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Energy Storage: batterie per impianti fotovoltaici

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    30 13/03/2014 13:33
    Fotovoltaico da accumulo

    Energy Storage: le batterie per l’impianto fotovoltaico



    batteria fotovoltaico


    L’energy storage, inteso come la possibilità di immagazzinare l’energia autoprodotta, è la prossima sfida per i sistemi fotovoltaici. Il mercato inizia a proporre piccoli impianti fotovoltaici che incorporano batterie di accumulo -è il caso di Pyppi, il fotovoltaico da giardino-, in più alcune aziende stanno timidamente producendo sistemi di accumulo dedicati.

    Per ora il problema sembra essere legato agli alti costi infatti, il mercato degli accumuli è al momento quasi inesistente, a causa esclusivamente dei prezzi delle batterie troppo alti. L’ostacolo è di natura puramente economica e gli operatori non attendono altro che una diminuzione del prezzo degli accumulatori per includerli nel pacchetto di offerta dei loro impianti fotovoltaici anche batterie. Di solito, i sistemi fotovoltaici a isola incorporano un sistema di accumulo energetico, purtroppo però si tratta quasi sempre di una batteria poco efficiente.

    Tra le proposte più promettenti vi è quella della Panasonic che produce batterie long life garantite per 20 anni. Si tratta di un sistema di batterie agli ioni di litio con un impianto fotovoltaico dalla capacità nominale di 1,35 kWh; il dispositivo dispone di un sistema di gestione della batteria  studiato per controllare la carica e scarica dell’accumulatore in base alle esigenze del consumatore. L’utente potrà controllare e monitorare il sistema di accumulazione domestico anche a distanza. Il prodotto è conosciuto con il nome di Energy Storage E3 DC

    Se la proposta della Panasonic vi sembra troppo “scarna”, dovreste dare un’occhiata a quella dell’azienda nipponica Koyocera che propone accumulatori dalla capacità maggiore, si tratta del costosissimo sistema Kyocera Solar. L’azienda giapponese offre delle batterie agli ioni di litio da 7,2 kWh abbinate a moduli fotovoltaici dalla potenza di 4,03 kW.

    Un’altra soluzione è fornita dall’azienda SMA Solar Technology che propone un inverter a parete per impianti fotovoltaici che integra una batteria che garantisce un surplus di energia pulita fino al 50%. La linea si chiama Sunny Boy Smart Energy e prevede una batteria ai polimeri di litio integrata. L’accumulatore energetico da 2 kWh è sufficiente ad erogare elettricità per 3 ore continue così da soddisfare il fabbisogno domestico un’intera famiglia composta da 4 persone.

    Curiosità
    Anche le auto elettriche possono diventare dei sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici: approfondimento a questo link.

    Pubblicato da Anna De Simone il 11 dicembre 2013


     

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    30 26/05/2015 19:51
    <header>

    Fotovoltaico con Accumulo:
    la Batteria Domestica Tesla PowerWall Conviene? Ecco l’Analisi Finanziaria

    </header>

    Il fotovoltaico con accumulo sta diventando realtà. La Batteria domestica Tesla Powerwall lanciata qualche giorno fa sul mercato introduce una nuova intelligenza che fino ad oggi mancava nei sistemi di accumulo di energia elettrica, facendo fare un salo in avanti all’autoconsumo in casa.

    Di seguito un’analisi finanziaria di un impianto fotovoltaico da 6 kWp con senza batteria di accumulo Tesla PowerWall.


    Fotovoltaico con accumulo batteria domestica tesla powerwall


    Dalla fine dell’era degli incentivi sulla produzione di energia rinnovabile fotovoltaica e dalla successiva fase di incentivazione mediante detrazione fiscale, il modo di concepire gli impianti fotovoltaici è cambiato notevolmente.

    Si è compresa l’importanza della giusta “taglia” dell’impianto che consenta di ottenere il migliore vantaggio economico possibile. Questo perchè nel regime di scambio sul posto (SSP) il ritorno dell’investimento si accorcia quanto più la produzione istantanea media dell’impianto si avvicina ai consumi istantanei medi diurni.

