Retroscena sulla morte di Karol

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Nikki72
00domenica 29 aprile 2007 20:03



Hanno scelto l’eutanasia, quella definita “passiva”, per porre fine al pontificato di Giovanni Paolo II. A giustificare questa scelta, solo la breve nota di venerdì mattina, 1 aprile, nella quale l’entourage vaticano del pontefice informava la comunità internazionale che il papa, nonostante l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, aveva chiesto di non essere trasportato al Policlinico Gemelli e desiderava rimanere nel suo appartamento. Fino a che punto questa precisa e decisiva volontà sia stata realmente espressa da Karol Woytila è e resterà un punto decisamente impossibile da dimostrare. Di sicuro sta proprio nell’attribuzione di quella scelta (al pontefice, oppure ai cardinali che lo circondavano come Ratzinger, Ruini, Sodano) il significato politico che dobbiamo attribuire al dopo Wojtyla nel suo complesso. E’ evidente infatti che in una condizione di aggravamento repentino – come quello verificatosi il 30 marzo, pur nelle già precarie condizioni generali – e soprattutto avendo a disposizione una apposita struttura attrezzata al Gemelli, l’indicazione medica “nel segno della vita” doveva essere quella di trasferire immediatamente il pontefice in ospedale, dove le cure rianimative sono di gran lunga diverse rispetto a quelle che è possibile praticare in un appartamento vaticano. Si è scelta invece l’eutanasia passiva. Alcuni do*****enti mostrano come possa risultare difficile attribuire questa decisione a Giovanni Paolo. A cominciare dalle parole che pronunciò l’11 febbraio 2004 in occasione della Giornata del malato: «Nessuno ha il diritto di sopprimere la vita di un paziente a causa della sofferenza. La sofferenza è sempre una chiamata a praticare l’amore misericordioso. Chi soffre non sia mai lasciato solo». O l’enciclica Evangelium vitae del 1995: «Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell'esistenza di chi soffre, l'eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...] Si raggiunge poi il colmo dell'arbitrio e dell'ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. [...]. Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone». Infine il messaggio quaresimale del 2005: «Il comandamento divino "non uccidere!" vale pure in presenza di malattie, e quando l’indebolimento delle forze riduce l’essere umano nelle sue capacità di autonomia».

Sempre a poche settimane fa risale il messaggio rivolto dal pontefice ai lavori dell’assemblea annuale della Pontificia Accademia per la Vita, quando ricorda che il termine «“qualità di vita” è oggi interpretato come efficienza economica, consumismo sfrenato, bellezza e piacere della vita fisica, dimenticando le dimensioni più profonde dell’esistenza, come quelle interpersonali, spirituali e religiose. Nella società del benessere, la nozione di qualità della vita viene ridotta ad una capacità di godere e di sperimentare il piacere». Per la stessa ragione proprio il presidente della Pontificia Accademia della Vita, monsignor Elio Sgreccia, solo pochi giorni fa aveva condannato la decisione di staccare le macchine che tenevano in vita Terry Schiavo perché «può essere considerata una persona umana viva, privata di una coscienza piena, i cui diritti giuridici devono essere riconosciuti, rispettati e difesi». Secondo il prelato, inoltre, in questo caso la sonda gastrica di alimentazione non può essere considerata un “mezzo straordinario”, né uno strumento terapeutico. Monsignor Sgreccia ritiene che la decisione della giustizia nordamericana, che ha stabilito che la sonda venisse staccata, «è una morte provocata in modo crudele. Non è un atto medico. Si tratta di togliere acqua e cibo per provocare la morte».

Eutanasia passiva
E qui entra la sottile distinzione fra eutanasia diretta e passiva, cui forse hanno fatto ricorso i cardinali presenti accanto al papa nelle sue ultime ore. Secondo il Catechismo ufficiale, infatti, la Chiesa cattolica rifiuta il cosiddetto “accanimento terapeutico”: «Si intende che può essere legittima l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate ai risultati sperati. In questo modo non si vuole provocare la morte; si accetta il fatto di non poterla impedire. In questi casi la decisione deve essere presa dal paziente, se ha la competenza e la capacità per farlo; in caso contrario da quanti hanno diritti legali, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente». Era precisamente questa la situazione clinica nella quale versava il papa quella mattina del 31 marzo, quando si decise di non ricoverarlo nei suoi appartamenti protetti del Policlinico per cercare di tenerlo in vita? E come si poteva prevedere, in quel momento, che le cure adottate in ospedale potessero configurarsi come un “accanimento terapeutico”? Lungo questa linea di confine tra la scelta personale di accettare la morte, o la consapevole decisione di sottrarlo alle cure ospedaliere tese a prolungarne la fragile esistenza, si muovono gli interrogativi sulle ultime ore di pontificato dell’uomo che ha cambiato il corso della storia.

www.fisicamente.net/index-95.htm

Che ne pensate? a me inquieta non poco l'idea che abbiano deciso di "staccare la spina", magari anche contro la volontà del paziente... e sono gli stessi che poi dicono continuamente che staccare la spina è una cosa che non si fa mai in nessun caso... [SM=x44472]

siderius
00domenica 29 aprile 2007 23:34
Mah.. [SM=x44464]
Nn vorrei che alla fine avesse prevalso il fine pragmatico di nn lasciare la Santa Sede sguarnita per un tempo "indefinito"...
Nn sarebbe la prima volta che il Vaticano predicasse tanti bei propositi per poi applicarne degli altri...a lui più favorevoli.
Ma nn lo sapremo mai.
Adam Selene
00domenica 29 aprile 2007 23:45
Secondo me ci fu semplicemente il rifiuto dell'accanimento terapeutico contro il quale GPII mi pare che si fosse già espresso apertamente.
Etrusco
00lunedì 30 aprile 2007 12:23
Re:

Scritto da: Adam Selene 29/04/2007 23.45
Secondo me ci fu semplicemente il rifiuto dell'accanimento terapeutico contro il quale GPII mi pare che si fosse già espresso apertamente.



[SM=x44458]
Nikki72
00lunedì 30 aprile 2007 14:04
Re:


Scritto da: Adam Selene 29/04/2007 23.45
Secondo me ci fu semplicemente il rifiuto dell'accanimento terapeutico contro il quale GPII mi pare che si fosse già espresso apertamente.





Lo spero, ma so anche che la Chiesa non poteva permettersi un papa in stato vegetativo per chissà quanto tempo, mi spiego? cmq voglio credere che non sia successo niente di male, è morto naturalmente e basta [SM=x44476]
Etrusco
00lunedì 30 aprile 2007 19:37
Re: Re:

Scritto da: Nikki72 30/04/2007 14.04





... la Chiesa non poteva permettersi un papa in stato vegetativo per chissà quanto tempo,...



Ovviamente c'è sempre la ragion di Stato
e la storia c'insegna che son state commesse nefandezze ancor più gravi.... [SM=x44473]
alf.redo
00mercoledì 2 maggio 2007 10:17
cominque meglio l' eutanasia che quanto fatto con papa luciani
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