Villa Giulia 1 marzo '68: contiguità tra Destra e Sinistra

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Etrusco
00mercoledì 15 ottobre 2008 00:39
Compagni e Camerati lottavano uniti dalla stessa parte
COMPAGNO CAMERATA
– PAROLA DI GUIDO PAGLIA (OGGI AL VERTICE RAI): “NERI E ROSSI, STAVAMO DALLA STESSA PARTE. SI CONTESTAVA LA SCUOLA AUTORITARIA. MA DURÒ LO SPAZIO DI UN MATTINO”
- A VALLE GIULIA…

Luciano Gulli per "Il Giornale"


Guido Paglia


«A un certo punto si gira uno smilzo - era Roberto Gaita, uno di sinistra, poi giornalista al Messaggero - e fa: "Compagni! Attacchiamo!". "Compagni? Ahò, ma che compagni! Qua siamo tutti camerati!" gli rispondono tre o quattro che gli stavano intorno».


Guido Paglia, uno di «quelli della foto», se la ricorda bene, quella giornata.
Roma, Valle Giulia, primo marzo 1968, facoltà di Architettura.
Va in scena la madre di tutte le battaglie fra studenti e poliziotti in Italia.
Roba di sinistra? Mah, si e no. Cioè: più no che si. Anzi, decisamente no, stando alla foto che il Giornale ha pubblicato ieri, a corredo della presentazione di Il sangue e la celtica, libro di Nicola Rao sullo stragismo nero.

Paglia, all'epoca ventunenne, è lì, giù dalla scalinata di Valle Giulia, il petto in fuori, all'attacco come sempre. Questione di carattere. Camerata di ferro, uomo d'ordine (un tempo, si ricorderà, questi erano insulti sanguinosi che al portatore dell'ingiuria potevano costare, e spesso sono costati, qualche sprangata sul cranio e qualche revolverata) Guido Paglia è un giornalista di lungo corso. Vicedirettore e capo della redazione romana di questo giornale, l'ex «fascista» è da sei anni direttore della Comunicazione e delle Relazioni esterne della Rai. Da New York, dov'è per la quarta edizione della Settimana della Fiction, quei fatti di quarant'anni fa gli devono sembrare lontanissimi. Ma è solo un momento. Il film della memoria - roba vera, altro che fiction - è pronto a scorrere. Si abbassino le luci in sala.

«È vero. La contiguità fra destra e sinistra c'è stata.

E quella foto che avete pubblicato lo dimostra benissimo. Perché il Sessantotto, non è inutile ricordarlo ogni tanto, era nato come protesta corale di tutto il mondo studentesco nei confronti di una scuola e di un'università vecchia, asfittica, dominata dai baroni.
Ma quella contiguità durò lo spazio di un mattino».





proteste studentesche del '68



Una protesta contro il principio di autorità, dunque. Però suona bizzarro. La destra contro l'autorità...
«Contro l'autoritarismo, direi piuttosto, che è la degenerazione del principio di autorità. Ecco, quello è l'obiettivo che in una prima fase ci ritrova tutti uniti, destra e sinistra. Prima che la sinistra si spinga sulla strada della contestazione globale: dall'università, alla famiglia, alla società. In quei giorni noi occupavamo le facoltà tradizionalmente di destra: Giurisprudenza, Scienze politiche, Economia e Commercio, Ingegneria, Farmacia...».

I rossi stavano invece a Lettere e Filosofia, a Chimica e Fisica, a Matematica... Quando finisce l'entente cordiale con la sinistra?
«Quindici giorni dopo. Incombono le elezioni politiche, e il Movimento sociale non può tollerare che i suoi giovani occupino le università. Cercano di coinvolgerci, ma quando vedono che non c'è niente da fare mobilitano quelli che all'epoca si chiamavano Volontari Nazionali: operai, essenzialmente, la base missina popolare. Arrivano in qualche centinaio, capeggiati da Giulio Caradonna, e vanno allo scontro con quelli di Lettere».




scontri a Valle Giulia

E si trovano di fronte, fra gli altri, i «pacciardiani» di Primula Goliardica. Fra loro ci sono Lamberto Rock, Ezio Maria Dantini, Franco Papitto, che da grande diventerà corrispondente di Repubblica da Bruxelles...
«Esatto. I missini, respinti, si chiusero a Giurisprudenza. È lì che Giorgio Almirante venne circondato da quattro, cinque persone e menato di brutto. Be', mi buttai io, nella mischia, per salvarlo. E chi c'era con me? Un "cinese", come chiamavamo allora i comunisti. Si chiamava Alfredo Cesarini. Ma prima di essere un "cinese" era amico mio».

