Profumo di guai

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Etrusco
00venerdì 10 ottobre 2008 00:04
VOLEVA LA POLITICA FUORI DALLA BANCA, ORA C'È QUALCUNO OLTREOCEANO CHE CHIEDE A PROFUMO DI STAR FUORI

Il terremoto continua e le onde sismiche attraversano Unicredit scuotendo la placca teutonica di Alessandro Profumo.

In genere le scosse durano 30 secondi e in alcuni casi qualche minuto, ma quello che sta succedendo intorno alla prima banca italiana sembra essere un sisma senza fine.
Stamane il titolo è crollato in Borsa nonostante la forte offensiva mediatica che l'ex-boyscout genovese ha scatenato ieri.
Con un ritardo in gran parte incomprensibile, Profumo sembra aver capito il valore della comunicazione ed è apparso in televisione con l'apparato anatomico un po' dimesso e le parole strangolate.
Nulla di paragonabile al trionfalismo che si porta dentro chi si ritiene un genio sublime, ma nemmeno un visibile tormento da sensi di colpa.

Con una raffica di dichiarazioni il banchiere 51enne ha voluto tranquillizzare i dipendenti, i manager, gli operatori di Borsa, gli analisti e soprattutto i clienti.

Per i 180mila dipendenti ha usato la intranet che collega 23 paesi dove opera Unicredit e dove Antonella Massari, responsabile comunicazione, lo ha intervistato in lingua inglese.
Ai top manager della banca ha chiesto qualcosa di più:
mettete mano al portafoglio e comprate azioni
ricordandovi le parole del Papa che pochi minuti fa ha detto che "i soldi sono niente".
Con l'entusiasmo dei giapponesi che si lanciavano su Pearl Harbour, Sergio Ermotti, Roberto Nicastro e Paolo Fiorentino hanno aperto il portafoglio cacciando 200mila euro a testa, una cifra da "rom rumeno" rispetto ai compensi percepiti, ma di alto significato simbolico.

Agli operatori di Borsa (un popolo ignaro e ignorante che confonde Popper con una marca di reggiseno e Apollinaire con un celebre ristorante di Parigi) ha sottolineato le turbolenze dei mercati e il valore del piano di ricapitalizzazione.
Una parola l'ha detta anche agli analisti che si dimostrano scettici rispetto al giro contabile dell'aumento di capitale e al ruolo di Merrill Lynch nell'operazione.


Il banchiere Alessandro Profumo

Abbiamo commesso degli errori - ha fatto mea culpa Profumo - e li abbiamo commessi in Ucraina, Kazakhstan, Germania, Austria e nella stessa Capitalia, "col senno di poi forse sarebbe stato meglio aspettare".
Perbacco!, era dai tempi del partito comunista di Togliatti e Natta che non si sentivano autocritiche così feroci, e questo outing sul quale piovono consensi sembra non bastare.

Qualcuno dietro le quinte ricorda l'entusiasmo con cui nel maggio dell'anno scorso fu annunciata la fusione con Capitalia, un'operazione che Geronzi e Profumo si vantarono di aver portato a compimento in 17 giorni soltanto.
Forse col senno di poi bisognerà stare attenti a mettere in piedi un colosso da 100mila miliardi in un paio di settimane, e con il senno di oggi bisognerebbe ammettere che impiegare un anno per trasferire il Banco di Sicilia sulla piattaforma informatica del Gruppo Unicredit è un tempo esageratamente lungo.


Il Profumo di ieri è comunque senza arabeschi e senza accenti autoreferenziali;
ha ringraziato il mondo politico e ha detto che la politica resterà sempre fuori dalla sua Banca.
Ma c'è qualcuno oltreoceano che chiede a lui di star fuori ed è il "Wall Street Journal"

che spara un durissimo attacco dal titolo "L'atteggiamento di rifiuto di Profumo macchia l'immagine di Unicredit". Sono parole esagerate, ma resta il fatto che la speculazione continua e se continuerà di questo passo il panettone di Natale sarà un miraggio.

