00 18/04/2013 18:13
Domani è il 19 Aprile

Domani è la festa di una campionessa: Sara Simeoni compie 60 anni. Non l’ho mai vista saltare, in Fosbury tra l’altro, che quando ha cominciato era una novità assoluta perché tutti sceglievano ancora il ventrale, roba d’archivio. Non ero nemmeno nato quando a Mosca, 1980, Olimpiadi, Sara Simeoni ha saltato un metro e novantasette, poi si è girata, le braccia alzate e un sorriso enorme, soddisfatta: medaglia d’oro. Poi, sul podio, l’inno nazionale non è partito: l’Italia c’era all’italiana, boicottava l’Urss ma correva lo stesso. “L’inno di Mameli me lo sono cantato dentro”, raccontava Sara, ricordando che da quel giorno attenzioni giornalistiche -e premi- cominciano a riguardare anche le atlete donne.

Sono i giochi di Sara Simeoni e Pietro Mennea:
atleti, magliette azzurre, record, ragazzi per sempre giovani. Ecco il filo rosso con chi non c’era. “Insieme abbiamo fatto qualcosa di importante” ricorda Sara. “Anche per il paese, con i nostri risultati: e con il nostro modo di comportarci, di non tradire mai”.

Altre schegge. “Mi sono rivista a Mosca mentre consolo la mia principale avversaria e in quel momento mi sono sentita vera”. Sulla scelta del salto. “Una ragazzina come me, alta un metro e ottanta, sulle punte sarebbe stata ridicola, non avrei mai fatto la ballerina”. E ancora, con una punta di rammarico. “Oggi faccio l’insegnante, sono giardiniera ed allevo polli. Casalinga, ma non disperata”. Una delle tante risorse, aggiungiamo noi, che lo sport italiano ha ignorato troppo a lungo.

Così domani 19 Aprile si ricorda dei sessant’anni di Sara Simeoni, e di quell’idea della vita cosi semplice: alzare sempre l’asticella, per battere prima se stessi che gli altri. Un esercizio irrinunciabile. Auguri, Sara.

di Paolo Maggioni su Caterpillar

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.