, beyond the Lines
Claude Lanzmann: Spectres of the Shoah
A Girl in the River: The Price of Forgiveness
Last Day of Freedom


Miglior cortometraggio

Ave Maria
Day One
Everything Will Be OK
Shok
Stutterer

Miglior cortometraggio d'animazione
Bear Story
Prologue
Sanjay's Super Team
We Can't Live without Cosmos
World of Tomorrow

 

Tutto sugli Oscar 2016


pliskiss
00domenica 28 febbraio 2016 23:58
Non c'è un qualche regista della sinistra snob Italiana, con film di merda tipo " La grande bellezza"?

" Nassid lo spacciatore di Quarto" è arrivato primo al Festival di Torre Annunziata, Regia di Fernando Rosso [SM=x44452] 3 Boldrini d'oro.
raggio di luna78
00lunedì 29 febbraio 2016 00:14
Re:
pliskiss, 28/02/2016 23:58:

Non c'è un qualche regista della sinistra snob Italiana, con film di merda tipo " La grande bellezza"?



Per dire che ti sei addormentato durante La grande bellezza? [SM=x44452]
pliskiss
00lunedì 29 febbraio 2016 10:18
Re: Re:
raggio di luna78, 29/02/2016 00:14:



Per dire che ti sei addormentato durante La grande bellezza? [SM=x44452]



No, dopo venti minuti non riuscivo a capire il senso, Oscar regalato [SM=x44458] " La grande schifezza"
leonzanna
00lunedì 29 febbraio 2016 11:11
Grandissimo Maestro!

Saluta in italiano: «Buonasera signori»
Il compositore romano vince a 87 anni il suo primo Oscar (dopo quello alla carriera del 2007) per la colonna sonora di The Hateful Eight di Tarantino. Commosso sul palco: «Ringrazio mia moglia Maria»
Etrusco
00lunedì 29 febbraio 2016 12:24
Re:
leonzanna, 29/02/2016 11:11:

Grandissimo Maestro!

Saluta in italiano: «Buonasera signori»
Il compositore romano vince a 87 anni il suo primo Oscar (dopo quello alla carriera del 2007) per la colonna sonora di The Hateful Eight di Tarantino. Commosso sul palco: «Ringrazio mia moglia Maria»




Grande Morricone [SM=x44476] [SM=x44476]
Meritava comunque tanti altri riconoscimenti per tante sue altre colonne sonore [SM=x44461]
Arcanna Jones
00lunedì 29 febbraio 2016 12:41
Finalmente Di Caprio dopo tanti tentativi è riuscito a portare a casa una statuetta [SM=x44459]
gli altri anni faceva tenerazza con quella lacrimuccia, si vedeva che ci teneva tanto... [SM=x44458]
camilllo mandrilllo
00lunedì 29 febbraio 2016 15:26
Re:
Arcanna Jones, 29/02/2016 12:41:

Finalmente Di Caprio dopo tanti tentativi è riuscito a portare a casa una statuetta [SM=x44459]
gli altri anni faceva tenerazza con quella lacrimuccia, si vedeva che ci teneva tanto... [SM=x44458]




E ma quest'anno pur di vincere l'Oscar non hai visto quante "operazioni di contorno" ha dovuto fare? Prima perintortarsi gli ebrei, poi i cattolici [SM=x44486] e infine tutte le promozioni per il film e per far capire quanto ci si è impegnato e quanto è stato bravo...
è stato un abilissimo venditore di se stesso [SM=x44451]
Etrusco
00lunedì 29 febbraio 2016 19:47
A proposito, tra gli sponsor di questa 88a edizione degli Oscar:




BRIAN ENO VS ISRAELE – I REGALI PER I NOMINATI AGLI OSCAR, tra le altre cose, CONTENEVANO UN VIAGGIO A 5 STELLE IN ISRAELE, SPONSORIZZATO DA TEL AVIV - IL MUSICISTA RICORDA GLI OLTRE 750.000 PALESTINESI ESPULSI O SCAPPATI PER LASCIARE LO SPAZIO ALLO STATO EBRAICO...



"Andate lì, se proprio dovete, ma fate un salto a Susiya, dove i palestinesi vivono nelle grotte, mentre gli occupanti edificano una bella città. O a Hebron, dove i bambini palestinesi che vanno a scuola vengo presi a sassate dai bambini israeliani, incoraggiati dai genitori.Sarà una vacanza da non dimenticare!"...


