sarà lui in futuro a guidare il centrosinistra?
All'ultima riunione dei big del partito ha annunciato una piccola rivoluzione: "
Nelle prossime settimane cambieremo tutti i nostri segretari regionali. Con un unico criterio: la novità. Non devono appartenere alla nostra storia passata. Anche a livello locale dobbiamo tirare su una nuova classe dirigente". Il repulisti di Pier Ferdinando Casini è stato benedetto dai notabili che compongono la cabina di regia dell'Udc: un organismo informale che da qualche tempo si riunisce ogni mercoledì mattina, composto da personaggi che certo nuovi non sono ma che tutti (o quasi) sono accomunati dal non aver partecipato alle precedenti vicende del partitino centrista. Oltre a Casini e al segretario Lorenzo Cesa, a Rocco Buttiglione, Francesco D'Onofrio e Michele Vietti, ci sono due transfughi di Forza Italia, il dc di lungo corso Angelo Sanza e l'eterno liberal, prima di sinistra, poi di destra, ora di centro, Ferdinando Adornato, l'attivissimo Bruno Tabacci, l'inquieto Savino Pezzotta e il sopravvissuto Ciriaco De Mita che coccola l'ex delfino di Arnaldo Forlani con i suoi ragionamenti.
Sono gli uomini che dirigono l'operazione Udc 2: cambiare pelle al partito centrista che per quattordici anni, da quando cioè Casini andò a bussare alle porte di Silvio Berlusconi dopo la fine della Dc, è stato una specie di corrente esterna di Forza Italia, soprattutto a livello locale: chi non trovava posto tra gli azzurri si rifugiava nello scudocrociato. È andata così fino alle ultime elezioni, quando il Cavaliere ha espulso Pier dalla coalizione di centrodestra dopo il suo rifiuto di entrare nel Pdl. In quel momento è finito l'Udc prima maniera ed è partita la seconda fase: la più spericolata.
Quella che può terminare con un disastro o con un trionfo, con la scomparsa degli ultimi eredi della Balena bianca dalla scena politica o con Casini a Palazzo Chigi.
Lo scenario è stato evocato da un ex amico di Pier, il sottosegretario Carlo Giovanardi, uscito dall'Udc per accasarsi da Berlusconi: "
Casini sarà il prossimo candidato del centrosinistra, appoggiato da Massimo D'Alema. Ricoprirà la funzione che ebbe Prodi nel 1996 e nel 2006: con ottime prospettive, quindi", ha previsto il deputato modenese in un'intervista al 'Quotidiano Nazionale'. E già: in quelle due elezioni il Professore di Bologna, alla guida di una coalizione di centrosinistra, sconfisse Berlusconi. Antonio TabacciMusica per le orecchie dell'ex presidente della Camera: l'ennesimo segnale che dopo mesi di assalti berlusconiani al fortino centrista il clima sta cambiando. L'ultimo sgarbo, per esempio, è stato riassorbito come se nulla fosse. Una campagna acquisti ordita dai berlusconiani per sfilare qualche parlamentare all'Udc. Nella lista degli avvicinabili c'erano signori delle preferenze come il calabrese Mauro Tassone e il casertano Domenico Zinzi. Nessuno di loro, però, amava traslocare in compagnia. E così, alla fine, nel Pdl sbarcherà solo l'attuale portavoce dell'Udc, il deputato Francesco Pionati, l'ex mezzobusto del Tg1 metà uomo metà pastone. Un cambio di maglia che rischia di impensierire soprattutto il già fitto drappello di comunicatori del Pdl che si azzuffano per trenta secondi nei tg della sera, Cicchitto, Bocchino, Gasparri, Capezzone, Bonaiuti. Casini non ha fatto una piega. Anzi, la fuoriuscita di Pionati è la prova che si fa sul serio. Molto di più l'aveva impensierito lo strappo dell'Abruzzo. Qui, nella regione dove si vota tra pochi giorni per scegliere il successore di Ottaviano Del Turco, l'Udc aveva chiuso l'accordo con il Pdl. Da Roma, però, è arrivato il contrordine: Berlusconi in persona ha stracciato il patto già firmato dai vertici locali e ha espulso i centristi dalla coalizione. Non solo: ha fatto ponti d'oro ai centristi che abbandonavano l'Udc. Un gesto di arroganza che rischia di trasformarsi in un boomerang per il premier:
i sondaggi più freschi danno il centrodestra in vantaggio di pochi punti sul centrosinistra. E l'Udc che corre da solo rimonta, ingrossando le sue liste di ex assessori e consiglieri regionali forzisti passati con Casini.
Un anticipo della futura strategia che Pier detta così: "La linea di Berlusconi nei nostri confronti per ora è stata questa: o entrate nel Pdl o non facciamo alleanze con voi. È una costrizione che spinge l'Udc a fare alleanze con altri. Se resistiamo e Berlusconi rinsavirà, come credo, noi dell'Udc potremmo tornare ad allearci con il Pdl. Ma anche con altri". Il Pd, certamente.
