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NeoFascisti & antisemiti nel PDL

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2010 15:47
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11/03/2008 16:36

A CHI ER CIARRA? A NOI! IL DUPLEX LETTA & PREVITI REGISTI DELLA CANDIDATURA
“DOPO TANTI ANNI UN VECCHIO LODO (MONDADORI) ARRIVÒ INFINE ALL’INCASSO”
FREGARE VOTI A STORACE - GELO CON FINI – CHE BEL “REGALO” PER WALTERSTEIN JR




El Ciarra
Foto da La Stampa




Francesco Verderami per il Corriere della Sera



Il «caso Ciarrapico» coglie in contropiede il Pdl, toglie a Berlusconi il vantaggio di chi stava sfruttando gli errori e gli affanni del Pd,
offre a Veltroni l’appiglio per mettere sulla difensiva l’avversario,
provoca l’indignata reazione della comunità ebraica,
ma soprattutto spezza l’incantesimo del «nuovo idillio» tra il Cavaliere e Fini.



Vincino per il Corriere della Sera

Le parole usate dall’imprenditore sul fascismo mandano in frantumi l’immagine della convention elettorale di Milano,
e sono la causa dello scontro tra i due alleati.
In realtà le frizioni erano iniziate con l’inserimento di Ciarrapico nelle liste del Pdl al Senato, un rospo che Fini aveva dovuto ingoiare.

Ed è proprio attorno a quella scelta che resta un alone di mistero, con molti passaggi ancora oscuri.
È vero—come filtrava ieri da palazzo Grazioli — che sarebbe stato Gianni Letta a imporlo, così da «drenare voti alla Destra di Storace», impegnata a rosicchiare «con successo» i consensi di An?
Oppure è vero quanto raccontano fonti autorevoli di Forza Italia, e cioè che la candidatura sarebbe stata decisa personalmente da Berlusconi?

L’ex premier — preoccupato di perdere il Lazio — più volte avrebbe incontrato l’editore negli ultimi tempi per offrirgli il seggio.

E comunque, è possibile che Fini abbia saputo solo all’ultimo momento della candidatura, nonostante i contatti quotidiani con l’alleato, e malgrado al tavolo delle liste sedessero anche dirigenti del suo partito? È certo che a Storace era giunta voce già la scorsa settimana, tanto che durante un pranzo — presente donna Assunta Almirante — se l’era presa con il Cavaliere per il «colpo basso».



Così com’è certo che ieri mattina Berlusconi non si era ancora reso conto del danno causato dall’intervista di Ciarrapico su Repubblica. «Non andiamo dietro le solite polemiche montate dalla sinistra », era esploso: «A parte il fatto che anche loro a Roma hanno avuto rapporti con lui, agli elettori queste cose non interessano. La gente pensa a come arrivare a fine mese, altro che storie».

La storia del «caso Ciarrapico» era invece solo agli inizi, perché Fini— a cui l’imprenditore è a dir poco inviso—s’infuriava. E le conversazioni al telefono con l’alleato sembravano la riedizione degli scontri di pochi mesi fa. La prima smentita di Ciarrapico — frutto di un lavoro di mediazione complicato — non serviva a smorzare il caso, che assumeva per il Cavaliere un’altra dimensione quando anche Bossi usciva allo scoperto, chiedendo la testa del candidato.



Poche ore prima Maroni aveva chiamato il leader di An per avere chiarimenti. «È un’idea tua, Gianfranco?». «Quella è l’ultima persona al mondo che avrei messo in lista. È un’idea di Forza Italia ». «Ma a cosa serve?». «Se ti dicono che serve per prendere voti a Storace, non ci credere», aveva risposto sibillino Fini. Maroni non si capacitava, «così si cancella tutto il vantaggio mediatico accumulato sul Pd.


Gianni Letta e Silvio Berlusconi
© Foto U.Pizzi

Ma come: Veltroni è in mezzo a una strada con il caso Calearo, perde voti per la polemica con i Radicali, e noi ci mettiamo nei guai da soli?
Che poi queste cose magari a Roma non fanno effetto, ma sopra la "linea Gotica", al Nord, rischiano di farci pagare pegno».

Nel frattempo si era scatenato il finimondo nella comunità ebraica e già la Nirenstein, candidata con il Pdl, si era pubblicamente scagliata contro Ciarrapico. Insomma, più che gestire l’offensiva del Pd, il centrodestra doveva sminare l’ordigno confezionato in casa.
Un altro candidato della comunità, Ruben, presidente dell’Anti Defamation League, esterrefatto chiedeva lumi, e s’imbatteva nel malumore di Fini: «Alessandro, tu sai cosa ho fatto per cambiare il profilo della destra. Ora arriva questo... Così facevo prima a tenermi Storace».

Poco dopo a chiamare Ruben era un Gianni Letta che si diceva «imbarazzatissimo», che ripeteva «sono da sempre vicino alla comunità ebraica, sono amico di Israele», e che prometteva — come già aveva fatto Fini—di «intervenire energicamente». Anche dentro Forza Italia il clima s’infuocava, perché il «Ciarra» in quel partito non si è fatto molti amici: Tajani ha una querela in corso; il senatore uscente di Latina, Fazzone, ricandidato, da tempo è oggetto di una campagna di stampa ostile da parte dei giornali locali dell’editore...



In molti insomma attendevano l’annuncio di un suo ritiro. Invece, l’unica concessione che Ciarrapico ha fatto, è stata una presa di posizione contro le leggi razziali fasciste. Ma non è questo il suo solo tallone d’Achille. Sono i suoi problemi giudiziari che in campagna elettorale potrebbero rivelarsi un boomerang per il Pdl.

Ciarrapico infatti — famoso per il ruolo di mediatore sul «lodo Mondadori» tra Berlusconi e De Benedetti—è attualmente indagato dalla procura di Roma, che a dicembre dispose una serie di perquisizioni nei suoi confronti per un’inchiesta sui contributi per l’editoria nel periodo 2002-2005, cioè quando il Cavaliere era al governo.

Secondo l’accusa, gli incartamenti prodotti per ottenere i contributi avrebbero «indotto in errore» la presidenza del Consiglio, e avrebbero consentito all’editore di incassare oltre 22 milioni di euro in più rispetto al dovuto. Come non bastasse, sarebbe in corso un’indagine a suo carico per evasione fiscale. È iniziata la campagna elettorale.
Veltroni ringrazia Berlusconi per il «regalo».


Dagospia 11 Marzo 2008
dagospia.excite.it/articolo_index_38701.html

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12/03/2008 01:54

FERRARA: “NON FATE I VERGINELLI: CIARRA RESTITUÌ REPUBBLICA A SCALFARI”
BERLUSCONI: “UN IMPRENDITORE ACCOLTO AL CONGRESSO DEL PD DAGLI APPLAUSI“
DAL CARCERE AL PARLAMENTO: MISFATTI DI UN UOMO AL DI SOTTO DI OGNI SOSPETTO



Ciarrapico con gli amici Caracciolo e De Benedetti
Foto da Italia Oggi




1 - CHIAMAMI CIARRAPAHO
Giuliano Ferrara per Il Foglio -
Consiglierei a Fini, Cicchitto e Niren¬stein di non fare le demi-vierges.
Il Ciarra è un ottimo soggetto
, un fissato di Mussoli¬ni che non fa del male a nessuno
e che non sfigura affatto nelle luccicanti liste del Pdl, l'unico tra loro davvero inserito nell'esta¬blishment, quello grande, per conto del quale restituì Repubblica a Scalfari e Ca¬racciolo con la mediazione di Andreotti. L'aria che tira è quella di una vittoria a valanga del tardo Berlusconi, quello pronto all'happy ending hollywoodiano, quello che si merita una nuova rimonta sudame¬ricana e un'ultima prova della sua amabi¬le anarchia, e preparatevi a un Palazzo Chigi molto simile alla Casa Rosada. Dove credevate di essere, al circolo?



