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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:29
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Il weekend ferragostano ci riporta il campionato di calcio di Serie A con l'inusuale e anticipata data di inizio a causa dell'ancor più inusuale e inedita collocazione dei Mondiali di Calcio 2022 del Qatar in pieno autunno (per i paesi occidentali ed europei in particolare): praticamente la coppa finale quest'anno la porterà... Babbo Natale.
Mondiali di calcio che, inutile girare il coltello nella piaga, non vedranno scendere in campo per la seconda volta consecutiva la nazionale italiana. Gli azzurri, nonostante il blasone di freschi vincitori del campionato europeo hanno fallito la qualificazione proprio dopo la baldoria ed i festeggiamenti di Wembley, dapprima fallendo l'opportunità nelle qualificazioni con ben due rigori falliti in altrettanti confronti con gli svizzeri che, invece, hanno vinto il girone di questo macchinoso mondiale, e poi rimediando una figuraccia mondiale epocale perdendo il primo e decisivo spareggio con i macedoni quando i pronostici ci volevano almeno a disputare il secondo degli spareggi, quello coi favoriti portoghesi (che infatti ai mondiali ci vanno).

La mancata qualificazione ai mondiali del Qatar ha inevitabilmente diminuito il valore del calcio italiano che con Roberto Mancini stava cercando, e in parte riuscendo, a risollevarsi dopo lo sprofondo del periodo con Ventura in panchina. Valore in diminuzione del calcio italiano confermato anche dagli scarsi risultati di questi ultimi anni nelle competizioni europee per club (la vittoria della Roma del primo trofeo dell'UEFA Europa Conference League una piccolissima eccezione) e, ultimo in ordine di tempo, dal magrissimo bilancio delle amichevoli estive con le squadre spagnole (14 a 2 per la Spagna, tra cui il crollo della Juve per mano dell'Atletico Madrid e dell'ex Alvaro Morata). Un brutto campanello d'allarme per le ambizioni tricolori nella stagione che sta per iniziare.

In quanto al campionato di Serie A, Inter e Milan sembrano le favorite. L'Inter ha fatto i sacrifici contabili per riportare a Milano Lukaku e sembra la squadra dal punto di vista tecnico e dei singoli quella messo meglio. Il Milan, però, ha fatto buoni acquisti, puntando sui giovani e De Ketelaere viene indicato un vero colpaccio della dirigenza rossonera. La Juventus ha fatto una vivace campagna di calciomercato sia in ingresso che in uscita: ha perso Morata e Dybala (andato alla Roma), ha ceduto De Ligt per acquistare Bremer ma ha fatto il gran colpo di riportare Pogba a Torino e un certo Di Maria (i due andranno a rinforzare la fascia destra). L'infortunio di Pogba, il mancato riscatto di Morata e con Chiesa in fase di recupero, oltre a qualche altro tassello da sistemare, considerando anche le vistose cadute della fase estiva, non pongono la Juve al pari delle milanesi, almeno non dalle prime giornate. Non si può non ricordare anche l'addio di Giorgio Chiellini che ha deciso di concludere lontano da Torino la sua lunga e gloriosa carriera calcistica: ora è a Los Angeles, negli USA. Max Allegri, intanto, è già sulla graticola.

Addii importanti anche nelle fila del Napoli, altra grande incognita del precampionato estivo. Anzi, si può dire che il patron Aurelio De Laurentiis abbia pensato più a monetizzare il patrimonio calcistico del Napoli piuttosto che dare rinforzi a Spalletti. Insigne partito per il Canada, Mertens andato in Turchia, anche il faro della difesa Kalidou Koulibaly (Campione d'Africa proprio nel 2022 con la nazionale senegalese di cui è capitano) ha lasciato Napoli per andare nella più blasonata Premier League, in forza al Chelsea. Ma nel Napoli è la maglia del portiere a far parlare: prima per l'acquisto del veterano Sirigu (come secondo di Meret ?) dal Genoa poi per la prematura scomparsa, appena ieri, di Claudio Garella, mitico portiere del primo scudetto partenopeo e dell'unico del Verona (quasi un record aver vinto due scudetti con squadre che mai lo avevano vinto prima), morto a 67 anni per problemi cardiaci. Sicuramente Napoli e Verona che saranno in campo a Ferragosto per il loro debutto stagionale ricorderanno congiuntamente con grande affetto quel gigante buono, ribattezzato "Garellik", che aveva nelle respinte di piede e di coscia il suo marchio di fabbrica.

Anche la Roma è una delle candidate allo scudetto, anzi dopo le milanesi è quella da tener d'occhio. Forte di un gran allenatore in panchina, quel José Mourinho capace di riportare un trofeo continentale in Italia dopo anni, e con un calciomercato oculato (colpo Dybala a parametro zero) che ha portato interessanti rinforzi ad una squadra che non sembra aver cambiato troppo pelle.
Sempre che si chiarisca il futuro di Zaniolo nella rosa giallorossa dopo un'estata passata, virtualmente, con le valigie in mano in direzione Torino bianconera.

Si preannuncia, quindi, un campionato più aperto rispetto alle ultime stagioni.
Il fischio d'inizio è alle 18:30 con gli anticipi Milan-Udinese e Sampdoria-Atalanta, mentre in serata debuttano l'Inter a Lecce (una delle neopromosse) e il Torino a Monza (il nuovo giocattolo di Galliani e, ovviamente, di Silvio Berlusconi).
Si chiude a Ferragosto la prima giornata con Verona-Napoli (le due squadre nel cuore di "Garellik") e Juventus-Sassuolo.