La destra extraparlamentare nasce in quei giorni, dal ripudio del Msi di quanti non avevano obbedito agli ordini schierandosi contro il comune nemico. Il partito di Almirante non poteva accettare che si fraternizzasse con la sinistra.
«Fu il grande errore strategico del Msi. Loro incarnavano il partito d'ordine, la quintessenza del perbenismo, l'anima reazionaria anticomunista. Noi giovani eravamo i romantici movimentisti, rivoluzionari. La Repubblica Sociale era il nostro punto di riferimento. Fu un errore, quello del Movimento sociale, che il Pci, attento a gestire i rapporti con le frange giovanili che gli erano ideologicamente omogenee, si guardò bene dal commettere».

Poi il feeling dei primi giorni, con i «compagni», si spezzò.
«E noi di destra, in blocco, diventammo per sempre sporchi, brutti e cattivi».




proeteste studentesche del '68

Per anni, ogni volta che si è scritto e parlato di Sessantotto, di proteste studentesche, si è sempre parlato della sinistra. La sinistra ha fatto, la sinistra ha detto...
«Noi non avevamo diritto di cittadinanza. È come se non fossimo neppure esistiti».

Terrorismo di destra e terrorismo di sinistra. Le Brigate Rosse, Prima Linea avevano almeno la prospettiva, allucinata, di mobilitare le masse operaie. Ma i Nar, gli spostati di Ordine nuovo?
«Quello di destra fu un modo di reagire alla repressione delle forze di polizia e della magistratura. Ma anche una reazione alla caccia aperta contro "il fascista". Finì per essere un modo di attorcigliarsi su se stessi».

Anche la sinistra, ultimamente, si è convinta che con la strage di Bologna i "fascisti" non c'entrano. Se fosse così anche per le altre?
«Mah, che ci sia la responsabilità di alcune frange, spinte all'esasperazione, a me pare possibile. Resta il fatto che di nessuna strage, sotto il profilo giudiziario, si può dire: ecco, sono stati loro».

Tu hai mai corso il pericolo di finire in una banda armata di estrema destra?
«Sì. Mi chiamarono in causa per la strage di piazza Fontana. Dovevo essere io il Guido, giornalista di destra, di cui parlava Ventura. Se non avessi resistito alla tentazione di scappare, sì, sarei passato dall'altra parte, per combattere l'ingiustizia che stavo subendo. Trovai invece un magistrato perbene, onesto. Era un uomo di sinistra. Si chiama Gerardo D'Ambrosio».





[14-10-2008]
Etrusco
00giovedì 23 ottobre 2008 14:38
Dopo 40 anni:
COSSIGA Sì CHE SE NE INTENDE: SOLUZIONE? Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto

Andrea Cangini per Quotidiano nazionale



Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».
Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale.
Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà,
ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti.

Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.
Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».
Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese.
E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale»


Fonte
Andrea Cangini per Quotidiano nazionale
Dagospia.com
Nikki72
00venerdì 24 ottobre 2008 15:33
Kossiga confessa: ho fatto uccidere io Giorgiana Masi


«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni.
Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il
movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una
decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle
macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso
popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello
delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero
massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non
arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà,
ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li
fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre
ragazzine sì»

Queste parole non sono state pronunciate da un qualsiasi pazzo fanatico ma dal presidente emerito della Repubblica Italiana (le maiuscole e le minuscole non sono casuali …) Francesco Cossiga. Il senatore a vita ha così liquidato la libera espressione del pensiero di studenti, lavoratori, docenti, precari, sindacati di base.