Siamo d'accordo allora...?
© Foto U.Pizzi

2 - BERLUSCONI: AN ERA D'ACCORDO…
(Adnkronos) - Giuseppe Ciarrapico e’ un editore ed e’ bene averlo schierato dalla parte del Popolo delle Liberta’. An era d’accordo
sulla sua candidatura e "con quello che sta succedendo a Napoli, e’ importante una dichiarazione del signor Ciarrapico che poi ha subito smentito? Le cose serie sono altre". Cosi’ Silvio Berlusconi, al suo rientro a Roma, interviene nelle polemiche legate alla candidatura di Giuseppe Ciarrapico. "Un signore di mondo -aggiunge- quando lo si vede sprizza la simpatia di un Fabrizi".

3 -AN: IMPROPRIO DIRE ERAVAMO D'ACCORDO SU CIARRAPICO…
(Apcom) - "Dire che An era d'accordo" sulla decisione di candidare Ciarrapico è "improprio".
E' quanto dichiara in una nota il capogruppo di An alla Camera dei deputati, Ignazio La Russa.
"Ho saputo sabato mattina a Milano, prima della manifestazione del Pdl, - spiega - della candidatura di Ciarrapico. Ne ho parlato subito con Fini e ho espresso a Berlusconi le nostre forti perplessità in ragione delle reiterate e pubbliche polemiche di Ciarrapico nei confronti di An e del presidente nazionale".
"Dire che An era d'accordo - conclude La Russa - è quindi improprio, mentre è vero che alla fine abbiamo rimesso la questione al leader della coalizione e abbiamo preso atto della sua decisione. Infatti, Fini non ha mai detto di non sapere, bensì che se fosse dipeso solo da lui".

4 - BERLUSCONI: CIARRAPICO CASO ININFLUENTE, NON COME RIFIUTI…
(Ansa) - ’E’ una cosa minore e ininfluente, piuttosto sono preoccupatissimo su quanto accade in Campania colpita dalla catastrofe dei rifiuti’. Cosi’ Silvio Berlusconi minimizza la vicenda della candidatura di Giuseppe Ciarrapico. Appena rientrato a Palazzo Grazioli rivolto ai cronisti spiega: ’Voi parlate di un caso Ciarrapico ma si tratta di un imprenditore che fu accolto al congresso del Pd dagli applausi e che e’ stato male interpretato e ha smentito subito le sue dichiarazioni. Un fatto minore mentre invece - prosegue Berlusconi - sono preoccupatissimo su quanto sta accadendo in Campania dove registriamo un crollo verticale delle prenotazioni a Ischia e a Capri e dove una catastrofe ecologica si e’ trasformata in catastrofe economica’.



5 - BERLUSCONI: CIARRAPICO? PER VINCERE SERVONO GIORNALI A FAVORE…
(Asca) - ’Per essere molto chiari, si deve fare una campagna elettorale e si deve vincere.
Ciarrapico e’ l’editore di giornali importanti e credo, allo stesso tempo, che sia assolutamente importante che questi giornali non siano ostili
, visto che quasi tutti i grandi quotidiani stanno dall’altra parte’. E’ quanto dichiara il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, in merito alla candidatura dell’editore Giuseppe Ciarrapico. ’Se c’e’ qualcuno a nostro favore - prosegue l’ex premier - credo sia una cosa assolutamente logica cercare di continuare ad averli a favore’.

6 - VELTRONI: CANDIDATURA CIARRAPICO IMBARAZZANTE…
(Adnkronos) - "La candidatura di Ciarrapico e’ imbarazzante. Non sarebbe successo in nessun altro Paese europeo.
Chi me l’avrebbe mai detto che nel 2008 avrei dovuto parlare della candidatura del dottor Ciarrapico? Ieri ha detto che ’io resto fascista, ma vado con il Pdl’. Qualcuno avrebbe dovuto avere il buon gusto di dirgli che non si puo’ fare. Ma lui, non si e’ mosso, e’ rimasto li’ nonostante Bossi si sia detto contrario". Cosi’ Walter Veltroni nel corso di un affollato comizio in piazza dei Signori a Padova e’ tornato a stigmatizzare la candidatura dell’editore nelle liste del Pdl.



Ma Veltroni oggi se la prende soprattutto con l’avversario del Pdl: "ed oggi, e’ quasi peggiore la dichiarazione del principale esponente dello schieramento avverso: ’Ciarrapico e’ un editore di giornali importanti, ed e’ importante che sia con noi, e’ un signore che sprizza la simpatia di Fabrizi’. Qui dentro c’e’ l’idea della continuazione di questi ultimi 15 anni -ha criticato Veltroni- non quella di cambiare il Paese ma di vincere le elezioni. Per questo ’se tu hai dei giornali, va bene, vieni con noi’. E non importa che le tue idee siano alla base di quanto e’ successo in un momento buio della nostra storia: le leggi razziali, le deportazioni nei campi di concentramento degli ebrei, una guerra di occupazione, e tanti lutti". "E’ tutto questo che non va bene -ha continuato Veltroni- l’Italia credo si sia stancata di queste furbate".

E ancora per il candidato del Pd "e’ cominciata la solita storia nello schieramento avverso. Lui ha detto che ’An era d’accordo’ con la candidatura di Ciarrapico, invece An oggi ha detto che era contraria". Cosi’ per il leader del Pd non c’e’ dubbio "loro sono tante cose diverse, non solo c’e’ Ciarrapico, c’e’ la signora Mussolini, c’e’ La Malfa, e poi ancora la Lega che si configura come una forza a parte. Chi vota per loro insomma -ha proseguito Veltroni- vota per il passato. per chi e’ importante solo vincere le elezioni”.

7 - QUANTI GUAI, DALLA ROMA AI BAR…
Chris Bonface per “Italia Oggi”


Editore, re delle bollicine, l'imprenditore delle cliniche. Di mestieri ne ha fatti tanti, Giuseppe Ciarrapico. Attraversando prima, seconda e chissà, ora Terza Repubblica. Piccolo editore nostalgico, stampatore di manifesti prima per Giorgio Almirante, poi per Gianfranco Fini. Uomo-ombra di Giulio Andreotti, specie a cavallo fra i magnifici anni Ottanta e i primi Novanta, quando il politico più longevo del dopoguerra fece l'ultimo giro di valzer con il potere che conta e Palazzo Chigi.