Buon campionato a tutti.
13/08/2022 14:30
 
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Il Milan riparte a valanga: poker all’Udinese, comanda Rebic

Doppietta per il croato, di Hernandez e Diaz gli altri gol.
Esordio nella ripresa per De Ketelaere, Origi e Pobega.
Ma occhio alla fase difensiva: le reti di Becao e Masina sono un campanello d’allarme


Marco Pasotto


I sogni di mezza estate non svaniscono all’alba del campionato. Semmai si rafforzano perché questo Milan si riaffaccia al torneo con lo stesso vigore col quale aveva concluso lo scorso. I quattro gol spremuti nella porta dell’Udinese, oltre a essere tanti in sé per sé, servono anche per nascondere qualche amnesia in fase difensiva da non sottovalutare, e a vanificare quindi le due reti messe a segno dai friulani. In poche parole, è lo stesso Milan visto lungo il precampionato: spietato davanti, un po’ svagato dietro, sgradevole novità vista com’era andata la scorsa stagione.

Pioli ha le chiavi per metterci mano, ma intanto negli occhi resta soprattutto l’altra faccia della medaglia. Quella che luccica e che offre un Diavolo feroce nel pressing, fantasioso nella manovra, dinamico nelle giocate e tonico nelle gambe. Fa effetto pensare che rispetto al disastroso Udinese-Milan (1-0) dell’agosto 2019, nell’undici di partenza Calabria sia l’unico superstite. Sono passati solo tre anni ed è stata una rivoluzione totale capace di portare uno scudetto, costruita su quei giocatori a cui si è affidato oggi Pioli dal primo minuto: nessuna faccia nuova, i debutti sono arrivati tutti in coda al match perché questo non è un gruppo che ha bisogno di essere stravolto. Sottil invece non è riuscito a santificare la sua prima panchina in A: evidente il divario tecnico, e ci sta, ma pasticci brutti come sul terzo e quarto gol rossonero è meglio che non si vedano più.

LE SCELTE — Pioli ha confermato le sensazioni di vigilia: spazio al tuttologo Krunic accanto a Tonali, Messias preferito a Saelemaekers e Diaz dietro Rebic, con Giroud reduce da un affaticamento dirottato in panchina. Sottil ha potuto contare sul rientro di Becao in difesa, okay anche Walace al centro della mediana, affiancato da Pereyra e Makengo, con Soppy e Masina in fascia. Attacco affidato all’ex Deulofeu e Success, con Beto sulla strada del pieno recupero pronto a subentrare. Sono bastati una novantina di secondi per accendere il match e tirare un cazzotto a freddo al Meazza: angolo di Deulofeu e testa vincente di Becao (esatto, ancora lui: tre dei cinque gol in A del brasiliano sono arrivati col Milan), con la gentile collaborazione di Rebic e Leao, svagati nell’osservare il movimento dell’avversario. Una secchiata d’acqua gelida dalla quale il Milan si è liberato in meno di un quarto d’ora, confermando la maturità di una squadra che non finisce più – ormai da tempo – sott’acqua quando le cose si mettono male. Il pareggio è arrivato su un rigore (ma ci saranno svariate discussioni) di Hernandez propiziato dall’incursione di un incontenibile Calabria, che ha floppato l’appoggio a porta spalancata e si è poi scontrato pesantemente con Soppy: revisione di Marinelli al monitor Var e penalty concesso. Sottolineatura tattica: all’ultimo atto dell’azione, al netto del rigore, c’è arrivato un terzino.

NOVITÀ — E’ questo il Milan di Pioli (lutto al braccio per Villiam Vecchi), che ha poi sferrato un altro calcione ai friulani al 15’, al termine di un’azione molto bella – l’ennesima di questa estate – innescata da Diaz, sviluppata da Calabria e rifinita da Rebic a centro area. Denominatore comune dell’uno-due rossonero: Diaz, che ha cucito sapientemente entrambe le azioni. Nota a margine: il Diavolo è stato pericoloso soprattutto a destra, ed è una novità che non passa inosservata. Un Milan lungamente pioliano anche dopo, con le consuete linee guida: aggressione alta, ritmi intensi, tanti giocatori portati in fase offensiva oltre la linea del pallone. Oltre alla tecnica individuale di diversi giocatori, ovviamente. Tutte cose che hanno costretto l’Udinese a rintanarsi, sì, ma disordinatamente, senza avere la possibilità di organizzare un vero contrattacco. Soppy ha provato a spingere ma ha sbattuto su Theo, Deulofeu ha cercato di inventare ma non ha trovato grande supporto nei compagni. E quando qualche rossonero ha combinato pasticci – anticipo a vuoto di Tomori -, qualcun altro è corso in aiuto: un recupero di Kalulu su Deulofeu lanciato in porta è valso quanto un gol. Quando nei primi 45 tutto pareva finito, però, l’Udinese ha rimesso in piedi la partita. Cross di Pereyra, altro colpo di testa vincente. Stavolta di Masina. Sogni d’oro per Messias, che a un certo punto ha mollato completamente la marcatura. Due gol presi dal Milan entrambi a difesa schierata: non benissimo.

CHE REGALI — Pochi secondi dopo l’inizio della ripresa l’Udinese ha deciso di partecipare alla galleria degli orrori difensivi. Lungo cross avvolgente di Hernandez, Nehuen Perez salta goffamente a vuoto, la palla rimbalza altrettanto goffamente su Masina e termina sui piedi di Diaz, quasi incredulo. Grazie, e appoggio in rete facile facile. Diavolo di nuovo avanti, ma rispetto al primo tempo i bianconeri hanno messo fuori la testa con più coraggio e dinamismo. Pereyra e Makengo hanno alzato i giri e il match è diventato più equilibrato, anche se Maignan non ha corso rischi concreti. Un equilibrio che si è definitivamente spezzato al minuto numero 23, quando il Milan ha trovato il quarto gol. Cioè, se lo è proprio andato a prendere, con Messias e Diaz che sono andati a pressare Pereyra a ridosso dell’area friulana mordendolo fino a quando non ha perso palla. A quel punto è diventato tutto facile: appoggio di Diaz e secondo centro personale di Rebic. Un gol cercato e voluto con cattiveria. Questo, sì, un gran bel segno. Altro da segnalare? Una maestosa azione personale di Leao (alto di un soffio) e soprattutto il debutto di Origi e del principino Charles: minuto 26, fuori Diaz e dentro De Ketelaere, oltre a Giroud per Rebic. Il biondo si è mosso bene, aiutato certamente da una gara ormai in discesa, ma comunque con personalità. CDK va anche in gol, ma era tutto fermo già da qualche secondo per fuorigioco. Non c’è fretta, come battesimo è già stata una bella festa così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/08/2022 23:13
 
