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Angeli e demoni

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2009 11:10
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05/05/2009 23:28

M’illumino d’incenso E MANDO AL DIAVOLO L'organizzazione catastrofica della Sony
- sala mezza vuota, CONTROLLI COL METAL-DETECTOR, CELL DA CONSEGNARE ALL'ENTRATA
- richiesta la puntualità assoluta ALLE 20,30
- alle 21,35 neanche l’ombra del film



Foto di Mario Pizzi da Zagarolo



1 - PIÙ DEMONI CHE ANGELI L'EVENTO? UN VERO FLOP
Salvatore Taverna per "Il Messaggero"


Attenzione: l'evento mondiale, il film Angeli e Demoni, doveva funzionare come un orologio elvetico: tutto alla perfezione. Basta vedere le guardie svizzere schierate non fanno una piega. Invece, signore e signori, organizzazione catastrofica della Sony: sala Petrassi mezza vuota, soprattutto in galleria. Veniva richiesta la puntualità assoluta 20,30, e invece alle 21,35 neanche l'ombra del film, divi mondiali (gli attori del film) e parterre nostrano, pure un po' casereccio...

Ma insomma a che gioco giochiamo? Si bloccano gli invitati con il metal-detector. Si imbustano i telefonini per paura delle riprese e più di un ospite viene trattato con astio e freddezza. «Ci dia il cellulare!». Uno di loro fissa negli occhi il gorilla e quello rimane fulminato dallo sguardo: allora sussurra con un filo di voce: «Vada, vada». Finalmente ha capito che non aveva a che fare con un ragazzino.



AYLET ZURER - Copyright Pizzi

Curiosità, sulle poltrone in sala, tutti trovano il kit di sopravvivenza: bottiglietta di acqua minerale, un Kinder, gomma americana. Allora significa che il ritardo, la lunga, infinita attesa era già prevista. In più due intervistatori, con microfono e telecamera, bloccano il passaggio degli ospiti per porre domande ai ragazzini. Morale della favola: alcuni personaggi esausti e spazientiti dal folle ritardo della pellicola abbandonano la sala e se ne vanno.

All'esterno parte la colonna sonora del film e una marea di immagini vengono proiettate sulle facciate e sulle cupole dell'Auditorium. Intanto arrivano gli ospiti: tutti in abito scuro, qualcuno in nero, come raccomanda il cartoncino noir. E allora si sparge subito la voce: quanti sacerdoti (gli alti gradi verrebbero riconosciuti), per amicizia, sono riusciti a catturare l'invito? Si sono infiltrati? Nel clero la curiosità è altissima.

E i divi, che hanno girato gran parte del film a Roma, ci prendono gusto con Castel Sant'Angelo, tante interviste tv sotto i raggi del sole. Sì, tornati sul luogo del delitto! Ma all'imbrunire, acchittatissimi, profumati e saltellanti si lasciano porre domande dalle telegiornaliste in microgonna, tutte in fila lungo le transenne. Ma non finiscono mai.



Ecco il regista Ron Howard, il mitico Tom Hanks, la splendente attrice Ayelet Zurer, il supergettonato dalle fans Ewan McGregor, il simpatico Pierfrancesco Favino, Marco Fiorini (il Papa nel film), Cosimo Fusco (padre Simeone) con la compagna cantante Jasmine Sannino, lo scrittore miliardario Dan Brown, l'ispiratore del libro il professor Rolf Landua, la signora in bianco Natalia Dearnley, la sposa che Tom Hanks accompagnò all'altare durante le riprese a Roma. I microfoni vengono sbattuti a pochissimi centimetri dalle boccucce delle star che, gentilmente con sorrisi a tutti denti, si lasciano porre domande lampo.

E' una processione: mancano solo il turibolo e l'incenso. I fans continuano a urlettare. Gli invitati prendono posto nelle sale: Maria Grazia Cucinotta, Ursula Andress, Lina Wermuller, Barbara Bouchet, Elena Bouryka, Eleonora Brigliadori, Enrico Montesano, Renato e Federica Balestra, Luca Barbareschi e Dante Feretti, Fabio Canino ed Eleonora Giorgi ... Il cast entra in blocco prima alla Sala Petrassi e poi alla Sinopoli (supervip). Sintesi finale: l'orologio svizzero qui perde un colpo dopo l'altro... Peccato.

2 - "ANGELI E DEMONI" MEGLIO DEL CODICE E ROMA È PIÙ PROTAGONISTA DI HANKS...
Michele Anselmi per "Il Riformista"

Bisogna riconoscere che il titolo più spiritoso, sul tema, viene dal mensile "Ciak", specializzato in giochi di parole. "M'illumino d'incenso", dice. Dentro c'è tutto. Il riferimento alla setta massonica degli "Illuminati", che torna a farsi viva dopo quattro secoli per vendicare i quattro scienziati nel 1668 marchiati a fuoco da Santa Romana Chiesa; ma anche all'aroma per uso liturgico diffuso dai turiboli nella scena iniziale, quando il giovane camerlengo dagli occhi azzurri spezza, con rituale precisione, l'anello piscatorio del Papa appena defunto.


