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GIALLO PANTANI - TUTTO RUOTA INTORNO AL DETENUTO CHE AVREBBE “CONSIGLIATO” A RENATO VALLANZASCA, SUO COMPAGNO DI CELLA, DI NON PUNTARE SUL PIRATA “PERCHÉ TANTO NON ARRIVA A MILANO IN MAGLIA ROSA”

Fiorenza Sarzanini per Corriere della Sera


Qualche giorno dopo l’esclusione di Marco Pantani dal Giro d’Italia del 1999, arrivarono minacce ad alcuni personaggi del suo staff: «Dimenticate che cosa è successo a Campiglio». Lo hanno raccontato loro stessi al procuratore di Forlì Sergio Sottani mettendo in diretto collegamento l’avvertimento alla procedura seguita per effettuare le analisi che diedero come risultato un ematocrito a 51,9 e determinarono l’esclusione dalla corsa. Proprio su questo si concentrano adesso gli accertamenti.


Tutto ruota intorno al detenuto che avrebbe «consigliato» a Renato Vallanzasca, suo compagno di cella, di non puntare sul Pirata «perché tanto non arriva a Milano in maglia rosa». I magistrati conoscono la sua identità. Lo hanno individuato grazie ai controlli effettuati sulle presenze nel penitenziario e hanno avviato verifiche per stabilire la sua attendibilità riesaminando i suoi rapporti criminali dell’epoca.


Sono trascorsi quindici anni da quel 5 giugno, non sarà facile ricostruire quel che accadde davvero. Ma i pubblici ministeri appaiono comunque determinati ad andare avanti per verificare se davvero qualcuno possa aver alterato gli esami, addirittura riscaldando la provetta. E per questo hanno ipotizzato il reato di associazione per delinquere finalizzato alla frode sportiva.


Hanno interrogato i medici che seguivano il ciclista, il capo della tifoseria Vittorio Savini che aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata anonima di un uomo che disse che «avrebbero sparato a Marco pur di fermarlo». Hanno convocato le persone indicate dall’avvocato della famiglia Antonio De Rensis perché «a conoscenza di elementi utili». Ma hanno anche sentito la versione di alcuni testimoni che non sono direttamente legati all’ entourage di Pantani proprio per stabilire il clima che si respirava in quelle ore, l’atmosfera che c’era.


L’ipotesi esplorata dagli inquirenti è pesantissima perché porta a chi gestiva le scommesse clandestine sul Giro, dunque alla scelta di eliminare il Pirata per il timore che una sua vincita — sulla quale c’era stato un numero e un volume di puntate inaspettate — avrebbe potuto far saltare il banco e dunque provocare un danno economico fortissimo ai clan che gestivano il mercato nero delle giocate.


Ecco perché è importante ascoltare la versione del compagno di cella di Vallanzasca e quello che quest’ultimo avrebbe raccontato nell’immediatezza del fatto alle persone a lui più vicine, in particolare alla moglie. Il «consiglio» fu dato infatti nel 1999 e lui ne accennò qualcosa nella sua biografia «Il fiore del male» scritta con il giornalista Carlo Bonini, senza però scendere nei dettagli. Otto anni dopo, esattamente nel 2007, aggiunse dettagli nella lettera spedita alla mamma di Pantani, ma poi non ritenne di dover confermare questa circostanza ai carabinieri che andarono a interrogarlo.


Nelle intenzioni dei magistrati c’è sicuramente quella di interrogare Vallanzasca, ma ciò dovrebbe avvenire soltanto alla fine di queste prime verifiche. Sul tavolo del procuratore c’è già l’elenco di tutte le persone che si occuparono delle analisi, di coloro che ebbero accesso alle provette, ma anche di chi — pur non risultando direttamente coinvolto nella procedura antidoping — potrebbe aver avuto un ruolo nell’alterazione degli esami. È su di loro che si punta per cercare di scoprire la verità, per stabilire se Pantani fu davvero vittima di un complotto, oppure di se stesso.

da www.dagospia.com/rubrica-30/sport/giallo-pantani-tutto-ruota-intorno-detenuto-che-avrebbe-consigliato-8...