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Paradisi Fiscali sotto attacco

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    00 15/02/2016 14:20
    Re: Re: Re:
    pliskiss, 2/15/2016 2:11 PM:



    Cmq per Ric è concorrenza è giusto che attacca. [SM=x44458]


    Ahhh, ecco!!! [SM=x44456]

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    00 15/02/2016 14:33
    Re: Re: Re: Re:
    Quak150, 15/02/2016 14:20:


    Ahhh, ecco!!! [SM=x44456]




    Ho partecipato io anni fa alle processioni domenicali Ikea, tutti li c'è un percorso da seguire dall'entrata all'uscita, se esci dal percorso rischi di perderti, entrata con il chiaro e uscita con il buio e un mobiletto del cazzo da montare [SM=x44472]
    Io penso che l'Ikea in tante separazioni ha svolto la sua parte. [SM=x44458]
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    Re: Re:
    Quak150, 15/02/2016 13:59:



    E' tutto perfettamente legale, e corrisponde alla struttura legale e fiscale della ditta.
    Anche se questo termine "furbetti" (italianata unica...) sembra piacerti molto, io direi piuttosto "ottimi fiscalisti".




    certo che è legale (per ora) anche quello della Apple sembrava tutto legale, poi invece...[SM=x44452]
    altrimenti avrei usato il termine "Evasione" non "elusione"
    e non mi pare di aver usato la parola furbetti, o almeno non l'ho usata in questo post,
    forse te lo sei sognato. [SM=x44452]
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    00 16/02/2016 20:13
    Re: Re: Re:
    pliskiss, 15/02/2016 14:11:



    Si ma qui in Italia siamo maestri per far scappare grosse Aziende che danno lavoro, n.b l'accusa è partita dai Verdi siccome che con le piante si ricava legno per mobili, poi magari vai a casa sua e hanno tutto l'arredamento Ikea? Cmq per Ric è concorrenza è giusto che attacca. [SM=x44458]




    concorrenza a me l'ikea? ma nemmeno per sogno, sono lontani anni luce dalla nostra qualità,
    peccato che per motivi di privacy non possa pubblicare foto delle mie realizzazioni,
    c'è ancora una abisso, certo... bisogna spendere qualche eurino in più. [SM=x44452]
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    00 16/02/2016 20:22
    Re: Re: Re: Re: Re:
    pliskiss, 15/02/2016 14:33:



    .. e un mobiletto del cazzo da montare [SM=x44472]





    e non sempre ci riesci a montarlo. [SM=x44457]

    anni fa' ero da un cliente per una consegna, finito il mio lavoro mi chiese di montargli anche il mobile comprato all'ikea, lui non ci era riuscito, alla faccia della semplicità. [SM=x44452]
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    Re: Re: Re: Re: Re: Re:
    riccardo60, 16/02/2016 20:22:




    e non sempre ci riesci a montarlo. [SM=x44457]

    anni fa' ero da un cliente per una consegna, finito il mio lavoro mi chiese di montargli anche il mobile comprato all'ikea, lui non ci era riuscito, alla faccia della semplicità. [SM=x44452]



    Tra il risparmiare e il fare c'è di mezzo il mare.

    " Ogni ofele al fa el so mestè" [SM=x44458]
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    Beh, neanche io ho mai avuto problemi a montare le cose dell'Ikea [SM=x44464]

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    Re: Re: Re: Re: Re: Re:
    riccardo60, 16/02/2016 20:22:




    e non sempre ci riesci a montarlo. [SM=x44457]

    anni fa' ero da un cliente per una consegna, finito il mio lavoro mi chiese di montargli anche il mobile comprato all'ikea, lui non ci era riuscito, alla faccia della semplicità. [SM=x44452]




    Di cosa si trattava? Perchè negli anni qualcosa dall'Ikea l'ho comprata, ma il montaggio è molto intuitivo e comunque ci sono i fogli con le spiegazioni e tutti i pezzi necessari nella bustina, a volte non è nemmeno necessario l'avvitatore elettrico come per il montaggio di mobili di altre marche... [SM=x44461]