Ieri sera anteprima mondiale a Roma di "Angeli e demoni", il film di Ron Howard che, tre anni dopo "Il Codice da Vinci", riporta in azione Robert Langdon, il prof di Harvard esperto in simbologia creato da Dan Brown. Per fortuna Tom Hanks ha cambiato acconciatura, adesso non sembra più Edgar Degas, e tutto il film, più incalzante e più "vatican thriller", scorre via meglio, nonostante duri 2 ore e 20 minuti. La Sony ci punta molto. In attesa del terzo episodio, tratto dall'ancora inedito "The Lost Symbol", c'è da battere al box-office il record del precedente, 578 milioni di dollari.

Sicché la strategia prescelta, rispetto a "Il Codice da Vinci", comunque più indigesto alle gerarchie ecclesiastiche nel suo sfidare uno dei dogmi della cristianità, tende a tener alta la pressione mediatica, con qualche frecciatina, ma senza cercare lo scontro diretto col Vaticano. Sarà anche per questo, benché gli autori neghino, che nel film il soprannominato camerlengo diventa figlio adottivo, non più naturale, del pontefice appena scomparso (non per morte naturale, scopriremo).

"La Fede è un dono che non ho ancora ricevuto", sussurra il razionalista e laico Langdon al prelato che l'interroga, sospettoso. Per via dei noti fatti passati, l'americano non è benvenuto in Vaticano, ma c'è un'emergenza da far tremare i polsi, solo lui - ironia della sorte o segno divino? - può decifrare in tempi rapidi "il Sentiero degli Illuminati" prima che San Pietro esploda, letteralmente. Capita infatti che un cilindro di antimateria, capace di trasformarsi in un ordigno atomico da 5 kilotoni, sia stato rubato al Cern di Ginevra e piazzato dove farà più danno.


AYLET ZURER - Copyright Pizzi

Sono gli "Illuminati", almeno così sembra, decisi a sbarazzarsi del Vaticano distruggendolo nella luce. A mezzanotte. Ma intanto, per pareggiare i conti mentre il Conclave non riesce a trovare l'accordo sul nuovo Papa, gli scientisti vendicatori hanno rapito quattro cardinali candidati al Soglio, e promettono di farli fuori, a intervalli di un'ora, marchiandoli a fuoco sul petto prima di ucciderli nella sofferenza in altrettanti luoghi di culto. Ma quali?

Correndo da una chiesa all'altra di una Roma splendida e minacciosa, tra cripte ricolme di teschi e absidi in restauro, Langdon e la giovane scienziata italiana sono chiamati ad anticipare le mosse dei truci cospiratori. Quasi una caccia al tesoro, sotto lo sguardo ammonitore di un angiolone barocco la cui ala si increspa in blasfema membrana di pipistrello demoniaco: costellata di "ambigrammi" (scritte leggibili anche capovolte), omaggi a Raffaello e al Bernini, echi dell'Inquisizione, pergamene ingiallite, frasi del tipo "La religione è imperfetta, ma solo perché l'uomo è imperfetto".

Naturalmente, chiunque abbia dimestichezza con la Santa Sede troverà l'intrigo pieno di inverosimiglianze, imprecisioni, cantonate. Per dirne una: sullo schermo il camerlengo, il cui potere cresce nell'interregno tra la morte di un pontefice e l'elezione del nuovo, è un prete semplice, nella realtà deve possedere "il grado" di cardinale. Ma forse, trattandosi di blockbuster hollywoodiano, non è il caso d'essere così puntigliosi.



Rispetto al cialtronesco, pure noioso, "Codice da Vinci", questo "Angeli e demoni" ha almeno il pregio di non farti guardare l'orologio: l'andamento è serrato, gli attori (inclusi i nostri Pierfrancesco Favino e Cosimo Fusco, l'uno capo della gendarmeria, l'altro ambiguo prelato) sono in palla e si perdona al film un certo accumulo baracconesco nel sottofinale, con tanto di apocalittica esplosione nel cielo sopra piazza San Pietro prima dell'ennesimo colpo di scena.

In fondo, benché ricostruita in buona misura a Los Angeles o alla Reggia di Caserta causa mancati permessi, Roma esce dal film come una protagonista assoluta; e vedrete che, come accadde per la Parigi del "Codice da Vinci", qualcuno inventerà un percorso cine-turistico (Pantheon, Santa Maria del Popolo, Castel Sant'Angelo eccetera) sui luoghi toccati dagli eventi funesti di "Angeli e demoni".

Più Nicolas Cage del "Mistero dei Templari" che Harrison Ford di "Indiana Jones", Tom Hanks si diverte a indossare l'abito del salvatore, e gli riesce bene, con una punta di humour strafottente. Lui, che sta con Galileo e sfotte Pio IX per aver fatto "castrare" un mucchio di statue, si immerge nei segreti vaticani con piglio pragmatico, armato esclusivamente della propria sapienza, senza immaginare quanto alla fine gli dirà il pacato e insinuante cardinale Strauss (allusione a Ratzinger): "Scienza e religione non sono nemiche". Vabbé.

www.dagospia.com/rubrica-5/cafonal/articolo-5779.htm
[05-05-2009]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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