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Genchi commenta le vicende che riguardano il premier

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2009 12:13
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22/06/2009 12:13

«È molto preoccupante».
Tarantini e gli inviti al pd Frisullo
I pm di Bari: «Accesso incontrollato
nella residenza del premier»

Si parla di giovani reclutate a Milano, Padova, Bologna, Lecce e Barletta.
Il ruolo della «reclutatrice» De Nicolò


BARI - Prima di entrare nei saloni di Palazzo Grazioli le ragazze non venivano sotto­poste ad alcun controllo.

So­no state le stesse giovani por­tate alle feste dietro compen­so a confermarlo di fronte ai magistrati baresi che adesso parlano di «accesso incontrol­lato» nella residenza di Silvio Berlusconi.
In Procura la circo­stanza viene ritenuta «molto preoccupante» e adesso si in­daga per capire se altre ospiti - oltre a Patrizia D’Addario e alle sue amiche - possano aver scattato foto o effettuato registrazioni all’interno della residenza di via del Plebisci­to. Gli accertamenti riguarda­no infatti «altri episodi di pro­stituzione », squillo che l’im­prenditore Gianpaolo Taranti­ni avrebbe coinvolto negli eventi. Non era l’unico.

Un ruolo chiave nel recluta­mento viene assegnato dai pubblici ministeri a Terri De Nicolò, barese di 40 anni tra­piantata a Milano, pure lei in­dagata per gli stessi reati. Sa­ranno proprio gli inquirenti lombardi a dover ricostruire la sua «rete», i contatti, i soldi versati per portarle a Roma e nella residenza di villa Certo­sa. I nomi si moltiplicano, co­sì come le circostanze da veri­ficare. La stessa Barbara Mon­tereale, che la prima volta era stata a Palazzo Grazioli il 4 no­vembre, ha detto di essere an­data in Sardegna a metà gen­naio e di aver trovato molte al­tre ragazze. «Berlusconi mi re­galò 10.000 euro», ha aggiun­to. E poi c’è la vacanza natali­zia con la festa di Capodanno alla quale partecipò Noemi Le­tizia con l’amica Roberta e al­meno una ventina di altre ospiti. Si parla di giovani re­clutate a Milano, Padova, Bo­logna, ma anche a Lecce, Bar­letta. Di certo ce n’è una che dopo aver confermato di esse­re stata pagata per andare nel­la residenza romana, ha chie­sto al magistrato il permesso per poter andare all’estero «per un po’, perché temo per la mia sicurezza».


Tarantini nega che i soldi versati alle donne fossero il prezzo dell’ingaggio,
giura che si è trattato soltanto di un rimborso spese, ma in Procu­ra ripetono che quanto emer­ge dalle intercettazioni - ed è stato poi confermato dalle dirette interessate - è ben di­verso. Alcune giovani avreb­bero infatti ammesso di aver preso 500 euro. La prima vol­ta che è stata nella residenza romana - era il 15 ottobre 2008 - Patrizia D’Addario aveva concordato 2.000 euro, ma ha detto di averne ricevuti «soltanto 1.000 perché non ero rimasta». Dalle carte dell’inchiesta, Tarantini emerge come un personaggio affascinato dal potere e soprattutto interessa­to a far prosperare le sue aziende grazie ai rapporti con i politici, anche locali. Diverse telefonate coinvolgono Ales­sandro Frisullo, il vicepresi­dente della Regione e assesso­re all’Industria, del Partito de­mocratico.
I due avrebbero parlato di incontri ai quali far partecipare le ragazze e l’im­prenditore lo avrebbe invita­to in una casa dove sarebbero stati organizzati alcuni festi­ni.


Gli accertamenti svolti in queste ore riguardano poi
le mazzette che Tarantini avreb­be versato per ottenere gli ap­palti.
Il sospetto è che abbia mascherato il suo ruolo finan­ziando alcuni eventi. La Guar­dia di Finanza sta verificando se abbia pagato lui una cena elettorale che si è svolta alla fi­ne di marzo 2008 proprio a Ba­ri per la presentazione dei can­didati al Parlamento e alla quale avrebbero partecipato alcuni titolari di aziende del settore farmaceutico,
lo stes­so dove lui operava con la sua Tecnohospital.

Era presente lo stesso Frisullo e anche Mas­simo D’Alema - che con Ta­rantini non ha invece alcuna conoscenza - avrebbe fatto una breve apparizione. Oggi Patrizia D’Addario consegnerà alla Guardia di Fi­nanza altre sei cassette con le sue registrazioni. «Ma il suo racconto - fanno sapere in Procura - ha già trovato ri­scontro».

Corriere della Sera - 22 giugno 2009

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