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L'Atalanta inizia col piede giusto a Marassi:
2-0 alla Samp, decidono Toloi e Lookman

Ottima prestazione anche degli uomini di Giampaolo
che colpiscono due legni con Sabiri e Quagliarella.
Gol annullato al 15’ a Caputo:
Dionisi richiamato al monitor da Pairetto
segnala un tocco dubbio di Leris su Maehle


Filippo Grimaldi


Non tutte le emergenze sono eguali. Dipende dal punto di partenza. La sfida del Ferraris (0-2 il finale) lo certifica chiaramente: Gasperini torna a Bergamo con tre punti pesantissimi per l’Atalanta, perché il gol di Toloi (26’ del primo tempo, a chiusura di una combinazione Zapata-Pasalic), preceduto da un palo clamoroso di Maehle, dà il via a una partita completamente diversa, soprattutto per gli ospiti, che poi crollano definitivamente solo alla fine di un recupero infinito. Ma sul verdetto finale ha giocato un ruolo determinante il gol annullato al 15’ a Caputo, dopoché il Check Var, con il direttore di gara Dionisi richiamato al monitor da Pairetto, ha segnalato un tocco (molto dubbio, in verità) di Leris, autore dell’assist, su Maehle. Il gol prima concesso e poi tolto ai blucerchiati ha avuto un effetto disastroso sui padroni di casa, che sul piano psicologico hanno visibilmente patito la decisione. Che, al contrario, ha dato nuovo vigore all’Atalanta. E a quel punto fatalmente la maggiore qualità e organizzazione degli ospiti è riuscita ad avere il sopravvento. Perché è innegabile, lo si diceva all’inizio, che nei due cantieri di Sampdoria e Atalanta, quello di Gasperini possa meglio affrontare questa sorta di interregno che accompagnerà i due club alla fine del mercato.

GUIZZO MANCANTE — E questo dice una volta di più anche il verdetto del Ferraris. Ognuno, poi, ha i propri problemi. Nell’Atalanta c’è Malinovskyi che non vede l’ora di fare le valigie, e allora bisogna affidarsi alla coppia Zapata-Muriel sperando che i problemi e gli acciacchi della stagione passata siano definitivamente alle spalle. C’è ancora strada da fare, però contro una Samp così in difficoltà i due hanno trovato una discreta intesa, con Zapata più utile quando partiva da dietro. Va peggio, insomma, a Giampaolo, che in mezzo non riesce a mettere argine alle ripartenze nerazzurre quando Pasalic punta Vieira. E non è abbastanza, per far ballare la difesa davanti a Musso, contare solo sulla buona vena di Caputo che spesso nel primo tempo manda fuori giri Okoli. La Samp (che prima del fischio d’inizio propone un commovente ricordo per onorare la memoria del compositore Vittorio De Scalzi, autore della “Lettera da Amstderdam”, storico brano dei sampdoriani) ha problemi diversi. Giampaolo ha dato fiducia a Djuricic – arrivato solo undici giorni fa –, schierato largo a sinistra, in un 4-1-4-1 ancora privo del suo regista titolare, Villar, per il quale ci vorranno tempo e pazienza prima di vederlo in campo. Sabiri fa il suo (ma ha fatto vedere prestazioni migliori), Caputo punge, Leris e Augello spingono, ma non è abbastanza, anche perché dopo l’ora di gioco la spinta cala e una Samp su ritmi meno alti non aiuta certo a mettere pressione all’Atalanta. Che cambia strategia, contiene la Samp, evita i guai e cerca di limitare i guai dalle parti di Musso.

IN BILICO — Certo, nel primo tempo prima del gol annullato agli ospiti c’erano stati due lampi, uno per parte, ma senza esito. Prima Léris murato al momento del tiro e poi Zapata sprecone (5’) da buona posizione. Avrebbe avuto bisogno di altro, Giampaolo, che invece può solo movimentare l’attacco dando fiducia a De Luca (fuori Caputo) e inserendo Verre per Djuricic e Depaoli per Bereszynski. Lookman ha dato il cambio a Muriel nell’Atalanta, ma ai blucerchiati è mancata la giocata in velocità per creare la superiorità in avanti. E la sfida è proseguita così sino al termine, con la Samp ancora una volta masticare amaro per il destro senza fortuna su punizione di Sabiri (25’ della ripresa) che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Gasperini e alla sua Atalanta. Giampaolo ha perso poi Léris per crampi e si è giocato la carta dell’esperienza con il capitano Quagliarella, il cui diagonale (31’) ha messo paura a Musso e che ha cercato il bis al 38’: tocco delizioso sopra la traversa. Non era serata: a quel punto la Samp era troppo lunga per cercare di forza l’acuto impossibile per riaprire la sfida, nonostante l’assalto finale. Squadra sbilanciatissima, così al 50’ ecco il due a zero definitivo di Lookman. Il campionato di Giampaolo inizia in salita: a Genova sperano, almeno, in buone notizie sul fronte del cambio di proprietà per una svolta attesa da troppi mesi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/08/2022 23:18
 
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Inter all'ultimo respiro a Lecce:
segna Dumfries al 95'!
Lukaku, ritorno con gol



Big Rom sigla il vantaggio dopo 82 secondi, Ceesay pareggia a inizio ripresa.
Nel recupero l'olandese regala i tre punti a Inzaghi


