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Wikileaks, l' 11 Settembre della diplomazia internazionale

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    Arjuna
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    00 13/12/2010 10:36
    Le BR aiutate dal Nicaragua, i cable di Wikileaks di cui nessuno parla in Italia

    Dai cablogrammi emerge una vera e propria connection tra Ortega e diversi terroristi rossi in fuga dal nostro paese.

    Riguardo al nostro Paese, finora, dai cablogrammi “trafugati” da Wikileaks si è fatto un gran parlare per vicende spesso già conosciute, riguardanti per lo più segnalazioni sui molti vizi e le poche virtù del premier Silvio Berlusconi. Questo perché si è acceso tutta l’attenzione sui “cables” provenienti dall’Ambasciata americana a Roma che, per lo più, descrivevano lo scenario del nostro mondo politico ed i tanti retroscena che spesso affondano nel gossip. Tuttavia, poco si è parlato di altri importanti files inviati dall’estero da funzionari americani al Dipartimento di Stato, dove pure intricate vicende riguardanti casa nostra sono state osservate e soprattutto segnalate con molta attenzione.

    daniel ortega Le BR aiutate dal Nicaragua, i cable di Wikileaks di cui nessuno parla in ItaliaA LEAK FROM MANAGUA - Una di questa, che per la verità finora è stata poco o niente ripresa dalla nostra stampa, è quella riguardante i cables che provengono da Managua, la capitale dello Stato centroamericano del Nicaragua, paese da sempre al centro degli interessi e soprattutto delle preoccupazioni della geopolitica degli Stati Uniti, a via delle suoi risvolti politici interni. Da questi cables emerge, un relitto storico-politico che a che fare con il nostro paese e con il nostro passato, quello degli “anni di piombo”, che molti hanno – magari volutamente – dimenticato. Ci riferiamo alla connection internazionale che ha permesso la fuga di molti terroristi “rossi”, in massima parte provenienti proprio dalla Brigate Rosse, nel paese centroamericano appena dopo l’avvento della rivoluzione Sandinista. A fornire man forte e copertura, sarebbe stato – secondo le segnalazioni dei funzionari americani – lo stesso presidente Daniel Ortega il quale, peraltro, in passato aveva già ammesso di aver protetto “compagni” in fuga, offrendogli la cittadinanza del suo paese e la sua copertura politica. Una sorta d’immunità per questi terroristi, nessuno dei quali si è mai pentito della lotta armata, e che è continuata anche dopo il cambio di regime nel paese. Oggi, Ortega è tornato al “suo” posto di presidente dello Stato. Dopo esserlo già stato dal 10 gennaio 1985 al 25 aprile 1990, durante il governo sandinista. È rientrato in carica il 10 gennaio 2007.

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    Arjuna
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    00 13/12/2010 10:47
    Wikileaks: “Il Vaticano ostacolò l’inchiesta sui pedofili in Irlanda”

    Il Guardian ha i cables provenienti dalla Santa Sede all’epoca della crisi gaelica: “Inaccettabile l’inchiesta parlamentare, attenta alla nostra sovranità”.

    Fu un attimo: per un attimo, tutte le parti in causa si volsero a pensare a quello che avevano dovuto sopportare le vittime dello scandalo. Ma fu, davvero, un momento: poi, subito alla politica, subito alla diplomazia, per proteggere i reciproci interessi. Questo emerge dal cable che l’Ambasciatore irlandese presso la Santa Sede ha consentito alla diplomatica americana: Il Vaticano ostacolò linchiesta sui pedofili in Irlanda Julieta Valls di comporre, dopo un colloquio privato, e che è stato inviato al Pentagono nel febbraio scorso, e che il Guardian ha e pubblica in mattinata, dopo averlo reperito dall’archivio di Wikileaks.

