Affondo del presidente della Camera:
non razzismo ma paura degli stranieri.
La Cei: è il momento dell'integrazione
ROMA
In Italia non c’è razzismo ma c’è tanta xenofobia che è paura dello straniero e che in qualche modo è l’anticamera del razzismo. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, torna sul tema dell’immigrazione e davanti alla platea radunata per la presentazione del rapporto caritas dice chiaro: «non c’è razzismo in Italia, se per razzismo si intende la dichiarata superiorità di una razza su un altra, c’è però tanta xenofobia ed è noto che la xenofobia è in qualche modo l’anticamera del razzismo».
Xenofobia, spiega Fini «che secondo l’etimo della parola è paura dello straniero». Malgrado la storia italiana, «c’è questa strisciante, in alcuni casi manifesta, xenofobia per tutta una serie di pregiudizi, perchè c’è molta ignoranza, perchè non tutte le agenzie educative hanno rivolto, in particolar modo ai più giovani, l’invito a riflettere e a giudicare in base alla conoscenza e non al pregiudizio. Per la terza carica dello stato, il primo impegno che le istituzioni devono avvertire è »proprio quello di contrastare il pregiudizio e combattere il pregiudizio partendo dalla osservazione onesta della realtà.
Sul tema immigrazione scendono nuovamente in campo anche i vescovi. Senza un «pacchetto integrazione» che vada oltre quello sulla sicurezza non c’è e non potrà esserci in Italia una «vera» politica migratoria, sottolinea mons.Bruno Schettino, presidente della Commissione espiscopale durante la presentazione del Dossier sull’Immigrazione 2009 stilato da Caritas italiana e Fondazione Migrantes. «Da più di un anno sentiamo parlare del ’pacchetto sicurezzà che, con la sua insistenza, ha rafforzato il malinteso che sia fondato equiparare gli immigrati ai delinquenti», ha lamentato mons.Schettino, «poco, invece, si è sentito parlare del "pacchetto integrazione", di un’impostazione più equilibrata che non trascura gli aspetti relativi alla sicurezza ma li contempera con la necessità di considerare gli immigrati come nuovi cittadini portandoli a e essere soggetti attivi e partecipi nella società che li ha accolti».
La Cei, ha aggiunto il vescovo, «con toni meditati ma fermi e ripetuti, ha avuto modo di sottolineare che senza integrazione non c’è politica migratoria. Alla 58.a Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana (giugno 2009), il card. Bagnasco ha ribadito che per governare l’immigrazione non basta concentrarsi sulle sole esigenze di ordine pubblico. La vera sicurezza nasce dall’integrazione». Su questa impostazione, ha continuato, «ha influito l’esperienza maturata dalla Chiesa italiana in un secolo e mezzo di servizio agli emigrati italiani all’estero, quando essi rischiavano di essere considerati unicamente come braccia da lavoro. Ancor più alla radice, su questa impostazione ha influito la concezione del migrante come persona portatrice di diritti fondamentali inalienabili, concezione collegata direttamente con la fede in Dio Padre di tutti». E ha insistito: «Le decisioni politiche trovano un limite nel rispetto della dignità delle persone». È sulla base di queste motivazioni, ha concluso il vescovo, «che l’eccessiva enfasi posta sul ’pacchetto sicurezzà ha visto perplessa e contrariata la comunità ecclesiale, ai vertici e alla base, specialmente tra le migliaia di operatori pastorali impegnati nel campo dell’immigrazione. È eccessiva la sperequazione tra l’interesse a difenderci da eventuali problemi connessi con l’immigrazione e il dovere di accoglierla. Molto opportunamente il Dossier di quest’anno, ridimensionando l’allarme criminalità, sottolinea che il clichè dell’immigrato-delinquente non trova riscontro nei dati statistici e che inizia a vacillare anche il clichè ’italiani brava gentè a seguito dei ricorrenti atti di razzismo e intolleranza nei confronti degli immigrati. Con serenità, possiamo affermare che bisogna cambiare e favorire condizioni di vita più serene per noi e per gli immigrati. A questo fine dobbiamo impegnarci per raggiungere una maggiore funzionalità della pubblica amministrazione negli adempimenti che regolano la vita degli immigrati».
Fonte
Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.
(Voltaire)
ma difendiamo anche la grammatica Italiana
Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!
<-- IO -->
I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)
Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...