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    Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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    Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
    Etrusco, 17/02/2016 15:53:




    Di cosa si trattava? Perchè negli anni qualcosa dall'Ikea l'ho comprata, ma il montaggio è molto intuitivo e comunque ci sono i fogli con le spiegazioni e tutti i pezzi necessari nella bustina, a volte non è nemmeno necessario l'avvitatore elettrico come per il montaggio di mobili di altre marche... [SM=x44461]



    non ne ho idea, anche volendo non avrei potuto montarlo, essendo un dipendente,
    poi avrei dovuto fargli fatturare anche il costo della mia mano d'opera che avrebbe sicuramente superato il costo del mobile ikea. [SM=x44457]
    [Modificato da riccardo60 17/02/2016 18:43]
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    Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
    riccardo60, 17/02/2016 18:41:



    non ne ho idea, anche volendo non avrei potuto montarlo, essendo un dipendente,
    poi avrei dovuto fargli fatturare anche il costo della mia mano d'opera che avrebbe sicuramente superato il costo del mobile ikea. [SM=x44457]



    Mazzateo Ric! Che sei uno della Martini mobili??(mobili di lusso)
    L'importante per me è che il mobile sta sù, se poi balla un pò ?
    3 staffette 3 tasselli e lo spiccico al muro. [SM=x44452]
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    00 03/04/2016 20:56
    ritornando in topic,
    cito l'inizio di Etrusco: "I LEADER DEL MONDO ALL’ATTACCO DEI PARADISI FISCALI"

    e invece a quanto pare:
    www.repubblica.it/economia/2016/04/03/news/panama_papers_il_paradiso_fiscale_dei_potenti_del_mondo-136850021/?re...
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    00 04/04/2016 12:56
    Panama lo e' da sempre.

    Se il governo italiano imparasse e scendesse dal tronetto di furto legalizzato da parte del governo e aprisse un po' gli occhi sulle cose che potrebbero portare davvero un incremento monetario al paese ormai in disfacimento, magari qualcosa migliorerebbe.

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    00 04/04/2016 13:08
    Re:
    Quak150, 04/04/2016 12.56:

    Panama lo e' da sempre.

    Se il governo italiano imparasse e scendesse dal tronetto di furto legalizzato da parte del governo e aprisse un po' gli occhi sulle cose che potrebbero portare davvero un incremento monetario al paese ormai in disfacimento, magari qualcosa migliorerebbe.




    Avere tantissimo ma tantissimo grano, una cosa è certa [SM=x44458] altro che paradisi fiscali, io a questo stato non gli faccio vedere un centesimo, che mi devo fare fottere tutto per le loro casse del mezzogiorno, i loro migranti, e le loro buste paga e i loro giri?
    Esserci dentro porto fuori tutto anche io, i primi evasori fiscali tanto sono i politici e i grandi im-prenditori.

    Mi darebbero ragione [SM=x44458]
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    00 05/04/2016 11:14
    È l'inferno fiscale che genera il paradiso fiscale
    La polemica sui conti italiani nei paradisi fiscali dell'America centrale dovrebbe essere letta a partire da un dato inequivocabile: e cioè dalla constatazione che l'Italia rappresenta un autentico «inferno fiscale» da cui è ragionevole, quando si può, cercare di fuggire.

    L'ultima conferma è arriva dall'Istat, i cui dati hanno ribadito che la pressione fiscale italiana è tra le più alte al mondo. Rispetto allo scorso anno la tassazione cala di un misero 0,1% sul Pil, ma è comunque sopra lo 0,2% rispetto alle previsioni.

