Schifani: da ripetere le votazioni contestate
Il voto a raffica di Rosi Mauro (Lega Nord). Tutto da rifare.
Bagarre al Senato sulla riforma Gelmini. E la presidente dà come approvati alcuni emendamenti dell'opposizione
La riforma? Un provvedimento importante, comunque lo si guardi. Sia che lo si difenda, sia che lo si contesti, non si può non considerare che porterà numerosi e sostanziali cambiamenti. Per questo dovrebbe essere approvato con una procedura attenta e meditata.
Quanto avvenuto oggi al Senato, al terzo e decisivo passaggio del provvedimento, fa capire che a volte purtroppo così non è. Perché
la bagarre scoppiata in aula quando il presidente di turno era la leghista Rosi Mauro ha prodotto una votazione che non si può certo definire esemplare.
TUTTO DA RIFARE - Mentre i senatori dell'opposizione avevano chiesto di fermare i lavori in attesa del pronunciamento del presidente del senato, Schifani, su una questione di procedura, Rosi Mauro ha deciso di continuare. Come, lo si può vedere direttamente dal video. Una serie di «approvato» (il voto era per alzata di mano) a raffica, di «non è approvato» o di «inammissibile». All'aumentare delle proteste vibrate dell'opposizione, a un certo punto la Mauro s'interrompe. «Vergogna» dice, e sospende la seduta. Il guaio è che non è più chiaro quali emendamenti siano stati approvati e quali no. Ne risulterebbe approvato almeno uno dell'opposizione che rimanderebbe alla Camera tutta la riforma. Poi interviene il presidente del Senato che decide: le votazioni gestite da Rosi Mauro e contestate vanno ripetute.
ROMA -
Bagarre al Senato: il voto sugli emendamenti al ddl Gelmini è finito nel caos tanto che il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, ha deciso di far ripetere ai senatori le votazioni sugli emendamenti dal 6.21 al 6.32, annullando il precedente risultato del voto per alzata di mano effettuato con la presidente di turno Rosi Mauro, durante il quale erano stati approvati alcuni emendamenti dell'opposizione (particolare che avrebbe determinato il ritorno del testo alla Camera in quarta lettura).
Gli emendamenti dati erroneamente per approvati dalla presidente di turno e poi accantonati dal presidente Renato Schifani, saranno rimessi in votazione giovedì in Aula, per mettere poi rimedio al pasticcio delle votazioni di mercoledì in sede di coordinamento: è la decisione presa a maggioranza dalla Giunta per il Regolamento al termine di una riunione durata quasi un'ora. Le opposizioni hanno dichiarato la loro contrarietà alla decisione della Giunta. Per la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro la soluzione trovata è soltanto un espediente. «Alla Camera l'emendamento soppressivo di un articolo è stato bocciato. In sede di coordinamento formale - ha spiegato Finocchiaro - la Camera non ha apportato nessuna correzione. Lo stesso accadrà in Senato. Il risultato è che noi voteremo lo stesso testo della Camera». Sulla decisione della Giunta ha ironizzato il senatore Pd Stefano Ceccanti:
«La maggioranza avendo il problema politico che non si fida di tornare dai propri deputati, ha votato in Giunta per il Regolamento, con la sola opposizione di Pd e Idv, la possibilità per il legislatore di essere schizofrenico, di volere una cosa e allo stesso tempo di voler il contrario. Si ritiene quindi possibile all'articolo 6 della riforma universitaria modificare un articolo di legge (esattamente l'articolo 1, comma 111 della legge 4 novembre 2005, n. 230) e subito dopo, tranquillamente, di votare all'articolo 29 per la sua abrogazione, quando con tutta evidenza l'articolo 8 del Regolamento del Senato conferisce al suo Presidente i poteri di ordinare le votazioni evitando che sorgano tali schizofrenie».
«Il Senato ne uscirà umiliato: prima voterà una cosa e nella stessa legge il suo contrario, sapendolo scientemente prima». VOTO DEFINITIVO - Il voto definitivo al testo di riforma universitaria a questo punto potrebbe anche slittare a giovedì. Intanto il Pdl, con Gaetano Quagliariello, ha assicurato che la fiducia sulla riforma Gelmini è «esclusa del tutto». Intanto, gli studenti organizzano le manifestazioni e chiedono al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di non firmare la legge.
