Mons. Marcel Lefebvre, ArciVescovo cattolico (Rito Tridentino & Scisma)

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Etrusco
00lunedì 9 ottobre 2006 14:35
Dedicato a S. E. mons. Marcel Lefebvre, Vescovo cattolico


A grande richiesta, apro questo thread di approfondimento dedicato ad una delle persone più "amate" e "odiate" negli ultimi anni.



Monsignor Marcel Lefebvre
(Tourcoing, Francia, 29 Novembre 1905 - Martigny, Svizzera, 25 Marzo 1991)


E' stato un Arcivescovo Cattolico francese,
tradizionalista ed oppositore delle riforme del Concilio Vaticano II,
in particolar modo dell'accantonamento della Messa di rito tridentino e della celebrazione della Messa in lingua volgare piuttosto che in latino.
Sacerdote dal 1929,
membro della Congregazione dello Spirito Santo dal 1932,
Vescovo dal 1947 e Arcivescovo dal 1948,

fu Vicario Apostolico (1947-55) e primo Arcivescovo (1955-62) di Dakar, delegato per le missioni dell’Africa francese (1948-59), Vescovo di Tulle (1962) e Superiore Generale (1962-1968) della sua congregazione.
Nel 1962 fu nominato da Papa Giovanni XXIII membro della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II;
durante il Concilio assunse un atteggiamento fortemente critico nel confronti del rinnovamento liturgico,
della collegialità episcopale,
dell’ecumenismo e della libertà religiosa.



Il contrasto con Roma
Allo scopo di mantenere viva la tradizione liturgica in latino e, più in generale, la Tradizione della Chiesa,
Monsignor Lefebvre aveva fondato nel 1970 la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX), con un proprio seminario (ad Ecône, in Svizzera, fondato il 7 Ottobre 1970),
che guadagnò l'ostilità di diversi ecclesiastici per la formazione e la mentalità ostile al Concilio Vaticano II.
Il 19 Marzo1975 Lefebvre dichiarò che non si sarebbe mai separato dalla Chiesa,
ma ciò non fu sufficiente a ridurre l'ostilità di parte della gerarchia (l'approvazione alla FSSPX fu infatti ritirata nella primavera del 1975).
Monsignor Lefebvre continuò per la sua strada, tanto che, nel Luglio 1976, venne sospeso "a divinis" (cioè gli fu imposto il divieto di celebrare i sacramenti).
Negli anni successivi, quantunque continuasse le ordinazioni sacerdotali permanendo nella condizione di disobbedienza, ci furono diversi tentativi di dialogo da parte della Santa Sede.
Con Giovanni Paolo II, che ricevette Lefebvre in udienza privata già nel Novembre 1978, i rapporti migliorarono e si riaprì il dialogo con Roma.
Nel 1983 Lefebre lasciò la guida della FSSPX, rimanendone tuttavia l'indiscusso capo carismatico.
Un più risoluto tentativo di riconciliazione tra la Santa Sede e Lefebvre fu compiuto nel 1988, in seguito a una visita apostolica del Cardinale E. Gagnon alla FSSPX (Novembre-Dicembre 1987).
Poco dopo (8 Aprile 1988) una lettera di Giovanni Paolo II al Cardinale Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, tracciava le linee di una proposta che permettesse alla FSSPX di ottenere una collocazione regolare nella Chiesa, in piena comunione con la Sede Apostolica.
Su questa base ebbero luogo diversi incontri tra due apposite delegazioni,
fino a raggiungere l’accordo su un protocollo firmato il 5 Maggio 1988.
Il 5 Maggio1988 Lefebvre ed il Cardinale Ratzinger firmano un protocollo d'intesa
per l'utilizzo dei libri liturgici approvati nel 1962
(gli ultimi che il movimento lefebvriano considera validi, poiché precedenti la riforma liturgica), per la costituzione della FSSPX in società di vita apostolica con particolari diritti e prerogative, e, possibilmente, guidata da un Vescovo.
Il protocollo
comprendeva una dichiarazione di ordine dottrinale ed il progetto di un dispositivo giuridico, nonché di misure destinate a regolare la situazione canonica della FSSPX e delle persone ad essa collegate, e ipotizzava la creazione di una commissione vaticana per coordinare i rapporti con i dicasteri della Curia romana e con i Vescovi diocesani, come pure per risolvere i futuri problemi.
In tale documento, Lefebvre, a nome suo e della FSSPX, promette obbedienza alla Chiesa e al Papa, dichiara di non voler più discutere il Concilio Vaticano II in termini polemici,
accetta in particolare la sezione 25 della Lumen Gentium sul magistero pontificio, riconosce la validità dei nuovi riti della Messa.
Il giorno dopo Lefebvre ritratterà, affermando di essere caduto in trappola e di non potersi astenere dall'ordinare un Vescovo il 29 Giugno successivo, allo scopo di garantire un suo successore alla Fraternità.