    Niente da fare: siamo uno dei posti peggiori per chi faccia qualche profitto, spingendo (...)(...) in tal modo imprese e capitali ad andarsene.
    In questo quadro non sorprende che vi sia chi porta i soldi a Panama, ma semmai stupisce che vi sia chi continua a ignorare cosa è ormai l'Italia.
    Quanti ogni giorno si lamentano per l'esodo dei capitali, la fuga dei cervelli e la delocalizzazione delle imprese dovrebbero capire che nell'uomo vi è un'innata attitudine a scegliere il meglio e a lasciarsi alle spalle il peggio. (n.b.: che poi e' la ragione che viene usata per lasciar entrare nel nostro paese qualsiasi migrante-feccia). Salvo un numero limitato di soggetti con una qualche preferenza per il masochismo, quanti possono pagare meno invece che di più - se appena possono - colgono questa opportunità.
    Forse non se ne rende conto, ma chi punta il dito più contro i conti bancari off shore che contro la spesa pubblica spropositata, la quale genera tasse elevate adesso e pure altri prelievi negli anni a venire (nel momento in cui genera debito), di fatto sposa la logica che stava alla base di quei cecchini che dal muro di Berlino sparavano su chi voleva abbandonare un «paradiso» che era tale solo di nome.

    Il nostro è ormai un Paese da cui appare ragionevole andarsene. C'è chi avvia un'impresa in Thailandia o in Carinzia, chi si sposta in Portogallo per riuscire a sopravvivere anche con una pensione modesta, chi frequenta l'università in Svizzera o a Londra nella speranza di potere mettere lì le proprie radici e costruire così una carriera più ricca di opportunità.

    Il problema, allora, non sono in primo luogo i conti (privati) a Panama, ma quelli (pubblici) a Roma.
    In Italia, per giunta, si deve fare i conti con uno Stato imprenditore onnipresente (energia, banche, trasporti, poste ecc.) che condiziona in vario modo la nostra vita e moltiplica la corruzione. Infine - come ha evidenziato l'altro ieri la Cgia di Mestre - nelle regioni del Nord l'evasione fiscale è bassissima, con il risultato che qui il prelievo dello Stato su famiglie e aziende è a livelli stratosferici.
    In tale quadro chi vuole continui ad abbaiare alla luna e fare moralismi, ma certo sarebbe assai meglio per tutti focalizzarsi sulla spesa statale e sulla necessità di ridimensionarla: in maniera consistente e in tempi brevi.
    Carlo Lottieri



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    00 05/04/2016 12:51
    Può darsi che gestire la materia fiscale sia complicato,( a mio avviso è più semplice di quanto sembri)
    ed ognuno può esporre la sua teoria per far si che migliori.

    Ma ci sono un paio di cose che nessuno può negare,
    la prima è che gli unici a pagare le tasse fino all’ultimo centesimo sono i lavoratori dipendenti e i pensionati,
    la seconda è che nonostante le tasse troppe esose di alcuni paesi tra cui l’Italia,
    la forbice tra chi ha e chi non ha continua ad aumentare.
    Quindi a mio avviso se non si parte da questi due dati che sono indiscutibili,
    qualunque discussione non porta da nessuna parte. [SM=g1700002]
    [Modificato da riccardo60 05/04/2016 12:55]
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    riccardo60
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    00 05/04/2016 12:54
    Re:
    [Modificato da riccardo60 05/04/2016 12:54]
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    00 05/04/2016 13:19

    Gli ingegnosi imbroglioni delle imprese.

    L’elusione fiscale di questi tempi: la “trasposizione”

    Di Paul Krugman

    In decisioni recenti, la maggioranza conservatrice della Corte Suprema ha chiarito il suo punto di vista, secondo il quale le imprese sono individui, con tutti i diritti conseguenti. Hanno diritto alla libertà di parola, che nel loro caso significa spendere un mucchio di soldi per orientare il processo politico alle loro finalità. Hanno diritto alle convinzioni religiose, incluse quelle che comportano di rifiutare i sussidi ai loro lavoratori [1]. A quando il diritto di portare le armi?