Erano anni in cui il Ciarra dilagava: imbottigliatore ufficiale dell'Acqua Fiuggi, animatore dell'omonimo premio che diede anche a un Michail Gorbaciov in carica, grande firma del catering, pronto a servire la Roma che conta come i gioiellini avuti via via in gestione: la Casina Valadier, il bar del tennis al Foro italico, il caffè Aragno, il bar Rosati di piazza del Popolo (che è ancora suo).

Proprietario di una linea aerea, l'Air Capitol, con cui scorrazzava anche i manager dell'Iri del suo amico andreottiano, Franco Nobili, titolare di una catena di cliniche fra cui la Quisisana e Villa Stuart. Per un biennio anche azionista di maggioranza della As Roma, dove regalò ai tifosi uno straordinario Sinia Mihajlovic, preso dalla Stella Rossa nel bel mezzo della guerra dei Balcani. Furono poi i Sensi a scoprire che sotto le bombe non si era trovata traccia di pagamento del giocatore.

Finita la guerra toccò ai nuovi proprietari della Roma saldare il conto. Ogni avventura un guaio. Che l'ha costretto a passare mesi nei palazzi di giustizia e qualche settimana anche nel carcere di Regina Coeli. Furiose battaglie giudiziarie per il controllo dell'Acqua Fiuggi, poi perduto. Una guerra che costò anche il posto di presidente della Consob al povero Carlo Sammarco, accusato di averlo favorito in quella vicenda.

Acque velenose anche per un banchiere che provò a rimettere in sesto dopo i guai il suo gruppo, quel Cesare Geronzi poi rinviato a giudizio per colpa delle acque Ciappazzi. Altri guai (quelli che portarono in carcere) collegati all'inchiesta su Italsanità che mise in quegli anni ko anche il primo marito di Afef, Marco Squatriti e l'allora vicepresidente dell'Efim, Mauro Leone. In piena tangentopoli il suo nome era contenuto in una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Antonio Cariglia, all'epoca segretario del psdi.

Un manager dell'Efim gli chiese un finanziamento di 250 milioni per il partito. Quando Cariglia ricevette la busta e l'aprì però ce ne erano solo 220. La risposta fu: «sì, ma il segretario del psdi ha viaggiato più volte sui miei aerei senza mai saldare il conto. Quindi ho trattenuto 30 milioni per le fatture...».


Dagospia 11 Marzo 2008


dagospia.excite.it/articolo_index_38726.html
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12/03/2008 02:14

Re:
Etrusco, 12/03/2008 1.54:


Per un biennio anche azionista di maggioranza della As Roma, dove regalò ai tifosi uno straordinario Sinisa Mihajlovic, preso dalla Stella Rossa nel bel mezzo della guerra dei Balcani. Furono poi i Sensi a scoprire che sotto le bombe non si era trovata traccia di pagamento del giocatore.




Da informazioni e voci che ho sentito e letto, la Roma deve ancora finire di pagare l'acquisto di Mihajlovic, nonostante il giocatore, nel frattempo, sia passato dalla Roma prima alla Samp e poi alla Lazio (dove in entrambe le squadre ha giocato diversi anni e nella Lazio ha vinto quasi tutto ciò che si poteva vincere in carriera) e poi all'Inter dove dovrebbe aver giocato solo un paio di anni prima di chiudere la carriera di giocatore e intrapendere quella di allenatore. Al momento è il vice di Mancini nell'Inter.
Ma la Roma che lo ha portato dalla Stella Rossa Belgrado in Italia, non ha ancora terminato di pagare il suo cartellino. E sono passati circa 20 anni ...
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Re: Re:
radcla, 12/03/2008 2.14:



...la Roma che lo ha portato dalla Stella Rossa Belgrado in Italia, non ha ancora terminato di pagare il suo cartellino. E sono passati circa 20 anni ...




Se Cesare Geronzi stesse dove dovrebbe stare (almeno in un paese civile e democratico) la Roma, come anche Lazio e Perugia, non si sarebbero mai invischiate in certi anomali indebitamenti....

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12/03/2008 11:29

La bufera non spaventa il Ciarra
"Me ne frego, Fini è uno sguattero"



ROMA - La sveglia suona poco dopo l'alba, come sempre, nell'appartamentone di Via Aldrovandi, quartiere Parioli. I giornali sono stati già portati e per il "Ciarra" è il risveglio sognato da una vita, quello del guerriero dopo la battaglia. Vinta, per quanto lo riguarda: candidatura ormai al sicuro, massimo della visibilità, un putiferio che ha messo in seria difficoltà soprattutto quel Gianfranco Fini che lui non ha mai amato (ricevendone la medesima disistima).

"Pdl, bufera su Ciarrapico", "Ciarrapico nel Pdl, è bufera", "Ciarrapico spacca il Pdl", "Scontro nel Pdl su Ciarrapico" titolano i principali quotidiani italiani. C'è chi spara in prima pagina la foto che lo ritrae in giacca e cravatta in un nostalgico saluto romano scattato ai funerali di Edda Mussolini Ciano, figlia del Duce, datata 1995.

Brillano gli occhi, all'editore dei quotidiani locali il cui sostegno sta tanto a cuore a Berlusconi in vista del voto di aprile. Sbotta: "Mah, viviamo in un mondo di matti". E sorride anche, Giuseppe Ciarrapico. Perché a sentire lui "il caso è finito con la presentazione delle liste ed è stato sepolto quando Berlusconi ha dichiarato che Alleanza nazionale era informata e d'accordo sulla mia candidatura. E ha detto la verità!".

Musica per le orecchie dell'ex presidente della Roma calcio, le parole con le quali nel pomeriggio il Cavaliere difende la scelta di candidarlo e spiffera perfino che Fini e i suoi erano al corrente. È andata proprio così, rivela adesso l'imprenditore che negli anni Ottanta non ha disdegnato collocarsi nell'orbita andreottiana. E poi questa storia del fascio littorio, sbuffa, "quando il fascismo ha fatto le leggi razziali io avevo quattro anni: ma che responsabilità posso avere? Mi hanno trattato come se fossi il comandante del campo di Auschwitz. Una follia. Ma io me ne frego. Anzi, me ne fotto! Completamente".

Una pagina di giornale via l'altra, poi gli viene quasi da ridere quando legge dei Fini, dei Bossi e di tutti gli alleati che gli hanno chiesto un passo indietro. Altro che forfait. "Ho un rapporto stretto col Cavaliere, che ieri (lunedì, il giorno della bufera dopo l'intervista a "Repubblica, ndr) mi ha chiamato quattro volte". Dice proprio così, quattro volte.

E Gianfranco Fini? "Ma cosa vuole, ormai lo trattano come uno sguattero! E poi, in pubblico mi dà del fascista, in privato mi invita a pranzo. Anzi, a volerla dire tutta, anche Gianni Alemanno e Altero Matteoli mi hanno invitato a pranzo". Veleno, distillato e servito al tavolo dei parenti serpenti di una destra ritrovatasi a dispetto e a sorpresa nello stesso partito, quello del Popolo della libertà.