    Il concetto è semplice: tutta l’energia che il mio impianto produce deve essere autoconsumata.

    Questo non è però possibile in quanto le produzioni di un impianto fotovoltaico seguono un andamento parabolico. Si hanno quindi delle ore in cui la produzione fotovoltaica non copre la totalità dei consumi, mentre nelle ore di punta si verifica una sovrapproduzione con una conseguente cessione in rete dell’energia.

    Richiesta energia elettrica e disponibilità diurna energia solare


    I sistemi di accumulo a batterie si presentano come la soluzione a questa problematica, con l’obiettivo di avvicinare la percentuale di autoconsumo al 90%.

    Sottolineo che per fare questo si ha la necessità di creare un’intelligenza capace di scindere l’energia prodotta in modo tale da coprire i carichi e con il surplus andare a caricare le batterie del sistema di accumulo. L’energia stoccata nelle batterie viene poi utilizzata per coprire i carichi notturni.

    Dallo scorso anno sono in commercio inverter e centraline capaci di gestire queste situazioni. Il problema consisteva nel poter disporre di batterie garantite per un ciclo di vita determinato, con precise prestazioni e ad un costo competitivo. Questo è infatti necessario per poter redigere un conto economico e valutarne l’effettiva convenienza.

    Adesso con la batteria per fotovoltaico Tesla PowerWall questo è possibile: possiamo infatti effettuare delle simulazioni riguardanti la convenienza nello stoccare l’energia.

    Analisi Finanziaria di un Impianto Fotovoltaico con Accumulo mediante Batteria Tesla PowerWall

    Prendiamo in considerazione un impianto fotovoltaico tradizionale da 6 kWp dal prezzo di mercato di 10.000 € con regime di SSP e che beneficia della detrazione fiscale al 50%.

    Poniamo le seguenti condizioni:

    • produzione stimata di 1.400 kWh/anno per kWp
    • decadimento dei pannelli standard
    • inflazione del prezzo dell’energia compatibile con quello degli ultimi 10 anni
    • un autoconsumo del 60%

    Analisi-economica-fotovoltaico-senza-batteria-accumulo-tesla

    Come si può notare, l’investimento rientra in poco più di 5 anni e nei successivi 5 anni ci ha permesso di risparmiare ulteriori 11.700 €.


    Prendiamo ora in considerazione un impianto fotovoltaico con accumulo. Al prezzo dell’impianto (10.000 €) si aggiunge il costo delle batterie (3.000 € circa) e la differenza per un inverter capace di gestirle (2.000 € circa).

    Bisogna prima di tutto fare una considerazione: non tutta l’energia in eccesso che andremo ad immagazzinare sarà riutilizzabile: una piccola parte si perderà durante la carica e per via del calore sviluppato. Secondo le stime si potrebbe però raggiungere un autoconsumo vicino al 90%.

    Anche per questa simulazione poniamo le seguenti condizioni:

    • produzione stimata di 1.400 kWh/anno per kWp
    • decadimento dei pannelli standard
    • inflazione del prezzo dell’energia compatibile con quello degli ultimi 10 anni
    • un autoconsumo dell’89%
    • un sistema di accumulo di 10 kWh.

    Analisi-economica-fotovoltaico-con-accumulo-batteria-tesla

    Come possiamo vedere l’investimento rientra in poco meno di 7 anni, ma sull’intero periodo di vita delle batterie ci ha reso ulteriori 12.100 €: più di un impianto tradizionale.

    Fotovoltaico-con-accumulo-flussi-di-cassa

    La differenza è davvero esigua ma segna un importante spartiacque: un impianto fotovoltaico in totale autoconsumo diventerà sempre più conveniente e, se i prezzi continueranno a scendere, la produzione energetica diffusa diventerà indipendente dagli incentivi.

    Ecco la Presentazione della Batteria Tesla PowerWall


    A cura di Ing. Francesco Frediano Muolo LINK

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    30 09/02/2017 17:42

    A chi convengono gli accumuli residenziali?