    C’è tuttavia una grande differenza tra i titolari delle imprese e le persone come voi e me: secondo le tendenze in atto, stiamo andando verso un mondo nel quale soltanto gli uomini in carne ed ossa pagano le tasse.

    Non siamo ancora arrivati a quel punto: il Governo Federale ottiene ancora un decimo delle sue entrate dalla tassazione dei profitti di impresa. Ma una volta prendeva molto di più – agli inizi degli anni ’50, un terzo delle entrate venivano dalla tassazione sui profitti, un quarto o più sino a una buona parte degli anni ’60. Da allora, una parte del declino riflette una diminuzione delle aliquote fiscali, ma esso principalmente riflette una sempre più aggressiva elusione delle tasse sulle imprese – elusione che i politici hanno fatto poco per impedire.

    Il che mi porta alla strategia del giorno della elusione fiscale: la cosiddetta “trasposizione”. Il termine si riferisce ad una manovra legale con la quale una impresa dichiara che le sue operazioni negli Stati Uniti sono a carico di sue società controllate all’estero, non il contrario, ed utilizza questa inversione di ruoli per spostare i profitti conseguiti fuori dalla giurisdizione americana, verso luoghi con aliquote fiscali più basse.

    La cosa più importante da comprendere a proposito della “trasposizione” è che essa in nessun senso comporta che le imprese si ‘spostino all’estero’. Si consideri il caso della Walgreen, il gigante della catena delle farmacie [2] che, secondo vari resoconti, è prossimo a trasferirsi legalmente in Svizzera. Se il progetto si realizza, non cambierà niente nell’impresa; la vostra locale farmacia non chiuderà per riaprire a Zurigo. Si tratterà di un puro spostamento cartaceo – ma priverà il Governo degli Stati Uniti di svariati miliardi di dollari di entrate che voi contribuenti dovrete in un modo o nell’altro compensare.

    Significa questo che il Presidente Obama ha torto nel descrivere le società che si impegnano nella “trasposizione” come casi di “diserzione delle imprese”? Niente affatto – esse si stanno sottraendo al loro dovere civico, e non è importante se esse si spostano all’estero nel vero senso della parola o no. Sono invece i difensori della “trasposizione”, che vorrebbero sostenere che sono le tasse elevate che portano le imprese fuori dall’America, a dire cose prive di senso. Queste imprese non stanno spostando all’estero la produzione o i posti di lavoro – e continuano a guadagnare i loro profitti esattamente negli Stati Uniti d’America. Tutto quello che stanno facendo è eludere le tasse sui quei profitti.

    E il Congresso potrebbe reprimere questa elusione fiscale – è già illegale per una impresa sostenere che il suo domicilio legale è un posto dove essa fa pochi affari effettivi; restringere le modalità per definirsi una impresa non-americana bloccherebbe molte delle “trasposizioni” che sono oggi in atto. Dunque non c’è alcuna ragione per non fermare questa gratuita perdita di entrate.

    Generalmente, gli oppositori di una repressione della “trasposizione” sostengono che invece di chiudere le scappatoie dovremmo riformare l’intero sistema con il quale tassiamo i profitti, e magari smettere del tutto di tassarli. Tendono anche ad affermare che tassare i profitti di impresa colpisce gli investimenti e la creazione dei posti di lavoro. Ma questi sono pessimi argomenti contro l’elusione.

    Prima di tutto, ci sono alcune buone ragioni per tassare i profitti. In generale, le tasse negli Stati Uniti favoriscono il reddito da capitale che non comporta specifico impegno professionale [3] rispetto al reddito da salari ottenuto col lavoro; la tassa sulle imprese aiuta a rimediare a questo squilibrio. Potremmo, in via di principio, mantenere le tasse sul reddito non derivante da specifica attività professionale, se bilanciassimo i tagli alle tasse sulle imprese con aliquote fiscali sostanzialmente più elevate sul reddito derivante dai profitti di capitale e dai dividendi – ma questo sarebbe un rimedio imperfetto e, in ogni caso, considerata la condizione della nostra politica, non è proprio quello che è destinato ad accadere.

