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Il mistero sull'origine dei Ceri di Gubbio

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    00 17/05/2006 02:06
    La Corsa dei Ceri
    "... Sul misticismo vero e presunto degli umbri si è scritto molto, troppo e a sproposito. Sulla loro pazzia, poco niente ...".
    (Tratto da "La Festa dei Ceri e la grande guerra (1911 - 1920)" di Adolfo Barbi, Edizioni Ceraiole.)
    Questa frase sembra fatta apposta per raccontare l'incredibile "follia" della Corsa dei Ceri. Una Festa ricca di simboli, storia e tradizione; uno spettacolo emozionante dove il cuore degli eugubini (gli abitanti di Gubbio) e le loro gambe riescono a "far volare" una macchina lignea di 5 metri e 400 chili per le vie della città, culminando la loro "fatica" con l'ascesa al Monte Ingino; due chilometri di ripida salita percorsi in poco più di sette minuti. Una corsa dove la competizione non è legata ad un semplice ordine di arrivo ma ad una serie di piccoli ma incredibilmente significativi riti e gesta.

    La Festa dei Ceri di Gubbio:





    I Ceri sono l'elemento che ha subito maggiori innovazioni con il passare degli anni. Alla fine del '500 non si parla più di Luminaria dei Ceri ma di grosse macchine lignee.
    Sono formati da due prismi a sezione ottagonale, (terminanti in piramidi anch'esse ottagonali, tronche) di legno, vuoti internamente, sovrapposti secondo l'asse verticale, attraversati all'interno da un travetto ligneo
    o "fusto", o "albero".
    Sull'estremità superiore vengono "incavijate" le statuette dei tre Santi, mentre l'estremità inferiore è "incavijata" sulla barella, che viene appoggiata sulle spalle dei Ceraioli, durante la corsa. Il loro peso arriva quasi ai 300 chiologrammi, mentre l'altezza si aggira intorno ai 4 metri (San Giorgio 4105 mm, San Ubaldo 3830 mm e San Antonio 4058 mm). Ciò che rende più difficoltosa la Corsa è l'altezza che va aggiunta all'altezza del supporto umano, la velocità, le "callate", le salite, il movimento sussultorio impresso dalla corsa, i cambi al "volo".




    Link . . .

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    00 17/05/2006 02:11
    Secondo un'antica leggenda:
    "Quando si saprà come è iniziata la Festa dei Ceri
    questa sarà la sua fine"


    L'antropologo Giancarlo Baronti sta portando avanti delle indagini filologiche su questo,
    ma forse nessuno arriverà mai a scoprire quest'origine...

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    00 23/05/2006 10:32
    Molto interessante...... [SM=x44458]

    Cercherò di documentarmi in modo approfondito.

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    "Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

    Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
    (ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




    Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

    "Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

    Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




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    00 23/05/2006 11:49
    Re:

    Scritto da: orckrist 23/05/2006 10.32
    Molto interessante...... [SM=x44458]

    Cercherò di documentarmi in modo approfondito.



    E' un'impresa che finora non è riuscita a nessuno questa di scoprire quali siano le veri origini di questi ceri,
    ma tanti indizi fanno pensare che all'origine, prima del III sec.DC fosse una celebrazione pagana dedicata alla fertilità dell'uomo, infatti i ceri di legno altro non sarebbero che una chiara allusione alla simbologia fallica.
    Non trascuriamo che la corsa di questi ceri culmina sulla cima di un monte, dove il primo cero che arriva penetra dentro le porte della Basilica che vengono repentinamente chiuse lasciando fuori da questa basilica (che in un certo senso potrebbe simboleggiare l'"ovulo" femminile) gli altri ceri che hanno partecipare alla corsa.