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12/03/2008 16:20


DIO PERDONA, EL CIARRA NO
“FINI? MA COSA VUOLE FINI, ORMAI LO TRATTANO COME UNO SGUATTERO!
E POI, IN PUBBLICO MI DÀ DEL FASCISTA, IN PRIVATO MI INVITA A PRANZO”
STORACE: “OPERA DI CIARRAPICO I FALSI MANIFESTI COL SALUTO ROMANO”






1 - STORACE: OPERA SUA I FALSI MANIFESTI COL SALUTO ROMANO – FINI: "POTREI PORTARLO IN TRIBUNALE"
Francesco Bei per la Repubblica


Se non fosse per Berlusconi, che ha offerto il petto al fuoco nemico difendendo la scelta di mettere in lista Ciarrapico, quella candidatura sarebbe figlia di NN. In Forza Italia tutti gettano la responsabilità addosso a qualcun altro. C´è chi sostiene che sia stato Previti a suggerirlo, chi racconta di una telefonata al "Ciarra" partita venerdì sera da Nicolò Ghedini. E Gianni Letta - il cui nome era filtrato come ispiratore della candidatura - con gli intimi avrebbe sfogato tutta la sua «irritazione» per essere stato messo in mezzo come regista di un´operazione che, al contrario, lo vedrebbe tra i più scettici.



In attesa di conoscere il responsabile della vicenda, dentro An monta la rabbia per una candidatura che suona come «uno schiaffo» a Gianfranco Fini. Il leader di An ieri sera a Ballarò si è sfogato: «I suoi giornali mi dipingono in modo tale che potrei portare Ciarrapico in tribunale». Del resto non era stato proprio Ciarrapico a definire nel 2005 An «una monnezza»? Non è stato Ciarrapico, più di recente, a tenere a battesimo la Destra di Storace e Santanché?

Proprio in quell´occasione Storace diede un primo indizio su chi fosse l´autore di quei manifesti che, nell´ottobre dello scorso anno - il giorno della manifestazione nazionale di An al Colosseo - ricoprirono tutti i muri della Capitale. Manifesti con la foto di Fini ripreso con il braccio alzato a mo´ di saluto romano e la scritta beffarda: «Una garanzia ideale e politica». In quell´occasione An fece uscire una dura nota chiedendo chi avesse interesse «a pescare nel torbido». Il leader della Destra, un mese dopo, ammiccò dal palco e fornì la risposta: «Ciarrapico è un uomo di straordinaria goliardia e con questo ci siamo capiti». Ieri Storace è venuto allo scoperto senza più veli. «Il 13 ottobre scorso, quando ci fu la manifestazione di An, mi chiamò Ciarrapico e mi disse: Hai visto cosa gli ho fatto?».



Se An è finita spesso nel mirino del Ciarrapico «fascista», quello del saluto romano ai funerali di Edda Ciano («embé, ‘ndò sta lo scandalo? Sono sempre stato fascista», confessò a Gian Antonio Stella), quello che la scorsa estate era l´ospite d´onore al campo d´azione di Forza Nuova, il Ciarra editore preferisce prendersela con la classe dirigente di Forza Italia. Vale allora la pena ricordare l´edizione 2006 della scuola quadri di Sandro Bondi a Gubbio.

Il secondo giorno, all´improvviso, davanti all´hotel dei Cappuccini apparvero graziose hostess che distribuivano gratuitamente un´edizione straordinaria di "Ciociaria Oggi", uno degli otto quotidiani della galassia Ciarrapico, con un´irriverente prima pagina tutta contro Bondi: «Glu, glu, glu: Forza Italia non c´è più». Un altro fondo ammoniva Berlusconi: «Cambia squadra, ci vuole un rinnovamento».

Sono però gli esponenti laziali e molisani del centrodestra le vittime preferite dei giornali del Ciarra, gli stessi che oggi il Cavaliere elogia perché «servono per vincere». Fino a ieri tuttavia servivano per perdere e lo sanno bene i vari Tajani, Iorio, Cusani, Zaccheo, Aracri, Pedrizzi. In Molise, per difendere Iorio, i giovani simpatizzanti del governatore arrivarono persino a bruciare simbolicamente in piazza delle copie del Giornale, reo di uscire in abbinamento con "Nuovo Oggi Molise", che «sta portando avanti una campagna diffamatoria vergognosa contro il governo regionale di centrodestra». In effetti su tutte le testate di Ciarra, ogni giorno si possono leggere denunce per appalti truccati, tangenti, abusi edilizi, raccomandazioni, tutte riferite a malefatte vere o presunte degli amministratori della Cdl.




Antonio «Er Sciagura» Tajani

© Foto U.Pizzi

Il forzista Antonio Tajani, a cui Ciarrapico - nei suoi editoriali firmati Detektor, l´Ape Pontina, Historicus - affibbiava il nomignolo «Er Sciagura», oppure «Tafani», ha avviato un´azione civile contro Latina Oggi per 400 mila euro di danni. Il senatore azzurro Claudio Fazzone ha fatto di meglio. Oltre a presentare una quarantina di querele per diffamazione, contro Ciarrapico si è rivolto per due volte a Prodi con le interrogazioni parlamentari. Con la prima, presentata a febbraio 2007 chiedeva conto dei milioni di euro pubblici destinati a Ciarrapico, di cui denunciava «l´inclinazione abituale all´illegalità». Nella seconda, del luglio scorso, lo definiva «un personaggio inquietante», che utilizza i suoi giornali «per il raggiungimento di inconfessabili finalità a carattere economico e finanziario». Oggi Fazzone è candidato al Senato per il Pdl al settimo posto, Ciarrapico è all´undicesimo: «Imbarazzato? In politica - risponde Fazzone - le questioni personali si devono mettere da parte. Le liste non le ho fatte io e mi devo adeguare».


2 - LA BUFERA NON SPAVENTA IL CIARRA "ME NE FREGO, FINI È UNO SGUATTERO" - M'HANNO TRATTATO COME SE FOSSI IL CAPO DEL CAMPO DI AUSCHWITZ. UNA FOLLIA. MA IO ME NE FOTTO”
Carmelo Lopapa per La Repubblica


La sveglia suona poco dopo l´alba, come sempre,nell´appartamentone di Via Aldrovandi, quartiere Parioli.

I giornali sono stati già portati e per il "Ciarra" è il risveglio sognato da una vita, quello del guerriero dopo la battaglia. Vinta, per quanto lo riguarda: candidatura ormai al sicuro, massimo della visibilità, un putiferio che ha messo in seria difficoltà soprattutto quel Gianfranco Fini che lui non ha mai amato (ricevendone la medesima disistima).


Ave Ciarra popolus libertatis te salutat!
«Pdl, bufera su Ciarrapico», «Ciarrapico nel Pdl, è bufera», «Ciarrapico spacca il Pdl», «Scontro nel Pdl su Ciarrapico» titolano i principali quotidiani italiani. C´è chi spara in prima pagina la foto che lo ritrae in giacca e cravatta in un nostalgico saluto romano scattato ai funerali di Edda Mussolini Ciano, figlia del Duce, datata 1995.

Brillano gli occhi, all´editore dei quotidiani locali il cui sostegno sta tanto a cuore a Berlusconi in vista del voto di aprile. Sbotta: «Mah, viviamo in un mondo di matti». E sorride anche, Giuseppe Ciarrapico. Perché a sentire lui «il caso è finito con la presentazione delle liste ed è stato sepolto quando Berlusconi ha dichiarato che Alleanza nazionale era informata e d´accordo sulla mia candidatura. E ha detto la verità!»

