00 18/03/2015 11:06
Antonio Di Pietro “Lo cacciai, ma le Istituzioni lo difesero”
di Valeria Pacelli - Il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2015.

“Quando stamattina ho letto che Incalza è il burocrate di sette governi, mi sono davvero arrabbiato”. L’ex magistrato Antonio Di Pietro non ci sta a essere accomunato a chi ha reso “Ercolino” un “dominus totale” come dicono al telefono alcuni indagati nell’inchiesta fiorentina. Infatti, quando nel 2006 Di Pietro arriva al ministero delle Infrastrutture, gli revoca il contratto (un co.co.co.) dalla Struttura tecnica di missione, il “ministero nel ministero”, che gestisce le Grandi opere e con esse miliardi di euro.

Perché ha deciso immediatamente di cacciare Incalza?

Il suo nome mi diceva qualcosa. Già c’erano state delle indagini nei suoi confronti, tutte concluse con un proscioglimento. Inoltre mi ricordavo di lui perché, mentre era in corso Mani Pulite , scoprimmo che parlava con diversi imprenditori coinvolti in quella indagine. Nel giro di pochi giorni, quindi, non solo gli revocai l’incarico, ma poiché era una sorta consulente esterno nominato dal ministro, lo tolsi proprio dal ministero.

Parlare al telefono con imprenditori indagati non è un reato, giusto?

Esatto, però Incalza faceva parte di un sistema di potere, che fuori dalle responsabilità penali resta comunque un sistema di potere: è quello della Prima Repubblica. E io che ho avuto modo di conoscere quell’ambiente sapevo di cosa stavamo parlando.

Quando ha revocato l'incarico, ha subìto pressioni?

Non proprio pressioni. Ma tanti, di destra e sinistra, mi dissero di lasciarlo al suo posto. Chi le fece queste richieste?

Tutti, soprattutto le Istituzioni.

Il centro di questo potere, quindi, è la struttura tecnica di missione?

Assolutamente. È stata creata ad hoc per gestire i grandi appalti che così non venivano più coordinati dai diversi dipartimenti. Già l’idea che fosse fuori dalla gestione ordinaria mi aveva lasciato perplesso. Ma questo dipartimento è solo uno dei due centri di potere del ministero delle Infrastrutture. Il secondo è il consiglio superiore dei lavori pubblici. Qui ci trovai Balducci, che era un funzionario. Anche in questo caso, fui io a dargli un ruolo secondario, insomma veniva solo lasciato a disposizione. Ma lui non accettò.

Tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Firenze c’è anche Antonio Bargone, ex sottosegretario ai Lavori pubblici. Ha lavorato anche con lui, vero?

Sì, ma con lui ho avuto pochi rapporti. Nel 1996 io come ministro sono durato sei mesi. Sa come si dice al mio paese? Il politico passa e il funzionario resta.

_________________


Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.