    Le gerarchie cattoliche probabilmente non vedevano di buon occhio una simile celebrazione fallica e videro opportuno di trasformarla (tra il Medioevo ed il 1600) in festività religiosa (abbandonando le caratteristiche di "Luminaria dei Ceri") apponendo sulla sommità di questi 3 ceri 3 santi: S.Ubaldo (protettore di Gubbio, è sempre lui che deve vincere ogni anno), S.Giorgio & S.Antonio [SM=x44461]

    La Storia di Gubbio: dal Paleolitico medio, età del bronzo fino all'epoca romana . . .


    Probabilmente qualche anziano di Gubbio conoscerà qualche interessante dettaglio di quest'antico rituale, ma nessuno ne vuol parlare...... [SM=x44473]

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    00 15/05/2007 18:58


    FESTA A GUBBIO
    La piazza del Paese umbro stracolmo di gente per la corsa dei ceri.
    La festa risale alla metà del XII secolo e, originariamente, era stata organizzata per rendere omaggio a Cerere (dea delle messi), poi al vescovo Ubaldo.
    Gli enormi ceri vengono trasportati dai virili ceraioli, che durante la processione devono percorrere tre giri di corsa in Piazza Grande prima di entrare in duomo.
    Ogni squadra indossa i colori del rispettivo santo: giallo per Sant’Ubaldo, nero per Sant’Antonio e blu per San Giorgio.
    (Afp/Filippo Monteforte)

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    00 17/05/2007 12:13
    Da san Giovanni a sant'Ubaldo, scende in piazza anche Betori



    Roma, 16 mag (Velino) - È stato un fulmine a ciel sereno: nessuno si aspettava oggi parole come quelle pronunciate a Gubbio, nella festa del santo patrono Ubaldo, da monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei.
    Non ha fatto sconti a nessuno, non ha tralasciato i temi forti su cui negli ultimi due anni si sono registrati scontri anche duri, non ha ammorbidito i toni. Il numero due della Cei, originario di Foligno, ricordando il vescovo Ubaldo ne ha messo in luce il carattere di “servitore della comunità ecclesiale e civile”, ben descritto da una frase del Siracide: “Premuroso di impedire la caduta del suo popolo fortificò la città contro un assedio”. Fu sant’Ubaldo, infatti, a porre fine all’assedio di Gubbio da parte del Barbarossa. Allo stesso modo i cattolici sono chiamati a combattere i “nuovi nemici che tentano di espugnare le nostre città”, ovvero il relativismo e il nichilismo, da cui discendono una serie di postulati “noti”: aborto, eutanasia, crisi della famiglia, sessualità intesa come opzione culturale anziché come dato oggettivo della natura, omologazione contro l’accoglienza.

    ...

    il segretario della Cei parla a pochi giorni dalla manifestazione laica del Family day e a ridosso della 57esima Assemblea generale dei vescovi italiani che si aprirà il 21 maggio prossimo e, soprattutto, torna a far sentire forte la voce della Chiesa italiana, dopo due mesi di “basso profilo” dovuto alle minacce rivolte al suo presidente, monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, e in un momento di “bocce ferme”, in cui apparentemente non ci sono cause scatenanti che richiedessero un intervento “forte”.

    Apparentemente, perché il legame al laico Family day non è in realtà così remoto. L’evento ha avuto certamente un forte impatto sull’opinione pubblica, un impatto che non deve essere lasciato cadere e di cui la Chiesa vuole fare tesoro per le sue "battaglie".
    Il 24 maggio si aprirà anche la Conferenza sulla famiglia a Firenze, voluta dal ministro Rosy Bindi, e proprio la Bindi è stata inviata come esponente del governo ad accogliere Papa Benedetto al rientro dal Brasile.
    Scelte non casuali, e su cui la Chiesa non vuol fare calare il sipario.
    Betori ha ricordato che vincere una battaglia – come quella di San Giovanni – non significa aver vinto la guerra;
    l’assedio (per rimanere alla metafora) è ancora lungo.