Vincenzo D'Angelo

Aveva talmente tanta voglia di tagliare col passato e riprendersi l'Inter, che ci ha messo ottantadue secondi per trovare il primo gol della sua nuova avventura nerazzurra. Ma senza il guizzo in mischia di Dumfries all'ultimo secondo, sarebbe stato un ritorno amarissimo per Romelu Lukaku in Italia. Perché dopo il gol in avvio, il belga si è visto troppo poco e ha mancato in due occasioni anche la possibilità di evitare al popolo nerazzurro una gara da batticuore già alla prima giornata. Ma l'Inter è così, pazza per Dna. E vittorie come queste, contro un Lecce straordinariamente combattivo e volenteroso, possono valere tanto a fine stagione. Il 2-1 del Via del Mare regala un Ferragosto con il sorriso, ma per Inzaghi c'è ancora tanto da lavorare per ritrovare la sua Inter dominante.

DIMARCO DA APRISCATOLE — Come già annunciato alla vigilia, Inzaghi ritrova Brozovic e lancia Gosens alla prima da titolare in nerazzurro, ma a sorpresa preferisce Dimarco a Bastoni nel tridente difensivo e Darmian a Dumfries in fascia destra. E la presenza di Dimarco è subito decisiva: al primo affondo, cross sul secondo palo per Darmian, che preferisce l'assist alla conclusione. E Lukaku deve solo spingere a porta vuota il vantaggio nerazzurro. L'avvio veemente sembra il preludio a un tiro al bersaglio, ma in realtà – pur dominando e controllando a piacere il possesso – l'Inter fa fatica a sfondare negli ultimi venti metri (all'intervallo appena due tiri in porta), nonostante il Lecce fatichi ad opporre resistenza. Dopo la mezzora la gara si infiamma per alcune brutte entrate: prima Baschirotto entra durissimo su Lautaro, beccandosi un giallo che sa di arancione, poi è Lautaro a cercare la vendetta personale intervenendo su Gonzalez, ma qui l'arbitro Prontera lascia correre e il Via del Mare diventa una corrida. La carica del pubblico arriva forte al Lecce, che al 39' sfiora il pari con una bella incursione di Strefezza, che però non riesce ad angolare e centra Handanovic.

IL GRAFFIO DI CEESAY — L'avvio di ripresa è da incubo per l'Inter, che alla prima ripartenza viene bucata dal Lecce. Di Francesco e Ceesay (3') con un doppio scambio in velocità tagliano fuori la difesa nerazzurra, col gambiano che trova il diagonale vincente e fa esplodere il Via del Mare. Il Lecce prende fiducia e l'Inter all'improvviso sembra si smarrisce. Strefezza (7') prova il gol capolavoro con un destro a giro, ma la mira non è precisa, la reazione Inter è tutta in una conclusione debole di Barella. Inzaghi cerca la scossa dalla panchina: fuori un impalpabile Gosens e Brozo, dentro Bastoni (con Dimarco alzato a esterno) e Mkhitaryan, con Calha che scala in regia. Ma è ancora il Lecce a sfiorare il vantaggio con una punizione velenosa di Bistrovic, su cui Handa esalta i suoi riflessi. Poi tocca al collega giallorosso Falcone (16') respingere d'istinto un sinistro al volo di Dimarco.

ARREMBAGGIO — Inzaghi aumenta il peso dell'attacco al 23': fuori Darmian e Calha, dentro Dumfries e Dzeko, per un inedito tridente fatto da tutti centravanti, con Lautaro leggermente più basso a fare da raccordo. E il colpo vincente per poco non lo trova subito Dumfries su cross del solito Dimarco, ma lo stacco dell'olandese finisce sul palo. Poi è Lautaro (26') a non trovare la porta di testa da pochi passi. I cambi hanno rimodificato l'inerzia del match: il Lecce è stanco, l'Inter spinge sugli esterni e manda dentro palle velenose in ogni affondo. Eppure, è ancora Handanovic alla mezzora a salvare l'Inter, mettendo in angolo un missile del neoentrato Banda. Falcone salva ancora su De Vrij e poi viene caricato da Lukaku: gol irregolare. Il duello Rom-Falcone si ripete pochi minuti dopo e vede ancora il numero uno giallorosso vincitore, con miracolo su colpo ravvicinato. Inzaghi tenta il tutto per tutto al 40': Correa per Skriniar e chiusura con quattro punte. E alla fine la vittoria arriva nel modo più rocambolesco, con un tocco di Dumfries di pancia in mischia e all'ultimo assalto del recupero, al 95'. Una vittoria pazza, degna della pazza Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/08/2022 23:22
 
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Monza-Torino 1-2, i gol di Miranchuk e
Sanabria rovinano la prima in A dei brianzoli

Il russo festeggia l'esordio in granata con un bel gol,
il centravanti di Juric chiude i conti nella ripresa.
Inutile la rete di Dany Mota all'ultima azione


Mario Pagliara


E’ dolce, anzi dolcissima, la notte monzese del Toro. E’ illuminato dal talento di Radonjic, trascinato dalla classe di Ricci, spinto dai gol di Miranchuk e Sanabria: i granata partono subito forte in campionato con una meritata vittoria per due a uno, rovinando la festa del Monza nel sabato della sua prima volta in Serie A. Juric presenta una squadra che interpreta in maniera impeccabile le difficoltà della serata e il tipo di partita: Toro solido e pericoloso, pratico e che non va mai in affanno. Il gol del Monza di Mota Carvalho arriva allo scadere.

