Non sparate su chi fa ancora le inchieste
Milena Gabanelli, 51 anni, autrice di Report (Raitre).
L'Auditel la premia,
eppure non piace a qualche imprenditore e a molti politici.
Perché i suoi servizi fanno sempre più paura.
È stanca Milena Gabanelli di fare l'inviato di guerra. Stanca perché la trincea è uno studio riscaldato a Saxa Rubra, i nemici sono i procedimenti a suo carico, le pallottole arrivano da ogni dove e sono parole pesanti al suo indirizzo. Se quando era in Vietnam o in Cecenia qualcuno le avesse chiesto la natura della posta in palio, avrebbe saputo cosa rispondere: «Non ritornare a casa». Ora, dice, «è un'angoscia senza fine», controllata, incanalata, trasformata in grinta professionale. Non deluderebbe mai né la sua squadra (sette giornalisti «per i quali sacrificherei me stessa») né chi segue Report (Raitre, la domenica in prima serata). Il 3 aprile la trasmissione torna, dopo la naturale pausa di queste settimane, con sei puntate.
Sei nuove polemiche?
Si riferisce alla bagarre suscitata dalla puntata sulla mafia?
La più recente. Ma prima erano state le inchieste sulla sicurezza dei treni, sull'olio contraffatto, le entrate dei deputati, le autostrade.
Siete troppo bravi o troppo cattivi?
Siamo soli. Se tutti i giornalisti facessero il loro lavoro, ci sarebbero più notizie da censurare...
E allora cambierebbe la musica anche per Report.
Le lotte solitarie alla lunga non modificano nulla, in compenso collezioni l'ostilità, querele, citazioni e insulti.
Ma un'altra parte d'Italia applaude.
Quando però arrivano le lettere che ti accusano di avere danneggiato con la tua inchiesta famiglie, attività... Quando vedi che quattro ferrovieri vengono licenziati solo perché hanno parlato con te, allora devi diventare duro e cinico, altrimenti i dubbi ti travolgono.
È sul punto di gettare la spugna?
Non mollo.
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È un momento di fragilità, umana più che professionale.
Quanti procedimenti giudiziari ha?
Una decina, fra penali e civili.
Le puntate di cui va orgogliosa?
L'inchiesta sulle multinazionali del
tabacco,
sullo stato di sicurezza dei
treni: fummo tragicamente profetici.
Quella sul
ponte nello Stretto di Messina, un'operazione di immagine, con costi certi, tempi certi ma un progetto incerto.
Cosa vuol dire?
Che le simulazioni hanno evidenziato la rottura di decine di saldature. Problemi gravi da sistemare in corso d'opera. Questo significa che i tempi e i costi non sono certi.
Andiamo avanti con la lista dei casi creati da Report.
Gli effetti provocati dall'attuale legge sulla fecondazione assistita. Ci accusarono di essere dei propagatori di morte e di fare propaganda per il referendum.
È poco credibile come Biancaneve...
Non nascondo qualche ingenuità, ma non sono venuta giù con la piena e non lavoro con i Sette nani. Alla domanda: «Ti ha dato mandato qualcuno ad affrontare quel tema?», la risposta è no.
Però accende la miccia sapendo che c'è la polveriera vicina.
Facciamo giornalismo d'inchiesta.
Il problema in Italia è che i politici non accettano critiche e che gli inserzionisti sono intoccabili. Risultato: c'è poco margine per fare degnamente questo mestiere, e io sono poco flessibile.
Che tv si aspetta nel dopoelezioni?
Quando al governo c'era la sinistra, eravamo accusati di essere di destra.
Oggi ci dicono «voi comunisti di Raitre».
Il 31 dicembre le scade il contratto: lascia o rilancia?
Vediamo.
di Stefania Berbenni
11/2/2005
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.