Brian Eno su “Salon” 

david bowie brian eno david bowie & brian eno
E’ diventato normale, per i nominati agli Oscar, ricevere le “swag bag”, regali e favori da parte di varie aziende. Quest’anno, oltre al lifting del seno e ai sex-toy, c’è un insolito contributo: viaggio a cinque stelle in Israele, sponsorizzato dal governo israeliano. Israele è considerato un grande paese, almeno per metà dei suoi abitanti, quelli ebrei, che hanno sussidi e vari benefici. I palestinesi vivono una realtà diversa, che stiano in Israele, sotto occupazione israeliana o in esilio.

Per decenni le Nazioni Unite hanno condannato la presa forzata della terra palestinese da parte degli occupanti israeliani, che, con un enorme esercito e sussidi governativi e statunitensi, sono emigrati a Mosca, Londra, Brooklyn, Cape Town e ovunque. E’ una storia già sentita: gli europei che si sistemarono in America fecero lo stesso con i nativi americani, gli australiani si comportarono così con gli aborigeni.

swag bag agli oscar swag bag agli oscar

In entrambi i casi abbiamo trasformato le vittime in un problema. Durante la creazione di Israele, oltre 750.000 palestinesi sono stati espulsi, o sono scappati per la paura, lasciando lo spazio allo stato ebraico. Dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, era chiaro che gli ebrei vedessero Israele come un posto sicuro in un mondo ostile. Ma che ne fu di quei profughi e delle loro famiglie? Ancora oggi non possono tornare a casa.

la carta igienica di lusso nella swag bag degli oscar la carta igienica di lusso nella swag bag degli oscar

 

E In Europa è in corso una crisi grandissima sul tema immigrazione. Il governo israeliano sta cercando di usare gli artisti per oscurare le sue violazioni di diritti umani, pagando molto bene chi va a suonare nel suo territorio o associando a loro “il marchio Israele”. Sulla gita in Israele regalata agli Oscar, il ministro del turismo Yariv Levin ha detto: «Siamo interessati ad ospitare questi importanti esponenti dell’industria cinematografica di Hollywood, che sanno formare le opinioni della gente».

 

gaza sotto le bombe gaza sotto le bombe

C’è un processo di pace, che non risolve niente. E’ una copertura mentre il governo israeliano continua ad annettersi territori. Ogni giorno, i palestinesi vedono sottrarsi un pezzo di terra. Sì, perché scegliere Israele, tra le tante cose orribili che accadono nel mondo? Bè, le nostre tasse sostengono direttamente Israele. Senza il sostegno di Stati Uniti ed Europa, le politiche israeliane di occupazione e apartheid non potrebbero sopravvivere.

 Non è una contraddizione simpatizzare con gli israeliani e i loro sogni di patria e condannare lo stato di Israele e la sua opera di pulizia etnica. Se Israele vuole il nostro sostegno, deve accettare le critiche. Un modo per esercitare questa critica è il “BDS” (Boycott, Divestment and Sanctions), movimento per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza dei palestinesi.

brian eno boicotta israele brian eno boicotta israele

E’ un boicottaggio culturale, dove artisti e musicisti scelgono di non partecipare ad eventi sponsorizzati dal governo israeliano e da istituti ad esso legati. Con me ci sono i nominati agli Oscar Mark Rylance e Asif Kapadia, Mike Leigh, il regista Ken Loach, e molti altri. La speranza è che altri ancora ci seguano. La borsa-omaggio degli Oscar è stata una propaganda culturale del governo israeliano.

Andate lì, se proprio dovete, ma fate un salto a Susiya, dove i palestinesi vivono nelle grotte, mentre gli occupanti edificano una bella città. O a Hebron, dove i bambini palestinesi che vanno a scuola vengo presi a sassate dai bambini israeliani, incoraggiati dai genitori. O a Gaza, dove le famiglie vivono nelle tende perché le case sono state bombardate. Visitate la Terra Santa, ma non solo le zone che il governo vuole farvi vedere.

gaza bombardata gaza bombardata

Godetevi un fine settimana a base di gas lacrimogeni, un bambino che nasce in taxi al checkpoint, fate la fila per ore sotto al sole, andate ad incontrare i soldati incazzati. O, altra attività divertente, passate una favolosa notte gratis ad essere interrogati dallo Shin Bet. E riportatevi a casa la bellissima “Swag Bag” dei Territori Occupati, con dentro il kit di pronto soccorso per ferite inflitte dagli occupanti, un pezzo di ulivo sradicato, e un proiettile di gomma come souvenir. Sarà una vacanza da non dimenticare!




