Ma torniamo in Perù, con un' altra straordinaria incisione. A strapiombo sull' oceano, a sud di Lima, pressappoco alla latitudine di Cuzco, esiste un enorme disegno sulla roccia, una specie di tridente o candeliere alto circa 250 metri, visibile solo dal mare, da 20 chilometri di distanza. E' così che lo si chiama, per la forma dei suoi bracci, "tridente" o "candeliere delle ande", benchè per le croci rappresentate dalle sue estremità superiori gli spagnoli lo avessero denominato "segno miracoloso del crocifisso" vedendovi un simbolo dell' approvazione divina alla loro conquista.
Il "Candeliere delle Ande"
Da chi, in che modo e perchè queste straordinarie incisioni sono state eseguite resta un mistero, anche se sono state tentate varie interpretazioni che vanno dalla religione all' astronomia, all'intervento di esploratori extraterrestri. August Steinmann affaccia l 'ipotesi che gli autori di queste opere si siano serviti di rudimentali alianti, mentre altri si orientano verso gli aerostati.
La domanda più appassionante che si pone l'archeologia a proposito di Nazca concerne, ovviamente gli scopi per cui furono tracciati gli enormi disegni.
Alcuni studiosi li vogliono specie di ex voto o di suppliche rivolte alle divinità per una buona caccia, un buon raccolto, com' è il caso di parecchie incisioni preistoriche, ma l' ipotesi non è sostenibile: chi si sognerebbe, infatti, bottini di ragni, di lucertoloni, di scimmie e ricche coltivazioni di strane margherite? Un ragionamento analogo vale anche per chi parla di raffigurazioni di divinità. Perchè poi i disegni sarebbero stati fatti in un luogo che è sempre stato deserto? Come avrebbero potuto ammirarlo i fedeli, se dal basso non si scorgono che vaghe linee terminanti chissa dove?
E, infine, a che cosa sarebbero servite le piste?
C' è chi opta per l' astronomia, dicendoci che gli ignoti autori avrebbero rappresentato con simboli diversi dai nostri, pianeti, stelle, costellazioni. La dottoressa Maria Reiche, scomparsa poco tempo fa, la quale ha dedicato praticamente tutta la vita ai disegni di Nazca, ha avanzato l' ipotesi che il complesso sia un giganteco calendario astronomico in cui ogni segno corrisponderebbe ad una sequenza, sia un solstizio sia il tempo delle piogge, della semina, del raccolto e così via.
Un altro studioso delle linee e dei disegni , padre Alberto Rossel Castro, ritiene che la grandiosa opera vada divisa e classificata in quattro gruppi principali: 1) linee costituenti un progetto sia d' irrigazione sia di spartizione agraria; 2) "apachitas" o tumuli: il vocabolo "tumulo" sta a significare, in archeologia, un ammucchiamento di massi, in genere posto su una tomba. Qui sotto non si trovano però ossa umane: soltanto uno cela lo scheletro di un "vizcacha", un roditore americano che potrebbe essere stato sacrificato al dio del Cerro Blanco; 3) stilizzazione di arti tessili e coreografiche, simboleggiante le danze eseguite al tempo del raccolto con gli abiti portati in questa occasione da uomini e donne; 4) parte di un antichissimo osservatorio astronomico.
L' archeologo peruviano dottor Toribio Mejia Xesspe propende per strade e indicazioni di carattere religioso congiungenti vari luoghi sacri, mentre il dottor Manasses Fernandez Lancho, medico e docente universitario, considera l' opera come un compendio del pensiero filosofico e cosmico dei suoi autori. Il professor Josuè Saul Lancho Rojas riassume così il suo pensiero sugli autori dei disegni:" I Nazcas, con i loro criteri comunistici, materialisti e dialettici, tracciarono, duemila anni prima di Darwin, il panorama generale dell' evoluzione della specie, dai protozoi all' uomo. Là, nella pampa, giace la dimensione materializzata che vince il tempo e lo spazio. La cosa più sorprendente è che le figure suggeriscono l' anello possibile tra una specie e l' altra. Tutti i disegni sono stati eseguiti partendo dalla linea del solstizio, con il Sole come il centro del tratto che va dalle Ande al mare, dal quale emergono tutte le specie conosciute sulla terra. E tutte le specie appaiono unite da un cordone ombelicale che rappresenta l' energia solare.
