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Libia in Finmeccanica e viceversa

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    00 04/07/2009 12:00
    tecnologie belliche avanzate
    UN FONDO LIBICO ENTRA IN FINMECCANICA CON QUOTA SOTTO IL 10% (CIRCA 600 MLN €)
    - DI PIÙ. LA TRATTATIVA PREVEDE L'APERTURA DI UNA FABBRICA FINMECCANICA IN LIBIA
    - L'OPERAZIONE È CLAMOROSA: IL GRUPPO OPERA IN UN PERIMETRO DI TECNOLOGIE AVANZATE, CHE VANNO DAGLI ELICOTTERI AI TRASPORTI, AI PRODOTTI MILITARI DI SICUREZZA
    - MA STATI UNITI, NATO, UE, SONO STATI MESSI AL CORRENTE DELL’INGRESSO DI GHEDDAFI?




    DAGO-REPORT

    "Un'era si è chiusa, una nuova era è iniziata".

    Con queste parole il Colonnello Gheddafi ha concluso a metà giugno la sua visita in Italia dove Berlusconi lo ha accolto come "un cliente originale" ricevendo dal leader di Tripoli grandi apprezzamenti per il coraggio e le scuse sulle pagine buie del colonialismo.

    Sotto la tenda beduina di Villa Pamphili sono stati numerosi i manager e gli imprenditori che hanno cercato di capire se dentro l'era nuova ci fosse spazio per nuovi business con il governo di Tripoli che opera attraverso il braccio finanziario del Fondo sovrano Libyan Arab Foreign Investment.


    E quando il Colonnello si è presentato nell'Auditorium di Confindustria il 13 giugno è stato accolto con inchini da Profumo, Conti, Moretti, Bombassei e Luisa Todini che Gheddafi ha lasciato di sasso quando le ha chiesto se era un uomo.

    Durante la visita in Italia non ci sono stati annunci clamorosi e chi si aspettava che ad esempio il Fondo sovrano partecipasse all'aumento di capitale di Enel oppure ad altre operazioni è rimasto a bocca asciutta. Da quando ha cominciato a operare in Italia il braccio finanziario della Libia ha acquisito partecipazioni significative in Fiat dove detiene il 2%, Unicredit con il 4,9 e il Gruppo Eni di cui possiede l'1%. Con Paoletto Scaroni i libici hanno firmato un accordo per un investimento di circa 150 milioni di dollari nel settore dell'energia.

    Le ditte italiane che da tempo operano nel Paese di Gheddafi e occupano la prima fila sono tra le altre la Sirti (per la messa in opera di 7.000 km di cavi di fibre ottiche), Impregilo e la AgustaWestland di Finmeccanica che ha ottenuto il contratto per la fornitura di 10 elicotteri che si aggiungono alla commessa per un programma da 3 milioni di euro ad Alenia Aermacchi.


    DONNE E GHEDDAFI
    Ed è proprio sul Gruppo Finmeccanica, guidato da Pierfrancesco Guarguaglini, che si erano puntati gli occhi degli analisti convinti che Gheddafi e il suo Fondo avrebbero messo un piede per una partecipazione azionaria. D'altra parte è stato lo stesso Guarguaglini a spiegare pochi giorni dopo al Salone internazionale dell'aeronautica di Le Bourget che Finmeccanica puntava alla Turchia e alla Libia per allargare il suo mercato.

    Nella sua infinita miseria Dagospia ha raccolto nelle ultime ore una notizia che da sola farebbe giustizia della delusione emersa dopo il viaggio di Gheddafi a Roma.
    Sembra infatti che siano in corso trattative molto avanzate con il Gruppo Finmeccanica dove il fondo sovrano che dispone di 200 miliardi avrebbe intenzione di acquisire una quota azionaria di notevole dimensione.

    A questo proposito dagli uffici di via Monte Grappa dove ha sede il quartier generale di Guarguaglini non trapelano indiscrezioni, ma sembra che si stia trattando l'acquisizione di una quota di Finmeccanica intorno al 10% (non oltre) con un investimento dei libici nell'ordine di circa 600 milioni di euro.
    Non è finita.
    L'investimento prevede anche la costituzione di una azienda Finmeccanica in Libia.

    La notizia è clamorosa e carica di significati industriali e politici.

    Dal punto di vista industriale l'ingresso dei libici nella società di Guarguaglini ha il significato di un intervento lungimirante perché il Gruppo opera in un perimetro industriale di tecnologie avanzate che vanno dagli elicotteri allo spazio fino ai trasporti, e soprattutto all'elettronica e alla difesa e sicurezza. Questo settore è strategico e nel primo trimestre di quest'anno i ricavi hanno avuto un incremento del 111% rispetto a quelli dell'anno scorso.