Arcanna Jones
00lunedì 29 febbraio 2016 20:09

La cerimonia degli Oscar al Dolby Theater di Los Angeles, il 28 febbraio 2016. - Mario Anzuoni, Reuters/Contrasto
La cerimonia degli Oscar al Dolby Theater di Los Angeles, il 28 febbraio 2016. (Mario Anzuoni, Reuters/Contrasto)



  • 29 Feb 2016 18.29



Leonardo DiCaprio, gli Oscar e la questione morale




La cerimonia degli Oscar è finita all’alba italiana di oggi. Lo spettacolo è stato prolisso come al solito (cinque ore abbondanti, se contiamo anche il prologo del tappeto rosso), ma con l’impressione che fosse più lungo per via di una scenografia di pessimo gusto, una regia confusa e sciatta, una conduzione al di sotto delle aspettative.


Chris Rock, presentatore nero di un’edizione colpita dalla polemica sulla scarsa rappresentanza degli afroamericani nelle candidature, ha deciso di giocarsi esclusivamente quel tema, ma non come spunto per riderne e fare del sarcasmo. Piuttosto si è posizionato su un tono da sermone tra il religioso e il politico che non ha più abbandonato per tutta la serata: una linea sia intonata con le primarie presidenziali in corso in questi mesi, sia molto aderente alla moltitudine di cause, vinte o perse che siano, che è il vero filo rosso dei discorsi di candidati e vincitori degli Oscar.


È chiaro che quello che succede ogni anno al Dolby Theater di Los Angeles non ha a che fare esattamente con l’industria cinematografica hollywoodiana, ma con la sua rappresentazione. L’elenco dei film di maggior successo dell’anno è sempre distante dai premi dell’Academy, soprattutto perché il cinema spettacolare viene in genere ignorato, non ci sono Avengers, Fast & furious, Star wars, perlomeno non nelle candidature pesanti.


L’Academy racconta una faccia pulita, colta, adulta, generalmente molto più seriosa di Hollywood. Lo fa in genere con l’aiuto di un presentatore comico che sappia stemperare il peso dell’autorappresentazione. Quest’anno appunto non è andata così, e la cerimonia non ha quasi mai emozionato (tranne l’abbraccio tra Ennio Morricone e Quincy Jones), un po’ come un pugile costretto ad allenarsi senza sparring partner.




Intensità a singhiozzo




La retorica delle premiazioni vive di sospensione e di incredulità, come qualsiasi altro racconto. L’unico modo per tenere a bada il senso critico davanti a ore di persone che cercano di fare discorsi memorabili urbi et orbi è scaricare spesso il tono solenne con le montagne di sarcasmo e ironia di cui si fa in genere carico il presentatore. In questo modo si ha una specie di intensità a singhiozzo, partecipe ma consapevole. Quando due comici senza agenda politica sono saliti sul palco a presentare dei premi, prima Louis C.K. e poi Sasha Baron Cohen nei panni del suo primo personaggio di successo Ali G, per forse cinque minuti complessivi si è riso con gusto e sollievo più che in tutta la serata.


Con questa gestione della cerimonia, questo crederci sempre, è stato ancora più pesantemente chiaro quante fossero le questioni morali affrontate. Provo ad elencarle.