Musica per le orecchie dell´ex presidente della Roma calcio, le parole con le quali nel pomeriggio il Cavaliere difende la scelta di candidarlo e spiffera perfino che Fini e i suoi erano al corrente. È andata proprio così, rivela adesso l´imprenditore che negli anni Ottanta non ha disdegnato collocarsi nell´orbita andreottiana. E poi questa storia del fascio littorio, sbuffa, «quando il fascismo ha fatto le leggi razziali io avevo quattro anni: ma che responsabilità posso avere? Mi hanno trattato come se fossi il comandante del campo di Auschwitz. Una follia. Ma io me ne frego. Anzi, me ne fotto! Completamente».

Una pagina di giornale via l´altra, poi gli viene quasi da ridere quando legge dei Fini, dei Bossi e di tutti gli alleati che gli hanno chiesto un passo indietro. Altro che forfait. «Ho un rapporto stretto col Cavaliere, che ieri (lunedì, il giorno della bufera dopo l´intervista a "Repubblica, ndr) mi ha chiamato quattro volte». Dice proprio così, quattro volte. E Gianfranco Fini? «Ma cosa vuole, ormai lo trattano come uno sguattero! E poi, in pubblico mi dà del fascista, in privato mi invita a pranzo. Anzi, a volerla dire tutta, anche Gianni Alemanno e Altero Matteoli mi hanno invitato a pranzo». Veleno, distillato e servito al tavolo dei parenti serpenti di una destra ritrovatasi a dispetto e a sorpresa nello stesso partito, quello del Popolo della libertà.


Dagospia 12 Marzo 2008


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12/03/2008 19:56


FEDINA NERA
– TRAVAGLIO FA IL PUNTO SU TUTTI I GUAI GIUDIZIARI DEL CIARRA:
IL CAV È STATO DI PAROLA, AVEVA PROMESSO DI NON CANDIDARE “SUPPOSTI AUTORI DI REATI”.
INFATTI CANDIDA QUELLI SICURI…




Marco Travaglio per “l’Unità”



Che sia fascista, lo dice pure lui.
E sarebbe pure una cosa grave, se non fosse per la fedina penale, che è molto più nera della camicia nera.
Giuseppe Ciarrapico in arte Ciarra, stando al casellario giudiziario, vanta una collezione di condanne, arresti, rinvii a giudizio, prescrizioni e processi in corso da non temere rivali.
Le condanne definitive, confermate dalla Cassazione, sono quattro, per reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta alla ricettazione fallimentare, dallo sfruttamento del lavoro minorile alla truffa pluriaggravata, ma potrebbero presto aumentare.

In primo grado, il camerata pregiudicato è stato di recente condannato per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni.

Il Cavaliere è stato di parola.
Aveva promesso di non candidare «supposti autori di reati»: infatti candida quelli sicuri.
[SM=x44522]
La carriera penale del futuro senatore del Pdl - ricostruita dalla “Voce delle Voci” (già “Voce della Campania”) - inizia nel 1973, quando la Corte di Appello di Roma conferma la sentenza del Tribunale di Cassino e lo condanna per truffa aggravata e continuata a Inps, Inail e Inam per non aver registrato sui libri paga gli stipendi dei dipendenti.

La Cassazione conferma la truffa, ne dichiara prescritta una parte e incarica la Corte d’appello di rideterminare la pena per l’altra.
Nel 1974 altra condanna: il pretore di Cassino lo multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela «il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti», sentenza confermata in Cassazione.
Poca roba, rispetto a Tangentopoli e anche dopo. Nel marzo ’93 viene arrestato dal gip Augusta Iannini per lo scandalo Italsanità dal quale verrà poi assolto (condannato però il figlio).


Aprile ’93: Di Pietro lo fa di nuovo arrestare per una stecca di 250 milioni al segretario del Psdi Cariglia su richiesta di Andreotti.
«Era vero, li diedi per arruolare Modugno alle feste del Psdi», dirà lui anni dopo. Passa un mese e torna dentro, stavolta per un presunto miliardo alla Dc andreottiana nello scandalo delle Poste. A giugno, condanna in primo grado a 6 mesi per diffamazione: aveva affisso a Fiuggi un manifesto in cui dava a un consigliere comunale del «mentitore diffamatore mestatore».

Nel 1997 la Procura di Roma lo rinvia a giudizio per peculato, abuso e falso nella sua attività di re delle acque minerali:
secondo il pm Maria Cordova, mentre era custode giudiziario dell’Ente Fiuggi, omise di versare 20 miliardi al Comune e si appropriò di denaro per spese pubblicitarie, interessi passivi e acquisto di beni capitalizzati, rinnovando il contratto di vendita dell’acqua Fiuggi a una sua società che offriva prezzi inferiori (e danneggiando il Comune, che percepiva un tot a bottiglia).



Nel 1995 è condannato con rito abbreviato per falso in bilancio delle Terme Bognanco. Ma questi processi finiscono in nulla.
Nel 1998, la prima mazzata:
condanna in Cassazione a 4 anni e 6 mesi per bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano. La sua Fideico, nel 1982, aveva ottenuto dalla Banca di Calvi e della P2 un improvviso aumento di credito da 4 a 39 miliardi, restituendo solo le briciole.

Nel 1999, il kappaò:

altra condanna definitiva a 3 anni per il crac da 70 miliardi della società che controllava la Casina Valadier, il palazzetto liberty romano trasformato in ristorante.
Ma il Ciarra, pur dovendo scontare 7 anni e mezzo, non finisce in carcere: per l’età e gli acciacchi ottiene l’affidamento ai servizi sociali. Intanto i processi avanzano, con qualche botta di fortuna. Nel ’99, condannato in appello per emissione di assegni scoperti, è assolto in Cassazione perché il reato è stato appena depenalizzato.

Il pirata d'Arcore

Nel 2000 cade in prescrizione la condanna in primo grado per violazione della legge sulle assunzioni obbligatorie di invalidi.
Nel 2001, condanna in primo grado a Perugia per abuso d’ufficio con il giudice fallimentare di Frosinone che nel ’93 regalò l’amministrazione controllata alla sua capogruppo Italfin 80, evitandogli il crac: reato poi estinto per prescrizione.
Intanto s’è dato alle cliniche private. E anche in quel ramo riesce a dare lavoro alla Giustizia.

Nel 2002 il Tribunale di Roma lo condanna a 1 anno e 8 mesi per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni: insieme ad alcuni dirigenti della Quisisana, avrebbe imposto a una cinquantina di pazienti sottoposti a trasfusioni parcelle gonfiate per 3-400 mila lire l’una.
Nel 2005 è rinviato a giudizio per ricettazione nella vecchia vicenda delle tangenti al ministero delle Poste.
Ma ci sono pure questioni recentissime, come quella che lo investe per la sua attività di editore di giornali locali, 11 «cooperative» tra la Ciociaria e il Molise, finanziate dallo Stato.

Nel novembre 2007 il Ciarra è indagato a Roma per truffa ai danni di Palazzo Chigi: pare che tra il 2002 e il 2005 abbia incassato il doppio dei contributi, attestando falsamente che le società Editoriale Ciociaria Oggi e Nuova Editoriale Oggi avevano gestione separata.
In attesa, il Gip ha sequestrato i 2,5 milioni della Presidenza del Consiglio.
Ma ieri Berlusconi ha detto di averlo candidato per avere finalmente qualche giornale amico:
tra qualche mese, se tutto va bene, Fedina Nera a Palazzo Chigi potrà entrare quando gli pare.