E' SUBITO MIRANCHUK— Era stato profetico, Ivan Juric, nella vigilia di questo debutto in campionato. “Che problema ci sarà se pure butterò dentro Miranchuk dall’inizio? – aveva commentato il tecnico anticipando un tassello della formazione -, lui conosce già i concetti del nostro calcio venendo da due anni col Gasp”. Ci sarà tutto il tempo per affinarne l’inserimento nei meccanismi del Toro, però a due minuti dall’intervallo Miranchuk conferma il teorema-Juric. Prima volta in maglia granata, e subito in gol grazie a un morbido tocco di sinistro, dopo l’assist di Sanabria innescato da Radonjic. Il Monza gioca la sua prima partita in Serie A sotto gli occhi di Silvio Berlusconi: non sfigura affatto, poca emozione e tanta concretezza. Prova pure ad arginare un Toro che ha più fame, più qualità ed è più rodato. A proposito di Radonjic è necessario aprire una parentesi: nel primo tempo il serbo è l’uomo in più. Accelerazioni come se fosse alla playstation, colpi di esterno, cross: molto parte da lui, quasi tutto finisce con lui. Come al 5’ quando inventa l’assist per Sanabria, che sotto porta incredibilmente stecca. Due minuti prima il paraguaiano assistito da un passaggio no-look di Ricci si era fatto bloccare da Di Gregorio in uscita. Al ventesimo Milinkovic è incerto sul tiro dalla distanza di Ranocchia, sei minuti più tardi lungo l’asse Miranchuk-Radonjic nasce il diagonale del serbo. Serve un super Di Gregorio. A due minuti dall’intervallo il colpo di coda di Miranchuk: non segnava in Serie A dal 28 febbraio in Atalanta-Sampdoria.

SANABRIA IN VOLO — Non giocava da tanto, Miranchuk, e allora ad inizio ripresa Juric riparte con Vlasic al suo posto. Staffetta tra ultimi arrivati in casa Toro. Dopo l’ora di gioco, Stroppa getta nella mischia Carboni (per Carlos Augusto), Ciurria (per Caprari) e Dani Mota (per Ranocchia). Raccoglie gli applausi di tutto lo stadio lo striscione esposto dalla curva del Monza “Gigi Radice, la tua partita”, in ricordo del tecnico che partì da Monza e che vinse lo scudetto con il Torino nel 1976. Finiti gli applausi, il Toro raddoppia e ipoteca la prima vittoria del campionato: Radonjic va in percussione nell’area brianzola, Carboni svirgola, Ricci raccoglie e firma un assist per Sanabria che arriva in volo e segna con una mezza rovesciata. Nel finale il Toro controlla, il Monza ci prova, qualche pericolo dalle parti di Milinkovic mentre Radonjic sfiora più volte il tris. Allo scadere Milinkovic sbaglia i tempi e Mota Carvalho fa 2-1. I primi tre punti della stagione li portano a casa i granata.

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13/08/2022 23:25
 
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La Fiorentina acciuffa i tre punti contro
la Cremonese: decide una papera di Radu

Per i viola segnano pure Bonaventura e Jovic.
I lombardi, in A dopo 26 anni, avevano raccolto
il momentaneo 2-2 direttamente su calcio d'angolo


G.B. Olivero


Un clamoroso errore di Radu, che al 95’ finisce in porta con il pallone nel tentativo di bloccare un cross di Mandragora, condanna una bella Cremonese a un’ingiusta sconfitta contro una brutta Fiorentina. Il portiere, che in primavera era stato protagonista negativo in Bologna-Inter compromettendo la corsa scudetto dei nerazzurri, aveva alternato ottimi interventi a inquietanti uscite a vuoto. E poi, quando ormai era tutto finito, ha regalato il successo ai viola. Alvini torna a casa con un vagone di rimpianti, ma anche con la consapevolezza di aver costruito una squadra organizzata e coraggiosa, brava a recuperare due volte lo svantaggio e a non concedere troppo nonostante abbia giocato in dieci tutta la ripresa. Italiano, invece, ha alcuni motivi di preoccupazione in vista dell’andata del turno preliminare di Conference League di giovedì contro il Twente.

PRIMO TEMPO — Italiano sorprende tutti e schiera Benassi terzino destro (Dodo e Venuti in panchina) e Kouamé ala destra. Jovic vince il ballottaggio con Cabral e Gollini quello con Terracciano. Alvini si affida al 3-4-1-2 e in avanti schiera le frecce Okereke e Dessers. Parte forte Sottil che si accentra e tira un paio di volte. Al 12’ Chiriches chiude su Jovic e al 16’ la Fiorentina segna: bella iniziativa di Kouamé che salta Vasquez e serve Bonaventura, che di piatto sinistro trova l’angolo sul secondo palo. Alla Cremonese bastano appena tre minuti per pareggiare: Chiriches anticipa Jovic, serve Ghiglione sulla destra, perfetto cross e perfetto anche lo stacco di Okereke. La Cremonese non rinuncia mai ad attaccare la profondità e la Fiorentina soffre l’aggressività degli avversari. Al 31’ Radu è bravo a respingere un tiro di Sottil. Al 34’ la Viola torna in vantaggio con una bella azione aperta da Kouamé (cambio di gioco molto preciso), rifinita da Sottil (cross rasoterra) e conclusa da Jovic: stop sul mancato anticipo di Chiriches, finta su Vasquez e rasoterra incrociato. La Cremonese è comunque in partita, ma al 43’ Escalante complica le cose al suo allenatore entrando duro a centrocampo su Kouamé: per l’arbitro Sacchi è fallo da espulsione.

