00 11/06/2009 14:39
Re: Re: Re:
(bresa), 11/06/2009 14.04:




Guardate che questi fanno soldi che tra sponsor, merchandising e televisioni che noi ci sognamo. Ti dico solo che le tv gli danno 1.1 miliardi di euro in 7 anni di contratto. Perez di suo non ci mette niente, sfrutta solo le ricche casse del club.



Diritti tv, tifosi, leggi e debiti
Le differenze Italia-Spagna
Il Real Madrid ha appena preso Kakà, 67 milioni di euro al Milan e 10 (netti) all'anno al giocatore, sino al 2015, e Cristiano Ronaldo, a 93 milioni, cifra record assoluta. Il Barcellona ha appena vinto la Champions e cerca di rinforzarsi acquistando Ibrahimovic (l'Inter valuta il suo attaccante un'ottantina di milioni). Ma i club spagnoli sono davvero così ricchi? Quali sono le differenze rispetto all'Italia? Continuando così, il nostro calcio andrà davvero verso un ridimensionamento?

Vediamo: la Liga spagnola un indebitamento fuori controllo, 3,4 miliardi di euro. In Italia, i club di A sono intorno ai 300 milioni (ma molti sono in leggero attivo: solo Inter e Milan, in realtà, hanno bilanci piuttosto appesantiti). Real e Barcellona sono in testa alla classifica dei debiti (rispettivamente 562 e 439 milioni) ma possono anche contare su ricavi elevati (366 milioni i bianchi, 309 i blaugrana: sono il primo e terzo club al mondo come ricavi, il secondo è il Manchester United). Barcellona e Real hanno contribuito al 47% al giro d'affari della Federcalcio spagnola. A rischio soprattutto i club medio piccoli, il Valencia, il Racing Santander, l'Atletico Bilbao. Fra Real e Barcellona, che praticamente prendono il grosso dei diritti tv, e le altre società la "forbice" rischia di allargarsi sempre di più.

Ma i due club di vertice, pur indebitati, continuano imperterriti a spendere. Di austerity non volgiono sentire parlare. Le società spagnole sono governate da un azionariato diffuso, i presidenti vengono eletti e investono tantissimi soldi. Le differenze rispetto all'Italia: spettatori più o meno uguali (25.000 a partita, ma in Spagna la percentuale di riempimento è più alta, supera il 74%), sui diritti tv vince il nostro calcio (attualmente 800 milioni di euro a stagione, in Spagna 572); fatturato 1,438 miliardi Spagna (secondo, alla pari con la Bundesliga, dopo la Premier League che arriva a 2,4 miliardi) e 1,421 Italia; merchandising 145 milioni Spagna e 64 Italia; monte salari assoluto (Spagna 900 milioni, Italia 722); stessa età media giocatori (26 anni).

La vera differenza sono i debiti e la questione fiscale. Prendiamo il caso Kakà. A Madrid guadagna quanto guadagnava a Milano. Ma la differenza, sostanziale, è il costo per i club. Per il Fisco italiano il lordo è di 20 milioni a stagione, per quello spagnolo di 13,2. Questa grande differenza è data dal fatto che in Spagna è prevista un'agevolazione, cioè un'aliquota ridotta per i professionisti extracomunitari (almeno per i primi cinque anni). Ne traggono un grosso vantaggio anche i calciatori. In Italia, molti dirigenti, a cominciare da Adriano Galliani, si sono lamentati: ma riesce difficile pensare che Berlusconi (o, peggio ancora Tremonti...), in questa situazione, possa venire incontro ai giocatori di calcio e ai club. Onestamente, meglio lasciar perdere. E cercare nuovi profitti: dagli stadi, ad esempio.

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