    Una simulazione di un ingegnere di una università texana porta alla conclusione che le batterie di ausilio al solare FV sono un beneficio per utility e distributori,
    mentre possono non essere convenienti per gli utenti.
    La seguente è un’analisi, centrata sulla realtà Usa, ritenuta superficiale e parziale da alcuni esperti del settore.
     

    L’uso domestico di accumuli per immagazzinare l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici è spesso presentato come un trionfo del “David”, il piccolo produttore di elettricità, contro il “Golia”, i giganti dell’energia o della distribuzione, in favore dell’ambiente.

    Qualcuno afferma che invece potrebbe essere esattamente il contrario? Cioè il trionfo delle utilities, che con gli accumuli hanno trovato il modo di evitare notevoli spese, addossandole al consumatore finale e all’ambiente?

    Questa è la conclusione a cui arriva l’ingegnere Michael Webber, dell’Austin's Energy Institute dell’Università del Texas, in un articolo apparso su Nature Energy.

    Webber e colleghi hanno raccolto per un anno i dati sull’uso dell’elettricità in 99 case del Texas, dove erano stati installati accumuli elettrici accoppiati a impianti fotovoltaici.

    Li hanno poi introdotti in un loro modello matematico che simulava la situazione di quelle stesse case se avessero avuto un impianto FV privo di accumuli oppure se il loro sistema di accumulo avesse funzionato secondo due modi diversi: uno volto a ridurre al minimo l’uso di elettricità di rete basandosi sulla situazione immediata, l’altro, invece, “intelligente”, che massimizzava l’uso degli accumuli in base alle previsioni del tempo dei giorni successivi.

    I risultati sono stati piuttosto sorprendenti:
    l’uso degli accumuli faceva aumentare di molto i consumi di elettricità, in quanto, nonostante l’efficienza all’80-90% delle batterie, fra immagazzinamento e riutilizzo una parte non trascurabile di energia va persa.

    L’aumento variava fra 324 e 591 kWh annui, come dire un +8-14 % dei consumi, e visto che questa elettricità in più veniva presa dalla rete, considerando il mix texano di fonti, si assisteva a un corrispondente aumento annuo delle emissioni di CO2 (+150 kg/anno a famiglia), di ossidi di azoto e zolfo. E questo senza considerare i consumi e le emissioni legate alla costruzione e smaltimento delle batterie stesse.

    Dato che ci sono queste perdite, rileva Webber,
    economicamente l’accumulo conviene solo quando l’energia solare in eccesso e immessa in rete viene pagata molto meno di quella acquistata.

    Questa situazione è in effetti quasi universale. Per esempio in Italia a fronte di un costo dell’energia acquistata di circa 190 €/MWh, quella acquistata dal GSE con lo scambio sul posto viene pagata in genere molto meno, sui 70 €/MWh (ma il contributo varia a seconda delle fasce di consumo dell'energia scambiata).

    Ma non negli Usa dove in quasi tutti gli Stati vige (sia pure con regole e limitazioni molto varie) il "Net Metering", cioè lo sconto sulla bolletta di tanti kWh quanti si sono immessi con il solare, pur con regole e limitazioni molto varie.

    Con un net metering “perfetto”, nota Webber, l’uso di accumuli non avrebbe senso economico:
    meglio affidare gli “eccessi” alla rete, e farsi scontare i consumi.

    Questa sarebbe la soluzione ottimale, dal punto di vista delle emissioni, ma anche dal punto di vista economico per l’utente.

    E questo perché anche dove l’energia acquistata dalla rete costa di più di quella che vi viene immessa, non è detto che installare accumuli convenga sempre: come più volte illustrato su QualEnergia.it , visto ancora l’alto costo delle batterie e la loro vita limitata, un’eventuale convenienza finale dipenderà molto dalla propria situazione personale di produzione e di consumo di elettricità.