SECONDO TEMPO — La Cremonese cambia modulo, passa al 4-3-2 e continua a proporre il suo gioco organizzato e verticale. La Fiorentina costruisce una sola occasione con Maleh che innesca Jovic: Quagliata salva sulla linea. Al 23’ arriva il 2-2: Buonaiuto, direttamente da corner, sorprende Gollini. Italiano finalmente attinge dalla panchina, ma gli innesti di Zurkowski, Dodo, Saponara, Mandragora e nel finale di Gonzalez creano solo qualche mischia. Dessers sfiora il colpaccio con un contropiede concluso con un pallonetto fuori misura. Radu è bravissimo su una punizione di Biraghi e su un colpo di testa di Milenkovic, ma al 95’ pasticcia e si fa gol da solo. La Fiorentina scarta il regalo e festeggia i primi tre punti del campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/08/2022 23:26
 
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Immobile regala la prima vittoria a Sarri:
la Lazio ribalta il Bologna

I biancocelesti vincono in rimonta 2-1 grazie
alla rete di Ciro e all'autogol di De Silvestri.
La partita finisce in dieci contro dieci per
le espulsioni di Maximiano e Soumaoro


Stefano Cieri


Lazio con il cuore e con la fame. La formazione romana supera di rimonta il Bologna e porta a casa i primi tre punti del campionato. Vittoria sofferta ma meritata, giunta in coda ad una partita in cui succede di tutto e vengono a galla più i valori caratteriali di quelli tecnici. La formazione di Sarri gioca in pratica tutta la partita in dieci (il portiere Maximiano viene espulso dopo appena 6 minuti), ma poi alla fine del primo tempo si ristabilisce la parità (rosso anche per Soumaoro). Non a caso la Lazio nella ripresa rimonta e vince. Grandi rimpianti, però, per il Bologna, sia per non aver sfruttato a dovere la superiorità numerica nel primo tempo (chiuso comunque in vantaggio di una rete) sia per l’atteggiamento un po’ troppo remissivo nella ripresa. Per Mihajlovic, applaudissimo come sempre dai tifosi laziali, c’è parecchio da lavorare.

ROSSI E RIGORI — Pronti, via ed è subito corrida. Dopo appena sei minuti la Lazio si ritrova in dieci. Maximiano, il giovane portiere portoghese preso dal Granada, commette un’ingenuità che costa cara alla sua squadra. Blocca con le mani la palla appena fuori area su un’azione pericolosa, ma neanche troppo, del Bologna. L’arbitro Massimi lascia correre ritenendo l’intervento effettuato entro l’area, ma viene poi richiamato dal Var e, dopo l’esame delle immagini, estrae il rosso per il giocatore della Lazio (intervento volontario). Entra il secondo portiere Provedel e gli fa posto Basic. La Lazio si riorganizza con un 4-4-1 con i due esterni offensivi Anderson e Zaccagni che sono chiamati in pratica a coprire tutta la fascia. E’, forse, proprio la stanchezza a giocare un brutto scherzo a Zaccagni poco dopo la mezzora: l’ex Verona interviene in ritardo su Sansone e provoca il rigore che Arnautovic trasforma. Poi l’austriaco esulta polemicamente verso la curva laziale e si becca un giallo. Più pesante quello che qualche minuto dopo tocca a Soumaoro. Perché durante il recupero del primo tempo il difensore francese commette un altro intervento da giallo (su Lazzari, il primo era stato su Zaccagni) e prende il rosso, ristabilendo quindi la parità in campo tra le due squadre. Si va al riposo con gli ospiti in vantaggio per 1-0. Buona Lazio per i primi venti minuti nonostante l’inferiorità numerica (Immobile spreca un’ottima occasione sullo 0-0, un’altra la sventa Skorupski con un intervento prodigioso che impedisce allo stesso Immobile il comodo tap-in d testa). Meglio però il Bologna nella seconda parte del primo tempo. Provedel si supera per negare il gol a De Silvestri sullo 0-0. Poi, dopo il vantaggio di Arnautovic, è Sansone a sprecare la comoda palla per il raddoppio.

IL SORPASSO — Si riparte col Bologna che sostituisce Sansone con Bonifazi per ristabilire la linea a tre difensiva. Mihajlovic ridisegna la squadra con un 3-5-1-1 in cui i centrocampisti sono chiamati a turno a dare una mano ad Arnautovic. La formazione emiliana si difende molto bene fino alla metà della seconda frazione. Paradossalmente è più ordinata di quando, nel primo tempo, godeva della superiorità numerica. Dopo il 20’, però, lo scenario cambia. L’ingresso di Luis Alberto (al posto di Cataldi) rende la squadra di casa più imprevedibile e meno facile da leggere. In più si accende il turbo di Lazzari sulla destra. Proprio da un’iniziativa dell’ex Spal arriva il gol dell’1-1: lo provoca l’ex De Silvestri con un’autorete sul traversone del terzino. La Lazio a quel punto ci crede e spinge sull’acceleratore. Mihajlovic capisce che deve correre ai ripari e fa entrare Aebischer e Casius e poi anche Barrow, passando - dopo l‘ingresso di quest’ultimo - al 3-4-2. Ma la Lazio è in fiducia e continua a premere. Il gol del 2-1 arriva al 34’ grazie al solito Immobile che sfrutta alla perfezione un assist al bacio di Milinkovic, dopo una bella iniziativa di Luis Alberto. La partita finisce lì, il Bologna ci prova (Mihajlovic butta dentro anche Vignato), ma la stanchezza impedisce agli emiliani di trovare la via del pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/08/2022 23:30
 
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La Roma spreca, ma gioca bene e vince:
a Salerno ci pensa Cristante

Un gol del centrocampista regala a Mou i primi tre punti,
dopo che Zaniolo aveva mancato tre occasioni.
Palo di Dybala


Andrea Pugliese


Ogni anno la stessa storia. Deve partire dalle retrovie, poi è quello che gioca più di tutti o giù di lì. E stavolta anche qualcosa in più, perché oltre a giocare a sorpresa (al posto di Matic), Bryan Cristante ha regalato anche la prima vittoria ufficiale alla Roma di questa stagione. Suo il gol decisivo con cui i giallorossi hanno infatti superato per 1-0 una buona Salernitana (che ha anche chiuso con un possesso palla superiore ai giallorossi, 53%). E quando ti aspetti una magia dai Fab Four, ecco che arriva il gregario di lusso. E gli altri? Zaniolo è stato spesso pericoloso, ma ha sbagliato anche tanto. Dybala ha regalato alcune giocate, colpendo un palo, mentre Pellegrini ha cucito spesso il gioco. Unico neo, Abraham ancora lontano dai suoi standard.

