00 19/05/2007 12:52
MOMENTI DI PANICO A L’AQUILA - BERLUSCONI, PALLIDO COME UN CENCIO “CON GLI OCCHI VITREI”, GLI STRINGEVA LA MANO DICENDO “BIAGIO STAMMI VICINO, NON MI LASCIARE” – LA RAI? E ‘ ZEPPA DI RACCOMANDATI (INVECE NEI TG DI MEDIASET…)



Ugo Magri per la Stampa

Per un attimo sono tornate in mente le immagini drammatiche di Montecatini.

Solo che questa volta, appena concluso il discorso nel capoluogo abruzzese, Berlusconi non è caduto all’indietro svenuto, né c’è stato bisogno che la scorta lo soccorresse.

E’ sceso dal palco, ha chiesto un bicchier d’acqua. Ma era visibilmente spaesato. Tanto che i primi a preoccuparsi sono stati i collaboratori più stretti.

Racconta l’assistente del Cavaliere, Sestino Giacomoni: «Gli abbiamo chiesto se si sentisse male. Lui ha risposto di no, ma noi non ci siamo fidati. E siccome c’era un cardiologo in sala», continua Giacomoni, «l’abbiamo chiamato di corsa. Ma ci ha rassicurati. Il malore era già passato».
Però se l’è vista brutta Biagio Tempesta, sindaco uscente, con Berlusconi che, pallido come un cencio «con gli occhi vitrei», gli stringeva la mano dicendo «Biagio stammi vicino, non mi lasciare». Momenti di panico, con Tempesta che cercava il caposcorta facendosi largo tra la folla. L’ex premier stamane dovrebbe tenere un comizio a Olbia. Di certo, si sta sottoponendo a fatiche da giovanotto. Nel pomeriggio, ironia della sorte, dal palco di Rieti, si era sbilanciato: «Dicono che sono un vecchietto, ma io mi sento giovanissimo...». Aveva anche ribadito che «a mollare non ci penso nemmeno».

Sembra passato un secolo da quando Berlusconi andava a porgere il ramoscello d’ulivo nei congressi Ds e della Margherita. Oggi siamo di nuovo alla guerra di parole. Un po’ perché tra dieci giorni si vota alle amministrative, e il Cavaliere ha bisogno di mobilitare le sue masse. Un altro po’ perché, davvero, quella raffica di colpi su conflitto d’interessi, legge Gentiloni e Rai lui non se l’aspettava proprio. «Ma come», si è sfogato ieri davanti ai taccuini, «io ero andato in casa loro per mostrare che è finita la stagione in cui gli avversari si considerano dei nemici, e poi leggo sull’Unità degli attacchi di una violenza incredibile dove si dice che io sarei mafioso, con la maggioranza di governo che fa leggi ammazza-Berlusconi...». Addio dunque larghe intese.

Per Berlusconi è un tutt’uno: la politica, le aziende, il Milan. Impossibile districare la matassa. Dal palco della piazza di Rieti, dove è andato a far campagna per Emili sindaco, ha enunciato una tesi che, se presa sul serio, farebbe spegnere a molti i televisori mercoledì sera, quando ad Atene si giocherà la finale della Champions League: «Stiamo per compiere un atto di grande campagna elettorale, far vincere a una squadra italiana la Coppa dei Campioni...».
Anche il Diavolo rossonero è arruolato dunque in Forza Italia,
sebbene il Cavaliere ieri abbia mostrato di essere uomo pio, difendendo a più riprese il diritto della Chiesa di dire la sua in materie come Dico e famiglia.
S’è inginocchiato a pregare nella cripta della Cattedrale davanti allo sguardo compiaciuto del vescovo Delio Lucarelli.
Poi però ha rovinato tutto con una battuta spiritosissima, certo, ma da brivido:
«Questo altare, eminenza, è così bello che, se non fossi già sposato due volte quasi quasi...»
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Nel mirino del Cavaliere ieri a Rieti c’era Prodi («Se avessi detto io certe cose sul Parlamento che non lavora, chissà quali cataclismi sarebbero successi») e soprattutto la Rai. Presentata come una congrega di raccomandati, ecco perché va così male. «Qualcuno ha proposto un comitato di saggi per gestirla... E’ una speranza impossibile», secondo Sua Emittenza, «perché è stata sempre considerata dai partiti come la loro protesi. E’ piena di fratelli, sorelle, cugini, parenti e affini della vecchia e nuova politica».

Magari sarà anche vero, però lui è il concorrente, detto da lui ha un suono diverso. A Berlusconi non sta bene che la sinistra voglia cacciare Petroni dal consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini: «Hanno già il 90 per cento dei posti, vorrebbero togliere al centrodestra anche il restante 10». Informatissimo sugli equilibri della tivù pubblica, assai meno quando si tratta delle sue tivù: «Cos’è andato a fare Fedele Confalonieri da Prodi? Non lo so, personalmente non ne sapevo nulla».

Fini e Casini (per non dire della Lega) a certe condizioni sarebbero pronti a discutere una nuova legge sul conflitto d’interessi. Per Berlusconi sbagliano di grosso: «Non sono d’accordo che questa proposta in discussione possa essere emendata. A sinistra hanno un obiettivo molto preciso: far fuori il leader dell’opposizione». Lì la sfida al destino «mi sento giovanissimo...».


Dagospia 19 Maggio 2007
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.