Dagospia 12 Marzo 2008

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12/03/2008 20:21

IL CIARRA DI CARTA
– UNDICI TESTATE TRA LAZIO E MOLISE, TUTTE FORMALMENTE COOPERATIVE PER PRENDERE SOLDI PUBBLICI (INCHIESTA IN CORSO)
– LO SCONFORTO DEI RAS PDL LOCALI
- PUÒ SPOSTARE 400MILA VOCI…

Il presidente della provincia di Latina, Armando Cusani, di Forza Italia, l’ha denunciato e ora è scorato:
“Sono arrivato a pensare che sia un cavallo di Troia mandato da Veltroni”…

[12-03-2008]

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12/03/2008 20:27

AL GRIDO: “IO STO CON CIARRAPICO / SO’ FASCIO E TE LO DICO”,

LA MEJO SATIRA BY FIORELLO:

“COMBATTENTI DI CIELO, DI MARE, DI TERRA E… DELLE ACQUE MINERALI È L’ORA DELLE DECISIONI IRREVOCABILI.
OGGI NASCE LA NUOVA POTENZA IMPERIALE: LA CIOCIARIA”…





Fiorello e Baldini
© Foto La Presse


È il personaggio del giorno, il camerata “Ciarra”:
si fa intervistare, precisa, sbaglia di nuovo, sfancula, chiede scusa, e intanto dà a Fini dell’”islamico-sionista” e dello “sguattero”, poi smentisce ancora
, dopo aver riconosciuto che “il fascismo mi ha dato sofferenze e gioia”. Poteva Giuseppe Ciarrapico detto Peppino non finire nel mirino di Fiorello & Baldini?

[SM=x44457] [SM=x44456] [SM=x44457]


No, infatti ieri a “VivaRadio2” il duo, preparando l’evento con la solita furbizia mediatica, ha immaginato un’intervista telefonica con il 74enne imprenditore ciociaro, non dissimile - alla resa dei conti - da quella che diede inizio a tutta la bagarre. Naturalmente, il tono era ilare, da parodia frescona, in linea con il tono allegramente goliardico tipico della trasmissione, pronta a cogliere ovunque, sia che si tratti di Berlusconi “smemorato di Cologno” sia di Veltroni in gita scolastica sul pullman verde, il lato comico-grottesco della politica italiana – trattasi della sola satira politica mediatica che la penisola propone.

E dunque, se Berlusconi, provando a derubricare la polemica, aveva definito Ciarrapico “un signore di mondo che sprizza la simpatia di Fabrizi”, ecco Fiorello pronto a prendere la palla al balzo, richiamando idealmente in vita il mitico Romolo Catenacci di “C’eravamo tanto amati”, film di Scola, ovvero il palazzinaro fascistone che Fabrizi cesellò con cura, facendone un nostalgico grintoso e spregiudicato, ricco come un Creso, la cui frase preferita - quasi un manifesto filosofico - era: “Chi vince la battaglia con la propria coscienza vince la guerra dell’esistenza”.



Di sicuro è sembrato di riascoltare le “tirate” di Catenacci verso l’opportunista genero Gassman nel collegamento radiofonico. Con Baldini, nella realtà comunista tutto d’un pezzo, diserato per la scomparsa di falce & martello, che finge di chiamare casa Ciarrapico e il centralinista che risponde burinamente: “Sua maestà è occupato in questo momento”. Però, poi, “il re dell’editoria, delle cliniche e dell’acqua minerale” si fa raggiungere “da quelli della Rai”: stava “affacciato al balcone”, per questo non sentiva.



Molto Fabrizi (e un po’ anche Costanzo), il “Ciarra” di Fiorello biascica le parole, il suono si impasta, ogni tanto il tono si impenna: “Combattenti di cielo, di mare, di terra e… delle acque minerali è l’ora delle decisioni irrevocabili”, grida imperioso. “Oggi nasce la nuova potenza imperiale: la Ciociaria”.

Al grido, “Io sto con Ciarrapico / so’ fascio e te lo dico”, il candidato della Pdl si definisce “moderato e fascista”, assicura che “Ce vedemo è un saluto romano” e aggiunge: “Sia chiara una cosa. Ho sudato 7 camicie nere per arrivare fin dove sono arrivato. Ma ora sono un moderato, e con molta moderazione chiedo la castrazione chimica per tutti i pedofili e la cacciata di tutti i clandestini”.

In sala la gente ride. Come per Nanni Moretti, Tony Sperandeo, Gianni Minà, Enrico Rava e tanti altri potrebbe essere l’inizio di un tormentone che durerà almeno fino al 13 aprile.


Dagospia 12 Marzo 2008
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13/03/2008 22:24



Jean Claude Juncker con Jacques Chirac

1 - JUNCKER: CIARRAPICO? NON C'E' POSTO PER FASCISTI NEL PPE…
(Adnkronos/Aki) - Non c'e' posto per i fascisti nel Partito popolare europeo.

Cosi', il presidente dell'Eurogruppo e premier lussemburghese, John Claude Juncker
, a chi chiedeva un commento sulla candidatura di Giuseppe Ciarrapico nelle file del Popolo della liberta'.
'Non conosco questo signore -ha precisato Juncker a margine del vertice del Ppe a Bruxelles- non so se dichiara davvero fascista, ma posso dire che nel Partito popolare europeo non c'e' posto per i fascisti'.

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14/03/2008 17:03


ALTRO CHE IL CIARRAPICO: SILVIO & FINI HANNO SDOGANATO LA DESTRA ESTREMA
TIPI COME ROMAGNOLI, LEADER FIAMMA TRICOLORE, CHE FLIRTA CON LE SVASTICHE
DIXIT: “NON HO NESSUN MEZZO PER POTER AFFERMARE O NEGARE LE CAMERE A GAS”




Fosse solo per Ciarrapico, coi suoi saluti romani alla ciociara, ci sarebbe quasi da stare tranquilli.
In fondo lui è solo un fascista che ha fatto outing:
uno in mezzo a tanti che lo sono anche di più, fascisti, ma non osano confessare.



Silvio Berlusconi tra le bandiera con la Fiamma Tricolore

Il problema – secondo Nazirock, un film che sarà distribuito tra un paio di settimane da Feltrinelli Real Cinema - è che Berlusconi è andato oltre.
Silvio, per vincere queste elezioni, sta imbarcando, anzi ha già imbarcato, quelli che flirtano con le svastiche e col revisionismo storico, quelli che “le camere a gas non ci risulta”, o che al proposito dichiarano, come Luca Romagnoli, leader della Fiamma Tricolore: “Non ho nessun mezzo per poter affermare o negare” la loro esistenza.

[SM=x44497]

Regista e produttore di Nazirock è Claudio Lazzaro, che già se l’era presa con la Lega Nord, in un suo documentario distribuito da Mikado due anni fa (www.camicieverdi.com).
Questa volta Lazzaro, che viene dalla carta stampata (L’Europeo, Il Corriere della Sera) ha esplorato un mondo che non si era ancora visto al cinema o in televisione, quello dei gruppi rock (ce ne sono una trentina in Italia) che infarciscono di richiami al fascismo e alla croce uncinata le loro canzonacce skin e punkadestra.

