E' un pezzo semiserio, da prendere “alla leggera”
Il potere del Paese ospitante
L’albo d’oro dei mondiali parla chiaro. Su venti edizioni passate, in almeno tredici occasioni la squadra organizzatrice è riuscita a centrare uno dei primi quattro posti. Una statistica del 65%. Per sei volte nel XX secolo, in alcuni casi in corrispondenza di regimi politici, la nazione ospitante ha alzato in cielo la Coppa del mondo. Se il più delle volte il primo posto ha immortalato squadre chiaramente superiori, in altre occasioni non è stato così. L’Argentina campione del mondo nel 1978, ad esempio, era meno forte delle squadre che precedette nella griglia finale: Olanda, Brasile e Italia. L’Inghilterra del 1966 vinse la finale con un gol irregolare. E squadre abbastanza modeste come il Cile del 1962 e la Corea del sud del 2002 hanno raggiunto le semifinali con percorsi a dir poco discutibili.
C’è sempre una prima volta
A dispetto della buona tradizione dei Paesi dell’est europeo, la Russia non solo non ha mai vinto un titolo mondiale, ma non ha neppure disputato una finale. Il risultato migliore a oggi sono le semifinali del 1966. La logica dice che questa è un’anomalia piuttosto sorprendente, che prima o poi potrebbe essere annullata. E perché non proprio quest’anno? Un grande risultato sportivo e mediatico sarebbe l’anello mancante per il grande ritorno sugli scenari internazionali dell’ex Unione Sovietica.
La questione doping
Uno delle grandi narrazioni della storia del calcio e dello sport in generale è quella del debole che per vincere contro il più forte altera la propria prestazione sportiva. I mondiali segnano il primo casus belli nel 1954, quando la Germania sconfisse in finale a sorpresa l’Ungheria di Puskas, una delle squadri più forti del Novecento, recuperando da 0-2. Diversi giocatori di quella squadra finirono in ospedale pochi giorni dopo la partita, colpiti da uno strano morbo itterico. Quasi subito molti giornali parlarono di squadra drogata e di vittoria truccata. Da allora il sospetto di doping nell’immaginario collettivo calcistico si è ampiamente diffuso, avvalorato qua e là da squalifiche, indagini, processi e morti sospette. Vado a memoria e potrei sbagliarmi, ma l’ultima esclusione eccellente per doping di un giocatore a un mondiale è quella di Diego Armando Maradona a USA 1994. Da quel momento in poi la Fifa sembra aver vigilato sapientemente sulla regolarità delle prestazioni fisiche dei calciatori. Personalmente ricordo una Corea del sud arrivare quarta nel 2002 giocando a una velocità da videogame con giocatori che a fatica avrebbero trovato spazio in una squadra della serie B italiana. La Russia 2018 dovrebbe replicare quel tipo di exploit, con una squadra sulla carta anche migliore. Un articolo del Der Spiegel dello scorso anno ha denunciato un programma doping che il governo russo avrebbe affidato al chimico Grigorij Rodtschenkow in vista dei mondiali di calcio. Quest’ultimo era già stato coinvolto in uno scandalo simile per le Olimpiadi invernali di Sochi del 2014.
Avversari e tabellone
L’Argentina del ‘78 si qualificò per la finale grazie a un 6-0 “sospetto” contro il Perù che le fece raggiungere una differenza reti migliore del Brasile. Per quanto fosse prevedibile la vittoria, il 5-0 agli arabi ha messo la nazionale russa in una posizione ottimale in vista del primato nel proprio girone, non particolarmente competitivo. Bastano due pareggi con Egitto e Uruguay per accedere agli ottavi, ma vincere una delle due gli potrebbe permettere di passare al primo posto e di affrontare la seconda del girone B che potrebbero essere la Spagna o il Portogallo. Lì servirà l’impresa. Ma forse Putin ha già fatto bene i suoi calcoli. Provate a pensarci: se ci fosse lui dietro il “caso” Lopetegui? E se fosse sua la longa manus dietro la champions vinta dal Real Madrid, in un progetto perverso per far arrivare appagati al mondiale sia gli spagnoli sia la stella del Portogallo Ronaldo?
PS: Per Etrusco che aveva chiesto il complotto.
[Modificato da Joe81M 21/06/2018 12:15]