    Quindi, ricapitolando, la tesi dell’ingegnere texano, gli accumuli sono per gli utenti un grosso esborso di capitale che viene recuperato lentamente e talvolta mai, mentre peggiorano le performance ambientali del solare attraverso lo spreco di energia e quindi l’aumento delle emissioni di CO2. Dati questi punti di vista, afferma, l’ideale sarebbe lo scambio 1:1 fra energia immessa e comprata.

    Ma allora a chi, a parte chi le fabbrica e vende, conviene veramente che si installino batterie nelle case?

    Webber fornisce la sua sorprendente risposta: sono una benedizione per i “Golia” citati all’inizio, cioè utilities e distributori, in quanto, via via che gli accumuli domestici si diffondono, smorzano i picchi di produzione solare, che necessitano di adeguamenti alla rete per essere gestiti, e riducono le richieste di energia fuori dalle ore di luce, che richiederebbero invece nuove centrali.

    Se la rete fosse l’unico “accumulatore” dell’energia solare in eccesso, nota Webber, potrebbe accogliere anche produzioni molto più elevate delle attuali, però, al pesante costo, a carico delle utilities, di creare nuove linee e sistemi intelligenti di gestione per ridistribuirla, e nuove centrali, o grandi sistemi di accumulo, per compensare la produzione non programmabile.

    Gli accumuli domestici sono invece una soluzione a questi problemi, ma pagata dagli utenti.

    In Europa, come ricordato, la spinta agli accumuli domestici è ancora più forte, perché qui non si è mai scelto il net metering, soprattutto perché con esso l’utente non paga, come gli altri produttori, le spese di distribuzione.

    Al net metering si sono quindi preferiti sistemi come lo scambio sul posto,
    basati su un complicato calcolo del costo all’ingrosso dell’elettricità nella zona, più eventuali bonus, e un rimborso limitato alla sola energia consumata, e non a tutta quella immessa.

    Però, come sostengono Webber e anche altri studi precedenti, il valore che l’energia solare fornisce come regolatore del carico, per esempio smussando il picco diurno, già giustificherebbe il “regalare” gli oneri di distribuzione a chi immette energia solare in rete.

    Dal punto di vista dei “Golia dell’energia”, quindi, molto meglio evitare il net metering “puro”, spingendo invece sistemi di compensazione dell’energia solare immessa, che rendano vantaggioso l’uso degli accumuli, così che le enormi spese di adeguamento del sistema elettrico al solare, se le accollano gli utenti, una batteria alla volta, fornendo gratuitamente, inconsapevoli, servizi di regolazione e bilanciamento. Questa la visione di Webber.



    Non è però molto d’accordo con queste conclusioni l’ingegner Luigi Mazzocchi, di RSE, braccio “scientifico” del GSE. «Le considerazioni di Webber mi paiono un po’ superficiali, per esempio non tengono conto che anche se è vero che gli accumuli da un lato fanno sprecare un po’ di energia, dall’altra la fanno guadagnare, riducendo le perdite sulla rete, che derivano dallo spostare l’energia su lunghe tratte».

    Ma la sua principale critica è che il lavoro di Webber sembra riferirsi soprattutto alla situazione statunitense.

    «Anche per i nostri operatori di rete, come Terna, avere accumuli presso gli utenti vuol dire dover investire meno soldi nelle reti. Ma in Italia questi sono operatori regolati, rimborsati a piè di lista, con un giusto margine di profitto, per quanto spendono in miglioramenti della rete», dice Mazzocchi.

    «Per loro investire meno non è un risparmio, -continua - ma un mancato guadagno e quindi, dal loro punto di vista, meglio niente accumuli nelle case. Per quanto riguarda i produttori, in Italia sono in eccesso di capacità, non devono costruire nuove centrali, ma cercare di far funzionare quelle esistenti al massimo, soprattutto per i più remunerativi servizi di bilanciamento, che gli accumuli domestici ostacolano. Quindi, anche per loro, meglio niente accumuli nelle case».

    E per quanto riguarda gli utenti?

    «Qui il discorso è più complicato - conclude Mazzocchi - per chi non è un produttore, gli accumuli “degli altri” sono utili, perché riducono le spese della distribuzione in bolletta. Per i “prosumer”, invece, ai costi attuali di investimento delle batterie, la convenienza è dubbia, ma se i prezzi continueranno a diminuire fra non molto sarà sicura».