    Guarguaglini

    A conferma dell'interesse di Tripoli per i sistemi di difesa basta leggere l'"Espresso" in edicola dove si apprende che lo shopping bellico di Gheddafi ha portato in questi giorni a una commessa di piccoli aerei spia che si chiamano Falco e vengono utilizzati per controllare le carovane dei migranti (box a seguire).

    Ma questa è una piccola cosa rispetto alle prospettive che si aprono con una partecipazione di Tripoli dentro l'azienda che ha vinto la commessa per gli elicotteri della Casa Bianca e che nella produzione di armi e di sistemi sofisticati ha uno dei suoi asset fondamentali.

    Qui si tocca il versante politico della nuova alleanza societaria che potrebbe essere annunciata addirittura lunedì prossimo. Non è un mistero infatti che i governi della Nato e in primo luogo quello americano, stiano seguendo le mosse del Colonnello con grande attenzione. Dopo l'attentato di Lockerbie dell'88 quando 270 persone morirono c'è stata una lenta ricucitura dei rapporti tra la Libia e gli Stati Uniti. Il dialogo diplomatico è iniziato sotto la tenda di Gheddafi nell'aprile del '91 e oggi il Colonnello non è il nemico di un tempo.


    Certo, quando nel settembre 2008 ha dichiarato che "l'Italia non darà basi Nato agli americani in caso di attacco contro la Libia", a Washington sono riemersi i pruriti e i pregiudizi, ma "business is business" e oggi sul bel suol di Tripoli passeggiano in lungo e in largo gli uomini d'affari americani e di tutti i paesi dell'Occidente.


    L'intesa tra Finmeccanica e il governo libico potrà far discutere e forse se ne parlerà anche al G8 dell'Aquila perché tocca una materia "sensibile", ma dalla sua Guarguaglini può far valere i forti rapporti sul mercato americano dove il Cavaliere gli ha aperto ai tempi di Bush la strada per la Casa Bianca e dove nel maggio 2008 ha acquisito per 3,4 miliardi di euro DRS Technologies, l'azienda leader nel settore dei servizi e dei prodotti elettronici integrati per la difesa.

    Tutti sanno che la commessa per gli elicotteri della Casa Bianca ha avuto una battuta d'arresto forse fatale con l'arrivo di Obama, ma l'alleanza con un colosso come DRS ha rappresentato per Finmeccanica l'ingresso dalla porta principale nel mercato della sicurezza e della difesa statunitensi (un mercato da 700 miliardi di dollari all'anno).

    Se le notizie sull'acquisizione della quota da parte dei libici saranno confermate, Guarguaglini dovrà gestire un difficile equilibrio politico e industriale che apre comunque per il suo Gruppo le prospettive di quella "nuova era" di cui Gheddafi ha parlato sotto la tenda beduina.

    ITALIA-LIBIA, UN FALCO SU TRIPOLI...
    Da L'Espresso -

    Si chiama Falco ed è un piccolo aereo spia prodotto da Finmeccanica.
    Formalmente, servirà per controllare le carovane di immigrati,
    ma di fatto questo sofisticato velivolo telecomandato ha potenzialità militari notevoli.

    Proprio il Falco apre la lista dello shopping bellico italiano di Gheddafi.
    Tra i primi contratti siglati, la modernizzazione di 12 monoplani Sf 260, addestratori usati in passato nella guerra del Ciad.


    Ma si sta discutendo anche la vendita di radar Selex Rat31 per la difesa aerea a lungo raggio, di pattugliatori navali Fincantieri simili a quelli acquistati dal nuovo governo iracheno, di sistemi per la sorveglianza elettronica delle coste. Agusta ha poi intascato ordini per venti elicotteri, mentre molti altri potrebbero venire assemblati da un nuovo stabilimento italo-libico. (P.Ba.)

    Fonti: L'Espresso + Dagospia
    [04-07-2009]

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    Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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    00 05/07/2009 13:28



    JOINT FIN-LIBIA:
    DAGOSPIA ANTICIPA, FINMECCANICA SMENTISCE, IL “SOLE24” CONFERMA

    - “IL FONDO SOVRANO LIBICO STAREBBE ACQUISTANDO SUL MERCATO AZIONI INTORNO AL 2%
    - è PRIMO PASSO DI UNA PARTITA PIÙ COMPLESSA DI NATURA FINANZIARIA E INDUSTRIALE”
    - GHEDDAFI DEVE SOSTITUIRE L'AERONAUTICA CIVILE E MILITARE BLOCCATA DALL'EMBARGO -

    Mara Monti per il Sole 24 Ore



    La rete delle partecipazioni in Italia del colonnello Muammar Gheddafi si arricchisce di un nuovo tassello:

    nel carniere della Lia (Libyan Investment Authority) potrebbe entrare presto anche Finmeccanica. Secondo quanto risulta al «Sole 24 Ore», il fondo sovrano libico starebbe acquistando sul mercato azioni del gruppo della difesa italiano con l'obiettivo di arrivare a una quota rilevante, che inizialmente potrebbe attestarsi intorno al 2%: ai prezzi di chiusura di venerdì l'investimento sarebbe di circa 112 milioni di euro.