TRA ERRORI E GOL — Si inizia con un dolce ricordo comune, dedicato a Di Bartolomei: “Guidaci ancora Ago”, sui maxischermi dell’Arechi, dove Mourinho opta per il solo Dybala tra i nuovi in casa giallorossa, mentre Nicola si affida subito agli ultimi tre innesti: Bronn, Candreva e l’olandese Vilhena. Del resto, la Salernitana vuole provare a giocarsela e per un po’ anche ci riesce. Vilhena ha qualche buon colpo, Mazzocchi a sinistra spinge spesso e volentieri, e Coulibaly prova a dare ritmo, anche se è troppo falloso. Dall’altra parte, invece, la Roma costruisce tanto, ma ha la sfortuna di trovare uno Zaniolo poco preciso sotto porta. Nicolò gioca anche una partita discreta, lotta ovunque, fa valere fisico e strappi (soprattutto sull’azione del palo di Dybala), ma ha il torto di sbagliare un paio di gol e mezzo. Il primo proprio su errore di Coulbaly (tiraccio fuori), il secondo su lancio di Mancini (parata di spalla di Sepe) e il terzo su assist di Dybala, con un calcio frettoloso che finisce al lato della porta granata. In altre circostanze la Roma si ritroverebbe già con la partita in mano ed invece deve faticare oltremodo, proprio per gli errori sotto porta. A sbloccare la partita allora ci pensa Cristante con un tiro da fuori dove la deviazione di Gyomber inganna Sepe. Una volta in vantaggio, la Roma gioca con meno frenesia e più tranquillità e trova anche l’occasione per il raddoppio proprio sugli sviluppi di un’azione stratosferica di Zaniolo, dove Dybala colpisce il palo e Abraham arriva molle per il tocco decisivo, ribattuto da Mazzocchi. A conti fatti il vantaggio a metà gara è anche giusto, seppur la Salernitana ci abbia messo voglia e intensità.

GARA CONGELATA — Ed infatti nella ripresa la squadra di Nicola diventa anche più aggressiva e dopo 8’ si gioca anche la carta Ribery, passando di fatto al 3-4-1-2 e aumentando il suo potenziale offensivo. La maggior spinta offensiva della squadra di casa permette però alla Roma di avere spazi per andare e far male. Così prima Dybala ha la palla del 2-0 (tiro ad incrociare fuori), poi Abraham sbaglia la giocata decisiva. Zaniolo continua la sua battaglia personale, sfiorando il gol da lontano e intestardendosi in un paio di occasioni. Nicola allora manda dentro Valencia e Sambia, Mourinho risponde con Matic per Abraham, creando una diga di centrocampo con il serbo e Cristante e mandando Dybala a fare la prima punta (con Pellegrini più alto, vicino a Zaniolo). Poi entra anche Wijnaldum, con i giallorossi che passano al 3-5-2. Mou di fatto butta dentro tutta l’esperienza che ha per congelare una partita in cui gli ultimi minuti sono soprattutto in mano ai granata. Al 41’ arriva anche il 2-0 su invenzione di Matic e assist di Dybala per Wijnaldum (ma l’argentino era in fuorigioco). Finisce così, con Karsdorp che si mangia un altro gol e Mou e Nicola a farsi i complimenti a vicenda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/08/2022 23:34
 
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Nzola scatenato: lo Spezia comincia bene.
L'Empoli non sfonda e va k.o.

La squadra di Gotti vince 1-0 con un
gol dell'angolano nel primo tempo.
Toscani poco concreti in attacco


Stefano Cantalupi


È il 14 agosto e M'Bala Nzola ha già segnato più gol che nell'intera stagione scorsa. È l'angolano a dare i primi tre punti allo Spezia in questa Serie A: firma l'1-0 all'Empoli e continua nel momento magico, dopo la doppietta in Coppa Italia. I problemi e le incomprensioni dei mesi passati sono un ricordo: il nuovo corso di Luca Gotti punta forte su di lui.

SENZA PAURA — Sono cambiati gli allenatori, ma Spezia ed Empoli (in panchina c'è Zanetti) affrontano la Serie A con lo spirito che li ha condotti alla salvezza nello scorso campionato. Per buona parte del primo tempo, si passa da un lato all'altro del campo contando occasioni dipinte ora di bianco ora di blu, con Dragowski (al debutto nello Spezia) e Vicario comunque non troppo sollecitati. Gotti mastica amaro per una buona chance mancata da Agudelo, dall'altra parte Bajrami va molto vicino a sbloccare il match per i toscani. Anche Lammers, recente e prezioso acquisto empolese, si dà da fare. Dopo la mezz'ora, però, lo Spezia inizia a dare maggiore continuità alla pressione offensiva. Caldara illude il Picco ma spreca di testa da due passi, Henderson prova a rispondere e trova attento Dragowski, si arriva al 36' e Nzola trova l'1-0. Il filtrante è di Bastoni, Ismajli e Luperto si fanno prendere in mezzo, Vicario vede il pallone passargli tra le gambe. Reca avrebbe anche l'occasione di raddoppiare subito, con un diagonale stoppato da Vicario. E l'Empoli per poco non punisce appena prima dell'intervallo: galoppata centrale di Parisi, appoggio per Destro che si gira bene in area e tiro fuori di un soffio.