BAGARRE - La bagarre a Palazzo Madama si è accesa quando la Presidente di turno Rosi Mauro, dopo un intervento del senatore Idv Pancho Pardi, ha cercato di accelerare l'esame e il voto sulle modifiche al testo presentate dall'opposizione. Il tono delle voci nell'aula di Palazzo Madama era altissimo e l'esponente leghista ha fatto votare a raffica, per alzata di mano, gli emendamenti: «Chi è favorevole, chi è contrario, approvato, respinto...». Anche Rosi Mauro alzava la voce mentre le votazioni andavano avanti, forse troppo velocemente, a parere dell'opposizione, secondo la quale il ddl risulterebbe modificato a causa del sovrapporsi delle votazioni imposto dai ritmi della presidente Mauro. In un video postato su YouTube si vede chiaramente la presidente di turno mettere in votazione una serie di emendamenti e al 6.26, presentato dal Pd primo firmatario Vincenzo Vita, si sente dire «È approvato».
SCHIFANI E LE REPLICHE - La seduta è stata sospesa e poi riaperta da Schifani. «La mia decisione è quella di ripetere le votazioni perché c'è stata una situazione di irregolarità delle votazioni», ha detto il presidente del Senato. «Stiamo vivendo un momento delicato anche sul fronte delle tensioni», ha sottolineato invitando alla «responsabilità» i parlamentari. Schifani ha spiegato che «in occasione della votazione su alcuni emendamenti, dal 6.21 al 6.32, l'aula ha vissuto un momento di caos tale da non consentire ai senatori di capire quanto si stava votando. Fatta questa verifica- ha proseguito-, prima ancora di sapere quello che avrebbe detto l'opposizione sulla presunta votazione di alcuni emendamenti, avevo concordato con i capigruppo di maggioranza e opposizione di procedere alla rinnovazione di quelle votazioni». Una decisione «presa in buona fede» e «confermata» dalla presidenza.«Il mondo sa che qui si è votato» ha detto la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, replicando in aula al presidente Schifani. Per il senatore dell'Italia dei Valori, Luigi Li Gotti, «il presidente del Senato non sta annullando un voto irregolare, sta proponendo l'annullamento in blocco di sette voti. L'art. 118 prevede l'annullamento del voto irregolare con la ripetizione immediata delle votazioni. Non può annullare sette voti, cioè un'intera fase dei lavori d'Aula, attraverso un giudizio non del presidente d'Aula, ma a giudizio suo presidente, e a distanza di due ore. In questo modo noi violiamo le prerogative della presidenza».
UN'AULA PER IL DOTTORANDO SUICIDA - Il ministro Gelmini, nel frattempo, ha rinnovato il suo appello ad abbassare i toni, in vista dell'ok alla riforma. «Faccio un appello a tutti perché si ritrovi il senso di responsabilità, la misura e un equilibrio che credo siano indispensabili per affrontare un provvedimento complesso quanto importante come il disegno di legge università» ha detto il ministro. La Gelmini ha anche inviato una lettera al rettore di Palermo, Roberto Lagalla, in cui chiede di intitolare al più presto un'aula della Facoltà di Lettere a Norman Zarcone, il ragazzo laureato con lode e dottorando in Filosofia del Linguaggio che a settembre si è tolto la vita lanciandosi dal settimo piano dell'ateneo. «Quello di Norman è stato un disperato gesto di protesta contro le logiche baronali, che riteneva impedissero del tutto la realizzazione dei suoi sogni», si legge in una nota del ministero. Gelmini ha chiesto al Rettore di procedere all'intitolazione dell'aula anche a seguito della raccolta di firme di molti studenti. «Si tratterebbe di un primo segnale- ha scritto il ministro Gelmini- per non dimenticare la sua tragica storia e le grandi difficoltà incontrate da un giovane che non accettava le rendite di posizione e i privilegi di certi baroni. Con il suo gesto estremo, Norman ha voluto gridare al mondo tutta la sua rabbia contro coloro che gli stavano rubando il futuro e che volevano escluderlo dall'università solo perché, pur avendo indubbie capacità, non possedeva un cognome importante». Intervenendo al Senato, la Gelmini ha annunciato anche che il decreto attuativo della riforma dell'università, che rivede le modalità di reclutamento dei professori, «è già pronto», aggiungendo che il provvedimento sarà portato al primo consiglio dei ministri subito dopo l'approvazione della riforma dell'università.