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Scorribande
Sull’isola del Trasimeno

cercando l’olio magico

In Umbria sulle colline da Trevi a Spello. Fino all’abbazia degli agostiniani per mieli e vini



L’Umbria è figlia unica. Esistono regioni che bastano a se stesse, dove le stagioni sono relative, dove il passare del tempo, con i suoi sbalzi d’umore, non condiziona la scorribanda.
Esistono terre ricche di storia, arte, cultura e di tavole imbandite di tartufi, prosciutti, pecorini, ciauscoli
— questo allettante salame da spalmare che è una delle risposte italiane al leberwurst —, pangiallo, cioccolato.

Cosa manca all’Umbria? Nulla.

Metto un po’ di musica e mi faccio accompagnare dalle note del grande Rino Gaetano. A Perugia, proprio ora, proprio questo sabato, si celebrano i 60 anni della nascita di questo menestrello ironico e mai banale, scomparso tragicamente e, soprattutto (mai avverbio fu più pertinente), prematuramente.
A Perugia, da qualche giorno, a tutte le fermate del bus, sono esposti i testi delle sue canzoni e stasera (ore 23) a San Fortunato della Collina, località Boneggio, un concerto lo ricorderà.

È una regione che ha memoria, dove tutto si intreccia e dove il clima non è mai un ostacolo, un deterrente al viaggio.
L’Umbria è una delle regioni dell’ulivo, simbolo di pace, e quindi dell’olio, simbolo della tavola e parte integrante, con vino e pane, della via mediterranea al ben mangiare.
Tutti prodotti che si possono trovare anche qui, sulle colline umbre, tra castelli e chiese, piazze e stradine strette, dove, in fondo, c’è sempre qualcosa di buono, qualcosa da mettere sotto i denti, magari solo una semplice bruschetta con l’olio appena fatto.


Al lavoro sulle viti nella zona di produzione del Sagrantino a Montefalco (Reuters)

L’olio favorisce il saliscendi, accompagna lo scorrere delle colline, è importante come l’acqua. E a Perugia c’è appunto il Museo delle acque, un luogo ideale per capire l’importanza di questo elemento per l’ecosistema del pianeta. Lo so, è quasi blasfemo questo pensiero mentre attraverso le terre del Sagrantino, tra Montefalco e Trevi, alle base dei monti Martani. Qui ogni luogo è figlio unico, propone non solo la sua ospitalità, ma anche i suoi prodotti. Entro a Trevi, l’antico borgo romano, dove celebrano, a ottobre, la sagra del sedano nero.
Tra i boschi c’è la Chiesa di Sant’Arcangelo. Sulla tavola carni, formaggi, pasta fatta a mano, tartufo nero.

Cambio strada e mi dirigo verso il Trasimeno.
All’isola Polvese producono un olio buono per il pesce e i legumi
. Parentesi: ottima la fagiolina del lago, una varietà di fagiolo dall’occhio che già raccontò Plinio il vecchio. A Castiglione del Lago provo gli spaghettoni rustici.

Ogni paese racconta una storia.
Piazza Filippo Silvestri, con la sua meravigliosa irregolarità, a Bevagna, le stradine di Spello, Castel Ritaldi con la chiesa di San Nicola e la Pieve di San Gregorio.
L’olio scorre negli occhi pieni di ulivi e nei piatti gustosi.
E allora la giusta conclusione è all’abbazia di San Felice a Giano dell’Umbria.
Qui gli agostiniani crearono una speciale qualità d’olio, qui su troviamo anche miele, formaggio e vino.
Qui l’Umbria dà il meglio di sé, saziando corpo e spirito. E offrendo anche un meritato riposo a chi ha così tanto «faticato».

Roberto Perrone - Corriere della Sera -
30 gennaio 2010