    Critico del lavoro di Webber anche Marco Pigni, consulente su problemi dell’energia ed esperto di accumuli elettrochimici.

    «Complessivamente mi pare che il suo punto di vista sia un po’ un passo indietro, orientato a negare o sminuire il vantaggio per gli utenti di gestire, individualmente o in smart grid locali, la propria energia. Di fatto è quindi un punto di vista funzionale alla perpetuazione di un sistema basato sulla centralità dei giganti della produzione e della distribuzione elettrica. Insomma, anche se apparentemente a favore degli utenti, è una posizione a favore dello status quo».


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    30 10/02/2017 13:17
    Dall'idea che mi sono fatto io, il vantaggio delle batterie per un uso domestico (almeno nel mio caso) sarebbe quello di puntare sull'indipendenza energetica, cioè staccarsi completamente dal contatore elettrico, per non pagare più nessun gestore elettrico e con esso pure il Canone TV e probabilmente altri balzelli, tasse e tributi che metteranno, come hanno già fatto in Grecia.
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    Re:
    c'eraunavodka, 10/02/2017 13.17:

    Dall'idea che mi sono fatto io, il vantaggio delle batterie per un uso domestico (almeno nel mio caso) sarebbe quello di puntare sull'indipendenza energetica, cioè staccarsi completamente dal contatore elettrico, per non pagare più nessun gestore elettrico e con esso pure il Canone TV e probabilmente altri balzelli, tasse e tributi che metteranno, come hanno già fatto in Grecia.




    Però bisogna far attenzione a calcolare caso per caso se conviene, incrociando i fabbisogni energetici presenti e futuri (almeno quelli stimati se si prevede di acquistare nuovi elettrodomestici o impianti energivori come potrebbe essere la conversione dell'impianto termico a pompe di calore o altro).
    Perchè un conto è un modesto consumo di poche centinaia di kWh/anno, tuttaltra cosa sono consumi di migliaia di kW/h annui o peggio con picchi di utilizzo specialmente in quelle ore dove non c'è né sole né vento per approvvigionarsi direttamente da fonti fotovoltaiche o eoliche: in quel caso bisogna prevedere uno storage elettrico (batterie) opportunamente dimensionato e quindi più costoso, a meno che non si voglia ripiegare su un generatore elettrico alimentato da idrocarburi (gas, diesel, benzina).

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    30 09/03/2017 10:20

    Batterie a flusso ... nel flusso delle innovazioni


    È una tecnologia per l'accumulo ancora poco conosciuta, ma ci stanno lavorando seriamente alcuni dei migliori laboratori chimici del mondo:
    le batterie a flusso (RedOx Flux Battery).
    Com'è costituita e come funziona. I vantaggi e gli attuali limiti per una forte penetrazione sul mercato dello storage.

    Inutile ripetere ai lettori di QualEnergia.it che il nodo cruciale nello sviluppo del futuro sistema energetico a rinnovabili,
    è quello di trovare un sistema di accumulo che stabilizzi la fornitura delle uniche intermittenti fonti energetiche sostenibili
    in grado di produrre economicamente i quantitativi di elettricità sulla scala necessaria alla fornitura globale: solare ed eolico.

    Le opzioni per farlo sono molte, ma tutte soffrono di limitazioni che ne limitano le ambizioni.

    Le batterie elettrochimiche, come quelle al litio, sono molto efficienti e versatili, ma costose, di vita relativamente breve e spesso dipendenti da materiali rari.
    I pompaggi idraulici hanno un’ottima efficienza, durata ed economicità, ma i posti dove farli sono relativamente pochi. 

    La produzione di gas combustibili, come l’idrogeno, con l’elettricità rinnovabile, non ha limiti quantitativi, ma l’efficienza di conversione è scarsa e i costi ancora alti.