    STATO SOVRANO – “Le prime preoccupazioni del Vaticano e degli ufficiali irlandesi fu per le vittime, ma la realtà è stata a volte oscurata dagli eventi che sono seguiti, che provocano peraltro un raffreddamento nelle relazioni Vaticano-Irlandesi. Il Vaticano crede che il governo irlandese non sia stato in grado di proteggere e rispettare la sovranità della Santa Sede durante le investigazioni”, scrivono i cables. E così, in questa fase, il Vaticano si comporta autenticamente come uno Stato indipendente dotato di una sua sovranità e di suoi interessi nazionali da far rispettare. Ma l’opinione pubblica non apprezza: “Molta dell’opinione pubblica irlandese considera le proteste del Vaticano come inaccettabilmente procedurali e insufficienti a confrontarsi con il reale problema di questi abusi orribili e coperti da autorità della Chiesa”, scrivono i diplomatici che informano il segretario di Stato del cardiopalma nei sacri palazzi durante il febbraio scorso. “Dopo l’intervento di papa Benedetto, tutti, presso il Vaticano e presso la Conferenza Episcopale Irlandese, sono d’accordo che i futuri interventi dovranno essere gestiti in Irlanda. Questa crisi avrà effetti profondi per anni, nel paese, dove nuove rivelazioni sono già attese”, continua il cable.

    Fonte

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    binariomorto
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    00 14/12/2010 14:16
    "Berlusconi, censura a Internet
    per favorire le sue televisioni"

    Caso WikiLeaks, un cablo dell'ambasciatore Usa Thorne: uso privato del potere. "Il decreto Romani offrirebbe le basi per azioni legali contro chi dovesse entrare in competizione contro membri del governo". "Così si azzittisce la concorrenza politica"

    ROMA - "Così Berlusconi vuole censurare Internet" per "favorire le proprie imprese" commerciali e azzittire "la concorrenza politica". Gli ultimi due cablogrammi dell'ambasciatore Usa a Roma David Thorne diffusi da WikiLeaks, riferiscono le critiche, le perplessità e i sospetti dell'amministrazione Usa sulla "legge Romani". È il decreto anti-Internet che il governo italiano voleva far passare tra fine 2009 e inizio 2010. In un cablogramma del 3 febbraio 2010, Thorne sintetizza: "la legge darà possibilità di bloccare o censurare qualsiasi contenuto", e "favorirà le imprese di Silvio Berlusconi di fronte ai suoi competitor". La conferma, secondo l'ambasciatore, di un "modello di business familiare in cui Berlusconi e Mediaset hanno usato il potere del governo in questo modo sin dai tempi del primo ministro Bettino Craxi".

    Thorne spiega al Dipartimento di Stato che "la legge sembra scritta per dare la governo il potere di censurare o bloccare qualsiasi contenuto di Internet se il governo lo ritiene diffamatorio o che alimenti attività criminali". Il decreto "offrirebbe le basi per intraprendere azioni legali contro le organizzazioni di mezzi di comunicazione che dovessero entrare in competizione politica o commerciale contro membri del governo". Nel telegramma Thorne ricorda che da anni gli Stati Uniti hanno fatto pressioni sul governo italiano perché approvi leggi che evitino conseguenze legali per chi opera su Internet: "Finora l'Italia ha fatto molto poco", e adesso "con questa legge salta ogni collaborazione e anzi propone una regolamentazione molto dura". Thorne, che era stato al fianco di John Kerry e dello staff di Obama nell'uso di Internet nella campagna elettorale americana del 2008, dice che la legge italiana potrebbe "essere un precedente per Paesi come la Cina, che potrebbero copiarla o portarla a giustificazione dei propri attacchi contro la libertà di espressione". Per Antonello Busetto, una fonte confindustriale ascoltata dall'ambasciata Usa, questa legge "potrebbe significare la morte di Internet in Italia".

    Inoltre dirigenti di Sky-tv in Italia confermano all'ambasciata Usa che la legge Romani avrebbe "offerto molti vantaggi commerciali a Mediaset, la televisione del primo ministro, rispetto a Sky, uno dei suoi principali competitori". Questi dirigenti "confermano il ruolo di Romani come leader all'interno del governo per aiutare Mediaset a mettere Sky in una situazione di svantaggio". L'ambasciata Usa spiega a Washington che tra l'altro il governo vorrebbe obbligare gli Internet provider come YouTube o Blogspot "a diventare responsabili del contenuto che pubblicano così come lo sono le televisioni", cosa "impossibile sia dal punto di vista economico che da quello pratico". E "dato che la legge prevede di rendere passibili di diffamazione sia i siti d'opinione che gli Internet provider, alcuni la vedono come un modo per controllare il dibattito politico su Internet". Inoltre, aggiunge Thorne, "vista da una prospettiva commerciale, la norma diretta a limitare i video e le televisioni disponibili su Internet aiuta Mediaset mentre la società del premier esplora il mercato della televisione via Internet".

