00 19/10/2012 23:33
E' morto Fiorenzo Magni
Volto moderno del ciclismo eroico

Avrebbe compiuto 92 anni a dicembre, era il terzo uomo del ciclismo eroico di Coppi e Bartali. Al suo attivo tre Giri d'Italia, era noto anche come il Leone delle Fiandre per la tripletta nella classica del Nord

Un lutto grande nel mondo dello sport azzurro. E' morto Fiorenzo Magni, uno dei grandissimi, il terzo uomo del ciclismo eroico italiano, con Coppi e Bartali, che entusiasmò un Paese intero a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Avebbe compiuto 92 anni il 7 dicembre. Solo una settimana fa aveva presenziato alla presentazione di un libro che ne raccontava le gesta

Doveva succedere. Inutile girarci tanto intorno: prima o poi doveva succedere. E’ successo poi, quando stava per compiere i 92 anni, ma a noi, a voi, a tutti, sembra che sia successo prima. Perché ormai si pensava che avesse conquistato il dono dell’eternità. E 92 anni, al cospetto dell’eternità, sono soltanto uno scatto. Da oggi, è ufficiale, siamo tutti orfani. Adesso lo possiamo dire: Fiorenzo Magni era il ciclismo. Quell’idea di ciclismo che era soltanto biciclette, corridori su biciclette, corse su biciclette. Quell’idea del ciclismo che era anni scanditi dalle corse, il Capodanno coincideva con la Milano-Sanremo e il Natale con il Giro di Lombardia, e in mezzo c'era il Giro d’Italia, il Giro di Francia (Giro, non Tour), e poi anche i campionati del mondo, e fra Natale e Capodanno si andava in pista, ma era già un’altra parrocchia. Quell’idea del ciclismo che era fuga prima dalla miseria e poi dalla povertà, che era sempre meglio che andare a lavorare nei campi o in fabbrica, che era fame e anche astinenza, che era avventure ed esplorazioni, che era storie e soprattutto storia, la storia d’Italia e la storia degli italiani. E quell’idea del ciclismo che nessun altro, d’ora in poi, potrà riassumere in una sola vita.


ERA IL CICLISMO — Fiorenzo Magni era il ciclismo perché lo aveva respirato da corridore, da direttore sportivo, da commissario tecnico, da presidente dei corridori e da presidente della Lega, poi da console onorario, da ambasciatore internazionale, da autorità planetaria. Il supremo organo giudicante: accoglieva tutti, ma sapeva immediatamente individuare trasgressori, usurpatori, traditori. Il suo ciclismo era religione, missione, passione. In una parola: amore. Stretto fra Bartali e Coppi, Magni non ha mai fatto altro che ringraziarli: senza quei due - diceva - non sarei stato nessuno, mi hanno fatto diventare uomo.

INTEGRO E COERENTE — Esattamente vero il contrario: è stato Magni a proteggerne e a esaltarne la memoria. E poi la vita ha dimostrato che l’autentica maglia rosa ce l'aveva lui: toscano trapiantato a Monza, il romanticismo del ciclista applicato al raziocinio dell’industriale, saggezza ed equilibrio, integrità e coerenza, e la lungimiranza di chi sa, o di chi pensa, o di chi finge di essere eterno.

ADDOLCITO — E in dirittura di arrivo il suo carattere fumantino si è perfino addomesticato, addolcito. Ma senza perdere mai di autorevolezza e di autorità. Tant’è che le sue richieste pratiche si trasformavano in istantanei comandamenti morali. E’ stato un privilegio, anzi, un onore attraversare la strada di Fiorenzo Magni. Per fortuna, data la lunga distanza della sua esistenza, un privilegio, anzi, un onore, toccato a tanti. Adesso sarebbe giusto che il funerale di Magni venisse celebrato sul Ghisallo, là dove sorge il Museo del ciclismo, il suo Museo, perché solo lui avrebbe potuto realizzarlo in un luogo dell’anima. Un’impresa più ardua dei tre Giri d’Italia, dei tre Giri di Fiandre, dei tre campionati italiani e di tutti i suoi altri primi posti.

Marco Pastonesi

Fonte: gazzetta

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