    Inoltre, interrompere la tassazione sui profitti accrescerebbe grandemente il potere dei dirigenti d’azienda. E’ davvero questo ciò che vogliamo fare?

    Quanto a riformare il sistema: sì, sarebbe una buona idea. Ma l’ipotesi di una eventuale riforma non ha niente a che fare con il chiudere la scappatoia della “trasposizione” senza indugio. Dopo tutto, sono in corso grandi dibattiti sulle modalità di quella riforma, dibattiti che prenderebbero anni per arrivare ad una conclusione, anche se non avessimo un Partito Repubblicano che con tutta probabilità si opporrebbe a tutto quello che il Presidente propone, persino se fosse qualcosa a cui erano favorevoli solo pochi anni fa. Perché consentire alle imprese di non pagare per anni la parte che è di loro spettanza, nel mentre aspettiamo che la paralisi si interrompa?

    Infine, niente di tutto questo ha a che fare con gli investimenti e la creazione dei posti di lavoro. Se e quando la Walgreen cambierà la sua cittadinanza, essa si terrà di più dai suoi profitti – ma non avrà alcun incentivo ad investire tali profitti aggiuntivi nelle operazioni negli Stati Uniti.

    Così, dovrebbe trattarsi di una cosa facile. Di sicuro dobbiamo avere un confronto su come e su quanto tassare i profitti. Nel frattempo, tuttavia, interrompiamo queste scandalose scappatoie fiscali.




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    Re:
    riccardo60, 4/5/2016 12:51 PM:

    Può darsi che gestire la materia fiscale sia complicato,( a mio avviso è più semplice di quanto sembri)



    Ti posso assicurare che non lo e'. E sai che parlo per dati di fatto.


    Ma ci sono un paio di cose che nessuno può negare,
    la prima è che gli unici a pagare le tasse fino all’ultimo centesimo sono i lavoratori dipendenti e i pensionati,
    la seconda è che nonostante le tasse troppe esose di alcuni paesi tra cui l’Italia,
    la forbice tra chi ha e chi non ha continua ad aumentare.
    Quindi a mio avviso se non si parte da questi due dati che sono indiscutibili,
    qualunque discussione non porta da nessuna parte. [SM=g1700002]



    1-Chi non ha grossi importi, non ha nemmeno ragione di trasportarli in paradisi fiscali. Chi lavorando li ha accumulati, spesso lo fa. E se permetti, ritengo anche giusto che chi si e' fatto il [SM=x44507] studiando per oltre 20 anni e successivamente per trovarsi un lavoro redditizio anche a scapito di altro, abbia ogni diritto di guadagnare di piu' di chi ha il classico lavoretto manuale 9-to-5 che ha cominciato a 16 anni.
    E se noti, anche operai specializzati che si adattano a viaggiare e lavorare in vari paesi, guadagnano bene, quasi quanto l'ingegnere che progetta i ponti e gli edifici e ne segue i lavori, con tutte le responsabilita' del caso, che l'operaio non ha [SM=g1700002]
    Stesso vale per svariati pensionati che una volta smesso di lavorare si stabiliscono in paesi piu' convenienti, dove il proprio reddito gli consente una vita piu' confortevole [SM=g1700002]
    Certo, chi vuole la vita comoda nella fabbrichetta a due passi da casa, con lavoro sicuro 9-5 e pensionamento al piu' presto in loco... beh, tutto ha un prezzo. Comodita' vs maggiori introiti. [SM=x44464]

    2-Deriva dalla prima. Spostando i capitali altrove, ovviamente il movimento di denaro slitta da un paese all'altro.
    Daltronde, chi ha la possibilita' di iniziare un'attivita', perche' dovrebbe farlo nel posto dove lo tassano e tartassano di piu'? Per campanilismo?! Filantropia?! Enno', un tornaconto ci deve essere, senno' ciccia, si fanno armi e bagagli e si porta lavoro in un posto dove siano offerte opportunita' migliori.

