IL CAVALIERE TI ASPETTA NEL LUNA PARK DELLA CERTOSA (NUOVE ATTRAZIONI!)
“L'INFERNO CHE INGHIOTTE I PECCATORI”, GIOCO DI GRUPPO CON PENITENZE MALIGNE
“BERLU-DANTE” DA BUCA A BONIFACI (EDITORE) – SILVIO O LA “SINDROME DELLA DIVISA”
1 - IL CAVALIERE ASPETTA IL NUOVO TEATRO-SERRA E PREPARA NUOVE ATTRAZIONI NEL LUNA PARK DELLA CERTOSA
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Il fortissimo vento di questi giorni ha spinto Silvio Berlusconi fuori dalla Certosa per le sue trasferte canterine ormai richiestissime come riempi-pista nei vari locali della Costa Smeralda. La cruda verità è che il Cavaliere dovrà aspettare il prossimo novembre per poter ricevere gli amici nel suo nuovo Teatro-Serra in via di completamento nel parco di Punta Lada. Questa è una struttura coperta, con palcoscenico, cabina di regia e quattro angoli sistemati a verde con effetti tecnologici strabilianti che faranno da contorno a spettacoli e concerti.
Il Teatro-Serra del Cavaliere, con duecento posti per altrettanti ospiti, avrebbe dovuto essere già pronto per questa estate se fossero arrivati in tempo controsoffitto e pavimento. E, per colpa del maestrale rafficato che sferza questa coda d’estate, Berlusconi non può neanche utilizzare il suo Anfiteatro scoperto che contiene 350 persone sedute e settecento in piedi.
In compenso, alcuni suoi stretti collaboratori sono già stati allertati per un summit che si terrà a settembre. Unico punto all’ordine del giorno: lo
studio di fattibilità dei nuovi giochi che stanno già “bollendo in pentola”, ovvero nella testa del Cavaliere. Per ora c’è solo il titolo (L'inferno che inghiotte i peccatori) di un’attrazione con penitenze diaboliche da espiare nei vari gironi (per la gioia di BerluDante) e da giocare in gruppo.
Promozione in vista per
il roseto che, nei prossimi mesi, acquisterà proporzioni magnum come è già successo con i
giardini dei cactus e degli hybiscus, oltre che per il palmeto, l’agrumeto e l’uliveto. Approvata anche la proliferazione strategica dei giochi di fumo e luce LED telecomandati per creare altre simulazioni stupefacenti almeno quanto la finta colata lavica e il planetario in grotta. Il parco della Certosa viene quotidianamente percorso a piedi dal Cavaliere, seguito dai suoi collaboratori in “carretta” (così Berlusconi chiama le macchinine elettriche da lui guidate solo in occasioni speciali).
Il solito anonimo, non veneziano ma gallurese, dice che “Silvio ama troppo la Sardegna e il parco della Certosa per poter pensare di trasferirsi da un’altra parte.
Conosce i nomi, in latino e in italiano, di tutte le piante. Le due ville che
l’architetto Gamondi sta progettando per lui ad
Antigua, saranno utilizzate soprattutto dai suoi familiari perchè Berlusconi,
nei 65 ettari di Punta Lada, vuole ancora fare ancora tante cose per divertirsi e far divertire i suoi ospiti.
E poi, a Porto Rotondo, sa di poter contare su di noi; lavoriamo per il Cavaliere ma siamo anche diventati suoi amici e lui, qui, non si sente mai solo.
Il segreto della sua forma? Ha imparato a controllarsi a tavola anche quando prepara le pizze e i gelati per i suoi ospiti. Infatti mentre noi mangiamo lui spilluzzicca; consuma molta verdura cotta, beve solo acqua, spremute e tè.”
Intanto, un’altra talpa certosina, nascosta nel guardaroba dell’ex-Premier, ha rivelato l’esistenza di una trentina di pullover celesti di cachemire tutti uguali e di una pila di identiche camicie blu. Ma la “sindrome della divisa” o del serial look si ritrova anche nei pantaloncini da jogging e nelle tute usate per le escursioni tra le rocce che circondano la Certosa.
P.S: “Caro Silvio, peggio per te che non sei venuto. Ti sei perso millecinquecento persone in piazza!”
Pensiero acido di
Domenico Bonifaci, costruttore romano, editore del Tempo che ha patrocinato, insieme al Comune di Olbia, la manifestazione più bella ed emozionante dell’estate: la Grande Danza di San Pantaleo. Il Cavaliere, invitato e “dato per certo” da molti, ha preferito altre compagnie mentre qualcuno temeva una sua apparizione in tutù sul palcoscenico.
2 - LA DOLCE NOIA DEL CAVALIERE…
Ilvo Diamanti per “la Repubblica”
È riemerso, Silvio Berlusconi, dalla nuvola rosa che lo avvolgeva.