    [SM=x44511] [SM=x44510] [SM=x44512]


    Basta leggere i giornali – dove la festa di piazza ha ben presto lasciato il posto alla querelle politica - per rendersi conto che i cattolici non possono lasciare la presa sui Dico e ancor più sulla famiglia.
    L’intervento di Betori segna anche una iniziale novità all’interno della Chiesa italiana.
    Rimanendo inalterata la sintonia col presidente – prima Ruini, ora Bagnasco – la lontananza di quest’ultimo dalla Capitale, nel caso unita a una particolare condizione di “sorvegliato”, lascia sicuramente più spazio di azione al numero due.

    C’è un ultimo aspetto che emerge dalla lettura dell’omelia nella sua interezza:
    la logica con cui Betori propone le argomentazioni è rigorosamente ratzingeriana.
    Egli snocciola i suoi argomenti facendoli seguire uno all’altro secondo l’impronta propria di Benedetto XVI:
    dall’esempio all’attualità, e nell’attualità la preoccupazione principe del Papa:
    la deriva relativistica e nichilista, con quel che ne segue (gli effetti sono precisamente descritti).
    Poi il punto centrale:
    “Occorre avere consapevolezza di questa battaglia in corso attorno alla persona umana e alla sua dignità”
    e
    “riconoscere che può salvarci solo il riferimento al Dio creatore e alla sua legge scritta nei nostri cuori, e a noi rivelata in pienezza da Gesù che ci offre anche la Grazia di adempierla”.
    È Gesù, il Gesù di Nazaret, uomo e Dio, il centro della predicazione del Papa, che qui viene riproposta.
    Betori chiude con l’invito – anche questo di ratzingeriana memoria – a vivere “etsi Deus daretur”, “come se Dio esistesse”.
    “La meta della santità, costituisce anche nel tempo presente il compito affidato alla testimonianza dei credenti” ha detto Betori ricordando l’invito di Giovanni Paolo II a vivere la santità come “‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria’” e quello di Benedetto XVI a vivere, rispondendo con il “sì” della fede al “grande sì che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza”. “Così – ha concluso Betori - sperimenteremo per noi e saremo capaci di testimoniare agli altri la bellezza della vita cristiana”.

    Fonte:
    Marinella Bandini - Il Velino - 16 mag 19:24

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    00 14/05/2012 20:04


    Festa dei Ceri 2012

    Nome: Festa Dei Ceri 2012
    Descrizione: Festa in onore del Patrono di Gubbio, Sant'Ubaldo; la tradizione della corsa dei ceri simbolo di Gubbio e dell'intera regione Umbria.
    Data inizio: 15 Maggio 2012 alle 05:00
    Data fine: 15 Maggio 2012 alle 20:00
    Luogo: Gubbio
     

    Cartina del percorso dei ceri  La Festa dei Ceri di Gubbio è forse una delle tradizioni storico religiose più note in Umbria tanto che i 3 ceri di Gubbio, simbolo della città, compaiono all’interno dello stemma della Regione Umbria.

    L’importanza della Festa dei Ceri è dovuta sia all’”antichità” della festa stessa sia a ciò che essa significa per gli eugubini, e non solo: i valori storici e culturali che si fondono con quelli religiosi e civili creando un unicum che rappresenta meglio di ogni altro l’essenza e lo spirito degli Umbri.

    La Festa dei Ceri si svolge ogni anno il 15 maggio, giorno della vigilia di Sant’Ubaldo, vescovo e protettore di Gubbio; nei giorni precedenti la festa gli eugubini preparano meticolosamente tutti quei riti che serviranno da contorno alla Corsa dei Ceri, il momento più atteso delle intere celebrazioni.

    La Corsa si svolge nel pomeriggio, dopo che nelle ore precedenti si sono finalizzati i rituali tradizionali dell’alzata dei ceri e delle investiture dei capitani.