Ma questa musica, che già di per sé fa venire i brividi, serve a tenere insieme, come filo conduttore, una storia ancora più impressionante: quella dello sdoganamento politico della destra estrema in Italia. E stiamo parlando di mezzo milione di voti, in un paese dove ne bastano 25.000 a decidere chi governerà il paese.


Copertina definitiva di Nazirock distribuito dalla Feltrinelli



Per questo il film inizia con le immagini dei “due milioni” convocati a Roma dall’opposizione al governo Prodi, il 2 dicembre 2006. Vediamo Silvio trionfante a Piazza San Giovanni e accanto a lui, sul palco degli oratori, Luca Romagnoli, il negazionista, quello che nella Fiamma Tricolore ha preso il posto di Pino Rauti. E su Rauti, senza stare a rievocare le vecchie storie del suo coinvolgimento nella strategia della tensione, si può dire, restando ai giorni nostri, che alle regionali del 2005 trova l’accordo elettorale con la Casa delle Libertà e che interrogato su Adolf Hitler risponde: “Diede indubbiamente un suo contributo di studio, di pensiero, di dottrina e di cultura”.

Romagnoli, quello che “non ha nessun mezzo per poter affermare o negare”, alle prossime elezioni non si presenta con Berlusconi, ma con La Destra di Storace. Mentre Alessandra Mussolini, che stava anche lei bene in vista, accanto a Silvio, alla manifestazione dei due milioni, è riuscita a tenersi il posto in squadra e adesso corre col Popolo delle Liberta.

La Duciona Alessandra, coi suoi modi popolari, potrebbe sembrare un tipo innocuo, da reality show. Ma non dimentichiamo che fino al 2006 era lei a tenere insieme il cartello politico della destra estrema, assieme a Luca Romagnoli, Adriano Tilgher e Roberto Fiore. Nel film, gli ultimi due sono inquadrati rapidamente.

Tilgher, condannato nel 1975 per tentata ricostruzione del Partito Fascista, è quello che di Adolf Hitler dice: “Un uomo che ha lottato per il suo popolo, incorrendo, secondo la storiografia ufficiale, in alcune storture”.
In attesa che una storiografia meno noiosamente ufficiale, riconosca quanto le “storture” fossero rare e irrilevanti, Tilgher, col suo Fronte Nazionale, sta ancora decidendo se mettersi con La Destra o con Fiamma Tricolore.



Roberto Fiore, il segretario di Forza Nuova, ha già deciso invece di correre da solo. Lui ha sulle spalle una condanna per banda armata a nove anni, anche se poi è saltato fuori che a incastrarlo erano stati i servizi segreti. Negli anni delle stragi di Stato, il groviglio di responsabilità, tra eversione nera e servizi, tra mandanti e infiltrati, era inestricabile. E così rimane, malgrado i ripetuti tentativi della magistratura e della “storiografia ufficiale”.


Ma se qualcuno pensa che Roberto Fiore sia una vittima, un bravo ragazzo, si guardi le sequenze di Nazirock girate al Campo d’Azione di Forza Nuova, nell’ottobre del 2006, a Marta, in provincia di Viterbo. Assisterà a una specie di Nashville della destra radicale, coi gruppi rock italiani, i militanti e i leader provenienti da Spagna, Germania, Francia, Grecia, Libano e Romania.

Alla manifestazione di Forza Nuova si vendono decalcomanie filonaziste, stemmi con la faccia di Hitler da applicare alle felpe, testi negazionisti che sfoggiano in copertina titoli come “Auschwitz: fine di una leggenda”. Di giorno politici e intellettuali provenienti da Germania, Spagna, Grecia, Romania, a discettare di “cataclisma multirazziale”. Di notte lo spettacolo dei concerti rock: una folla a braccio teso nel saluto nazifascista, giovani che srotolano un grande striscione, accuratamente stampato. Il testo, in caratteri cubitali: “PIU’ NAZISMO PER TUTTI”.

Tra i relatori, a Viterbo, il più applaudito è Luigi Ciavardini, condannato a 30 anni per la strage di Bologna, che dieci giorni dopo il suo intervento al Campo d’Azione viene arrestato per rapina. Anche se la rapina forse non l’ha fatta lui (ancora i servizi?)
“Nazirock”, al Campo d’Azione, registra anche l’intervento appassionato di Andrea Insabato, condannato a 12 anni, poi ridotti a 6, per l’attentato dinamitardo alla sede del Manifesto. Mentre gli Hobbit intonano un inno allucinante alla violenza negli stadi, “Frana/la curva frana/sulla polizia italiana”, che anticipa gli scontri sanguinosi di Catania e la morte dell’ispettore Filippo Raciti.

Insomma questa è la destra che Alessandra Mussolini teneva insieme fino al 2006. Adesso lei corre con Silvio, mente i suoi moschettieri, Romagnoli, Fiore, Tilgher, stanno fuori dal Popolo delle Libertà. Ma dal 2006, cosa è cambiato? Sul palco, alla manifestazione dei due milioni, assieme a Silvio, a Romagnoli, alla Mussolini, c’era naturalmente Gianfranco Fini, che – lo vediamo nel film – spiegava alle masse sconfinate, scandendo per bene le parole, quale fosse stato “il capolavoro, l’autentico capolavoro politico” di Silvio Berlusconi: non solo sdoganare la destra rappresentata da Alleanza Nazionale, ma accogliere, dare una casa, anche al filone di destra che si ritrova in altre formazioni. Come per esempio la Fiamma Tricolore, che in quel momento veniva accolta dalla Casa delle Libertà, con Romagnoli lì sul palco accanto a Silvio. E sulla Fiamma ci sarebbe tanto da raccontare.



Berlusconi e Fini manifestano con Alessandra Mussolini



Lazzaro ha deciso di fare Nazirock mentre esplorava il profondo Nord per girare Camicie Verdi. Proprio lì si era imbattuto nei gruppi rock nazifascisti. Lì aveva scoperto il musicista e attivista Piero Puschiavo, fondatore del Veneto Fronte Skinheads, che a sua volta riconosce come padre spirituale l’inglese Ian Stuart Donaldson, nato a Blackpool nel 1950, morto nel 1993 in un incidente stradale. Di Adolf Hitler, Ian Stuart diceva: “Ammiro tutto ciò che ha fatto, tranne una cosa. Perdere”. Piero Puschiavo oggi è membro del Comitato centrale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

Nazirock verrà proiettato in anteprima a Roma, alla Casa Del Cinema, la sera di martedì 1 aprile. La mattina, alla libreria Feltrinelli di Piazza Colonna, il film verrà presentato alla stampa.
Mercoledì 2 aprile, alle 20.30, a Milano, proiezione al Cinema Anteo.
A partire dal 3 aprile il film sarà disponibile in tutte le librerie, pubblicato da Feltrinelli Real Cinema.