Dopo molte settimane trascorse sull´Isola dei Famosi, tra feste pirotecniche, esibizioni canore in coppia con Apicella, un viaggio-lampo in Marocco, a festeggiare il compleanno di Veronica. È tornato alla vita pubblica. E si è offerto all´abbraccio festoso dei cattolici devoti, che hanno affollato il meeting di Cl. Riservandogli un´accoglienza che solo Andreotti, nel presente e in passato, aveva ricevuto. Il Cavaliere ha apprezzato. Perché gli piace piacere. Così, ha rassicurato quanti temevano. Che stesse cedendo alla "dolce noia", in cui sembra sprofondato dopo la sconfitta – ingiusta, a suo parere – subita alle elezioni dello scorso aprile. Dopo la ri-perdita alle amministrative di fine maggio, che avrebbero dovuto suonare come l´avviso di sfratto all´inquilino abusivo di Palazzo Chigi. Mentre l´hanno rafforzato. Dopo il referendum di giugno, che ha cancellato il progetto di riforma costituzionale, su cui contava di fondare la Seconda Repubblica. O forse la Terza, come recitano alcuni analisti e attori politici (Giuliano Ferrara e Mauro Calise, fra gli altri).
Temevano, i suoi estimatori, che il Cavaliere potesse, infine, abbandonare la scena, spinto da una serie di riflessioni amare sull´ingratitudine umana.
Se agli italiani piace questo governo "romano", affollato di ministri e di sottosegretari, tanti da superare, per numero, gli elettori di qualcuno dei partitini della coalizione. Questo governo che mixa politici di professione, professionisti della politica, professionisti e basta. Questo Stato "napolitano". Dal passato comunista e dal presente normale, noioso come un abito grigio. Ebbene se lo tengano, gli italiani, questo Paese noioso. E se lo tengano anche gli alleati. Che, ad eccezione di Bossi (oggi, peraltro, provato dal male, dalle elezioni e dalla "devolution della devolution"), sono stati travolti dalla sua campagna elettorale travolgente. E dal risultato inatteso, che gli ha restituito lo scettro (dell´opposizione). Gli alleati: sempre pronti a distinguersi da lui. E, quando possibile, a offrire una sponda all´opposizione di centrosinistra, oggi ingiustamente al governo. Soprattutto quel Casini (di Fini si sono perse le tracce), che spera – e pretende – di guidare la prossima, futura, "grande coalizione", che sostituirà l´attuale maggioranza. Destinata, inevitabilmente, a sfaldarsi presto.
Sono, probabilmente, questi pensieri acidi che hanno indotto Silvio Berlusconi a uscire – volutamente – dalle cronache politiche, per settimane e settimane.
Così, abbiamo saputo delle sue performance da Novella 2000, Eva 3000, Dagospia, Oggi, Gente, A, Vanity Fair, Chi. Inoltre, dalla Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Stadio, Corriere dello Sport. Visto che l´unico ambiente dove egli abbia mantenuto il suo stile – oltre al ruolo – di comando resta il calcio. Certo, anche in passato Berlusconi aveva dedicato parte del suo tempo – soprattutto in estate – al "privato appariscente". Tra gossip e bandane. Fedele al personaggio di politico impolitico. Ma questa volta molti segnali suggerivano che egli potesse, davvero, interpretare la parte dell´esiliato volontario. Per farcela pagare. Gettandoci nella noia, dopo dodici anni di "berlusconismo" rutilante. Ciò ha indotto chi ne ha fatto un modello "stilistico" prima che politico – Vittorio Feltri, ad esempio – a invocarne il ritorno. Per difenderci dagli islamici e dai loro amici della sinistra. Ma, soprattutto, dalla noia.
Berlusconi, però, non se n´è andato. E non ha intenzione di andarsene. Lo ha ribadito a Rimini. Don Giussani l´ha indicato come "uomo della Provvidenza", destinato a restare nella Storia. Nessuno lo può "costringere" a lasciare.
Certamente, non lo possono fare i suoi alleati. Dopo la campagna elettorale recente. Nella quale il centrodestra è apparso una Casa con un solo Padrone e molti inquilini. Berlusconi. Non perde l´occasione di accusare An e Udc di aver favorito la vittoria dell´Unione. Perché afflitti, attanagliati, dalla sindrome dei perdenti. Invece, in pochi mesi di campagna elettorale, condotta contro tutti; al passo di una marcia militare, fra una televisione e l´altra, fra un programma e l´altro; contro le profezie dei sondaggi e dei sondaggisti (i sacerdoti dell´Opinione Pubblica, che egli stesso aveva consacrato). Berlusconi ha risalito il "declino". Gli è mancato il colpo di reni finale. Ha perso sulla linea del traguardo. Ma, dopo questo poderoso inseguimento, i suoi alleati, oggi, appaiono solo dei buoni gregari. Su cui gli avversari non possono fare troppo affidamento.
