Notiziole sugli Sciti
Duemilacinquecento anni fa un popolo a cavallo si affaccia sul nulla.Galoppa tra la civiltà greca e la "barbarie" dei nomadi.Vaga fra l'Europa e l'Asia,il Bosforo e la lontanissima Siberia.Questo popolo senza case conosceva il fasto orgoglioso e sfacciato della reggia di Persepoli,aveva rapporti con l'Atene del Partenone,spingeva i propri emissari fino alle terre del Catai,superando gli Urali,gli Altai,La Mongolia.Gli Sciti,i Sarmati e gli altri antichi popoli delle steppe,vivevano nella zona fra la Crimea,il Caucaso e le pianure russe,nel cuore dell'Eurasia,quell'unico continente che le vicende storiche hanno diviso in due,creando una frattura fra Oriente e Occidente.Le principali notizie sulla loro storia,oltre che dai ritrovamenti archeologici,vengono dallo storico greco Erodoto,che la racconta mischiando verità a certe stravaganti fantasie e raccapriccianti dettagli.In ogni sua pagina si avverte il bagliore dell'oro,la grande ricchezza degli Sciti:nelle parole di Erodoto,l'oro scintilla dovunque,perfino sui crani dei nemici uccisi in battaglia,che venivano dorati all'interno e usati come coppe da cerimonia.Orgogliosi della propria identità,ma arricchiti dalla molteplicità degli apporti culturali di genti anche lontanissime,nel III°secolo a.C. i popoli delle steppe sono stati quasi improvvisamente cancellati dalla storia e sembrano dissolversi sotto la spinta delle invasioni mongole.
Il ricordo della loro cultura nomade,è affidato a una sottile traccia di preziosissimi oggetti d'oro,lasciati nei "kurgan",le uniche"residenze" stabili,quelle dei loro morti.All'interno di questi tumuli funerari,talvolta di imponenti dimensioni,erano ricavate le stanze di cui,al termine di un rituale dai risvolti sanguinosi e drammatici,venivano sepolti i principali esponenti delle antiche popolazioni insieme a sfarzosi corredi.I più eminenti venivano sepolti insieme ai loro cavalli,il principale patrimonio del nomade:in un "kurgan" sui monti Altai,nell'attuale Kazakhstan,accanto alla tomba di un principe sono stati trovati i resti di venti cavalli,alcuni dei quali "travestiti" da stambecchi giganti con l'aggiunta di corna posticce.
Fin dall'inizio del XVIII° secolo,le collezioni di San Pietroburgo raccolgono i più importanti reperti dell'arte di questi popoli e in particolare gli eccezionali tesori di oggetti d'oro,quasi tutti databili fra il VI° ed il IV° secolo a.C.Una legge emanata dallo zar Pietro il Grande riuscì a frenare i saccheggi e le ruberie all'interno delle antiche tombe:soprattutto,fu vietato fondere gli oggetti,come sciaguratamente era avvenuto fino ad allora.Il tesoro dell'Ermitage si è progressivamente arricchiato ed ampliato,seguendo il corso degli scavi e delle ricerche.A questo favoloso patrimonio di arte e di stroria si sono recentemente aggiunti gli oggetti venuti alla luce una decina di anni fa nel sito archeologico di Filippovka e conservati nel Museo della città di Ufa.