Un gioco a trecentosessanta gradi, al centro e in periferia.
Mani libere e alleanze con chi ci sta, come solo il Psi di Craxi riusciva a fare negli anni Ottanta. In Piemonte le grandi manovre in vista delle amministrative della prossima primavera e soprattutto delle regionali del 2010 sono già cominciate: la scorsa settimana Vietti ha incontrato il rutelliano torinese Gianni Vernetti e il dialogo tra l'Udc e il sindaco Sergio Chiamparino è in pieno svolgimento. In Puglia, dove la gestione del partito è affidata a Sanza e l'Udc pesa circa l'otto per cento, si voterà per il Comune di Bari e in tutte le province e qui i centristi hanno trovato gli interlocutori ideali: gli uomini di Massimo D'Alema e di Enrico Letta, l'ala del Pd più interessata a trovare un'intesa con Casini. E nel gioco di riposizionamento si moltiplicano le sorprese: due settimane fa, per esempio, alcuni notabili dell'Udc pugliese, vogliosi di tornare nel Pdl e sensibili alle sirene del ministro berlusconiano Raffaele Fitto, invitano il siciliano Calogero Mannino a un'iniziativa, sicuri di trovare conforto nella loro linea. E invece, manco per sogno, anche il vecchio Lillo condivide in pieno le indicazioni di Casini, mani libere e nessuna alleanza privilegiata con il Pdl, i congiurati restano a bocca asciutta.
I siciliani si incontrano a Roma, lontani da occhi indiscreti. All'ultimo pranzo, in un ristorante a due passi dal Pantheon martedì 18 novembre, oltre a Mannino c'erano l'ex presidente della regione Totò Cuffaro e il segretario regionale Francesco Saverio Romano. Quarto commensale, unico non siciliano del tavolo, l'ex senatore Ugo Bergamo, attualmente componente del Consiglio superiore della magistratura: una presenza di certo non casuale.
Perfino in Sicilia il partito si è spostato su una linea autonomista rispetto a Forza Italia: con il governatore Raffaele Lombardo a fare da mediatore.
Sull'Udc 2 Casini tiene unito il partito in vista delle prossime sfide elettorali: le amministrative e le europee.
Ma il disegno è molto più ambizioso, quello che Bruno Tabacci definisce operazione White, la creazione di un nuovo partito di centro più grande dell'attuale Udc, alleato con il Pd in un nuovo centrosinistra: un Partito democratico che assomiglia più ai Red di D'Alema che all'attuale formazione guidata da Veltroni, però. Per forza: condizione indispensabile perché il progetto riesca è che alcuni settori del Pd dichiarino che il progetto è fallito e abbandonino la nave veltroniana. Le anime in pena non mancano. Un'anima in pena è l'ex segretario dell'Udc Marco Follini, che ormai non perde occasione per attaccare Veltroni e che negli ultimi tempi ha ricucito l'antico rapporto con Casini, dopo anni di incomunicabilità totale. Un altro leader in evidente sofferenza è Francesco Rutelli: per ora la lealtà nei confronti di Veltroni resta confermata, ma intanto non fa altro che frequentare cenacoli democristiani, nell'ultima settimana è stato avvistato perfino a un convegno organizzato da Publio Fiori e Bartolo Ciccardini, due simpatici reperti archeologici. E può vantare di essere stato il primo a parlare di alleanze di "nuovo conio" con l'Udc. Tentati dall'abbandono potrebbero essere i parlamentari teo-dem, Paola Binetti e Luigi Bobba, che con l'Udc e una bella parte del Pdl si sono già dichiarati disponibili a votare nelle prossime settimane i testi di legge più restrittivi sul testamento biologico, quelli che impediscono di interrompere alimentazione e idratazione come nel caso di Eluana Englaro. In dissenso dal resto del Pd. E infine, almeno nei piani di Tabacci, c'è l'approccio con la corrente di Enrico Letta, con cui Casini ha fatto tandem durante la vittoriosa campagna elettorale in Trentino: più un sogno che un progetto politico, almeno per ora. Con un timing obbligato: il momento delle scelte verrà dopo le europee, quando tutto, prevede Casini, si rimetterà in movimento. Prima è troppo presto: "Dobbiamo evitare di cadere nella trappola di Berlusconi che ci vorrebbe spingere a sinistra". Resistere al centro, come predicavano i padri democristiani, dunque.
E cambiare pelle, modernizzarsi, aprirsi ai mondi più lontani. Sarà un caso, ma tra i collaboratori dell'ex presidente della Camera è entrato di recente Stefano Anastasia, un passato nel partito radicale e tra i giovani del Pci. A dimostrazione che nella squadra di Pier c'è posto per tutti, non solo per papa-boys e ex dorotei. Anche l'altro bolognese, Romano Prodi, si preparava a vincere così.
espresso.repubblica.it/dettaglio/Se-Casini-studia-da-Prodi/2050020&...
che ne pensate?
[Modificato da Nikki72 21/11/2008 11:21]