    C’è però una tecnologia di accumulo poco conosciuta, su cui stanno lavorando freneticamente alcuni dei migliori laboratori chimici del mondo: le batterie a flusso.
    E grazie al loro lavoro i primi prodotti commerciali, con caratteristiche estremamente promettenti, stanno apparendo sul mercato ...

    Questo contenuto è riservato agli Abbonati a QualEnergia.it PRO
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    30 23/05/2017 19:47

    La batteria agli ioni di alluminio in poco tempo sul mercato?


    Il Technology Research Institute di Taiwan ha reso noto che, in collaborazione con Stanford University,
    ha messo a punto una batteria a ioni di alluminio

    con prestazioni e costi tali da renderla già pronta per la produzione commerciale.
    E' alla ricerca di partner per la sua industrializzazione. Quali vantaggi sul litio?

    Forse ci siamo. Sono passati meno di due anni da quando, sul numero di settembre-ottobre 2015 della rivista QualEnergia, per la prima volta anticipai che l’allora già evidente “drastica diminuzione dei prezzi [dei sistemi di accumulo] potrebbe rivelarsi soltanto l’antipasto, qualora la batteria agli ioni di alluminio, sviluppata all’Università di Stanford, riuscisse a superare l’attuale limite di tensione (circa 2 V)”.

    Ho riproposto in più sedi questa prospettiva, sottolineandone l’impatto sullo sviluppo della mobilità elettrica: l’alluminio è un elemento chimico relativamente abbondante (mentre il litio è piuttosto scarso), quindi il costo di base sarebbe inferiore.

    La batteria ha inoltre un ciclo di vita molto lungo (almeno 7.500 ricariche fino alla perdita totale di capacità, un salto enorme rispetto alla media di 1.000 ricariche in quelle attuali agli ioni di litio), una ricarica rapidissima (si parla di un minuto) e, caratteristica tutt’altro che trascurabile, non è a rischio d’incendi.    

    Ora il Technology Research Institute di Taiwan ha reso noto in un convegno londinese che, in collaborazione con Stanford, ha messo a punto una batteria a ioni di alluminio con prestazioni e costi tali da renderla già pronta per la produzione commerciale, ed è alla ricerca di partner per la sua industrializzazione.

    Se questa anticipazione venisse confermata, il time to market potrebbe ragionevolmente risultare di due-tre anni, convalidando le previsioni, come quelle di Bloomberg e di General Electric, secondo cui nel 2020 o subito dopo il costo delle batterie per automotive scenderà intorno a 100$/kWh.

    A quel punto l’auto elettrica, a parità di prestazioni, costerebbe meno dell’analoga a combustione interna.

    I veicoli venduti annualmente in Europa sono circa 15 milioni. Una ragionevole crescita, anno dopo anno, della quota di quelli elettrici, dovrebbe portare nel 2030 il loro numero in circolazione tra un minimo di 50 e un massimo di 100 milioni: 10-20% del totale.

    Di questi, 3-6 milioni sulle strade italiane, con il limite inferiore corrispondente al dato di riferimento fornito dal ministro Calenda nella sua presentazione della SEN alla Camera.


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    20 24/05/2017 11:09
    Re:
    Etrusco, 23/05/2017 19.47:


    La batteria agli ioni di alluminio in poco tempo sul mercato?


    Il Technology Research Institute di Taiwan ha reso noto che, in collaborazione con Stanford University,
    ha messo a punto una batteria a ioni di alluminio

    con prestazioni e costi tali da renderla già pronta per la produzione commerciale.
    E' alla ricerca di partner per la sua industrializzazione. Quali vantaggi sul litio?


    Per curiosità, quanto costano invece le attuali batterie? Cioè quanto si potrebbe risparmiare con queste nuove che arriveranno tra pochi anni?
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    20 24/05/2017 20:09
    Re: Re:
    Arcanna Jones, 24/05/2017 11.09:


    Per curiosità, quanto costano invece le attuali batterie? Cioè quanto si potrebbe risparmiare con queste nuove che arriveranno tra pochi anni?