    Ricordo che ci sono paesi che non hanno alcuna produzione e vivono bene proprio allettando ditte a trasferircisi (fiscal) con allettanti pacchetti fiscali. Cio' crea flussi di capitali e conseguenti posti di lavoro (dal manageriato al meccanico) che sono la sussistenza del paese stesso.

    E non ultimo, la "forbice" (divario, semmai) fra chi ha e chi non ha ci sara' sempre. Nulla viene per niente. La manna dal cielo non esiste. Il principio del tutti uguali, detto comunismo, e' strafallito anche in Russia. Se esistesse, nessuno farebbe niente di piu' di quel minimo dovuto, con risultati disastrosi.

    Se un chirurgo guadagnasse come una cassiera, ti posso assicurare che il mondo sarebbe pieno di supermercati e nessun ospedale [SM=g1700002]

    Prima che qualcuno mi tacci di semplicismo, specifico che ho fatto esempi terra-terra per esprimere il concetto in modo comprensibile a tutti[SM=g1700002]
    Lascio le spiegazioni tecnico-politiche al buon Robert [SM=x44452]

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    Il mago Oronzo mi fa un baffo

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    pliskiss
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    Vincitore del Concorso:
    Iper Spettegules 2015
    IperUtente 2015
    00 05/04/2016 15:06
    Avete scritto dei poemi, ma basta poco per vedere [SM=x44458]

    Se tutte le aziende chiudono o se ne vanno a Est a lavorare un motivo ci sarà?
    Stradichiarato da imprenditori questo stato ti porta alla gogna, e di certo non fanno girare i loro soldi qui, chi è il pirla che si farebbe fottere i soldi? Cmq è una piaga che non esiste mica da adesso, il mio parere rimane ed è sempre stato, che con una nazione a metà si paga di più, bisognerebbe vedere ma non si vedrà mai se a pieno potenziale le tassazioni rimangono quelle?
    Io che ho i soldi te li devo mettere a dispoosizione a te Stato Italiano per sperperarli alla cazzo con Meridione e Migranti ecc ecc...?
    Non penso proprio [SM=x44458]

    E non è che tutti sono ladri, è soltanto che tanti non si vogliono suicidare o dormire in macchina, perchè farlo quando esistono i paradisi fiscali?
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    riccardo60
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    Vincitore del Concorso:
    Cultura d'Autunno 2014
    00 05/04/2016 18:52
    Qui non si tratta di far pagare che si è fatto un mazzo per tutta la vita lavorando,
    i piccoli artigiani e magari anche i commercianti, quelli sono soldi guadagnati,
    tra di lori ci possono essere dei disonesti, ma la gran parte spero di no.

    Ma vedo che come al solito si fa’ sempre finta di non capire, i grandi evasori o meglio elusori sono altri, le multinazionali per prime, seguite dalle grandi aziende magari non tutte ma la maggior parte, poi ci metterei anche molte categorie di liberi professionisti che è meglio non citare, non vorrei prendermi qualche querela [SM=x44452]
    poi mettiamoci anche le rendite finanziarie, che sono tassate ancora meno del lavoro vero,
    la lista sarebbe lunga ma mi fermo qui.

    E anche nel divario tra redditi nessuno pretende che deve essere uguale,
    ho solo fatto notare che nonostante continuino a lamentarsi il divario tra redditi più alti
    e quelli più bassi aumenta sempre, e non di certo perchè lavorano meno.
    Ma come ho già accennato, in quei redditi le tasse vengono detratte da subito,
    mentre per tutti gli altri, c’è sempre la tentazione di fare il furbetto. [SM=g1700002]
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