00 28/09/2010 22:42
Arrestati il sindaco di Riomaggiore
e il presidente delle Cinque Terre

Il sindaco di Riomaggiore Gianluca Pasini e il presidente del Parco delle Cinque Terre Franco Bonanini sono stati arrestati per una serie di reati contro la pubblica amministrazione. In manette anche il comandante della polizia locale di Riomaggiore e il capo dell'ufficio tecnico
dal nostro inviato MASSIMO CALANDRI

LA SPEZIA - Ambientalisti duri e puri, strenui difensori della natura, talebani anti-cemento. Ma soprattutto pubblici amministratori in uno degli ultimi paradisi d'Italia: le Cinque Terre. Otto sono finiti in galera all'alba, quattro agli arresti domiciliari, per tre di loro sono scattate altrettante denunce e misure interdittive. Accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico, associazione a delinquere, calunnia. Una banda, secondo la procura di La Spezia. Specializzata nel produrre atti pubblici fasulli per ottenere finanziamenti dalla Regione Liguria.

Fingevano di aver rimesso in ordine i sentieri dell'entroterra spezzino, di aver ristrutturato un canale alluvionato o un edificio fatiscente ma di grande valore storico. Secondo l'accusa non tutti i finanziamenti ottenuti sono stati regolari.

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Al vertice dell'organizzazione c'era Franco Bonanini, da dodici anni presidente di quel Parco delle Cinque Terre che nel '97 è stato dichiarato patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Bonanini, già sindaco di Riomaggiore ed europarlamentare Pd per un solo giorno a causa di un pasticcio coi voti, soprannominato il Faraone per il carisma e l'abilità nel gestire potere ed amicizie, pluripremiato per l'impegno a favore dell'ecologia e la natura. Al suo fianco arrestato anche Gianluca Pasini, sindaco di Riomaggiore. Insieme a loro impiegati ed imprenditori locali tra cui il comandante della polizia locale di Riomaggiore e il capo dell'ufficio tecnico.

Tutti i nomi degli arrestati

Era cominciato tutto nella primavera scorso dopo un banale accertamento della Guardia Forestale su di un rustico acquistato dal ministro Brunetta nelle Cinque Terre: venti metri quadri da ristrutturare, pagati quarantamila euro. Lo scandalo della casa dell'allora ministro Scajola era appena esploso e la storia ha sollecitato qualche ulteriore controllo. Tutto in regola, ma intanto l'inchiesta del pm Luca Monteverde ha suggerito qualche verifica in più. E sotto la lente d'ingrandimento è finita la gestione del Parco. Perquisizioni in uffici di professionisti, poi in quelli del Comune di Riomaggiore.

La procura spezzina avrebbe raccolto le prove dei presunti imbrogli: documenti retrodatati e false attestazioni con i quali la banda dimostrava di aver effettuato dei lavori per i quali aveva diritto ad un finanziamento pubblico. Nel mirino degli inquirenti c'è il rifacimento della soletta del canale che passa sotto Manarola, gravemente danneggiato dopo l'ultima alluvione e pericoloso: Bonanini e i suoi sostengono - carte alla mano - di averlo rimesso a posto, ma sembra che non sia del tutto vero.

Poi ci sono la ristrutturazione dell'ex stazione di Manarola e diversi sentieri del Parco. Bonanini nel recente passato era già stato multato per trecento euro: la richiesta di autorizzazione per lavori nelle casa di sua proprietà a Riomaggiore era stata firmata dal figlio. "Sciocchezze - aveva replicato - quando mio figlio ha firmato io stavo per subire un trapianto di fegato, avevo già fatto testamento, pensavo di non uscirne vivo e avevo delegato a mio figlio tutti gli atti. Io quella multa non la pago. Nel Parco non ci sono irregolarità".

In coda a questa brutta storia, le calunnie nei confronti degli ufficiali di polizia giudiziaria protagonisti nei mesi passati di alcune perquisizioni negli uffici pubblici delle Cinque Terre. Un misterioso "Corvo", attraverso alcuni esposti trasmessi in procura, denunciava la violenza degli investigatori. Ma anche in questo caso sarebbe tutta una bugia: le lettere sarebbero state dettate dai capi della banda, e anche in questo caso la procura avrebbe raccolto prove inconfutabili.

Fonte: Repubblica

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