Venuto su a pesi e polenta taragna, il fondamentale wrestler Capitan Padania, al secolo Eric - il cognome è ancora mascherato - è un bestione di un metro e 95 per 130 chili. Immaginate un armadio di carne scolpita, i bicipiti che sembrano le prealpi orobiche, i pettorali onduline di eternit. Calatelo in una muta aderente verde padano. Tipo Capitan America, l´eroe dei fumetti, però con stampata sulla fronte la P anziché la A. Il costume di scena lascia scoperti solo gli occhi - arianamente azzurri -, le narici, la bocca e le orecchie (un poco a punta, a mo´ di Capitan Spock, quello di Star Trek). Sguardo glaciale da siberian husky, mascelle che non lasciano presagire nulla di buono, espressione alla Jeeg Robot d´acciaio: ecco, questo è Capitan Padania. Capitano cosa? Capitan Padania, sì.
Perché siccome il wrestling è il dramma moderno, e addosso a ogni eroe viene cucita una storyline più o meno avvincente, più o meno avventurosa, più o meno magniloquente, al nostro è toccato in sorte l´onore/onere di menare cazzotti per il popolo che si autorappresenta come erede dei valorosi Unni. «Combatto per la mia gente - annuncia al mondo il Padania - un popolo onesto, lavoratore ma "vessato da Roma ladrona"». E proprio su "Roma ladrona", tra due giorni, calerà questo inarrivabile paladino del celodurismo leghista (mica pensavate fosse archiviato).
Nella sfavillante cornice del Palalottomatica, sotto le luci del gran galà messo in piedi dalla European Wrestling Federation, il temerario energumeno si contenderà il titolo di campione europeo con uno stuolo di avversari tra i quali spicca, si capisce, il napoletano Neo-Pulcinella. Napoletanissimo, smilzo, lesto come un mariuolo. Ma soprattutto, per il Padania, "terrone". «Spero di incontrarlo sul ring e di impartirgli la lezione che merita». Con quali nobili obiettivi lo si può evincere dalla scheda di Capitan Padania: «Voglio essere un simbolo per il popolo del Nord. Per questo sono pronto a confrontarmi con qualsiasi combattente terrone».
Sempre dalla scheda: «Forgiato dal sole delle Alpi e da centinaia di ore di duro allenamento, CP nasce 29 anni fa tra le nebbie della Valcamonica, e ancora in giovane età si trasferisce a Francoforte, in Germania, a seguito della famiglia. Il sogno è tornare in Italia, da campione, e battersi con la maschera di CP. Almeno finché la Padania non sarà libera e indipendente». Il motto del Capitano - non è una battuta - è questo: "Soo vegnuu, hoo veduu, hoo vengiuu". Versione padanizzata del "veni, vidi, vici" con cui Giulio Cesare annunciò al Senato la velocità con la quale vinse contro Farnace, re del Bosforo a Zela. Chissà se gli avranno spiegato che Giulio Cesare non era proprio un tipo di Sondrio né di Varese (caro CP, rendiamo a Cesare quel che è di Cesare). Ma tant´è. A avercelo davanti, Capitan Padania, non si resiste; impossibile non togliersi almeno certe minime curiosità.
Chi è lei, scusi? «Sono un ragazzino italiano emigrato in Germania perché l´Italia si stava ormai riducendo a essere il terzo mondo d´Europa. Oggi sono pronto a rientrare nei patri confini, per dimostrare nel ring i valori del popolo padano». Che sarebbero? «Onestà, lavoro, famiglia». Va bene, ma lei è un wrestler o un politico? «Io sono un wrestler, le mie vittorie arrivano nel campo di battaglia, non alle urne. Amo la terra che mi ha dato i natali, adoro la sua gente schietta, sincera, che si spezza la schiena per garantire all´Italia e ai propri cari un futuro sostenibile. Non come Roma ladrona». Eccolo qua. Il nuovo Alberto da Giussano. «Da anni Roma ladrona ci spreme come un agrume. Campa sui nostri sacrifici». È per questo, infatti, che Capitan Padania lancia la sfida a "tutti i combattenti terroni". Di Neo Pulcinella, uno a caso!, dice: «È ridicolo». E Perché? «Un padano lavora e si allena 24 ore al giorno, anche quando dorme. È insito nel suo DNA. Neo Pulcinella, come tutti quelli della sua specie, non sa nemmeno com´è fatto l´interno di una palestra. Gliele suonerò, come merita». Caso mai non fosse ancora chiaro il motivo di tanto astio verso il Sud del paese, puntualizza: «A me sta bene fare solidarietà, ma non lavorare cinque mesi su dodici per mantenere chi ozia». Sembrerebbe impossibile ma di legami con la Lega Nord - finora - CP non ne ha ancora: «Mi sono simpatici, certo. ma io non faccio politica. Io combatto».
Ci dà dentro con pugni e calci da quando - dice - «ero piccolo e in Germania gli altri bambini mi prendevano in giro: "Ecco il mafioso italiano", mi dicevano. E giù botte. Da lì in poi ho iniziato ad allenarmi, ed eccomi qui». Pochi mesi fa, dopo numerose esibizioni in America davanti a decine di migliaia di spettatori, il fu Eric decide di diventare Capitan Padania. Il racconto della metamorfosi non è privo di una certa struggente poesia: «Mi sono specchiato nelle acque del Po e mi sono accorto di avere un debito da saldare con la mia terra d´origine». Segno del destino deve essergli sembrato il fatto che la cintura di campione europeo fosse vacante, e che per di più venisse assegnata in un torneo in quel di "Roma ladrona". E così, dopo aver rinunciato alla sua precedente identità, CP fa una sacra promessa. Sempre al dio Po: «Farò sentire il timbro della mia voce davanti a una telecamera solo quando la Padania sarà finalmente libera da ogni oppressione». Poco importa, a questo punto, se il wrestling sia una cosa vera oppure taroccata («Molti giornalisti hanno scritto che è tutto finto. Nessuno di loro, però, è disposto a entrare nel ring con me per dimostrarlo di persona ai suoi lettori»).
Il sole delle Alpi scalda il cuore del guerriero padano. Al gigante polentone prudono le mani. E al pavido giornalista viene un dubbio: e se Capitan Padania ci avesse bellamente preso in giro come facevano i suoi coetanei nell´infanzia tedesca? Ci starà mica tirando una "sòla"?, per dirla con "Roma ladrona". Se i popoli del Nord si svegliassero un giorno scoprendo che Capitan Padania è un Capitan Patacca, vaglielo a spiegare che era solo uno scherzo di Neo Pulcinella.
Un mito!!