00 09/11/2010 23:21
Immigrati, governo battuto tre volte
le mozioni passano con i voti di Fli

Passano emendamento Pd e due mozioni di Udc e finiani.
Si chiede che i respingimenti vengano effettuati sulla base degli accordi internazionali.
Bersani: "Voto testimonia la crisi". Di Pietro insiste sulla sfiducia


ROMA - Tre votazioni e tre sconfitte oggi per il governo alla Camera. Prima è stato approvato l'emendamento presentato da Matteo Mecacci, radicale del Pd, alla mozione sul trattato di Amicizia Italia-Libia. Votando con l'opposizione sull'emendamento che di fatto impegna l'esecutivo a rivedere il trattato di "amicizia" con la Libia, Futuro e Libertà ha fatto il primo sgambetto all'esecutivo. L'emendamento - a cui il governo è contrario e dove si chiede che i respingimenti vengano effettuati in base agli accordi internazionali e ai principi umanitari - è passato con 274 voti a favore e 261 voti contrari.

La seconda sconfitta nell'Aula della Camera il governo l'ha subita su una mozione presentata dall'Udc sempre sui rapporti tra Italia e Libia. Il parere del governo era contrario, Fli ha votato a favore. Il testo è passato con 281 sì, 269 no e un astenuto. La terza battuta d'arresto sul trattato Italia-Libia è arrivata con l'approvazione della mozione presentata da Fli, a cui il governo aveva sempre dato parere contrario.

"Prove tecniche, prove tecniche", ha commentato con un sorriso il capogruppo del Pd Dario Franceschini uscendo dall'aula. E il capogruppo di Fli alla Camera Italio Bocchino ha subito replicato: "Abbiamo detto che abbiamo le mani libere...". Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani non ci sono dubbi, questi voti "certificano una situazione di crisi che va chiarita fino in fondo". Sulla stessa lunghezza d'onda il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che rilancia l'idea di una mozione di sfiducia per "certificare la morte politica dell'esecutivo Berlusconi".

Il Pdl, come aveva annunciato in aula Roberto Antonione, aveva ritirato la mozione dopo l'approvazione dell'emendamento per evitare che passasse un testo ormai non in linea con la volontà del governo. Ma i finiani avevano fatto propria la mozione. A favore del testo hanno votato, oltre al Pd e all'Idv, l'Udc e Fli, che non ha cambiato idea dopo i ripetuti appelli del sottosegretario Alfredo Mantica e di esponenti del Pdl ad allinearsi con il governo. Dopo il voto, tutti i deputati del Pdl e della Lega si sono alzati in piedi tributando un ironico applauso ai colleghi di Fli, cui hanno urlato "Bravi, bravi"!. Il leghista Gianpaolo Dozzo aveva detto prima del voto che l'atteggiamento assunto da Fli su questo emendamento era "una prova di sganciamento" dei finiani dalla maggioranza.

"Dobbiamo far capire a Berlusconi che senza i voti di Fini non va da nessuna parte" ha detto Bocchino ai colleghi del gruppo di Fli che erano indecisi su come votare, scatenando cori dai banchi del Pdl: "Buffone, buffone!", gridavano. Gli animi si sono riscaldati quando il finiano Roberto Menia stava per raggiungere, ai banchi del Pdl, Maurizio Bianconi che li aveva accusati di incoerenza: è stato bloccato da Denis Verdini. A riportare la calma ha contribuito il sottosegretario Guido Crosetto, che ha sollecitato i colleghi del Pdl a stare zitti.

E contro Fini sale il malcontento di alcuni deputati del Popolo delle libertà che hanno lanciato la loro provocazione: "Tappezzeremo tutte le città d'Italia con migliaia di manifesti sui quali si vedrà la faccia di Fini accanto ai barconi pieni di immigrati". "In questo modo - ha detto un parlamentare con responsabilità all'interno del gruppo - faremo capire agli italiani che è Fini che vuole l'immigrazione clandestina in Italia. Dobbiamo solo decidere da quali città cominciare", ha concluso il deputato.

