INTERVISTE, FOTO, GOSSIP: IL SEGRETARIO FIGO DI RATZINGA HA ESAGERATO
POSSIBILE UN TRASFERIMENTO - PER ORA IL PAPA LO HA INVITATO A TACERE
“MESSAGGIO” DI RUINI A BERTONE: L’INTERLOCUTORE DELLA POLITICA SONO IO
Ignazio Ingrao per “Panorama”
1 - PADRE GEORG (SI) PIACE TROPPO. SIA RIMOSSO…
La bellezza non è peccato, ma nei sacri palazzi può diventare un problema.
Ne sa qualcosa il segretario particolare di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein che ha rischiato di rimetterci il posto. La prima a celebrare pubblicamente le lodi di «don Giorgio il bello» è stata Franca Ciampi, in occasione della visita di Joseph Ratzinger al Quirinale, all’inizio del pontificato.
Da quel momento è stato un susseguirsi di foto e interviste sui rotocalchi rosa di tutto il mondo, alle quali l’affascinante prelato fa fatica a resistere. L’ultima è uscita poco prima di Natale sul settimanale di gossip “Visto”, con tanto di ritratto in posa in uno studio fotografico, accompagnata da questo titolo: «Non posso sposarmi ma conosco l’amore».
Servizio che ha creato imbarazzo in curia, dove sono riprese a circolare le voci di una possibile promozione-rimozione di don Georg a vescovo in una diocesi tedesca, per allontanarlo da Roma. Eccesso di protagonismo: questo sarebbe il peccato del monsignore, secondo le voci del Palazzo Apostolico.
Hanno fatto il giro del mondo le foto dell’atletico segretario del Papa che giocava a tennis in maglietta e calzoncini sotto l’occhio indiscreto di un fotografo, pubblicate dal settimanale “Chi”. Così come i racconti della memorabile festa per i suoi cinquant’anni, organizzata da due note nobildonne nel Palazzo di Castel Gandolfo alla presenza del Papa, con tanto di proiezione di diapositive sull’infanzia di don Giorgio.
Uno stile opposto a quello di don Stanislao Dziwisz, il potente segretario di Giovanni Paolo II che per oltre 30 anni, fino alla morte di Karol Wojtyla, ha rifiutato invece ogni intervista. Più pesanti le insinuazioni di una rivista gay austriaca che in occasione del viaggio in Austria di Benedetto XVI, nel settembre scorso, ha pubblicato in copertina la foto di don Georg che cinge le spalle del Papa e sotto il titolo: «Benvenuto tra noi». Mentre sulle colonne della “Süddeutsche Zeitung” il prelato rivelava flirt giovanili con le amiche delle sorelle e ammetteva di ricevere ancora decine di lettere d’amore.
Il Pontefice non sembra curarsi della concorrenza mediatica del segretario e, per il momento, ha deciso di rinviare qualsiasi decisione aspettando che si calmino le acque. Nel frattempo è stato suggerito a don Georg di evitare interviste e altre uscite pubbliche. Unici strappi consentiti: la visita mensile al barbiere di Borgo Pio per ritoccare il colore dei capelli e qualche sciata in incognito sulle nevi dell’Appennino.
I segretari dei papi sono sempre stati bersaglio dell’invidia della curia, ma Gänswein è vittima di una guerra sotterranea con il suo predecessore, monsignor Josef Clemens,
chiamato ai vertici del Pontificio consiglio per i laici.
Il Papa continua a consultare il suo antico segretario per le decisioni più importanti e in curia tengono il conto delle cene di Ratzinger a casa Clemens alle quali Gänswein non partecipa.
L’allontanamento di don Giorgio spianerebbe la strada al ritorno di Clemens a fianco di Ratzinger, come prefetto della Casa pontificia, al posto dello statunitense James Michael Harvey. E la curia si divide tra i tifosi di Clemens e quelli di Gänswein.
Piccole gelosie e dissapori avrebbero contraddistinto anche il rapporto fra don Giorgio e monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, già segretario di Giovanni Paolo II e secondo segretario di Benedetto XVI fino allo scorso 29 settembre, quando è stato nominato arcivescovo coadiutore di Leopoli in Ucraina. Al suo posto è arrivato il meno ingombrante Alfred Xuereb, maltese, più affiatato con Gänswein.
Niente di strano: si tratta in fondo delle normali dinamiche dei rapporti umani ai vertici di quella multinazionale che è la Chiesa. Se non fosse per il fatto che il 2008 sarà un anno molto impegnativo per Papa Benedetto: il programmato incontro con i leader musulmani, il viaggio negli Stati Uniti in aprile e quello in Australia in luglio per la Giornata mondiale della gioventù, solo per citare gli appuntamenti più importanti.
La precisione e la meticolosa puntigliosità del devoto Gänswein saranno preziose al Papa nei prossimi mesi. A padre Georg basterà non dimenticare il comandamento non scritto dei sacri palazzi: il vero potere non ha bisogno di mostrarsi.
2 - A CHI TOCCA PARLARE CON I POLITICI?...
Il cardinale Camillo Ruini torna in campo.
Nelle ultime settimane il vicario del Papa ha messo da parte la riservatezza che aveva contraddistinto i suoi vent’anni alla guida della Cei per lanciare un’offensiva mediatica. La pubblicazione di due libri (“Chiesa del nostro tempo” e “Chiesa contestata”, entrambi con la Piemme), un’ampia intervista esclusiva con “Panorama”, più altre interviste con i principali quotidiani italiani, un’apparizione al Tg5 a sostegno della proposta di moratoria sull’aborto...
Destinatari di questa campagna mediatica dell’ex presidente della Cei non sono solo esterni alla Chiesa. Anzi uno dei principali obiettivi è lanciare un segnale al segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
Ruini difende il ruolo della Cei come interlocutore privilegiato della politica italiana. La segreteria di Stato intende invece trattare in prima persona questo tema, come era accaduto fino al pontificato di Paolo VI. Perciò Bertone ha già avviato consultazioni con i leader della maggioranza e dell’opposizione ed è intervenuto con un’ampia intervista a “Famiglia cristiana” per difendere il ruolo dei cattolici nel Pd.
Si tiene fuori della mischia il nuovo presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Sullo sfondo c’è il nodo della nomina del successore di Ruini come vicario del Papa per la diocesi di Roma. Tre i nomi più accreditati fino a questo momento: l’attuale segretario della Cei, Giuseppe Betori (in tal caso sarebbe una vittoria di Ruini), il vescovo ausiliare di Roma, Rino Fisichella, e il patriarca di Venezia, Angelo Scola. Probabilmente entro la fine di giugno il Papa prenderà una decisione.
A complicare i rapporti tra il segretario di Stato e il vicario del Papa c’è anche la diversità di vedute sul futuro dei media che fanno capo alla Cei: in particolare il quotidiano “Avvenire”, la radio e la tv satellitari Blusat e Sat2000, riunite sotto la direzione di Dino Boffo. Dopo aver modificato l’assetto dei media vaticani, il cardinale Bertone sembra voler intervenire anche su quelli della Cei.
Nel frattempo viene fatta circolare una voce incontrollata su una presunta condanna penale di Boffo per molestie. “Panorama” è andato a verificare, per scoprire che si tratta di una modesta ammenda di 516 euro con decreto penale del 9 agosto 2004 del tribunale di Terni a norma dell’art. 660 del Codice penale (molestia o disturbo alle persone in luogo pubblico). Quanto basta però per inquinare un clima già abbastanza avvelenato.
Dagospia 12 Gennaio 2008
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.