A corredo del DVD un libro, Ho il cuore nero, che sviluppa i temi trattati dal film grazie ai contributi di Furio Colombo (Nazirock), Claudio Lazzaro (Piccoli film che non dovrebbero esserci), Antonio Pennacchi (Si fa presto a dire fasci), Ugo Maria Tassinari (Per non spegnere la Fiamma, La Forza nuova della fede antica, Non c’è due senza tre), Valerio Marchi (Rock Against Communism, Blood and Honour), Nicola Mariani (La subcultura giovanile skinhead, I naziskinhead italiani).


Dagospia 14 Marzo 2008



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20/03/2008 15:29

BERLUSCONI: ASSICURO CHE CIARRAPICO NON L'HO VOLUTO IO…
(Apcom) - "Posso assicurare che Ciarrapico non l'ho voluto io. Ma non posso dire altro".

Lo ha detto il leader del Popolo della libertà Silvio Berlusconi parlando con i giornalisti alla festa di compleanno del capogruppo alla Camera della Lega Roberto Maroni.


[SM=x44522] [SM=x44456]
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21/03/2008 18:52

meglio ciarrapico o caruso? mah...due fedine penali lunghe km
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21/03/2008 19:39

Re:
FerrariDaytona, 21/03/2008 18.52:

meglio ciarrapico o caruso? mah...due fedine penali lunghe km




del resto anche Alemanno è stato in galera [SM=x44471]
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20/05/2008 18:51



Pierre de Nolac per “Italia Oggi”


- MISS PARLAMENTO FA DIMENTICARE CIARRA…

Le cronache del gossip e le pagine dedicate alla politica dei maggiori quotidiani nazionali stanno rendendo felice Giuseppe Ciarrapico.
Sì, perché il neo parlamentare del Pdl, dal Senato, sta godendo guardando la quantità di articoli riservati alle «miss Montecitorio», ovvero le deputate più giovani che vengono riprese dai teleobiettivi mentre scambiano bigliettini con il premier.



Già, perché così nessuno si occupa di Ciarrapico, della sua presenza ingombrante e rumorosa nei palazzi del potere: se tutti sono occupati a scrivere articolesse sulla bellezza di Elvira Savino e le lettere che invia per cercare di mettere la parola “fine” alle volgarità (a proposito, qualcuno mormora che lo stile elegante e moroteo della missiva firmata dalla deputata ricorda molto quello del suo “mentore” nella rivista Formiche, il conterraneo apulo Paolo Messa), per l'editore ciociaro «tutto fila liscio». A Ciarrapico non resta che ringraziare la Savino e le sue colleghe, per aver clamorosamente spostato l'attenzione dei media da quello che nello stesso Pdl viene definito come «il bersaglio più grosso».


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09/06/2009 21:24


BRAMBILLA-SALUTO FASCISTA

LECCO, ESPLODE IL CASO BRAMBILLA:
"SALUTO FASCISTA ALLA FESTA DELL'ARMA"

- LA MINISTRA REPLICA: "QUESTA SINISTRA FA PROPRIO RIDERE. NON AVENDO ARGOMENTI POLITICI, I NOSTRI AVVERSARI SI SONO RIDOTTI A MISURARE L’ANGOLAZIONE DEL MIO GOMITO"...

Gianni Messa per
http://milano.repubblica.it/dettaglio/il-pd:-saluto-fascista-della-brambilla-a-lecco-foto/1646984

La foto è stata pubblicata sul settimanale La Gazzetta di Lecco
e ritrae il ministro del Turismo, Michela Brambilla, col braccio teso in quello che ha tutta l'aria di essere un saluto fascista.
Lo scatto è stato realizzato durante la festa dell'Arma dei carabinieri, venerdì mattina a Lecco
e l'episodio è stato denunciato dal deputato Lucia Codurelli (Pd): il ministro "dopo l'inno nazionale si rivolge al pubblico col braccio teso del saluto fascista.

Possibile che nessuno delle alte autorità presenti abbia fatto rilevare al ministro (che in quel momento rappresentava la Repubblica in una cerimonia ufficiale) che il saluto romano è un grave gesto di inequivocabile apologia di fascismo e quindi proibito dalla Costituzione?".

La parlamentare del centrosinistra cita anche un altro episodio analogo che sarebbe avvenuto il 29 maggio scorso a Varenna, in provincia di Lecco, "durante un raduno di persone in camicia nera" e che avrebbe avuto come protagonista lo stesso ministro Brambilla.
Che replica così: "Questa sinistra fa proprio ridere. Non avendo argomenti politici, i nostri avversari si sono ridotti a misurare l'angolazione del mio gomito quando saluto i cittadini o a calcolare l'altezza delle mie braccia.

Non credo ci sia bisogno di alcun commento anche perché la mia storia politica è limpida, anzi cristallina e ben nota a tutti. Io preferisco parlare di fatti concreti, come il miliardo e 600 milioni di euro che siamo riusciti a mettere a disposizione delle imprese del turismo per sostenerle già in questa stagione estiva".

[07-06-2009]

[SM=x44466]

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09/06/2009 21:36

Re:
Etrusco, 09/06/2009 21.24:


BRAMBILLA-SALUTO FASCISTA

LECCO, ESPLODE IL CASO BRAMBILLA:
"SALUTO FASCISTA ALLA FESTA DELL'ARMA"

- LA MINISTRA REPLICA: "QUESTA SINISTRA FA PROPRIO RIDERE. NON AVENDO ARGOMENTI POLITICI, I NOSTRI AVVERSARI SI SONO RIDOTTI A MISURARE L’ANGOLAZIONE DEL MIO GOMITO"...

Gianni Messa per
http://milano.repubblica.it/dettaglio/il-pd:-saluto-fascista-della-brambilla-a-lecco-foto/1646984

La foto è stata pubblicata sul settimanale La Gazzetta di Lecco
e ritrae il ministro del Turismo, Michela Brambilla, col braccio teso in quello che ha tutta l'aria di essere un saluto fascista.
Lo scatto è stato realizzato durante la festa dell'Arma dei carabinieri, venerdì mattina a Lecco
e l'episodio è stato denunciato dal deputato Lucia Codurelli (Pd): il ministro "dopo l'inno nazionale si rivolge al pubblico col braccio teso del saluto fascista.

Possibile che nessuno delle alte autorità presenti abbia fatto rilevare al ministro (che in quel momento rappresentava la Repubblica in una cerimonia ufficiale) che il saluto romano è un grave gesto di inequivocabile apologia di fascismo e quindi proibito dalla Costituzione?".

La parlamentare del centrosinistra cita anche un altro episodio analogo che sarebbe avvenuto il 29 maggio scorso a Varenna, in provincia di Lecco, "durante un raduno di persone in camicia nera" e che avrebbe avuto come protagonista lo stesso ministro Brambilla.
Che replica così: "Questa sinistra fa proprio ridere. Non avendo argomenti politici, i nostri avversari si sono ridotti a misurare l'angolazione del mio gomito quando saluto i cittadini o a calcolare l'altezza delle mie braccia.

Non credo ci sia bisogno di alcun commento anche perché la mia storia politica è limpida, anzi cristallina e ben nota a tutti. Io preferisco parlare di fatti concreti, come il miliardo e 600 milioni di euro che siamo riusciti a mettere a disposizione delle imprese del turismo per sostenerle già in questa stagione estiva".

[07-06-2009]

[SM=x44466]




[SM=x44466] non credo ai miei occhi [SM=x44466]
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