L' autore delle linee, nel suo semplice stile personale, ritiene che la volta celeste sia stata la casa degli dei. Là viveva il Sole, il dio onnipotente che stabiliva i cicli della vita e della morte, con la Luna, causa di stupore e di paura con le sue fasi e le sue eclissi, le stelle, le costellazioni piacevoli da ammirare, capaci di consigliare quando necessario. E là vivevano anche le comete, con le loro code splendenti, le nuvole che offrivano la pioggia, i venti, i tuoni ed i fulmini. Tutti gli dei vivevano lassù ed era proprio lassù il luogo a cui si levavano le preghiere, le offerte ed i sacrifici. Questo meraviglioso mondo della pampa potrebbe essere stato un santuario dove i Nazcas avevano disegnato tutti gli esseri del loro mondo, come per offrirli agli dei. Le figure avevano proporzioni gigantesche per essere visti dalle divinità celesti: il fatto che la gente, qui sulla Terra, non potesse vederle, non importava".
L' archeologo Guillermo Illescas Cook propende, come altri suoi colleghi, per raffigurazioni astronomiche e porta a dimostrazione alcuni disegni che potrebbero mostrarci le costellazioni rese con figure diverse da quelle adottate nel mondo mediterraneo ed ancora oggi definite con i nomi di un tempo. E le immagini sulle ceramiche (in molti casi corrispondenti a quelle del deserto) ne fornirebbero una conferma.
Non mancano, poi, le ipotesi "spaziali", secondo le quali le linee, le piste ed i disegni di Nazca sarebbero stati segnali di un vero e proprio cosmodromo extraterrestre.
Nell' introduzione del suo lavoro su Nazca, parlando del Perù, Maria Reiche nota, giustamente:" Si sa degli incas, dell' ultima dinastia dominante che, fino a poco prima dell' invasione spagnola, aveva sottoposto a tributi il paese intero, dalle montagne alla costa. Ma la dominazione incaica fu soltanto l' ultimo stadio di un lungo sviluppo culturale, i cui inizi risalgono al secondo millennio prima della nostra era. Non tutto è stato esplorato e non è stata detta l' ultima parola sugli uomini che molto tempo fa hanno popolato il paese più fittamente di adesso.
Ogni anno vengono alla luce nuove conoscenze, vengono scoperte sconosciute città preistoriche, fatti nuovi scavi. Ma tutto ciò infittisce ancora di più il mistero. E' possibile sì, distinguere nuovi periodi, classificare secondo concentrazioni locali i vari elementi culturali, ma si vorrebbe sapere molto di più. Si vorrebbe sapere perchè certi motivi delle incisioni e del vasellame si ritrovano in tutto il continente, fino all' America Centrale. Si suppone che sia esistita una scrittura e si dispone in proposito di numerosi indizi. Un giorno, tutto quanto si sa oggi verrà fuso con le conoscenze di un prossimo futuro in una sintesi grandiosa e si avrà una chiara immagine del passato di questo grande paese".
E' quello che tutti noi speriamo. intanto, però, come sottolinea Maria Reiche, gli enigmi si aggiungono agli enigmi. Le leggende e le tradizioni incaiche e preincaiche si mescolano, si confondono: ognuna di esse ha senza dubbio un fondo di verità, ma come conciliare le innumerevoli piccole tessere disposte in mosaici diversi, come giungere a ricostruire quello originale?
Nazca ci pone il problema in un modo tanto affascinante quanto estremamente enigmatico.
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