Mutu rischia di doversi ritirare!!!

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Mr. Vanculio
00domenica 30 agosto 2009 18:17
Non so se è una bufala o meno, non so se se ne è parlato in questi giorni ma la notizia che ho trovato mi lascia abbastanza attonito.


Fiorentina, clamoroso: addio al calcio per Mutu?

Da lunedì Adrian Mutu rischia di non giocare più a calcio. E questa non è un’ipotesi, ma la prospettiva concreta che in queste ore sta devastando il morale del giocatore.
La Nazione è in grado di ricostruire in esclusiva la vicenda e interpretare gli eventi che stanno cambiando la vita del fuoriclasse romeno, pronto a rivolgersi al Tribunale federale elvetico e alle Supreme corti Europee per combattere la sentenza del Tas, ma consapevole della gravità della situazione: l’ultimatum del Chelsea scade il 31 agosto e dal giorno successivo la società di Abramovich potrà rivolgersi alla Fifa per ottenere la squalifica di Mutu se — ipotesi inverosimile — non sarà pagata in contanti e in un’unica soluzione la multa di 17.173.990 euro, con interessi del 5% annuo.

Il conto alla rovescia è partito dal 31 luglio, giorno in cui il Chelsea ha fatto recapitare a casa del calciatore una raccomandata con la copia della sentenza e i dati bancari per il bonifico sul conto corrente della società londinese, una mossa che Mutu aveva tenuto finora riservata nella speranza di trovare strade alternative, oppure una mediazione con il club inglese. Niente da fare. Atteggiamento chiarissimo da parte del Chelsea: o paghi tutto o ti fermi. Nessuno sconto, zero possibilità di trovare una transazione. E carriera di Mutu a rischio.

Intorno a tutto questo ruotano molti universi, si stanno muovendo legali e federazioni, uomini politici e associazioni. La Fiorentina sta cercando di fare la sua parte coinvolgendo il presidente della Figc, Abete, il sindacato dei calciatori, lo stesso presidente dell’Uefa, Michel Platini. I Della Valle sono venuti a conoscenza della situazione una settimana fa e da allora, non solo di fronte alla prospettiva di perdere il patrimonio tecnico di Mutu, ma anche per sostenerlo come persona psicologicamente prostrata, si sono mobilitati cercando agganci e soluzioni.

A livello politico il senatore Achille Totaro (Pdl) presenterà un’interrogazione parlamentare sul caso e coinvolgerà fra l’altro anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «I giocatori sono comunque lavoratori subordinati — dice Totaro —, la vicenda Mutu è molto delicata e credo dovrà essere presa in esame dai vertici del governo. Fra l’altro il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, è fiorentino: credo che sia un dovere coinvolgerlo».

C'è da parte di molti la sensazione che l’accanimento giudiziario contro Mutu rappresenti un grimaldello per cambiare i rapporti fra le società (i datori di lavoro) e i calciatori (dipendenti subordinati), che da qui in poi in caso di inadempienze sarebbero passibili di licenziamento e richiesta danni da parte dei club. La battaglia giudiziaria contro Mutu comincia il 28 ottobre 2004, giorno del licenziamento deciso dal Chelsea. Da allora si scatena il vortice della giustizia sportiva arbitrale che (dopo 6 decisioni) riconosce l’esclusiva responsabilità del giocatore nell’aver determinato lo scioglimento del contratto. Una mazzata.

Ma alcuni passaggi giuridicamente singolari lasciano aperta l’ipotesi di vizi procedurali: ci si chiede per esempio come mai due giudici (un tunisino e uno spagnolo) abbiano fatto parte in due momenti diversi delle giurie chiamate a prendere decisioni sul conto di Mutu. Ci si domanda perché un lavoratore dipendente debba risarcire l’azienda che lo ha licenziato unilateralmente e la somma della multa sia proporzionale al contratto stipulato fra due società che hanno stabilito un valore di mercato ics.

C’è una novità: Mutu è il primo a rispondere della richiesta danni, ma potrebbe essere affiancato anche da Juventus e Livorno (i bianconeri rilevarono a costo zero il cartellino del giocatori, il Livorno è la società che lo ha tesserato per prima dopo la squalifica). Questo emerge dagli atti dell’ultimo dibattimento al Tas, perché un intervento degli avvocati del Chelsea fa esplicito riferimento alle responsabilità di chi ha acquisito le prestazioni del giocatore senza pagare il prezzo del cartellino. Il riferimento legale coinvolge Matuzalem, che insieme al Real Saragozza è stato condannato a pagare 13 milioni di euro dopo aver lasciato lo Shakhtar Donetsk: una vicenda diversa rispetto a Mutu (licenziato dal Chelsea), ma il precedente esiste.

(La Nazione)
L.T.

calciomercato.com
il tobas
00domenica 30 agosto 2009 21:34
E il problema più grave è che a questo punto non so se riconfermarlo al fantacalcio o tenermi quei soldi per puntare ad un altro attaccante
bernacca1
00domenica 30 agosto 2009 23:17
Tranquilli, è una remota possibilità, come ha detto il presidente del TAS. Può succedere se Mutu si rivolge ad un tribunale civile o se non trova un accordo con il Chelsea per il pagamento della multa.
bernacca1
00martedì 15 settembre 2009 15:32
Nelle ultime settimane si è molto discusso del "caso Mutu", che merita una analizi delle circostanze e delle ragioni in virtù per le quali è maturata una vicenda di non certo usuale frequenza nel mondo sportivo. Tutto nasce da una grave violazione contrattuale del giocatore nei confronti della società di appartenenza: l'assunzione di sostanze proibite in costanza di rapporto di lavoro. In conseguenza del fatto il Chelsea si è attivato davanti al Collegio arbitrale competente chiedendo e ottenuto la risoluzione del contratto per giusta causa. Ciò ha costituito le premesse per il riconoscimento del risarcimento dei danni. Cercheremo di spiegare i passaggi logico-giuridici della vicenda, in primo luogo esaminando in quale modo si sia arrivati alla determinazione dell'indennizzo, e se si possano rinvenire società calcistiche soldamente responsabili con il calciatore rumeno.