    Penso che il giornalista che ha scritto l'articolo avrebbe dovuto indicare il costo delle batterie in termini di Ah anzichè kWh.
    Comunque se anche queste nuove batterie oggi sulla carta si stima un costo inferiore del 50%, poi bisogna tener presente che adesso chi ha lanciato questa notizia sta cercando un partner commerciale per l'industrializzazione e poi la commercializzazione del nuovo prodotto. Quindi è probabile che all'utente finale, quando tra qualche anno potrà acquistarle sul mercato, potrebbe avere un risparmio un po' ridimensionato, a tutto vantaggio degli intermediari.

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    20 25/05/2017 17:01
    Re: Re: Re:
    Etrusco, 24/05/2017 20.09:



    Penso che il giornalista che ha scritto l'articolo avrebbe dovuto indicare il costo delle batterie in termini di Ah anzichè kWh.
    Comunque se anche queste nuove batterie oggi sulla carta si stima un costo inferiore del 50%, poi bisogna tener presente che adesso chi ha lanciato questa notizia sta cercando un partner commerciale per l'industrializzazione e poi la commercializzazione del nuovo prodotto. Quindi è probabile che all'utente finale, quando tra qualche anno potrà acquistarle sul mercato, potrebbe avere un risparmio un po' ridimensionato, a tutto vantaggio degli intermediari.




    Forse per comodità lo ha indicato in Watt anzichè in Ampere, per via che poi uno può scegliere se montare in serie le batterie in modo da avere un accumolo a 24V oppure a 12V.

    Basta farsi due conti e si converte da Watt ad Ampere una volta scelto il voltaggio.
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    10 15/09/2017 12:35

    Autosufficienza energetica grazie a SMA Sunny Boy Storage 2.5


    SMA 14/09/2017

    In un'abitazione privata in classe energetica A all'impianto fotovoltaico esistente è stato aggiunto il sistema SMA
    che permette l'accumulo dell'energia e l'indipendenza dalle aziende elettriche 

     

    In una villetta in classe A assicurata l'autosufficienza energetcia grazie al sistema di accumulo SMA SUNNY BOY

    Il proprietario di un’abitazione privata sita a Serle, in provincia di Brescia, nel 2009 ha installato sul tetto un impianto fotovoltaico integrato, che gli ha permesso risparmi in bolletta e di eliminare l’utenza gas.


    Il proprietario ha poi deciso, grazie anche agli incentivi previsti dal Bando della Regione Lombardia,  di rendersi del tutto indipendente dalle aziende elettriche tradizionali, potenziando il proprio investimento green con un nuovo impianto installato a terra in giardino e aggiungendo l'inverter Sunny Boy Storage 2.5. Quest’ultimo è un sistema di accumulo molto flessibile di SMA con connessione in CA per batterie ad alto voltaggio, conveniente e facilmente collegabile a qualsiasi tipo di impianto fotovoltaico, che permette di accumulare l’energia prodotta in eccesso destinandola all’autoconsumo quando necessario, riducendo così il prelievo di energia elettrica dalla rete.

     

    Come sottolinea il distributore e partner tecnico dell’installatore Energy Point Garda “In poco tempo il proprietario dell’impianto, con soli tre componenti aggiuntivi  - il Sunny Boy Storage 2.5, una batteria agli ioni di litio e un contatore - ha potuto iniziare ad accumulare l’energia prodotta in eccesso destinandola all’autoconsumo. La scelta di SMA come partner di progetto conferma la nostra fiducia verso SMA ed i suoi prodotti.”

    L’impianto presistente, è costituito da moduli Aleo Solar S.16 e S.18 per una potenza totale di 8.18 kWp.
    Sono stati utilizzati inverter SMA SB 2.5-1-Vb-10, SB 5000 TL-20 e SB 3000 TL-20.

     

    A completamento dei lavori, è stato installato il sistema di controllo Sunny Home Manager che assicura di monitorare l’impianto e di gestire in modo intelligente l’energia autoprodotta. Grazie a questo sistema, il proprietario dell’abitazione ha sempre un’idea chiara dei flussi di energia e può sfruttare al meglio l’energia solare per coprire il fabbisogno energetico della famiglia. 

