Lineare A

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texdionis
00giovedì 24 novembre 2005 14:24
Svelata la lingua segreta del re Minosse

E' stata finalmente decifrata la « lineare A » : adesso sappiamo come parlava il sovrano di Creta.
Un libro del glottologo Mario Negri fa cadere le ultime riserve: dopo quasi quattro millenni il « tempo del Minotauro » esce dalle nebbie del mito.
Un altro capitolo sembra aprirsi nella grande avventura della decifrazione delle scritture scomparse: nella specie, delle scritture cretesi, le più antiche documentate nel continente europeo. In un libro in uscita di cui è autore il glottologo Mario Negri, Scrivono palazzi e labirinti ( editore Dell' Orso di Alessandria) apprendiamo la notizia della decifrazione della scrittura « lineare A » . Anche se la prudenza è d' obbligo ( in questo caso peraltro, gli auspici sembrano ottimi), l' avvenimento, se confermato, potrebbe aprire nuove prospettive negli studi sulla storia della prima Europa. Ma prima di addentrarci nell' argomento, e per consentire ai non addetti ai lavori di comprendere l' importanza dell' evento, sono necessari alcuni cenni alla storia nella quale esso si inserisce. Una storia straordinaria e appassionante, che ebbe inizio nel 1900, quando l' archeologo Arthur Evans, non appena Creta venne liberata dal dominio turco, iniziò gli scavi là dove sorgevano le rovine del Palazzo di Cnosso, e nel giro di una settimana rinvenne alcune tavolette sulle quali si trovavano tracce in tre scritture sconosciute, da lui chiamate rispettivamente « geroglifico cretese » , « lineare A » e « lineare B » . Chi aveva usato quelle scritture? Al momento, quel che si sapeva della storia dell' isola veniva dai resti materiali e dal mito: il re Minosse, per nutrire il Minotauro, nato dall' unione mostruosa di sua moglie Pasifae con un toro, imponeva periodicamente agli ateniesi un atroce tributo, il fiore della sua gioventù, destinato a finire nelle fauci del mostro. Sino al giorno in cui Teseo, l' eroe attico per eccellenza, non riuscì a ucciderlo, con l' aiuto di Arianna, la figlia di Minosse, che si era innamorata di lui. Atene, finalmente, era libera dalla dominazione straniera. La scoperta delle scritture sconosciute ( ovviamente se decifrate) gettava nuova luce sulla storia della Grecia minoica. Ma la decifrazione si rivelò più difficile del previsto: a tutt' oggi ( a prescindere dalla notizia di cui qui si parla) è stata decifrata solo la « lineare B » , l' ultima delle tre scritture, in ordine cronologico. Secondo la datazione più comunemente accettata, infatti, il geroglifico fece la sua comparsa attorno al 2000 a. C., la « lineareA » attorno al 1750, e la « lineare B » attorno al 1450. Ma la decifrazione della « lineare B » ( avvenuta nel 1952 ad opera di Michael Ventris) segnò un momento fondamentale negli studi sul Mediterraneo. Questa scrittura - rivelò Ventris - nascondeva una lingua greca. La civiltà fiorita a Creta e nella Grecia peninsulare a partire dal XV secolo a. C. ( che risultò essere il suo maggior centro politico) era civiltà greca. La storia della Grecia iniziava molto prima di quanto si era sempre pensato. Ma restava - oltre al mistero del geroglifico - il problema della « lineare A » , della qua le la « lineare B » è chiaramente un' evoluzione. Ritenendo che i valori fonetici delle due scritture ( ambedue sillabiche) fossero gli stessi, negli anni Cinquanta e Sessanta studiosi come Peruzzi e Georgiev si misero all' opera, seguendo questa pista. Ma i risultati furono deludenti. Limitiamoci all' esempio più evidente: su due asce rituali era stato possibile leggere idamate, interpretabile subito come Ida ( il monte sacro più alto di Creta) Madre.