    L'ambasciatore scrive ancora che l'authority italiana per le comunicazioni, l'Agcom, avrebbe il potere di bloccare i siti non italiani e di "imporre multe fino a 150 mila euro alle compagnie straniere: l'Autorità in teoria è indipendente, ma molti temono che non sia sufficientemente forte per resistere alle pressioni politiche".
    Thorne conclude, ricordando che il governo ha già preso diverse iniziative per controllare le reti sociali di Internet, "inclusa l'infame intenzione di esigere che i blogger debbano avere la licenza di giornalisti, che viene concessa dal governo".

    Fonte: Repubblica

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    00 17/12/2010 12:10
    Wikileaks, torture dell'India sui prigionieri in Kashmir

    I DISPACCI DELL'AMBASCIATA USA SULLA BASE DI NOTIZIE DELLA CROCE ROSSA

    Violenze e abusi di ogni tipo
    ai danni di migliaia di detenuti: elettricità, stupri e altre crudeli sofferenze inflitte per mesi

    NEW DELHI
    I dispacci dell’ambasciata statunitense a New Delhi ottenuti da Wikileaks e pubblicati ieri sera sul sito del quotidiano britannico Guardian confermano le vecchie denunce secondo le quali l’India ha fatto un uso sistematico della tortura contro civili in Kashmir.

    Un cablogramma inviato dall’ambasciata americana nel 2005 cita un rapporto della Croce Rossa Internazionale in cui emergono violazioni e abusi di ogni tipo ai danni di centinaia di detenuti delle carceri indiane. Le rivelazioni confermano le denunce di diverse associazioni di difesa dei diritti umani e rischiano di mettere in imbarazzo il governo indiano.

    La politica di New Delhi è sempre stata quella di non ammettere alcuna interferenza sulla questione del Kashmir, la regione mussulmana che controlla con un vasto esercito. In un dispaccio di tre anni fa, l’ambasciata Usa si diceva «frustrata» con il governo indiano per il «continuo maltrattamento dei detenuti». Secondo la Croce Rossa l’India «ha tollerato la tortura» e le vittime erano civili, in quanto i militanti erano di norma uccisi».

    Il rapporto della Croce Rossa, documento strettamente riservato per garantire la neutralità dell’organizzazione, è basato su 177 visite in carceri dello stato di Jammu e Kashmir e di altre parti dell’India tra il 2002 e 2004. Su oltre 1.200 prigionieri intervistati, sono stati riportati 852 casi di abusi. In particolare, «171 sono stati picchiati e 681 torturati in sei modi diversi, tra cui con l’elettricità, violenze sessuali e altri crudeli sofferenze fisiche. Gli abusi di solito avvengono alla presenza di ufficiali e solo raramente le vittime sono militanti, ma sono persone sospettate di avere informazioni sui ribelli».

    Il Guardian precisa che la Croce Rossa non ha mai avuto accesso al famigerato centro di detenzione «Cargo Building» del capoluogo di Sinagar, dove le cose probabilmente sono andate peggio.

    Fonte

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    00 20/12/2010 23:23
    Wikileaks, Governo bloccò indagini Parlamento su Calipari

    Lo scriveva in un 'cable' del 2005 l'allora ambasciatore americano Sembler.
    Palazzo Chigi: tutto privo di fondamento

    di Claudio Accogli

    ROMA - L'Italia fermo' le inchieste dei magistrati italiani sulla morte di Nicola Calipari, scrisse per questa ragione un rapporto "pensato" per questo obiettivo, cioe' tentare di bloccare possibili indagini delle commissioni parlamentari. "Tutto privo di fondamento", ha seccamente smentito in serata Palazzo Chigi con una nota che sottolinea come il ''tenore'' della nota sarebbe stato condiviso anche da Gianfranco Fini, che allora era ministro degli Esteri nonche' vice-premier.