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Etrusco
00domenica 12 ottobre 2008 13:06

PER I NOSTRI BIG BANCARI 150 MILIARDI DI BOND IN SCADENZA: ECCO IL VERO INCUBO
- LA CRISI DI LIQUIDITÀ, IL DIFFICILE RIFINANZIAMENTO, ADDIO PRESTITI ALLA CLIENTELA
- VOCI SMENTITE DI DIMISSIONI DI PROFUMO: HA IL SUPPORTO DEI GRANDI SOCI (PER ORA)



1 - PER I NOSTRI BIG BANCARI 150 MILIARDI DI BOND IN SCADENZA: ECCO IL VERO INCUBO
Antonella Olivieri per il Sole 24 Ore


Solo a considerare otto delle maggiori banche quotate a Piazza Affari - UniCredit, Intesa- Sanpaolo, Mps, Ubi, Bpm, Banco Popolare, Italease e Mediobanca - si arriva a sfiorare la cifra di 150 miliardi di euro di bond in scadenza da qui a fine 2009, di cui 25 miliardi nell'ultimo scorcio del 2008. Non c'è solo il problema deiratios di vigilanza da sistemare, ma da affrontare c'è anche la questione di come rifinanziare la montagna di obbligazioni che arriverà a maturazione nei prossimi mesi.



Un problema che, sommandosi a quello già conclamato del mercato interbancario, non potrà che essere affrontato a livello di sistema, perchè in caso contrario le conseguenze potrebbero essere pesanti per l'intera economia. Non a caso l'argomento sarebbe stato oggetto di attenzione anche all'incontro che si è tenuto in settimana tra Tesoro, Banca d'Italia, Abi, Confindustria, presente Mediobanca.

Secondo i dati raccolti dall'ufficio studi di Piazzetta Cuccia tra 600 istituti di credito italiani (sono disponibili per ora quelli aggiornati al 2006), se, per assurdo, dovessero inaridirsi del tutto entrambi i canali di finanziamento dell'interbancario e dei bond, per le banche, che dovrebbero appoggiarsi ai soli depositi, verrebbero meno 560 miliardi di provvista. Con la conseguenza che, in assenza di altri provvedimenti, le banche si vedrebbero costrette a ridimensionare di oltre il 40% i prestiti alla clientela.



Un'ipotesi dell'irrealtà, che rende però l'idea di come sia essenziale assicurare l'efficiente funzionamento del mercato dei capitali, ripristinando quelle condizioni di normale operatività che al momento non ci sono.

Il mercato interbancario, di fatto, è attivo solo sulle scadenze più brevi, che arrivano fino alla settimana, grazie solo alla disponibilità della Bce a concedere finanziamenti illimitati alle banche, sempre a fronte però di adeguate garanzie. Sulla scadenza a tre mesi dell'Euribor - che è alla base di parecchie indicizzazioni tra le quali quella dei mutui a tasso variabile - la situazione invece non è cambiata granchè: resta la diffidenza tra gli stessi istituti che paralizza i prestiti interbancari e preme sul costo del denaro all'ingrosso.

Tant'è che giovedì l'Euribor a tre mesi era rimasto incollato ai livelli del giorno prima, senza minimamente adeguarsi al calo di mezzo punto dei tassi ufficiali deciso mercoledì dalle banche centrali. E anche ieri l'allentamento si è limitato a una manciata di punti base.
Sul mercato c'è chi cita l'esempio della Gran Bretagna che ha garantito per le maggiori otto banche del Paese come modello da adottare a livello europeo.



Perchè così, in presenza di interventi non concertati nè omogei - spiega Giuseppe Attanà, presidente dell'associazione dei tesorieri - il mercato è troppo segmentato e non è possibile lavorare. Certo, il rischio è che l'intervento statale finisca per premiare le dimensioni degli istituti, tralasciando i criteri di solidità ed efficienza. Ma l'importante, in una situazione completamente anomala, è salvaguardare la tenuta del sistema.

