00 17/07/2005 11:38
Re: Re:

Scritto da: jroth 17/07/2005 3.02
novità?




Per la prima volta è stato individuato un pianeta roccioso, con un diametro di circa due volte quello terrestre Un nuovo importante passo nella ricerca di pianeti di dimensioni comparabili a quelle della Terra appartenenti ad altri sistemi planetari è stato annunciato ieri alla National Science Foundation (NSF), l'agenzia federale americana che finanzia circa un quinto di tutta la ricerca di base negli Stati Uniti. Nel corso della conferenza stampa, un team di astronomi ha affermato di aver scoperto quello che ad oggi rappresenta il più piccolo pianeta extrasolare. Con una massa di circa 7 volte e mezzo quella della Terra e circa il doppio di diametro, potrebbe essere il primo pianeta roccioso trovato in orbita attorno a una stella, la quale sarebbe anche non molto diversa dal nostro Sole. Tutti gli altri pianeti extrasolari (circa 150) finora scoperti attorno a stelle "normali", sono più grandi di Urano, uno dei giganti ghiacciati del nostro sistema solare, con una massa di circa 15 volte quella della Terra. "Continuiamo a superare i limiti di ciò che possiamo scoprire: siamo sempre più vicini a trovare altre 'Terre'", ha detto uno dei membri del gruppo di astronomi, Steven Vogt, professore di astronomia e astrofisica all'Università della California - Santa Cruz. La Grande Terra appena scoperta orbita attorno alla stella Gliese 876, ad appena 15 anni luce da noi, in direzione della costellazione dell'Acquario. Una stella che possiede almeno altri due pianeti, di taglia simile a quella di Giove (che ha una massa 315 volte più grande di quella della Terra). Ma questa Grande Terra orbita attorno alla propria stella in appena due giorni: è talmente vicina alla superficie del suo sole che le temperature diurne probabilmente Rappresentazione artistica del pianeta terrestre in orbita attorno a Gliese 876 giungono a 200-400°C: un autentico calore da forno, che non favorirebbe la vita per come la conosciamo sul nostro pianeta. La capacità di individuare il leggerissimo ondeggiamento che il pianeta induce sulla stella con il proprio campo gravitazionale aumenta ora negli astronomi la speranza di riuscire a scovare pianeti rocciosi ancora più piccoli, in orbite più favorevoli a un potenziale sviluppo della vita. "E' il più piccolo pianeta extrasolare mai scoperto, il primo di una nuova classe di pianeti rocciosi terrestri" ha affermato un altro membro del team, Paul Butler della Carnegie Institution di Washington. "E' un po' il cugino maggiore della Terra". Il gruppo di astronomi ha stimato per il nuovo pianeta una massa minima di 5,9 masse terrestri, un periodo orbitale di 1,94 giorni a una distanza di 0,021 Unità Astronomiche (UA). In altre parole, la Grande Terra orbita attorno a Gliese 876 a poco più di tre milioni di km: quasi cinquanta volte più vicino di quanto non faccia il nostro pianeta attorno al Sole. Nonostante gli astronomi non abbiano una prova diretta che il pianeta è roccioso, ritengono che la sua massa limitata gli impedisca di trattenere i gas come fa Giove. Tre altri possibili pianeti rocciosi sono già stati scoperti fuori dal sistema solare. Ma orbitano attorno a una pulsar, i resti pulsanti di una stella ormai esplosa. "Questo pianeta risponde a una domanda antica" ha detto il team leader Geoffrey Marcy, professore di astronomia presso l'Università della California - Berkeley. "Oltre duemila anni fa i filosofi greci Aristotele ed Epicuro si chiedevano se altrove esistessero luoghi simili alla Terra. Ora, per la prima volta, abbiamo gli indizi dell'esistenza di un pianeta roccioso in orbita attorno a una stella normale. "I risultati di oggi sono un passo importante per rispondere a una delle domande più profonde che l'umanità possa porsi: 'Siamo soli nell'universo?'" ha aggiunto Michael Turner, capo del direttorato di Scienze Matematiche e Fisiche alla NSF, che ha parzialmente finanziato la ricerca. Al lavoro del team, condotto all'Osservatorio Keck alle Hawai'i, ha contribuito anche la NASA, l'Università della California e la Carnegie Institution di Washington. Marcy, Butler, l'astronomo Jack Lissauer dell'Ames Research Center della NASA, insieme al ricercatore Eugenio J.Rivera dell'Università della California-Santa Cruz, hanno dunque presentato i loro risultati ieri, lunedì 13 giugno alla conferenza stampa della National Science Foundation di Arlington, in Virginia. Un articolo completo è stato inviato all'Astrophysical Journal. Coautori sono Steven Vogt e Gregory Laughlin del Lick Observatory presso l'Università della California - Santa Cruz; Debra Fischer della San Francisco State University; e Timothy M. Brown del National Center for Atmospheric Research della NSF di Boulder, Colorado. Fonte www.uai.it/
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