Per evitare lo scisma,
il 24 Maggio 1988, Giovanni Paolo II gli concede l'autorizzazione di ordinare un Vescovo
"alla prossima solennità mariana" (nel caso specifico si trattava del 15 agosto);
Lefebvre risponde per iscritto che ha bisogno di non uno, ma di tre Vescovi, e che intende ugualmente consacrarli il 29 Giugno.
Ratzinger gli risponde che, permanendo questo atteggiamento, il permesso di consacrare un Vescovo il 15 Agosto sarebbe stato ritirato.
Di fronte al rifiuto di Roma e all’invito a rimettersi in piena obbedienza alle decisioni del Papa,
Lefebvre, in una lettera del 2 Giugno, esprimeva l’opinione che il momento di una collaborazione franca e efficace non era ancora giunto, e dichiarava di voler procedere alle ordinazioni episcopali anche senza mandato pontificio.
Il 9 Giugno, il Papa chiede ancora una volta di non procedere con tale «atto scismatico».
Il 15 Giugno 1988 Lefebvre annuncia in una conferenza stampa i nomi dei sacerdoti che intende ordinare Vescovi, affermando inoltre che Giovanni Paolo II sarebbe «non cattolico», «scomunicato» e «fuori dalla Chiesa».

L'ordinazione dei quattro vescovi e la scomunica
Nonostante un'ammonizione formale (17 Giugno), il 30 Giugno 1988 Lefebvre ordinava non tre, ma quattro Vescovi, e compiva così un atto scismatico (a norma del canone 751 del Codex iuris canonici), avendo egli apertamente rifiutato la sottomissione al Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti.
Di conseguenza, sia Lefebvre, sia i Vescovi da lui consacrati, incorrevano ipso facto nella scomunica latae sententiae ("sentenza già data", ovvero vi si incorre nello stesso momento in cui si compie il gesto).
La sua scomunica da parte della Chiesa fu formalizzata il giorno dopo, 30 Giugno, a firma del cardinale africano Bernardin Gantin.
Subito dopo, il 2 Luglio 1988, Giovanni Paolo II, con il motu proprio Ecclesia Dei, dichiara il proprio dolore per l'infelice conclusione della questione, parlando esplicitamente di «disobbedienza al Romano Pontefice in materia gravissima e di capitale importanza per l'unità della Chiesa» e di «atto scismatico» che ha per conseguenza diretta la «scomunica».
Tale atto scismatico è dovuto, secondo il Papa, ad una «incompleta e contraddittoria nozione di Tradizione».
La formalizzazione della scomunica riguardò solo i due Vescovi consacranti (Marcel Lefebvre e Antonio de Castro Mayer)
ed i quattro Vescovi appena consacrati (Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta:
a norma del Codice di Diritto Canonico la loro consacrazione è "valida" anche se "illecita",
e sono pertanto Vescovi anche se ancora non riconosciuti dal Papa come appartenenti alla Chiesa Cattolica).


Con la Ecclesia Dei, però, Giovanni Paolo II si spinge oltre, ed istituisce una Commissione per facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti e fedeli legati a Lefebvre con la Chiesa cattolica, nel rispetto delle loro tradizioni liturgiche, e addirittura concede un ampio e generoso "indulto" per l'uso del Messale Romano del 1962.

La forma del decreto di scomunica ha dato avvio a lunghe discussioni sulla reale possibilità che i fedeli e i sacerdoti della FSSPX in buona fede (cioè non deliberatamente e consapevolmente aderenti allo scisma) non siano realmente scomunicati, aprendo pertanto la possibilità del dialogo con la Santa Sede.
Monsignor Lefebvre ha negato la validità della scomunica ricevuta, affermando di
essersi trovato in stato di necessità a causa della
crisi della Chiesa.


La FSSPX ha affermato che la consacrazione poteva essere considerata una disobbedienza, ma non uno scisma, in quanto si trattava di Vescovi ausiliari;
la posizione di Roma è che quella consacrazione rappresenta un atto scismatico (sanzionato regolarmente con la scomunica), seppure in assenza della creazione di una Chiesa scismatica.

Lefebvre morì di cancro nel 1991, fuori dalla comunione della Chiesa poiché non risulta abbia mai dato segni di ripensamento. La scomunica non è mai stata ritirata.

Dopo diversi tentativi, nel mese di Agosto del 2005 c'è stato un primo colloquio formale tra la Fraternità Sacerdotale di San Pio X e la Santa Sede:
Papa Benedetto XVI ha concesso un'audienza al Vescovo Bernard Fellay (attuale Superiore generale della Fraternità).
Il colloquio è stato amichevole, anche se non ha avuto conseguenze.
Monsignor Lefebvre è sepolto nel seminario di Ecône, in Svizzera.

Etrusco
00lunedì 9 ottobre 2006 14:48
San Pio da Pietralcina



L'ultimo Santo a dire la Messa con l'antico Rito Tridentino

(dare le spalle ai fedeli e non all'Altare; recitare in latino, etc.)
nonostante il persecutore Roncalli gli abbia fatto girare l'altare prima dell'ultima Messa,
in modo da far vedere che anche lui facesse la messa rivolta verso il popolo e di spalle al crocifisso (alla fine della Messa S. Pio scoppiò in lacrime). [SM=x44468]
[SM=x44471]

[Modificato da Etrusco 09/10/2006 14.50]

Etrusco
00lunedì 9 ottobre 2006 20:02
Mons. Marcel Lefebvre, Vescovo cattolico









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