TOSCANI IMPRECISI — Un sinistro di Henderson a inizio ripresa dà subito l'idea di quanto l'Empoli si senta ancora in partita e voglia rendersi aggressivo. Il piano organizzato da Zanetti in spogliatoio sembra riuscire, il baricentro della squadra è più alto. Bajrami su punizione mette altri brividi a Dragowski, Lammers mostra tecnica ma manca sempre la stoccata finale. E così i minuti passano, lo Spezia trova spazi in contropiede con lo scatenato Nzola e Gotti inizia a pregustare i primi tre punti di questo campionato. Dragowski allontana tutti i palloni che arrivano nell'area piccola, Lammers è l'ultimo ad arrendersi ma non basta. Festeggia il pubblico del Picco: il cammino verso la salvezza inizia da qui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/08/2022 23:37
 
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Napoli, è subito show: cinquina al Verona,
brilla la stella di Kvaratskhelia

Hellas in vantaggio con Lasagna, poi il ribaltone col georgiano e Osimhen.
Pari di Henry, quindi gli azzurri dilagano: a segno Zielinski, Lobotka e Politano


Fabio Licari


Forse è come dice Spalletti: la gente potrebbe innamorarsi di questo Napoli. Se continua così il gioco è fatto. D’accordo, non ci sarà sempre un Verona così indifeso, il calcio d’agosto può illudere, la strada è lunga, ma l’impressione regalata da questo 5-2 al pronti-via è un avviso al campionato: il Napoli c’è, equilibrato, compatto, scaltro, potente, con fasce d’attacco che sanno essere devastanti, Osimhen che può soltanto crescere e Lobotka sempre più padrone del gioco.

Lozano e il nuovo Kvaratskhelia sono stati la chiave per scardinare un Verona chiuso dietro, incapace di impostare dal basso, costretto a lancioni lunghi e poco sicuro dietro, eppure in partita fino al 2-2 di inizio secondo tempo. Perché? Semplice. Il Napoli aveva sbagliato troppo sottoporta – particolare sul quale Spalletti dovrà lavorare – e gli automatismi in difesa non erano stati perfetti, malgrado il bel debutto di Kim. Poi, però, s’è scatenata la tempesta, tre gol, uno annullato, altri sfiorati, mentre i cambi finivano con indebolire il Verona. Se il Napoli qui non s’è accorto che Koulibaly, Mertens e Insigne non ci sono più, Cioffi deve fare i conti con le assenze terribili di Simeone, Caprari, Casale e con Barak a mezzo servizio. Malissimo la sua “prima”.

POSSESSO TOTALE — Impressionante la superiorità del Napoli nel primo tempo: un possesso dell’80 per cento non è da tutti i giorni. Ma in quanto a precisione lasciamo perdere. Il Verona non riesce a impostare e deve affidarsi ai lancioni per Lasagna ed Henry, molto lontani dal resto della squadra. La difesa del Napoli chiude senza problemi: Kim sembra esaltarsi nel confronto fisico. Eppure, è proprio il Verona a portarsi in vantaggio quasi alla mezzora, nell’unica azione d’attacco, poco dopo il cooling break. Quasi il Napoli fosse ancora a dissetarsi. Hongla va al tiro da venti metri e Meret devia in angolo: sul cross dalla bandierina, la deviazione di testa di Gunter è un assist perfetto per Lasagna che al volo non sbaglia, 1-0. Spalletti non ci crede. D’altra parte, il controllo ossessivo della palla ha portato soltanto un tiro di porta, di Zielinski, mentre tutte le altre occasioni sono finite al lato o alte, soprattutto quella di Osimhen che sbaglia l’incredibile sottoporta.

GOL IN FOTOCOPIA — La rete di Lasagna è però una scossa per il Napoli che riprende a creare gioco e al 37’ trova il pari con Kvaratskhelia: schiacciata di testa prepotente sul cross di Lozano da destra. Bel giocatore il georgiano, “ignorante” in senso buono, fisico e tecnico. Quindi, nel recupero, azione fotocopia del vantaggio del Verona, ma l’angolo lo batte il Napoli, il ruolo di torre lo interpreta Di Lorenzo e Osimhen, in anticipo su Faraoni, è implacabile: adesso è 2-1. L’esultanza del nigeriano è irridente per i tifosi di casa che si scatenano in cori contro il centravanti. Forse c’è stato qualche maledetto “buu” prima. Neanche l’applauso in comune, da brividi, per ricordare Claudio Garella, protagonista con le due maglie, ha ravvicinato tifoserie che non si amano.

SCATENATO — Emozioni che non si esauriscono neanche a inizio secondo tempo. Al 3’ Henry illude il Verona, schiacciando di testa il temporaneo 2-2 su assist di Faraoni. Ma è l’ultimo sussulto. È’ il Napoli a prendere definitivamente il sopravvento. Poco dopo, al 10’, su contropiede, Kvaratskhelia lancia Zielinski inseguito invano da Hongla: 3-2. Al 20’ è Lobotka, ancora una volta indispensabile al centro del gioco, a premiarsi con un gran gol in discesa solitaria, tra una difesa di birilli e appoggio imparabile per Montipò: 4-2. Al 34’ il portiere del Verona deve inchinarsi anche alla botta precisa di Politano, appena entrato, 5-2. Di occasioni ce ne sarebbero altre, Ounas entrato da neanche dieci secondi infila il 6-2 su un altro contropiede ma il Var annulla. Il Verona ormai non c’è più.

AL LAVORO — Per il Verona c’è molto da fare. Se è parsa azzardata la mossa di Cioffi di schierare il deb Amione su Lozano, imprendibile, è anche vero che da Ilic a Faraoni, da Tameze a Dawidowicz, nessuno è stato all’altezza. Non s’è visto niente del gioco di Tudor, pressione alta, organizzazione in fase di non possesso, cattiveria. Si salva Lasagna che per i compagni è un lusso. Il Napoli è uno spettacolo, è al sesto debutto vincente di fila in campionato e ora ospita il Monza per continuare la corsa, aspettando Dombelé e Raspadori.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/08/2022 00:15
 
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