Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

L'ultima santa del popolo

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2009 11:45
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 9.903
Registrato il: 10/03/2005
Città: PINEROLO
Età: 51
Sesso: Maschile

Utente Power



05/11/2009 11:45

In migliaia per l'addio a Natuzza: «La donna con le stimmate subito beata»
PIERANGELO SAPEGNO
MILETO
Tira un gran vento sotto la pioggia, come nei paesi delle fiabe. Poi, tre minuti dopo le tre, smette all’improvviso, mentre arriva la sua bara scortata da una fila infinita di vescovi e sacerdoti che scendono per il sentiero, con le vesti che svolazzano e i turiboli che ondeggiano nelle spinte del cielo. Sembra l’ultimo miracolo di Natuzza.

Ma i miracoli sono cose grandi. E Natuzza era una donna piccola. «In quel tempo Gesù disse: ti benedico Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (dal Vangelo secondo San Matteo). Mamma Natuzza diceva di sè: «Io sono un verme della Terra». La vogliono fare santa. Adesso, al suo funerale, il vescovo di Mileto, Luigi Renzo, che celebra la Messa, dice che è già partita la richiesta, anche se questo non è importante: «Lei è già santa, è già in Paradiso». Sotto, ha ripreso a piovere con furia. Ci sono migliaia di persone con gli ombrelli aperti, qualcuno nascosto fra gli ulivi che fremono nella tempesta, qualcuno rintanato nei pullman arrivati da tutta Italia. Applaudono insieme, e quel rumore copre le voci, copre tutto. Copre il diluvio.

I pullman stanno in fila spersi all'ingresso e sui «viali per la contemplazione», dentro a questo grande complesso a Paravati, alle porte di Mileto, che lei aveva voluto far costruire. Ci sono centri di assistenza per i malati, per i vecchi, per i poveri, palazzi colorati sullo sfondo della spianata, dove stanno costruendo il santuario. La Messa la fanno qui, davanti allo scheletro di piloni nudi della Chiesa.

Natuzza Evolo aveva 85 anni, portava le stimmate da bambina e diceva di parlare con la Madonna. Adesso le leggende dei giornali esagerano molto perché dicono che era persino capace di stare in due posti diversi nello stesso tempo. Però, mamma Natuzza, come la chiamavano tutti, aveva fatto del bene davvero, e non solo per questa fondazione del Cuore Immacolato di Maria che aveva voluto con tutte le sue forze, o perché è stata capace di raccogliere tutta questa gente anche dai posti più lontani (Pescara, Napoli, Venezia, Milano) per il suo funerale.

Era analfabeta. E disse d’aver incontrato la prima volta la Madonna quando si sposò. Eppure, riuscì a parlare a tutti, come dice il vescovo nella sua omelia, «perché era una donna semplice, verme di terra, come amava qualificarsi, che ha speso la sua vita per i deboli». Si chiede Monsignor Renzo, parlando forte nel vento che infuria: «Santa subito? Il riconoscimento della sua santità che parte dalla chiesa è un problema relativo. E’ un problema nostro, non di Natuzza: lei è già santa. E cosa pensa la Chiesa di lei lo si vede anche dalla presenza di tanti fratelli vescovi in questo momento: sta a significare il grande rispetto per la sua fede in Dio. Lo stesso rispetto che Natuzza aveva per il suo Vescovo».

Ma nel diluvio che va e che viene, allontanando pure le voci che scendono dal pulpito, quando il figlio Antonio rivolge l’ultimo saluto alla mamma, prima che la processione di vescovi la segua di nuovo, in fila, dietro la bara, parte il coro dalla folla stipata sulle transenne, «santa subito, santa subito». Levano i fazzoletti bianchi in alto e li sventolano sotto il cielo. Sul palco, ci sono tutte le autorità della Calabria, sindaci e presidenti, e c'è persino il governatore Agazio Loiero che si commuove e piange persino mentre la ricorda. Ma, sotto, c'è questo popolo sconosciuto, sceso nel diluvio per pregare mamma Natuzza. C'è solo una bandiera d'Italia, che pende fradicia. Nessuno striscione. Pochi cartelli, come questo: «Sono molte le persone che hai salvato e sono qui grazie a te».

C’è Antonio Russo, un pensionato arrivato qui da Pescara, che adesso si ripara sotto l’ombrello stringendosi alla moglie Caterina, lì che l’ascolta come in preghiera quando lei racconta della prima volta in cui incontrò mamma Natuzza: «Ci disse che avrebbe pregato per il nostro fratello, che stava morendo di tumore. Però, non è questo che ci colpì. E’ la serenità che ci diede, quel senso di pace vera e di forza insieme. Sono le stesse cose che vorremmo ritrovare in questo momento, che lei non c’è più». Attorno, facce di mamme, di contadini con le mani grosse e ruvide, di donne con la borsa della spesa, facce scolpite dalla fatica e dal tempo, tutta l’Italia infinita della provincia, l’Italia sperduta delle parrocchie, di una fede antica, così poco metropolitana, così lontana dalla fretta e dalle corse della vita.

Ci sono tanti giovani, come Cristina Papaleo, 27 anni, da Reggio Calabria, una laurea e un lavoro ancora da trovare. Ha un bel volto da copertina, con gli occhi a mandorla, e chissà perché ci fa effetto sentirla dire che «attraverso i suoi occhi io vedevo veramente la misericordia di Dio». Ci sono quelli venuti qui per pregare una santa («è morta il giorno dei santi, lo si deduce già da questo che lo era», dice Lucas Ciurleo), quelli che vorrebbero ancora un miracolo, come Debora Tonietti: «Dolce mamma Natuzza prega per mia figlia e mio marito».

Ci sono tanti giovani che piangono. Un popolo trasversale, che mette insieme gli umili e gli altri. Un magistrato di Roma, Elio Costa, ha spiegato anche lui quella strana sensazione che si provava a incontrarla: «Bastava guardare nei suoi occhi per trovare moltissima serenità». E dev’essere questa la forza che cercano gli oppressi, che sognano i malati di tutte le religioni del mondo.

Non sappiamo se c’è adesso, questa serenità. Mamma Natuzza è andata via. Alla fine, il tempo non ha spento la sua tempesta. E da sotto, resta questa immagine un po’ strana, con tutti questi sacerdoti, la Chiesa degli uomini, che si inginocchiano a baciare la piccola mamma, «il verme della Terra». Qualcuno barcolla, piegandosi a terra. Lei diceva: «Facciamoci santi insieme». La portano via cantando, mentre sventolano i fazzoletti. La sera è venuta così.

Fonte

_________________

Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:32. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

IperCaforum il forum degli ipercafoni e delle ipercafone