Ora, intendiamoci, queste parole non dovrebbero stupire nessuno. Stupirebbero in una democrazia, non in Italia. L’Italia una democrazia non lo è mai stata. Sono sessant’anni che è sotto occupazione militare straniera. Sono almeno quarant’anni che ogni dissenso civile e popolare viene represso a furia di bombe e massacri di piazza. Le procure che stanno preparando la beatificazione di Calogero Mannino sono le stesse che tentarono di criminalizzare i carabinieri che arrestarono Riina.

Siamo il Paese nel quale, negli ultimi mesi, solo Grillo ha ricordato sul suo blog che ‘O Governatore Antonio Bassolino è indagato per la gestione criminale dei rifiuti. Crimini che stanno ricadendo sulla popolazione, costretta a convivere (o forse dovremmo dire a con-morire …) con la diossina e i veleni più tossici possibili.

Le parole di Cossiga, dichiarazioni rese ad un diffuso quotidiano, sono interessanti perché chiudono, o almeno dovrebbero, una pagina nerissima della storia di questa plutocrazia dittatoriale chiamata Italia: l’assassinio di Giorgiana Masi. Cossiga afferma espressamente che Berlusconi dovrebbe fare come fece lui. Conferma quindi quello che fu denunciato sin dall’inizio: la manifestazione fu infiltrata da facinorosi, agenti del potere, col solo compito di devastare e inquinare lo spazio civile.

Giorgiana fu uccisa il 12 maggio 1977 durante un sit in dei Radicali nel terzo anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio. Leggiamo da Wikipedia:

“All'iniziativa del 12 maggio aderirono i simpatizzanti del movimento degli autonomi per protestare contro la diminuzione degli spazi di espressione politica ed il clima repressivo nei loro confronti. Nelle strade erano presenti centinaia di membri delle forze dell'ordine in assetto antisommossa, coadiuvati da agenti in borghese. Nella giornata scoppiarono diversi incidenti, con lancio di bombe incendiarie e colpi d’arma da fuoco. Nei giorni successivi diverse persone, tra quali il senatore Marco Pannella, sottolinearono in loro dichiarazioni la presenza di agenti in borghese nascosti tra i dimostranti”.
Cossiga ha chiuso il cerchio: le accuse di Pannella e dei radicali erano vere. Giorgiana fu uccisa dalla violenza di Stato, dai provocatori del potere. In una democrazia compiuta migliaia, milioni di persone dovrebbero scendere in piazza e chiedere l’arresto immediato di coloro che occupavano poltrone e ruoli di governo. Non sarà così. Come non lo è mai stato. Quando ci sarà il prossimo morto le persone oneste e sincere, se ce ne sono ancora, si rileggano l’editoriale di Libero di ieri. Incorniciamo le dichiarazioni di Cossiga. Alla prima persona che insulterà, attaccherà i democratici e chi protesta ricordiamoci che 1 italiano su 5 ha votato colui che ha definito i magistrati “malati mentali”, il confino mussoliniano una vacanza, che da affermato testualmente “darò disposizioni al Ministro dell’Interno perché mandi la polizia”, il cui braccio destro ha definito il mafioso Mangano “un eroe” e un cui ministro ha detto che “con la mafia bisogna convivere”.

“Che vi vengano figli fascisti - questa la nuova maledizione - figli fascisti, che vi distruggano con le idee nate dalle vostre idee, l’odio nato dal vostro odio” Pier Paolo Pasolini


www.censurati.it/?q=node/3839

E oggi Berlusca ha detto che nelle manifestazioni di questi giorni ci sono dei facinorosi... [SM=x44497]
Nikki72
00martedì 28 ottobre 2008 20:49
scusate, ma ora che ci penso... una persona normale che dicesse le stesse cose che ha detto Cossiga, come minimo sarebbe perseguita. qua noi abbiamo un ex presidente della repubblica che ha detto delle cose allucinanti... e Veltroni minimizza? per non parlare degli altri... [SM=x44474]
Etrusco
00giovedì 30 ottobre 2008 12:34
Re:
Nikki72, 28/10/2008 20.49:

... e Veltroni minimizza? per non parlare degli altri... [SM=x44474]




Ancora non hai capito di che pasta è fatto lui come anche i suoi degni avversari? [SM=x44465]

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