Pissio, 29/09/2008 13.38: Io mi riferisco a ciò che sento dal TG3 regionale....e in più di un servizio è stato detto questo... comunque sia basta vedere le foto per capire che non sono presenti nè corsie con dislivelli accettabili da persone con handicap nè tanto meno serviscala..... ed inoltre.... [da architettiroma.it] Il ponte di Calatrava scricchiola tra le accuse Venezia Il botto vero scoppiò quando si scoprì che l'architetto, nel nome della purezza delle forme, non si era minimamente posto il problema dei disabili. I quali, giustamente, piantarono la grana: possibile che dopo 434 ponti costruiti a Venezia nei secoli in cui non c'era attenzione per l'handicap, anche il primo e unico dei ponti nuovi nascesse nell'indifferenza per chi è in carrozzina? Possibile che neppure Calatrava si fosse posto l'obiettivo di conciliare l'arte con il rispetto dei diversamente abili e le leggi vigenti? E come aveva potuto la Commissione di Salvaguardia approvare l'opera accettando, tra le motivazioni del «no» ai «servoscala», anche quella che senza quegli infissi metallici l'opera offriva «un impatto visivo certamente migliore»? Messo alle strette, il Comune sterzò. E chiese al progettista di trovare una soluzione. Calatrava disse sì, però, insomma... Un tira e molla. Finché, seccato per i problemi posti a lui e non ai grandi artisti del passato, inviò una lettera incredibile. Dove si dichiarava a malincuore pronto ad adeguare il progetto ma insisteva nel suggerire ai disabili «l'attraversamento orizzontale mediante vaporetto». Cioè «il superamento del canale a livello dell'acqua coordinato con i servizi dell'Actv». «Risposta infelice», sbottò Paolo Costa. Che diffidò l'artista: decida in fretta e piantiamola qui. Contemporaneamente, però, emergevano altri problemi. Primo fra tutti uno: bello com'era, il ponte avrebbe anche retto? E via con gli studi. ... Finché la vedova di Giuseppe Creazza, l'ingegnere che lo stesso Calatrava aveva incaricato di studiare i problemi tecnici, aveva scritto alla Nuova Venezia raccontando che il marito, come dimostrava un carteggio, aveva bocciato il progetto come «inidoneo all'attuazione per gravi carenze geotecniche e strutturali».
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