Il TAS nella determinazione dell'importo ha semplicemente individuato tutti i costi sostenuti per l'acquisizione delle prestazioni del calciatore che non risultavano essere ammortizzati al momento dell'interruzione del rapporto. Considerando infatti che nell'agosto del 2003 il calciatore si è trasferito al club londinese per 22,5 milioni di Euro e che lo stesso aveva onorato solo una delle cinque annualità che lo legavano al club, il TAS ha imposto ad Adrian Mutu di pagare una somma superiore ai 18 milioni di euro, dato che ai 17.173.990 Euro, più volte richiamati nelle testate giornalistiche in questi giorni, devono essere aggiunti anche gli interessi e le ulteriori spese processuali. La somma, che a prima vista potrebbe apparire elevata, è comunque da ritenersi proporzionata al valore del calciatore e all'effettivo danno arrecato al Club.



Come è noto la particolarità della fattispecie è che la sentenza, emanata nei confronti del giocatore, che da solo è stato condannato al pagamento di una ingente somma di denaro non abbia coinvolto la responsabilità solidale del club successivo di tesseramento, ma abbia rinvenuto nel solo giocatore rumeno l'unico soggetto passivo dell'obbligazione risarcitoria. Tale elemento differenzia il caso Mutu da altri precedenti dello stesso TAS (ad esempio il caso Matuzalem) ove la sanzione pecuniaria alla quale il giocatore era stato condannato era di poco inferiore ai dodici milioni di Euro, me che non suscitò però lo stesso scalpore, proprio perché accompagnata dalla condanna solidale della società alla quale il calciatore era successivamente pervenuto, il Real Saragozza.



Analizziamo le ragioni per le quali il Chelsea ha agito solo nei confronti del calciatore rumeno senza allargare la controversia né al Livorno o alla Juventus, come da alcuni fatto notare. Anzitutt l'art. 17, par. 2, del Regolamento FIFA sullo Status e trasferimento dei Calciatori, limita la responsabilità solidale alla Società calcistica alla quale il calciatore sia pervenuto dopo l'interruzione del rapporto con la Società di provenienza, quindi unicamente al Livorno, escludendo le società successive, vale a dire Juventus e Fiorentina. Comunque il citato paragrafo è stato inserito fra le norme solo nell'edizione del 2005. Nel caso specifico è risultata applicabile quindi l'edizione precedente del Regolamento, ecco perché il Chelsea ha limitato l'azione al solo Mutu. In linea squisitamente teorica, ai sensi dell'art. 23 del Regolamento del 2001, avrebbe potuto casomai sostenere la responsabilità del Livorno riguardo alla intervenuta interruzione del rapporto di lavoro: in tale disposizione infatti il tentativo di tesserare un calciatore che avesse rescisso unilateralmente un contratto avrebbe potuto essere considerato una induzione alla rescissione del contratto stesso, con conseguente successiva responsabilità della Società stessa: ipotesi però difficile da ritenersi sussistente nel caso Mutu, visto che dal competente Collegio Arbitrale la responsabilità contrattuale era stata ritenuta riferibile esclusivamente al calciatore. Tale strada non sarebbe oggi neanche più percorribile dato che la DRC non può prendere in considerazione ed attivare procedimenti nei due anni successivi al verificarsi dell'evento. E' ovvio come sia oggi decorso ogni relativo termine e che la sentenza sia ormai da ritenersi definitiva in sede sportiva e produttiva di effetti solo tra le parti. C'è poi da domandarsi se il calciatore rumeno possa essere oggi squalificato, ove non provveda a tale pagamento: la risposta non può che essere affermativa. La Commissione disciplinare della FIFA ha infatti la possibilità di escludere dalle partite ufficiali il calciatore stesso. Sul punto esiste, inoltre, il precedente dell'Arges Pitesti. Mutu come "ultima possibilità" potrebbe adcire il Tribunale Federale Svizzero, ma si tratterebbe di un ricorso all'autorità giudiziaria ordinaria in sede civile, al quale il calciatore dovrebbe essere preventivamente autorizzato dagli organi sportivi sotto pena di severe squalifiche ed ulteriori sanzioni. Insomma, la vicenda, almeno sostanzialmente, sembra destinata a finire qui: c'è da ritenere infatti che la fattispecie non induca più a sconti, riduzioni o economie.



Massimo Mereu (docente del Master "Diritti e Management dello Sport" Università Telematica E-Campus di Noverate) - Guerin Sportivo
il tobas
00martedì 15 settembre 2009 16:09
Alla fine chi ci ha guadagnato in questa vicenda è solo la Juventus che ha teserato un giocatore gratis e successivamente ci ha guadagnato rivendendolo.

Ma una sentenza simile non può diventare un precedente per cui le società potranno chiedere un risarcimento ai loro calciatori per tutte le squalifiche di un certo peso?

Ad esempio il Palermo potrebbe chiedere a Carrozzieri un risarcimento proporzionato al costo d'acquisto per il suo cartellino?

E il Saragozza che da 2 anni deve al Milan gli 11 milioni per oliveira (che oltretutto ha già rivenduto per 12) non rischia niente?
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