Ma mater ( madre) è parola indoeuropea, e nel minoico non ci sono altre tracce di indoeuropeo. A partire dalla metà degli anni Settanta, dunque, si è venuta affermando una linea « negativa » , che revocava in dubbio l' applicabilità dei valori fonetici della « lineare B » alla « lineare A » . Sostenitori di questa linea, in particolare, sono stati Louis Godard e Jean Pierre Olivier, gli autori dell' edizione a tutt' oggi definitiva dei testi in « lineare A » , di cui riportarono foto e facsimili ( non trascrizione e traduzione). La Creta del secondo millennio, insomma, continuava a parlare solo con la voce dell' archeologia e del mito, non della filologia. A questo punto della storia, ha inizio la ricerca di Mario Negri e Carlo Consani, studiosi di scuola rispettivamente milanese e pisana, che oggi ritengono di aver decifrato la « lineare A » . Sembrava strano, ai due studiosi, che copiando una scrittura, come fecero i micenei dai minoici, se ne stravolgessero completamente i valori fonetici. Dunque, si accinsero a dimostrare, caso per caso, la sussistenza del principio « omografia / omofonia » ( stessi segni / stessi valori fonetici). Il metodo si fondava su diverse strategie, di cui qui si dà un esempio: quello delle « sigle » , ossia delle iniziali usate come ideogrammi. Per esempio, la sillaba iniziale NI vale in entrambe le scritture per « fico » . Quindi si doveva pensare che la parola minoica per fico ( in greco, sykon ), iniziasse per NI. Una glossa testimonia che a Creta il fico si chiamava nikuleon . Ecco la parola minoica conservata nella sigla NI. Con questa e altre strategie Negri e Consani ritengono di aver dimostrato la validità del principio « omografia / omofonia » per circa un terzo del sillabario minoico, che conta circa novanta segni. E nel 1999 hanno pubblicato l' intero corpus in « lineare A » con trascrizione e, ove possibile, traduzione, e con prefazione di Giovanni Pugliese Carratelli ( Carlo Consani Mario Negri, Testi minoici trascritti, con interpretazione e glossario , Roma, CNR, 1999). Mario Negri, poi, con la collaborazione di Giulio M. Facchetti, trae le conseguenze linguistiche delle ricerche sopra descritte in Creta minoica , ( Firenze, Olschki, 2003), e soprattutto nell' ultimo Scrivono palazzi e labirinti . Dai testi minoici, segnalano poi i due autori, sembrerebbero riemergere i nomi della divinità sup r e m a ( Ataijowaja ), di Demetra ( Damate ), del labirinto ( dubure ), del sesamo ( sasama), del cumino ( kumina ), del vino dolce ( karoine ), forse della menta. Quali conseguenze gli storici potranno trarre da questa scoperta con riferimento alla storia cretese è troppo presto per dire. Come dicevo in partenza, inoltre, di fronte a simili notizie, anche quando si presentano sotto i migliori auspici, la prudenza è d' obbligo. Sarà l' intera comunità scientifica a dare il verdetto. Ma l' entusiasmo suscitato dalla notizia è grande, così come la speranza di una sua conferma definitiva. Ed è motivo di non poco orgoglio sapere che coloro ai quali sono affidate queste speranze lavorano nelle nostre bistrattate università.
Informazioni: Mario Negri, « Scrivono palazzi e labirinti » , editore dell' Orso, Collama Ellada, tel. 0131.252349, www. ediorso. it; Carlo Consani Mario Negri, « Testi minoici trascritti » , con interpretazione e glossario, Roma, CNR, 1999 ( con prefazione di Giovanni Pugliese Carratelli); Giulio M. Facchetti Mario Negri, « Creta minoica » , Firenze, Olschki, 2003; Louis Godart Jean Pierre Olivier, « Recueil des inscriptions en linéaire A » , 5 voll., Paris, Geuthner, 1976 1885 ( edizione completa dei testi in lineare A); Louis Godart, « L' invenzione della scrittura » , Einaudi, 1992 2001. Informazioni sulla scrittura cretese sul sito: www. scritturedimenticate. iulm. it.

Cantarella Eva

Peppinox
00venerdì 25 novembre 2005 13:19

Questo tipo di traduzione mi lascia dei dubbi, almeno nella forma che è stata descritta dall'articolo.
Devo andare a documentarmi un po' meglio. [SM=x44461]
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