  • L’uniformità etnica e colturale delle candidature dell’Academy;

  • il caso degli abusi nella chiesa cattolica (Il caso Spotlight);

  • l’emarginazione delle donne omosessuali negli anni cinquanta (Carol);

  • lo strapotere della finanza sulle vite dei cittadini comuni (La grande scommessa);

  • la natura rapace della colonizzazione americana e la discriminazione degli immigrati sudamericani (Revenant);

  • il conflitto israelo-palestinese (corto Ave Maria);

  • la condizione della donna nell’Afghanistan occupato dall’esercito statunitense (corto Day one);

  • la guerra in Kosovo (corto Shok);

  • l’emarginazione di un balbuziente (corto vincitore Stutterer);

  • l’emarginazione e il travaglio delle persone transgender (The danish girl);

  • la violenza sessuale nei campus universitari statunitensi (documentario The hunting ground con canzone in nomination cantata da Lady Gaga insieme a vittime di violenza con scritte sulle braccia, dopo il discorso del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden);

  • l’emancipazione delle persone lgbt (discorso di Sam Smith, vincitore con la canzone Writing’s on the wall per il film Spectre);

  • la guerra in Afghanistan (film danese A war);

  • la shoah (film vincitore ungherese Il figlio di Saul e documentario Claude Lanzmann: spectres of the shoah);

  • l’oppressione delle donne nella Turchia rurale (Mustang);

  • il disagio mentale di un reduce del Vietnam afroamericano senza assistenza sanitaria (documentario corto Last day of freedom);

  • gli omicidi delle donne pachistane considerate impure o immorali (documentario corto vincitore A girl in the river: the price of forgiveness);

  • la condizione di un ragazzo vietnamita deforme per via dell’agente arancio usato dagli statunitensi durante la guerra (documentario Chau, beyond the lines);

  • l’epidemia di ebola in Liberia (documentario Body team 12);

  • la rivoluzione ucraina (documentario Winter on fire: Ukraine’s fight for freedom);

  • il genocidio in Indonesia (documentario The look of silence);

  • la guerra dei cartelli del narcotraffico (documentario Cartel land);

  • il maccartismo (L’ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo);

  • il riscaldamento globale (discorso di Leonardo DiCaprio).




Potrei avere dimenticato qualcosa.


Resta il fatto che la cerimonia degli Oscar soffre di moralismo cronico e, quando non c’è l’antidoto del sarcasmo, a questo aggiunge il difetto di prendersi tremendamente sul serio. Ovviamente è sciocco pensare che anche i buoni sentimenti e le giuste cause siano sempre e solo retorica vuota e ipocrita, perché una delle ragioni per cui compiamo quelle che definiremmo buone azioni, cioè in sostanza azioni per il bene comune o di altri diversi da noi e dai nostri cari, è anche legato al nostro condividere questi temi con i nostri simili e sentirci più giusti e belli quando li abbracciamo. Ma questo meccanismo va mostrato, va messo in crisi, perché funzioni e non crolli su sé stesso in una spirale narcisistica.




Gli attori diventano corpo sacro di questa voglia di sacrificio, di espiazione della colpa, di lavaggio della coscienza




Le ricadute più assurde di questa impostazione moralistica spettacolare sono state due. La prima è quella per cui il tema femminista che percorre sottilmente un grande film come Mad Max: fury road sia stato offuscato da altre impostazioni etiche più smaccate, più sottolineate, meno divertite nell’esposizione. Per questa ragione il film di George Miller si è fermato al montaggio nell’ascesa verso gli Oscar principali, mentre Revenant ha goduto della violenza della sua retorica etnica, etica, storica e sociale, contro tutti i ricchi, bianchi e potenti, a favore dei nativi, poveri e oppressi.


E poi c’è il tema degli attori, che diventano corpo sacro di questa voglia di sacrificio, di espiazione della colpa, di lavaggio della coscienza rispetto a tutti i soprusi e le sopraffazioni della storia. Un tempo bastava il dolore morale, bastavano le “parti drammatiche” per vincere degli Oscar. Da qualche anno a questa parte bisogna soffrire nella carne, bisogna avere handicap fisici gravi, essere feriti, a terra, morti e risorti. Così (al di là del merito maturato da DiCaprio in decine di film, primo fra tutti The wolf of Wall street) strisciare nella neve grugnendo per tre ore finisce per meritare il più grande dei riconoscimenti.

Internazionale


pliskiss
00lunedì 29 febbraio 2016 20:18
Re:
Arcanna Jones, 29/02/2016 20:09:



La cerimonia degli Oscar al Dolby Theater di Los Angeles, il 28 febbraio 2016. - Mario Anzuoni, Reuters/Contrasto
La cerimonia degli Oscar al Dolby Theater di Los Angeles, il 28 febbraio 2016. (Mario Anzuoni, Reuters/Contrasto)



  • 29 Feb 2016 18.29



Leonardo DiCaprio, gli Oscar e la questione morale




La cerimonia degli Oscar è finita all’alba italiana di oggi. Lo spettacolo è stato prolisso come al solito (cinque ore abbondanti, se contiamo anche il prologo del tappeto rosso), ma con l’impressione che fosse più lungo per via di una scenografia di pessimo gusto, una regia confusa e sciatta, una conduzione al di sotto delle aspettative.