Anche perché, al centrosinistra, che Berlusconi continui a regnare sulla coalizione, in fondo, non dispiace. E non hanno intenzione di aizzarlo, né di "assecondarne" l´uscita di scena. (a) Un po´ perché è utile disporre di un interlocutore politico "reale", nell´opposizione, con cui misurarsi. Concordare. Le scelte di politica estera, soprattutto, in tempi di emergenza continua. Tanto più oggi, che la maggioranza è traballante ed esile, al Senato. (b) Un po´ perché, dopo dieci anni e più di berlusconismo, rinunciare a Berlusconi è come perdere "il centro di gravità permanente" (Battiato, 1981). (c) Un po´ perché è lecito, anzi, d´obbligo, diffidare delle crisi e delle uscite di scena del Cavaliere. Dopo le esperienze del passato, quando, su di lui, l´oscurità incombe, tutti pensano a un´eclissi. Ci ha abituati troppo, in questi anni, alle "discese ardite e le risalite, (…) e poi giù il deserto e poi ancora in alto" (Battisti, 1972).
Tuttavia, noi escluderemmo che Berlusconi voglia davvero lasciarci. Per dedicarsi alla dolce vita, agli affari, alla famiglia e al Milan. Abbiamo imparato a conoscerlo bene, in questi anni (pur senza averlo mai incrociato, personalmente. Se si esclude un´epica puntata di Ballarò, un anno fa; dopo le elezioni regionali. Quando, dopo dieci anni, decise di affrontare un serio e vero contraddittorio con seri e veri contraddittori politici; aprendo, di fatto, la lunga campagna elettorale del 2006).
Non se ne andrà, così. Dopo aver perso (due volte!) di fronte a Prodi. Il Professore. Il democristiano. Il Super-Tecnico, che ha fatto carriera all´ombra della Prima Repubblica. E si è affermato, nella Seconda, con la complicità dei Poteri Forti. E il sostegno aperto dei comunisti. Uscire di scena da "sconfitto", per lui, sarebbe intollerabile.
Non se ne andrà, così. In silenzio. Perché tutto il "resto" gli interessa di meno. Certo: i suoi affari li ha sempre tutelati per bene. Tuttavia, la "politica", per lui, non è solo– e, forse, neppure principalmente– un mezzo per difendere gli affari di famiglia. È, ormai, una passione vera. Gli piace impersonare il Potere. Identificare l´Opinione Pubblica. Soprattutto a livello Globale. Così gli è costato– eccome– non esserci, a Berlino. Poi a Roma, ai Fori Imperiali. A celebrare il trionfo della Nazionale come suo, personale. "Forza Italia": finalmente inno di tutti gli italiani, e non di una minoranza politica. Gli "azzurri": finalmente simbolo di una nazione, e non di un partito personale. E gli è costato – tanto– non poter gestire lui, personalmente, la crisi libanese. Discutere con Condi, Olmert, Siniora. Fare lunghe telefonate a Bush, Putin e Annan. Lasciare il merito a Prodi e D´Alema; al governo "Prodalema": gli rode.
Non se ne andrà, Berlusconi, perché ormai la politica gli piace. Non più, e non solo, la videopolitica Porta-a-porta, di cui resta l´indiscusso campione. Ma anche quella "vecchio stile". Microfono in mano, in piedi, ad arringare le folle. Imprenditore fra gli imprenditori, come a Vicenza. Ma anche cattolico fra i cattolici, a Rimini. E domani chissà. Milanista fra i milanisti, avvocato fra gli avvocati, farmacista fra i farmacisti, antifiscale (antiviscale?) fra antifiscali. Tassista fra i tassisti.
Gli piace troppo. E gli riesce bene.
Non se ne andrà, in fine, in fondo, perché, senza politica, si annoia anche lui. E, ancor più, teme che la noia penetri, nuovamente, nella politica. Esattamente come nella Prima Repubblica. Prima che la sua "discesa in campo" ne riscattasse il grigiore totale. Teme che la politica scivoli fuori dai salotti tivù, dalla stampa gridata e da quella rosa. Che sfugga al linguaggio e al clima di guerra civile. Teme, Berlusconi, il silenzio. La noia che permea la politica "normale". Perché allora, davvero, il berlusconismo rischierebbe di declinare. La sua assenza passerebbe inosservata. Quanto a noi, dopo il fragore dell´ultima campagna elettorale, un po´ di silenzio non dispiace. Anzi, confessiamo di non esserci mai annoiati tanto volentieri.
Dagospia 28 Agosto 2006
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.