Le più grandi imprese dello Sport

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Etrusco
00lunedì 13 luglio 2009 00:12
Classifica dell'«Independent»
Le più grandi imprese di Atletica Leggera

Da Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936 alla locomotiva umana: il primato di Bolt a Pechino nel 2008

L'atletica leggera, sport regina delle competizioni olimpiche,
nell'ultimo secolo ci ha regalato emozioni a non finire.
Tuttavia ci sono imprese che né il tempo né successivi record riescono a scalfire.

L'Independent di Londra dedica un articolo alle imprese di atletica leggera più emozionanti di sempre. La più antica risale all'Olimpiade del 1924 a Parigi, la più recente l'abbiamo vista appena un anno fa a Pechino.


LA PIÙ GRANDE DI SEMPRE - Come impresa più grande di sempre l'Independent non poteva che scegliere l'exploit di Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
L'atleta di colore vinse ben 4 medaglie d'oro, diventando la stella dei Giochi celebrati nella capitale dell'allora Germania nazista.
Narra la tradizione che un corrucciato Adolf Hitler abbandonò lo stadio per non stringere la mano all'atleta di colore.
Anni più tardi, nella sua autobiografia, Owen smentì parzialmente questo resoconto. Secondo il suo racconto dopo la cerimonia di premiazione l'atleta passò davanti alla tribuna d'onore dove era presente il Fuhrer che si alzò e fece un cenno con la mano alla stella dei giochi olimpici.


Le più grandi imprese di atletica leggera secondo la classifica dell'«Independent»:
al 1° posto c'è quella di Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936

I 4 MINUTI DI BANNISTER - La seconda grande prestazione sportiva presente nella rassegna è quella dell'inglese Roger Bannister, primo uomo a correre la gara di un miglio in meno di 4 minuti. Dopo due anni di preparazione, il 6 maggio del 1954 a Oxford, durante una gara universitaria, Bannister riuscì nell'impresa che la maggior parte degli esperti riteneva impossibile.
Percorse la distanza in 3 minuti e 59 secondi e raccontò la genesi di quest'incredibile performance nell’autobiografia scritta un anno dopo e intitolata «The Four Minutes Miles».



Sul gradino più basso del podio l'atleta giamaicano Usain Bolt. Nonostante alle ultime Olimpiadi di Pechino abbia vinto 3 medaglie d'oro battendo tutti e tre i precedenti record mondiali, Bolt, soprannominato "Lightning Bolt" (Fulmine splendente) rimarrà nella storia per la sua grande performance nei 100 metri:
il corridore stabilì il primato del mondo in 9'69"
, ma gli ultimi 30 metri frenò bruscamente per esultare e arrivò al traguardo anche con una scarpa slacciata. Secondo gli esperti se non avesse ridotto la velocità avrebbe percorso la distanza in 9'55". Un’autentica locomotiva umana.




DA ZATOPEK A EL GUERROUJ - altre imprese leggendarie come quella dell'atleta cecoslovacco Emil Zatopek che all'Olimpiadi di Helsinki nel 1952 dopo aver vinto 5.000 e 10.000 metri decise di partecipare all'ultimo momento anche alla maratona (gara che non aveva mai corso). Contro ogni pronostico (tutti davano per favorito il campione inglese Jim Peters) Zatopek vinse la gara, battendo anche il record del mondo.



Anche le performance del mezzofondista marocchino Hicham El Guerrouj rimarranno nella storia.
Incredibile fu quella portata a termine alle Olimpiadi di Atene nel 2004. Considerato il più grande mezzofondista vivente (ha vinto 4 volte il titolo di campione del mondo), ha incontrato anche tanto sfortuna durante le gare olimpiche: ad Atlanta nel 1996 cadde all'ultimo giro dei 1.500 metri, mentre quattro anni dopo a Sydney si piazzò secondo.
Le Olimpiadi di Atene erano la sua ultima chance.
Memorabili gli ultimi cento metri della gara: lo statunitense Bernard Lagat lo sorpassa, ma il marocchino stringe i denti e al fotofinish supera di nuovo l'avversario.



LA MAMMINA VOLANTE - Tra le imprese portate a termine da una donna sono indimenticabili quelle dell'olandese Fanny Blankers-Koen, soprannominata "la mammina volante" perché quando vinse le 4 medaglie d'oro alle Olimpiadi di Londra nel 1948 aveva 30 anni e aveva due figli.



L'impresa più antica della rassegna è quella del mezzofondista finlandese Paavo Nurmi alle Olimpiadi del 1924 a Parigi: l'atleta riuscì a vincere i 1.500 e i 5.000 metri, correndo le due gare a distanza di due ore.



In classifica non poteva mancare l'impresa a Los Angeles nel 1984 dell'inglese Sebastian Coe.
L'atleta, già vincitore dei 1500 a Mosca nel 1980, si era ritirato dalle competizioni sportive a causa di diversi infortuni.
A Los Angeles, nonostante la forma non perfetta, riuscì a vincere di nuovo i 1.500 metri con una gara eccezionale.




Mitica è anche la prestazione dell'americano Bob Beamon che alle Olimpiadi di Città del Messico stabilì il record del mondo di salto in lungo raggiungendo 8 metri e 90 centimetri (questo record fu battuto solo nel 1991 ed è tuttora la migliore performance olimpica di sempre).



Segue la più famosa delle non-imprese:
quella di Jim Peters che a Vancouver, nel 1954, nei Giochi del Commonwealth durante la maratona entrò nello stadio con diversi minuti di vantaggio. Ma
l'atleta era sfinito e crollò a terra sei volte senza riuscire a raggiungere il traguardo.



Chiude la rassegna Cathy Freeman, atleta australiana, di origine aborigena, che alle Olimpiadi di Sydney fu l'ultimo tedoforo ad accendere il braciere con la fiamma olimpica e successivamente vinse i 400 metri piani.
Secondo l'Independent la Freeman, prima atleta aborigena a vincere una medaglia, fu letteralmente trascinata alla vittoria dal sostegno della folla e nonostante il divieto olimpico di sventolare bandiere non statali durante i Giochi, la vincitrice dei 400 metri fece il giro del campo con in mano un drappo australiano e uno aborigeno.



Fonte: The Independent,
traduzione di Francesco Tortora per il Corriere della Sera
12 luglio 2009



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