    In assenza di interruzioni nel servizio o in caso di condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli, l’impianto produce indicativamente 9.500 kWh/anno.

     

    A curare l’installazione del progetto è stata Energy Point Garda, che in fase di progettazione si è avvalsa del software SMA Sunny Design, il software gratuito di SMA che permette di configurare il progetto in maniera semplice e veloce.

    TEMA TECNICO:

    Solare fotovoltaico

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    Home Rinnovabili BYD – La Tecnologia Storage che Toglierà di mezzo Tesla



    BYD – La Tecnologia Storage che Toglierà di mezzo Tesla


    Dalla Cina: BYD, una spin-off della Huawei rivoluzionerà il mercato delle batterie per l'accumulo di energia elettrica.




    BYD, storage, Tesla, accumulo, RES, renewable energy, energia rinnovabile, close-up engineering, Huawei
    byd.com/energy


    Elon Musk ha sicuramente aiutato la sua compagnia multinazionale Tesla a sbarcare in tutto il mondo con il PowerWall. Ha costruito un prodotto che, seppur di egual qualità rispetto ai concorrenti, non ha eguali. Semplice marketing. Tuttavia il mercato delle batterie per lo stoccaggio di energia elettrica sta per cambiare. BYD arriverà presto in Europa e in tutto il mondo con piccoli storage residenziali, e il prezzo sarà così competitivo, che Tesla rischierà di perdere una grande fetta del mercato mondiale.

    BYD è un’azienda multinazionale cinese che ha iniziato a vendere sistemi di stoccaggio di energia elettrica nel 2009, e a partire da tale data, ha installato più di 250 MWh in 40 diverse nazioni del mondo. Il suo mercato si concentra anche su autoveicoli elettrici.

    La novità rispetto a Tesla, risiede nella modularità. Un unico modulo da 2,56 kWh sarà installabile in un case da 48 x 13 x 48 cm. Tuttavia, in soli 60 x 88 x 50 cm sarà possibile installare quattro diversi moduli accumulatori – semplici batterie del peso di 34 kg ognuno – che saranno da aggiungere al peso del case, di circa 45 kg. Ogni moduli ha una capacità di accumulo di 2,56 kWh. Essa può aumentare con multipli di 2,56 kWh fino a 10,24 kWh (quattro batterie). Il tutto con eguali dimensioni, relativamente ridotte.

    Per la versione di accumulo residenziale, esiste anche un secondo prodotto di dimensioni diverse (65 x 80 x 55 cm) e con capacità maggiore, pari a 13,8 kWh. In tutti i casi si tratta di tecnologia a LiFePO4, normali batterie chimiche a Litio Ferro Fosfato.

    Il nuovo prezzo è ancora un mistero. L’azienda lo sta rivedendo in modo da renderlo il più basso e competitivo possibile. Quello che si sa è che arriveranno sul mercato italiano a partire da Gennaio 2018 e che dalla Cina si sta preparando una flotta da milioni e milioni di pezzi.

    Ci risentiamo a Gennaio e…. buona fortuna a Tesla!

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    BATTERIE LITIO-FERRO-GRAFENE
    per sistemi fotovoltaici

    Una nuova famiglia di accumulatori per impianti domestici o piccole utenze industriali trifase, con accumulo di energia fino a 40 kWh
    Principali caratteristiche:
    - Tensione 48Vcc
    - Possibilità di scarica fino al 100%
    - Temperatura tollerabile superiore del 25% rispetto alle normali batterie al litio
    - Installabile a terra o a parete
    - Contatti programmabili per attivazione sistemi ausiliari

    Per maggiori dettagli la documentazione è disponibile al link seguente:
    www.dropbox.com/s/udcr0lsjhcogh64/_%20Batteria%20Weco%204.4%20Litio%20ferro%20Grafene%20-%202018%20ITA.pdf?dl=0&fbclid=IwAR0arKrprndWlVvAaQlG2DcvycQ076Sutw68xdFyaehGXplCBpH...
    [Modificato da Etrusco 29/10/2018 20:15]
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