D'Alema:
«Noi processati per due telefonate
da chi oggi deve rispondere di ben altro»
Il presidente dei Ds all'attacco dopo la chiusura dell'inchiesta per corruzione che vede coinvolto Berlusconi.
«E' il suo sistema»
ROMA -
Contro i Ds, sulla vicenda Unipol, è stato costruito un processo «per un paio di telefonate» e quel processo è stato costruito da chi ora deve rispondere di «ben altro che di un paio di telefonate».
Il presidente della Quercia, Massimo D'Alema, commenta così le
nuove vicende giudiziarie in cui è coinvolto il premier Silvio Berlusconi. Il leader della Cdl è accusato di corruzione dalla procura di Milano relativamente ad un versamento di 600 mila euro che sarebbe stato girato all'avvocato inglese David Mills. Lo stesso Mills in una lettera - poi ritrattata - aveva scritto di aver ricevuto quel denaro in cambio di favori e protezioni garantite a Berlusconi nel corso di altri procedimenti.
«E' IL SUO SISTEMA» - «Io non mi occupo di cronaca giudiziaria», dice D'Alema parlando a Radio Radicale. «Ho trovato singolare - aggiunge però l'ex presidente del consiglio - che si sia costruito un processo contro i Ds per un paio di telefonate che la magistratura considerava di nessun rilievo giudiziario. Noi siamo stati processati, indicati come il fulcro di una nuova questione morale, cosa comunque indecente ma, provenendo da un centrodestra che deve rispondere di ben altro che un paio di telefonate, l'ho trovato non soltanto indecente, ma immorale». D'Alema prosegue facendo notare che le accuse, quella di corruzione di testa, rivolta al premier Berlusconi rientra in qualche modo in
un «sistema» applicato dal premier giá altre volte. «Non dimentichiamoci che il principale collaboratore di Berlusconi ovvero Cesare Previti è stato condannato due volte per corruzione di magistrati - dice D'Alema - evidentemente questo era il metodo seguito quando ancora non si poteva fare leggine ad personam».
Fonte: Corriere della Sera
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.