    Finora nessuna comunicazione ufficiale è giunta all'autorità di Borsa, ma l'acquirente ha comunque cinque giorni di tempo per informare la Consob sul raggiungimento della soglia critica, qualora fosse stata già raggiunta. Comunque sia, un annuncio sull'esito del negoziato potrebbe essere questione di pochi giorni.


    Gheddafi
    La notizia è trapelata dopo che il sito Dagospia ha diffuso l'indiscrezione sull'interesse del fondo libico per il 10% del gruppo di Piazza Montegrappa, costringendo Finmeccanica a smentire «categoricamente » la notizia di «presunte trattative (..) quanto eventuali cessioni azionarie».

    Un atto dovuto perché in ogni caso un eventuale interesse della Lia per una quota superiore al 3% dovrebbe ottenere il gradimento del governo, azionista di riferimento con il 30,2%: la governance di Finmeccanica è blindata e lo stesso statuto parla chiaramente di«sterilizzazione»dei diritti di voto e di veto «motivato in relazione al concreto pregiudizio arrecato agli interessi vitali dello Stato».


    Nulla da obiettare nel caso in cui ci si fermi sotto la soglia del 3% per azioni acquistate sul mercato.
    In realtà l'acquisto dei titoli, secondo quanto risulta al «Sole 24 Ore», sarebbe stato concordato con il vertice di Piazza Montegrappa e rappresenterebbe il primo passaggio di una partita più complessa non soltanto di natura finanziaria, ma soprattutto industriale, giocata in prima persona dai governi italiano e libico: in ballo ci sarebbe la costituzione di una joint venture ad ampio raggio sui più importanti settori operativi di Finmeccanica.

    A tirare le fila per l'Italia ci sarebbe il ministro degli esteri Franco Frattini che di recente, di ritorno dalla Libia, ha detto di volere «portare in Europa molte buone ragioni di un paese, la Libia, che oggi torna sulla scena internazionale come un partner riconosciuto, da ultimo anche dagli Stati Uniti che hanno inviato lì un ambasciatore ».

    Per Finmeccanica si tratta di consolidare le relazioni con un partner con cui sono già state firmate importanti trattative nei settori dell'elicotteristica, della sicurezza e dei trasporti quest'ultimo attraverso Ansaldo Sts e Ansaldo Breda.


    È risaputo che Gheddafi voglia rafforzarsi nell'aeronautica civile e militare che risale ai tempi dell'embargo quando i cinesi e i russi erano i principali fornitori.

    La prima concreta realizzazione della collaborazione italiana vedrà la luce nel 2010 con l'inaugurazione dell'impianto di assemblaggio e manutenzione della Liatec ( Libyan Italian Advanced Technology Company), la joint venture al 50% costituita nel 2007 con Agusta Westland: con la società dell'elicotteristica di Finmeccanica, la Libia ha firmato un contratto per 10 velivoli AW 109 Power e AW 119 Koala da assemblare negli stabilimenti libici.


    Pier Francesco GuarguagliniDagli elicotteri agli aerei regionali con gli Atr42 entrati nella flotta dell'agenzia di sicurezza del paese africano, mentre il C-27J l'aereo da trasporto tattico sono pronti a sostituire gli attuali bimotori G-222.
    Dal civile al militare:
    in questo caso Tripoli vuole sostituire gli ormai obsoleti Mig russi

    e dopo la scadenza dell'opzione per i Rafale francesi sta guardando con interesse all'Eurofighter del consorzio europeo.


    Elicottero presidenziale Us101 Agusta Westland

    Infine l'homeland security in cui Finmeccanica vanta una lunga esperienza con Selex sistemi integrati:

    nel trattato di amicizia tra i due paesi i cui protocolli erano stati firmati dal governo Prodi, si prevede un ruolo di primo piano dell'Italia per il controllo dei confini a sud del paese tra il Ciad e il Sudan, rotta di contrabbandieri e immigrazione clandestina. I satelliti made in Italy sono pronti a guidare gli uomini del colonnello nelle operazioni di controllo delle frontiere.


    [05-07-2009]
    Mara Monti per il Sole 24 Ore


    Dedica Gheddafi a Dago






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    Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.