    "Evidentemente - sottolinea la nota - in quei resoconti si sono scambiati i desideri con la realta', le domande con le risposte". La bufera e' scoppiata nel pomeriggio, con i dispacci di Wikileaks sul caso Calipari, pubblicati dal britannico Guardian, e siglati dall'ambasciatore Usa a Roma (2001-2005) Mel Sembler. "Il governo italiano - scrive il diplomatico il 3 maggio 2005 - vuole lasciarsi il caso alle spalle e ha scritto almeno una parte del rapporto sulla morte del funzionario del Sismi, il 4 marzo 2005 a Baghdad, per evitare le inchieste della magistratura". E ancora, Roma "blocchera' i tentativi delle commissioni parlamentari di aprire indagini''. Quanto basta per infiammare il dibattito politico, con Giuliana Sgrena - la giornalista italiana che il funzionario del Sismi stava portando in salvo - che fa appello perche' sulla vicenda indaghi finalmente una commissione parlamentare. Il 2 maggio 2005, i vertici dell'ambasciata Usa vengono convocati dall'ufficio del premier per ricevere in anticipo il rapporto italiano sul caso Calipari. Il 5 e il 6, Silvio Berlusconi sarebbe intervenuto alla Camera e al Senato per il dibattito. ''Presenti all'incontro - riferisce il 'cable' siglato da Sembler - il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini, il sottosegretario Gianni Letta, l'ambasciatore negli Usa Gianni Castellaneta, il capo del Sismi Nicolo' Pollari, alcuni dei loro consiglieri, e due commissari, il diplomatico Cesare Ragaglini e il generale del Sismi Pierluigi Campregher". Assente Berlusconi, "e' fuori Roma". Gli italiani comunicano al diplomatico americano che l'intento del governo e' che "l'incidente non debba avere ripercussioni negative" sulle "eccellenti relazioni bilaterali". In tal senso, "auspicano che il rapporto contribuisca a questo esito''. Sembler aggiunge, tra parentesi, una nota 'esplosiva': "Guardare sotto per la spiegazione su come questo (il rapporto) servira' allo scopo". E 'sotto', si legge che nel rapporto italiano c'e' scritto ''gli investigatori italiani non hanno trovato prove che l'omicidio e' stato intenzionale: questo punto - nota Sembler - e' stato 'designed specifically' (costruito specificatamente) per scoraggiare altre indagini della magistratura, visto che per la legge italiana possono aprire inchieste sulla morte di cittadini italiani all'estero, ma non in caso di omicidio non intenzionale". L'ambasciatore Usa aggiunge un'altra nota, non meno interessante: "I nostri contatti (ovvero Fini, Letta, Castellaneta, Pollari etc) hanno messo in guardia che i magistrati italiani sono famigerati per forzare queste leggi ai loro scopi, quindi resta da verificare se la tattica del governo italiano avra' successo''. In vista dell'intervento di Berlusconi in Parlamento, il 5 e 6 maggio, secondo gli italiani "sarebbe meglio che il presidente George W. Bush chiamasse il premier, in modo che Berlusconi possa dire in Parlamento di aver discusso la questione con il presidente americano", si legge nel cable, datato 3 maggio 2005. La telefonata arriva 24 ore dopo: tra le altre cose, Bush dice a Berlusconi che "Nicola Calipari era uno stimato amico'' degli Stati Uniti. L'ambasciatore americano pero' raccomanda al Dipartimento di Stato anche un'altra telefonata, quella del segretario di Stato, Condolezza Rice, al vicepresidente Fini per "confermare" che Washington "condivide il desiderio italiano di lasciarsi alle spalle l'incidente". Quello stesso giorno, il 3 maggio, Fini riceve la telefonata della Rice. Tuttavia, per mantenere saldi i rapporti tra Usa e Italia, secondo Sembler, ''era importante per Roma non puntare l'indice contro gli Usa, ne' lamentare una scarsa cooperazione'': ''noi (gli statunitensi, ndr) vorremmo cercare di continuare a fare lo stesso''. Nell'intervento in Parlamento, si legge in un altro dispaccio del 9 maggio 2005, Berlusconi sollevera' poi delle critiche, ma "ha riaffermato i punti piu' importanti per gli Stati Uniti: l'incidente non e' stato intenzionale, le relazioni bilaterali restano forti, Roma conferma il suo impegno in Iraq". D'altro canto, commenta l'ambasciatore Usa, l'Italia e' "determinata" a "evitare critiche" al ruolo svolto da Nicola Calipari, fatto che ha portato il governo di Roma a ignorare una questione "fondamentale": "perche' solo una macchina su 30 passate per il check-point e' stata colpita dal fuoco?", scrivono gli americani lasciando intendere che quella notte Calipari mori' per negligenza, sua o dei servizi segreti italiani.

    Fonte: ANSA

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