Quanto alle obbligazioni, è ormai da settimane che gli scambi si sono rarefatti anche sui bond delle banche ritenute più affidabili e chi ha ritenuto di ricorrere al mercato, come si è visto nel caso del convertibile annunciato dall'UniCredit, ha dovuto offrire condizioni molto allettanti per i sottoscrittori (con uno spread di 450 punti base sull'Euribor, la cedola sul prestito perpetuo di Piazza Cordusio sfiora il 10%) e molto onerose per l'emittente.

Gli spread sui credit default swap (le "polizze" contro il rischio di fallimento) sono balzati a irrealistici livelli d'allarme sui titoli finanziari di tutta Europa, raggiungendo sugli indici che ricomprendono 25 primarie istituzioni europee (tra le quali anche UniCredit, Intesa e Mps) punte di 150 bp a settembre.



Di conseguenza l'intero quadro d'insieme è alterato. In queste condizioni, non sarà facile riuscire a rifinanziare i bond in scadenza a condizioni accettabili. Un problema che non è solo dei singoli istituti - Intesa-Sanpaolo ha quasi 44 miliardi di obbligazioni in scadenza da qui a fine 2009 (i prestiti in scadenza fino al prossimo mese di dicembre sono però già stati rifinanziati), UniCredit 26,6, Banco Popolare 21,2, Mps 20,7, Ubi 20,5 - ma appunto dell'intero sistema economico, con le imprese che guardano preoccupate all'evolversi della situazione perchè, in mancanza di soluzioni adeguate, saranno dolori per tutti.




2 - VOCI SMENTITE DI DIMISSIONI DI PROFUMO, CHE HA IL SUPPORTO DEI GRANDI SOCI
Andrea Greco per La Repubblica


Le banche italiane, al di là delle doverose dichiarazioni di fiducia e tranquillità, iniziano ad avere un po´ di paura.

Ma non tanto dei mercati e della crisi, dato che con quella ci convivono da mesi. Iniziano ad aver timore dell´abbraccio mortale dello Stato padrone, una paura più recente, del tutto nuova, che viene accarezzata ogni giorno con l´interpretazione delle parole del presidente del Consiglio.



«Non ci sono situazioni così evidenti - ha detto Silvio Berlusconi riferendosi al caso Unicredit - al massimo, situazioni in cui, forse, per migliorare le cose, un minimo di aumento di capitale, non che sia necessitato, ma è utile». Mancava un´ora alla chiusura di Piazza Affari e non risulta che il listino si sia giovato di quelle parole. Banco Popolare ha perso il 12,94%, Ubi Banca il 12,07%, Mps l´8%, Bpm il 5,6%, Intesa Sanpaolo il 5%.

Sono, a eccezione di Ubi, gli istituti che hanno un indice di patrimonializzazione Core Tier 1 tra i più bassi del sistema. Sono quelli che analisti e investitori "puntano" quando il capo del governo parla di prossimi aumenti di capitale. Berlusconi ha comunque aggiunto che l´esame che Bankitalia sta svolgendo della situazione dà «risultati molto positivi, e nessun istituto di credito è in difficoltà».

Gli occhi di tutto il mercato, comunque, sono puntati verso Washington, dove il G7 è chiamato a misure di sostegno straordinarie al sistema globale: si parla di nazionalizzazione di Goldman Sachs e Morgan Stanley, e di provvedimenti forti sulla liquidità, come taglio di tassi o garanzie sui prestiti interbancari.

L´aumento di capitale ce l´ha invece alle spalle Unicredit,

che ha convocato l´assemblea straordinaria il 12, 13 e 14 novembre per approvare la ricapitalizzazione da 3 miliardi annunciata domenica scorsa. La cifra prevista è 3,08 euro per azione, ma con l´andamento del titolo - che anche ieri ha perso più di tutti a Milano: il 13% a 2,32 euro - è quasi impossibile che torni a quei livelli entro un paio di mesi. Quindi i 3 miliardi che non arrivano dalla distribuzione di cedola in azioni saranno sottoscritti dal nocciolo duro dei grandi soci Unicredit, tramite il prestito convertibile.