Chris Rock, presentatore nero di un’edizione colpita dalla polemica sulla scarsa rappresentanza degli afroamericani nelle candidature, ha deciso di giocarsi esclusivamente quel tema, ma non come spunto per riderne e fare del sarcasmo. Piuttosto si è posizionato su un tono da sermone tra il religioso e il politico che non ha più abbandonato per tutta la serata: una linea sia intonata con le primarie presidenziali in corso in questi mesi, sia molto aderente alla moltitudine di cause, vinte o perse che siano, che è il vero filo rosso dei discorsi di candidati e vincitori degli Oscar.


È chiaro che quello che succede ogni anno al Dolby Theater di Los Angeles non ha a che fare esattamente con l’industria cinematografica hollywoodiana, ma con la sua rappresentazione. L’elenco dei film di maggior successo dell’anno è sempre distante dai premi dell’Academy, soprattutto perché il cinema spettacolare viene in genere ignorato, non ci sono Avengers, Fast & furious, Star wars, perlomeno non nelle candidature pesanti.


L’Academy racconta una faccia pulita, colta, adulta, generalmente molto più seriosa di Hollywood. Lo fa in genere con l’aiuto di un presentatore comico che sappia stemperare il peso dell’autorappresentazione. Quest’anno appunto non è andata così, e la cerimonia non ha quasi mai emozionato (tranne l’abbraccio tra Ennio Morricone e Quincy Jones), un po’ come un pugile costretto ad allenarsi senza sparring partner.




Intensità a singhiozzo




La retorica delle premiazioni vive di sospensione e di incredulità, come qualsiasi altro racconto. L’unico modo per tenere a bada il senso critico davanti a ore di persone che cercano di fare discorsi memorabili urbi et orbi è scaricare spesso il tono solenne con le montagne di sarcasmo e ironia di cui si fa in genere carico il presentatore. In questo modo si ha una specie di intensità a singhiozzo, partecipe ma consapevole. Quando due comici senza agenda politica sono saliti sul palco a presentare dei premi, prima Louis C.K. e poi Sasha Baron Cohen nei panni del suo primo personaggio di successo Ali G, per forse cinque minuti complessivi si è riso con gusto e sollievo più che in tutta la serata.


Con questa gestione della cerimonia, questo crederci sempre, è stato ancora più pesantemente chiaro quante fossero le questioni morali affrontate. Provo ad elencarle.





  • L’uniformità etnica e colturale delle candidature dell’Academy;

  • il caso degli abusi nella chiesa cattolica (Il caso Spotlight);

  • l’emarginazione delle donne omosessuali negli anni cinquanta (Carol);

  • lo strapotere della finanza sulle vite dei cittadini comuni (La grande scommessa);

  • la natura rapace della colonizzazione americana e la discriminazione degli immigrati sudamericani (Revenant);

  • il conflitto israelo-palestinese (corto Ave Maria);

  • la condizione della donna nell’Afghanistan occupato dall’esercito statunitense (corto Day one);

  • la guerra in Kosovo (corto Shok);

  • l’emarginazione di un balbuziente (corto vincitore Stutterer);

  • l’emarginazione e il travaglio delle persone transgender (The danish girl);

  • la violenza sessuale nei campus universitari statunitensi (documentario The hunting ground con canzone in nomination cantata da Lady Gaga insieme a vittime di violenza con scritte sulle braccia, dopo il discorso del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden);

  • l’emancipazione delle persone lgbt (discorso di Sam Smith, vincitore con la canzone Writing’s on the wall per il film Spectre);

  • la guerra in Afghanistan (film danese A war);

  • la shoah (film vincitore ungherese Il figlio di Saul e documentario Claude Lanzmann: spectres of the shoah);

  • l’oppressione delle donne nella Turchia rurale (Mustang);

  • il disagio mentale di un reduce del Vietnam afroamericano senza assistenza sanitaria (documentario corto Last day of freedom);