Il testo del trattato. In base al testo approvato, il governo viene impegnato "a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'Unhcr a Tripoli quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia". L'emendamento, a firma del radicale Mecacci del gruppo Pd, richiede all'esecutivo di "impegnarsi a rivedere il trattato di amicizia con la Libia alla luce di quanto accaduto recentemente, a chiarire i termini degli accordi relativi ai pattugliamenti congiunti in corso, in particolare per quanto riguarda la catena di comando e le regole d'ingaggio, incluso l'uso delle armi durante tali operazioni; ad attivarsi, sia attraverso i contatti bilaterali con Tripoli, che a livello internazionale, per ottenere che la Libia riconosca i confini marittimi sanciti dal diritto internazionale e consenta ai pescatori siciliani di pescare legalmente in acque internazionali senza il rischio di subire attacchi armati o il sequestro dei pescherecci".

Previsto anche che si sospenda "la politica dei respingimenti dei migranti in Libia, anche alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, dato che tale politica viola sia il principio fondamentale di non respingimento (non-refoulement) previsto dalla Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati del 1951 (ratificata dall'Italia nel luglio 1954) e considerato un principio di diritto internazionale generale, sia il pieno accesso alle procedure di asilo nell'Unione europea".

Le reazioni. Secco il commento del ministro della Difesa Ignazio La Russa: "A livello politico non credo che Fli anche come messaggio voglia dire di essere d'accordo con il ritorno dei barconi: se è così è un boomerang per una forza di centrodestra. Noi insisteremo per i respingimenti". Sul ritorno dei barconi fermo anche Pietro Laffranco, vicepresidente dei deputati del Pdl: "Oggi l'Aula di Montecitorio ha voluto indebolire l'azione del governo che in questi due anni ha combattuto contro l'immigrazione clandestina. Questo è stato possibile per la posizione irresponsabile dei deputati del Fli che hanno tradito un preciso impegno assunto tutti insieme di fronte agli elettori. Fli ha dichiarato oggi, nel modo più fragoroso, che vuole il ritorno dei barconi carichi di clandestini, merce umana in mano alla criminalità".

Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha messo in evidenza la vicinanza di "Futuro e Libertà ai radicali", anche se "ovviamente non è sulla Libia che cadrà il governo" e alla domanda se una rottura sia ormai inevitabile, ha risposto: "Nulla è inevitabile tranne la morte". Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl, si è trattato invece di "un voto irresponsabile che rischia di incentivare l'immigrazione clandestina". E' dello stesso avviso il ministro degli Esteri Franco Frattini che su diritti umani e respingimenti, ricorda: "L'Unione europea ha parlato chiaro con un accordo sottoscritto a ottobre da due commissari con due ministri libici. Se non usiamo le parole di quell'accordo rompendo la collaborazione Ue in materia migratoria apriamo le porte a tutti quello che vogliono entrare liberamente in Italia". "Spesso invochiamo la Ue perché intervenga, e quando l'Europa interviene e firma documenti dobbiamo seguirla. Facciamolo questa volta con il testo letterale del 4 ottobre. Non ci mettiamo nelle condizioni di dire alla Libia: 'aprite le porte perché l'Italia li prende tutti", ha concluso il titolare della Farnesina.

Non è d'accordo il capogruppo Bocchino: "Qui si vuol fare passare un voto in favore dei diritti umani come un voto contro i respingimenti su cui noi siamo ovviamente a favore. E' giusto respingere i clandestini ma basta con la demagogia da campagna elettorale. Noi che siamo la culla del diritto e dei diritti dobbiamo garantire il rispetto dei diritti e dei trattati internazionali. E' sconvolgente che qualcuno contrasti chi ha votato perché le Nazioni unite aprano un luogo ufficio in un Paese".

Fonte: Repubblica

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