Nella recrudescenza venditrice vista ieri («settimana scorsa è stata brutale, questa settimana è l´Armageddon», sintetizza un operatore) sono tornate a spargersi le voci di dimissioni di Alessandro Profumo, l´ad della banca di Piazza Cordusio. Ma dall´istituto si nega che il banchiere possa fare un passo indietro spontaneamente, e si ricorda che pochi giorni fa il cda - unico organo deputato a scegliere i manager - ha dato unanime fiducia alla dirigenza. Ieri c´è stato un altro segnale, dal consiglio di Fondazione Crt, socio al 4% che ha approvato la sua parte di investimento in Unicredit fino a 500 milioni. Il socio piemontese ha rilevato «non solo la solidità patrimoniale, ma la presenza di notevoli riserve di valore» nella banca.

A proposito di Intesa, l´altra grande banca nazionale cui non sarà facile, in queste condizioni, rafforzare come annunciato da mesi il capitale, ieri il dg Pietro Modiano da Madrid ha detto: «Le banche italiane usciranno dalla crisi forti. Vincono le banche che sono attaccate all´economia reale e che non se ne erano staccate». Dentro il gruppo di Ca´ de Sass, comunque, il banchiere ha evocato un clima «di straordinaria tranquillità». Ma l´eventuale tranquillità, quella vera, è nelle mani dei leader del mondo che si ritrovano a Washington.




[12-10-2008]

Etrusco
00giovedì 13 novembre 2008 21:31
1 LA STAMPA VS PASSERA...
Da "il Riformista" -
Torino va apertamente in guerra contro Milano.
Nello scontro sugli assetti di potere all'interno di Intesa- San Paolo, dove è in atto la lotta tra il capo azienda Corrado Passera, che rappresenta l'anima milanese, e Pietro Modiano, anima torinese, "La Stampa" si schiera, ovviamente, dalla parte piemontese. Ieri il giornale diretto da Giulio Anselmi ha pubblicato un editoriale e tre articoli.
L'editoriale di Luigi La Spina attaccava frontalmente il capo esecutivo di Intesa San Paolo:
"da quando Passera si è fatto promotore e principale sponsor della cordata Colaninno per il salvataggio dell'Alitalia,
si sono cominciati a vedere nelle mosse dell'ad di Intesa San Paolo i segni rivelatori di una progressiva e crescente influenza del centrodestra in tutto il mondo bancaro e finanziario italiano".



2 - Unicredit: Consob, Libia ha 4, 61% ...
(ANSA) - La Central Bank of Libya detiene il 4,613% del capitale di UniCredit.
[SM=x44497]
E' quanto emerge dalle rilevazioni della Consob lo scorso 6 novembre.
La comunicazione aggiorna la precedente rilevazione del 9 ottobre quando la Banca centrale aveva comunicato il possesso diretto di una quota del 3,025% (4,23% complessivo considerando le quote in mano alle controllate).
'La data - spiega la Consob - si riferisce all'ultima operazione effettuata sul titolo'.

3 - UNICREDIT: RESTI, POTREBBE AVERE BUONI MOTIVI PER EVITARE AIUTO STATO...
(Adnkronos) -
Unicredit potrebbe avere "buone ragioni" per rifiutare aiuti di Stato, anche se "per la media banca italiana un aiuto pubblico potrebbe essere una 'mano santa' per reggere la concorrenza sleale dei tedeschi, degli irlandesi e di altre banche che sono state generosamente aiutate" dai rispettivi governi. E' l'opinione di Andrea Resti, professore di Economia degli Intermediari finanziari all'Universita' Bocconi di Milano e direttore del Carefin (Centre for Applied Research in Finance), dopo le parole dell'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, per il quale la banca esaminera' eventuali aiuti pubblici nei Paesi in cui opera "nell'interesse di tutti gli azionisti".

4 - Rendimenti Btp 2013 sotto il 4% ...
(ANSA) -
Rendimenti in calo per il BTp decennale offerto oggi in asta dal Tesoro con un tasso del 3,90%, in ribasso di 32 centesimi di punto. Hanno segnato impercettibili aumenti i rendimenti dei BTp scadenza 2039 e 2037 che hanno registrato rispettivamente un tasso del 5,28% (+0,07) e 5,22 (+0,02). Buona la risposta da parte del mercato con richieste superiori agli 8 miliardi di euro, a fronte dei 4,9 miliardi complessivi offerti.