  • gli omicidi delle donne pachistane considerate impure o immorali (documentario corto vincitore A girl in the river: the price of forgiveness);

  • la condizione di un ragazzo vietnamita deforme per via dell’agente arancio usato dagli statunitensi durante la guerra (documentario Chau, beyond the lines);

  • l’epidemia di ebola in Liberia (documentario Body team 12);

  • la rivoluzione ucraina (documentario Winter on fire: Ukraine’s fight for freedom);

  • il genocidio in Indonesia (documentario The look of silence);

  • la guerra dei cartelli del narcotraffico (documentario Cartel land);

  • il maccartismo (L’ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo);

  • il riscaldamento globale (discorso di Leonardo DiCaprio).




Potrei avere dimenticato qualcosa.


Resta il fatto che la cerimonia degli Oscar soffre di moralismo cronico e, quando non c’è l’antidoto del sarcasmo, a questo aggiunge il difetto di prendersi tremendamente sul serio. Ovviamente è sciocco pensare che anche i buoni sentimenti e le giuste cause siano sempre e solo retorica vuota e ipocrita, perché una delle ragioni per cui compiamo quelle che definiremmo buone azioni, cioè in sostanza azioni per il bene comune o di altri diversi da noi e dai nostri cari, è anche legato al nostro condividere questi temi con i nostri simili e sentirci più giusti e belli quando li abbracciamo. Ma questo meccanismo va mostrato, va messo in crisi, perché funzioni e non crolli su sé stesso in una spirale narcisistica.




Gli attori diventano corpo sacro di questa voglia di sacrificio, di espiazione della colpa, di lavaggio della coscienza




Le ricadute più assurde di questa impostazione moralistica spettacolare sono state due. La prima è quella per cui il tema femminista che percorre sottilmente un grande film come Mad Max: fury road sia stato offuscato da altre impostazioni etiche più smaccate, più sottolineate, meno divertite nell’esposizione. Per questa ragione il film di George Miller si è fermato al montaggio nell’ascesa verso gli Oscar principali, mentre Revenant ha goduto della violenza della sua retorica etnica, etica, storica e sociale, contro tutti i ricchi, bianchi e potenti, a favore dei nativi, poveri e oppressi.


E poi c’è il tema degli attori, che diventano corpo sacro di questa voglia di sacrificio, di espiazione della colpa, di lavaggio della coscienza rispetto a tutti i soprusi e le sopraffazioni della storia. Un tempo bastava il dolore morale, bastavano le “parti drammatiche” per vincere degli Oscar. Da qualche anno a questa parte bisogna soffrire nella carne, bisogna avere handicap fisici gravi, essere feriti, a terra, morti e risorti. Così (al di là del merito maturato da DiCaprio in decine di film, primo fra tutti The wolf of Wall street) strisciare nella neve grugnendo per tre ore finisce per meritare il più grande dei riconoscimenti.

Internazionale




Arca! ma che c'entra sta roba con gli oscar?  




Da da da
00lunedì 29 febbraio 2016 20:40
C'entra Plis, è una riflessione su come è stata condotta la cerimonia degli Oscar...
possum jenkins
00lunedì 29 febbraio 2016 22:18
Re:
Arcanna Jones, 29/02/2016 12:41:

Finalmente Di Caprio dopo tanti tentativi è riuscito a portare a casa una statuetta [SM=x44459]
gli altri anni faceva tenerazza con quella lacrimuccia, si vedeva che ci teneva tanto... [SM=x44458]


Sono contento sia per il maestro Ennio Morricone che è una leggenda sia per Leonardo Di Caprio, ha fatto film di grandissimo successo ed è uno scandalo che l'abbia vinto solo adesso, se ci fosse una logica ne avrebbe vinti già 3 o 4 [SM=x44464]

Etrusco
00martedì 1 marzo 2016 00:38
Re: Re:
possum jenkins, 29/02/2016 22:18:

...Leonardo Di Caprio, ha fatto film di grandissimo successo ed è uno scandalo che l'abbia vinto solo adesso...


Mi lascia perplesso che lo abbia vinto con questo film e non con altri suoi precedenti secondo me più meritevoli.
Non vorrei che il vero motivo sia proprio quello spiegato nell'articolo proposto da Arcanna [SM=x44473]

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