Ladakh, un viaggio nel mito di Shangri-La

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killing zoe
00sabato 18 giugno 2011 10:36
In mezzo alle montagne dell’Himalaya è sopravvissuta una piccola terra cosparsa di monasteri buddisti, che sembra rinnovare il mito della favolosa Shangri-La. È il Ladakh, il lembo più settentrionale dell’India, un deserto di alta quota, dove una coraggiosa popolazione di monaci, di pastori e di contadini attaccati alla loro altissima tradizione spirituale tiene testa alle mire espansionistiche dei pakistani e dei cinesi. Il Ladakh è un paese tutto in verticale. Leh, la capitale (un’ora e mezza di volo da Delhi), sorge a 3500 metri e i passi che si superano per spostarsi da una vallata all’altra si spingono fino ai 5603 m del Khardung La, il più alto valico carrozzabile del mondo. Le cime superano i 7000 metri e sono coperte di neve, ma sulla sabbia dei fondovalle si aggirano i cammelli. Nei numerosissimi monasteri aggrappati ai ripidi fianchi delle montagne vivono comunità di centinaia di monaci. Qui il Dalai lama è di casa, perché il Ladakh è il luogo in cui il buddismo tibetano ha meglio conservato le tradizioni, che i cinesi stanno smantellando in Tibet.

L’ALLUVIONE DEL 2010 - Nell’agosto del 2010 una catastrofica alluvione ha colpito Leh e i dintorni. Si è trattato di un episodio eccezionale per una terra desertica dove il sole splende per trecento giorni all’anno. Con l’aiuto dell’esercito, i ladakhi si sono messi subito al lavoro e oggi il Ladakh è pronto come ogni estate ad accogliere i visitatori. Quassù la stagione turistica dura solo luglio e agosto. Se i turisti dovessero restare a casa, la piccola comunità verrebbe privata dell’unico sostentamento, a parte un po’ di pastorizia e un po’ di stentatissima agricoltura.

LE FESTE ESTIVE – L’estate è la stagione in cui nei grandi monasteri del Ladakh la popolazione si riunisce per celebrare sontuose feste. La più famosa è quella del monastero di Hemis, dove i monaci si abbandonano a danze convulse dopo lunghe attese di meditazione. Non meno frequentate per l’intervento degli oracoli, che si incarnano in uomini ogni anno diversi, le feste dei monasteri di Stok e di Matho, dove i monaci si lanciano i danze acrobatiche con gli occhi bendati. Anche nel remoto monastero di Lamayuru, in una zona desertica detta Moonland, si tengono balli con maschere grottesche.

I SILENZI E LA LUCE - Viaggiare in Ladakh (www.earthviaggi.it) richiede molto spirito di adattamento, ma consente di entrare in contatto con ritmi di vita per noi ormai sconosciuti. Intorno al lago di Tzo Moriri, che si stende per 25 chilometri a 4500 metri, le tende dei nomadi ricompaiono il mese di giugno. Le pecore sono tosate davanti ai ghiacciai che si specchiano nelle acque azzurre, mentre nell’accampamento le donne cuociono il chapati, una specie di piadina che verrà consumata con un intingolo di montone e verdure. Al mattino in un paio d’ore con una semplice passeggiata sui pascoli si può salire una cima di 5000 metri. Da lassù i silenzi e la luce sono come non ce li ricordavamo da tempo.



di Franco Brevini
Fonte: http://viaggi.corriere.it/
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