5 - Gemina: indebitamento a 1, 37 mld...
(ANSA) -
Gemina chiude il terzo trimestre dell'anno con un indebitamento finanziario netto di 1,37 miliardi di euro. L'indebitamento della holding di Aeroporti di Roma si riduce cosi' di 53,9 milioni di euro rispetto allo scorso 31 dicembre 2007. I ricavi nel trimestre sono ammontati a 167,9 milioni e nei nove mesi a 443,1 milioni.

Etrusco
00lunedì 23 marzo 2009 19:18
1 BORSA: ACCELERA NEL FINALE CON BANCHE E WS, MIBTEL +4,66%...
(Agi) -
Finale di seduta con il botto in piazza Affari: grazie all'accelerazione impressa dal recupero di Wall Street, e' ulteriormente migliorata la performance, gia' positiva, di Milano, che si conferma in chiusura la migliore d'Europa grazie soprattutto alle performance record dei titoli bancari.
Il Mibtel mette a segno un progresso del 4,66% mentre l'S&P/Mib sale del 5,77%. Elevati ma inferiori alle ultime sedute della scorsa settimana i volumi dell'attivita', 1 miliardo di azioni scambiate per un controvalore di 2,2 miliardi.
Alla base del rialzo dei listini di tutto il mondo c'e' il piano Geithner per lo smaltimento degli asset tossici dai portafogli delle banche: e infatti, in piazza Affari come nelle altre internazionali, sono i principali bancari i titoli che hanno registrato le performance piu' significative.
In particolare Unicredit in rialzo del 15% a 1,4 euro,
e Intesa Sanpaolo del 9,37% sopra i 2 euro.



2 - BORSE EUROPEE: VOLANO GRAZIE A PIANO USA PER ASSET TOSSICI...
(Agi) -
Il piano annunciato dal Tesoro Usa per ripulire le banche dagli asset tossici mette le ali alle borse europee che, sulla scia della corsa di Wall Street, chiudono in forte rialzo. L'indice Ftse100 di Londra avanza del 2,86% a 3.952,81 punti, il Dax di Francoforte sale del 2,65% a 4.176,37 punti, il Cac40 di Parigi prende il 2,81% a 2.869,57 punti, il Mibtel di Piazza Affari, la migliore in Europa, guadagna il 4,66% a 12.678 punti.

3 - PROFUMO: IL MERCATO APPREZZA I NOSTRI RISULTATI...
(Agi) -
"Evidentemente il mercato ha apprezzato i nostri risultati": e' il commento dell'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, al rialzo record del titolo che in Borsa sta salendo del 14,4%.
Profumo ha pero' reagito con un certo fastidio all'ipotesi che il recupero di questi giorni segni la "fine della paura": "il problema non e' certo quello dell'andamento del titolo - ha osservato - noi sapevamo come andava l'attivita' anche prima dell'approvazione del bilancio - ha aggiunto, riferendosi alla reazione positiva del mercato dopo la diffusione dei dati 2008 e dell'utile di 4 miliardi.

4 - E ORA LO TSUNAMI FINANZIARIO COLPISCE IL CREDITO COOPERATIVO...
Da "La Stampa" -
La crisi investe il credito cooperativo. Le autorità federali americane hanno assunto il controllo della Us Central Federal Credit Union e della Western Corporate Federal Credit Union, due casse di credito cooperativo che gestiscono asset per 57 miliardi di dollari. L'intervento della National Credit Union Administration (Ncua), l'ente di vigilanza, è stato necessario per far fronte al deterioramento della liquidità che aveva creato «un'intollerabile concentrazione del rischio». La manovra riflette le difficoltà del settore, che potrebbero richiedere una «ristrutturazione dell'intero network in tempi brevi», avverte Michael Fryzel presidente della Ncua. La cassa di credito cooperativo è un'istituzione finanziaria controllata dai propri membri: negli Usa ce ne sono circa 7800 operatori che servono complessivamente 90 milioni di clienti.

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