    Il percorso dei 3 ceri si districa dal centro della città, lungo Via Dante (detta callata dei Neri), il Corso, via Cairoli, Piazza Grande per arrivare fino al Monte Igino dove si trova la Basilica di Sant’Ubaldo, meta della corsa, e luogo dove risiedono i ceri durante l’anno.

    Nella tradizione storica la Corsa dei Ceri rievoca momenti lontani in cui gli antichi umbri combatterono per affermare la propria libertà ed indipendenza, ma ammicca anche ad una simbologia fallica, celebrando il rituale primaverile della fecondazione, diffuso nella tradizione pagana preromanica;
    nel corso degli anni la tradizione storica si è arricchita di elementi prima religiosi e poi folkloristici. I 3 ceri rappresentano (e sono sono sormontati da statute raffiguranti) Sant’Ubaldo (patrono dei Muratori), San Giorgio (protettore dei Merciai) e Sant’Antonio Abate (protettore degli Asinari e dei Contadini).

    Programma della Festa dei Ceri 2012

    • Ore 5,00: alle prime luci dell’alba i tamburini percorrono le vie del centro storico per andare a svegliare i protagonisti della corsa: i Capitani (appartenenti all’antica arte dei muratori e scalpellini ed estratti a sorte di due anni in due anni) e i Capodieci(un ceraiolo per ogni cero che viene scelto per la cerimonia dell’”Alzata”);
    • Ore 6,15: i rintocchi del Campanone (la campana civica del Palazzo dei Consoli) svegliano l’intera città;
    • Ore 6,30: cerimonia al Cimitero in memoria dei ceraioli defunti;
    • Ore 7,30: si celebra la messa presso la chiesa di San Francesco della Pace (detta dei Muratori), dove vengono custodite le statue lignee dei tre Santi. Al termine della celebrazione religiosa vengono estratti i nomi dei capitani che saranno in carica dopo due anni;
    • Ore 8,30: ha inizio il corteo che accompagna le statue dei tre Santi verso il palazzo dei Consoli;
    • Ore 9.30: Raduno dei Ceraioli a Borgo Santa Lucia e consegna del “Mazzolino dei Fiori”;
    • Ore 10,00: la festa comincia a prendere corpo con la sfilata dei ceraioli che si recano in Piazza Grande;
    • Ore 11,30: l’alzata dei Ceri è uno dei momenti più intensi e spettacolari della grande Festa. La grande piazza è completamente gremita di folla. Si svolge la cerimonia dell’investitura del Primo Capitano, al quale vengono consegnate le chiavi e le insegne della città. Per un giorno sarà padrone assoluto di Gubbio. Subito dopo avviene l’Alzata dei Ceri e inizia la mostra per le vie della città;
    • Ore 14,00: Nelle sale del Palazzo dei Consoli si svolge la “tavola bona”, il banchetto dei Ceraioli e degli ospiti;
    • Ore 15,00: I Ceri vengono posati su artistici piedistalli lignei in Via Savelli della Porta dove restano fino alle 18,00;
    • Ore 18,00: il Vescovo di Gubbio benedice i ceraioli con una reliquia del Santo Patrono e ha inizio la folle corsa attraverso Via Dante (detta callata dei Neri), il Corso, via Cairoli. E poi ancora, dopo una breve sosta, fino a Piazza Grande, per compiere le cosiddette “birate” attorno al pennone issato al centro della piazza. Quindi inizia la rapida ascesa verso il monte Ingino, con una sosta prima della Porta di Sant’Ubaldo, fin dentro alla Basilica del Santo Patrono (dove entra solo il 1° cero, mentre gli altri rimangono chiusi fuori: di qui la similitudine con la corsa degli spermatozoi per fecondare l'ovulo);
    • Ore 20,00: Le statue dei Santi, smontate dai Ceri, vengono riportate in processione fino alla chiesa di San Francesco della Pace. I Ceri, invece, restano nella terza navata destra della Basilica fino alla prima domenica di maggio dell’anno successivo.

    Ulteriori informazioni sul sito: www.ceri.it.

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