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04/08/2003 17:01 | |
NEW YORK, 3 agosto 2003 - La Juventus vince la Supercoppa italiana 2003 battendo il Milan ai calci di rigore (6-4). Dopo 90' senza gol, la sfida - rivincita della finale di Champions League - ha avuto un'accelerazione nel primo tempo supplementare, quando Pirlo sblocca il risultato su rigore, al 15'. Sembra fatta per il Milan, ma nel primo e ultimo disperato contrattacco la Juventus pareggia con Trezeguet, al 17'. E dopo altri 15' senza reti, la soluzione dal dischetto. Con un esito che ripaga in parte i bianconeri della delusione di Manchester, grazie a tiratori infallibili. Implacabile Buffon che para quello di Brocchi, decisivo il tiro di Ferrara che fulmina Abbiati.
Lippi regala Nedved alla platea e sorprende tutti inserendo all'ultimo istante Miccoli, lasciando così in panchina Davids. Il modulo bianconero è quello più volte indicato da Lippi, l'innovativo 4-2-3-1, mentre Ancelotti preferisce il 4-4-2 con Rui Costa a destra e Abbiati in porta. Primo tempo equilibrato, condizionato da caldo, preparazione sommaria e terreno certamente non all'altezza, comunque interpretato con impegno da entrambe le squadre. Apparentemente sembra esserci più Juventus, con quel Nedved che fa della velocità l'arma in più. E che, nonostante un polpaccio dolorante, fa spesso la differenza.
Il Milan infatti, dopo un avvio appannato e qualche problema in copertura, si organizza proponendo un gioco ormai noto, in cui la verticalizzazione dei suoi centrocampisti a cercare Shevchenko e Inzaghi è mossa preferita. Si muove bene sulla destra la squadra rossonera; un corridoio in cui Cafu fa capire che non è stato un caso se Ancelotti lo ha voluto. Miccoli non è al meglio e si vede, mentre il Milan perde allo scadere Gattuso per un affaticamento alla coscia; al suo posto Ambrosini. Alla fine si conteranno un paio di occasioni nitide a testa; soprattutto due protagonisti: Abbiati e Buffon.
E' il numero uno juventino a dare il meglio di sé in apertura di ripresa, deviando oltre la traversa un fendente di Inzaghi. Saltano le marcature e la partita decolla, esaltando però un po' di più le qualità del Milan che diventa pericoloso nelle ripartenze. Funziona bene l'asse Shevchenko-Inzaghi, quest'ultimo per due volte assistito dall'ucraino. Mentre la Juve fatica a legare la manovra. Lippi toglie Miccoli e innesta Camoranesi, tornando così all'antico. Ma è il Milan a fare la partita, sfruttando la classe dei suoi elementi che giocano la palla con estrema precisione. Buffon salva ancora e Inzaghi sbuccia la traversa. Affamato di fantasia e, soprattutto, di conclusioni a rete, Lippi toglie lo spento Del Piero e gioca la carta Di Vaio, che almeno ci prova un paio di volte.
Esce anche Seedorf, praticamente senza fiato; lo sostituisce Serginho, poco prima un capolavoro di Nedved, il cui diagonale fa la barba al palo sinistro di Abbiati. Vedi il ceco e capisci quanto sia importante per questa Juve, anche con una gamba sola. E' il momento fondamentale della partita, in cui il Milan subisce un calo improvviso. Servono muscoli, ed ecco Brocchi al posto di Rui Costa. La Juve viene fuori, mette alle corde il Milan, ma il Milan ritorna, proprio con Brocchi che sfiora. Poi i supplementari; Zambrotta colpisce la traversa; subito dopo Pirlo alza di poco. Squadre così lunghe che quasi non ci stanno in campo. La storia infinita ha il suo epilogo clamoroso e hollywoodiano: rigore di Pirlo al 17', pareggio di Trezeguet al 18' della prima frazione. Poi la replica dell'Old Trafford, ma questa volta con la Juve sul podio. |